Fotografia di Valentina Pascarella
Quando sono andato a vedere Calcutta dal vivo lo scorso febbraio, a Roma, saremo stati in novemila. Prima del concerto, sugli schermi, sono stati proiettati un paio di videoclip di CLAVDIO, suo compagno di etichetta su Bomba Dischi. Il pubblico (giuro: quasi tutti i presenti), ha iniziato a cantare i suoi pezzi a squarciagola, a memoria.Non sto dicendo che CLAVDIO, appena uscito col suo primo album Togliatti Boulevard, sia già pronto a riempire i palasport di tutta Italia o tantomeno a portare centinaia di migliaia di fan a strapparsi i capelli come Calcutta fa ormai da un paio d'anni. Il punto è che nella musica italiana si è aperta una breccia che ha cominciato a chiamarsi itpop, e da lì è iniziato un bel via vai per cui, dove prima in pochi facevano numeri da fame, ora in tantissimi—con tempi assai ridotti—riescono a trovarsi un loro angolo, oltre a discrete attenzioni di pubblico.Il disco di CLAVDIO, in questo contesto, ha tutto per far bene: c'è "Cuore", il singolone da più di 2 milioni di views sporcato di synth, tutto appiccicoso nel ritornello. Ci sono le frasi da Instagram, adatte sia alle caption che alle stories, tratte da pezzi semplici e immediati. C'è l'artwork sempre bello di Valerio Bulla. C'è tutta una serie di etichette e rimandi a ciò che orbita intorno all'immaginario indie-e-ora-itpop, nel senso che una volta era l'IKEA e ora è la SNAI ("E diventa un posto bello anche la SNAI senza di noi", no?).Il problema è che l'itpop, perlomeno nelle sue declinazioni più strettamente pop, ha anche dei problemi: soffre il copia-incolla dallo stesso Calcutta ed è schiavo dei modelli del passato, per citarne due. Per cui, piano a parlare di "nuovo fenomeno": la prospettiva da cui è osservare questo Togliatti Boulevard è quella della ricerca un'identità marcata, fresca e personale, e non del successo che avrà.Siamo davanti a un disco che funziona quando fa di testa sua. Quando è goffo di una poetica intima e naïf, quando si tira a lucido con melodie semplici e loop di pianoforte, quando sposa arrangiamenti grezzi e crea un'atmosfera lo-fi. Quando, insomma, risulta sporco, brutto e primitivo: è quello il campo in cui CLAVDIO riesce a muoversi bene da sembrare originale, più vicino a soluzioni ruvide à la Caso che ad altro. Il resto, il synthpop platicoso di "Serpenti" come il passaggio a vuoto di "Tedesca", scala nel già sentito, fra Giancane e Calcutta: e si sa che chi arriva prima sembra sempre di più.E allora, se da una parte i singoli "Cuore" e "Nacchere" sono buoni esempi di pop grezzo che carica il personaggio di hype senza proteggerlo dal futuro, è quando il romano si spoglia che si mette su un boulevard che è un vero piacere sentirlo percorrere. Come nel cantautorato passionale di "Le tue gambe", nel giocattolo elettronico di "Foto" e nella chitarra-voce-cameretta di "Ricordi".Sono tutti pezzi, questi, da primo album: sporchi, ingenui, asciutti e intimi negli arrangiamenti. Aprono uno squarcio sulla personalità di chi li ha scritti, suggeriscono ciò che ha da dire e come intende farlo. Lì, e solo in quelle tracce, puoi trovarci CLAVDIO: cantautore moderno prestato al pop, sanguigno e delicato, grezzo e sensibile, con un gusto per i suoni sbilenchi. È su questo che gli vale la pena investire, credo, per distinguersi in futuro. Il resto possiamo già sentirlo altrove.Patrizio è su Instagram.Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.Leggi anche:
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