Lo strano fascino delle maglie taroccate di Calcutta, Carl e Franco e Cosmo

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Lo strano fascino delle maglie taroccate di Calcutta, Carl e Franco e Cosmo

Il grafico di Bomba Dischi e 42 Records ha fotografato e commentato per noi il miglior merchandising contraffatto delle band con cui lavora.

Un giorno, su Instagram, ricevo una notifica da un collega che mi tagga sotto una foto di Valerio Bulla, che oltre a suonare il basso ne I Cani fa il grafico e lavora principalmente per Bomba Dischi e 42 Records. Di fronte ai miei occhi si para una serie di fotografie di merchandising tarocco di Calcutta e Carl Brave x Franco126, con Valerio che ne parla in maniera entusiasta. Proprio lui, il cui lavoro è stato preso per essere rivenduto.

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Il merchandising tarocco è un fenomeno se non prettamente, almeno principalmente italiano. Le band che vengono a suonare nel nostro paese e si vedono di fronte al locale bancarelle di magliette, sciarpe e ninnoli con sopra appiccicate loro grafiche scaricate da Google Immagini reagiscono con un misto di schifo e divertimento. Come gli Alt-J, che nel 2012 caricarono su Facebook una foto del loro merch tarocco di fronte all'Alcatraz di Milano dicendosi "fortunati" che fosse tutto "assolutamente orribile".

Mi incuriosiva sapere se la reazione di un grafico che si vede tagliuzzare e riassemblare il lavoro poteva essere simile a quella di una band e fortuna ha voluto che a Valerio andasse di parlarne. Quindi gli ho scritto una mail e lui è stato così gentile da mandarci delle foto e delle parole che ne parlano. Le mie domande sono inserite a posteriori, per chiarezza.

Noisey: Allora Valerio, raccontaci un po' il come e il perché di queste fotografie.
Valerio Bulla: Sono sempre stato affascinato dai prodotti “tarocchi”, anche di brand famosi, perché credo che in me scatenino lo stesso effetto di ilarità grottesca di quando incontri un sosia di un tuo amico per strada in un’altra città. Non so bene quale sia il meccanismo comico alla base, ma credo sia divertente vedere qualcosa di simile ma non uguale in un contesto differente a quello a cui solitamente associ l’originale. Quando questi fattori si ricollegano a prodotti di merchandising per band per cui ho lavorato provo al tempo stesso un sentimento di ilarità e forse in fondo anche di “orgoglio". Ricordo quando sono andato al concerto di Calcutta all’Atlantico a fine tour di Mainstream. Prima di entrare noto il banchetto del merchandising tarocco che vendeva (peraltro con discreto successo) le sciarpe di Calcutta riprodotte in maniera peculiare. Ho provato una sorta di fierezza nel constatare che evidentemente la strategia di comunicazione che avevamo messo in piedi con gli amici di Bomba Dischi, etichetta di Edoardo, aveva in qualche misura funzionato. Effettivamente, nessuno riprodurrebbe qualcosa che non ha impatto o che non possa essere in qualche modo commerciabile. In questo discorso rientrano anche i meme sul web: di quelli non me ne frega quasi nulla, ma ormai siamo in un mondo in cui effettivamente se una grafica o una copertina di un disco viene ripresa in mille modi vuol dire che in un certo senso è andata bene.

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Sciarpa tarocca di Calcutta, foto di Valerio Bulla.

Noisey: Cominciamo con il primo manufatto: sciarpa tarocca di Calcutta, tour di Mainstream.
La sciarpa tarocca è in realtà dello stesso materiale (entrambe sono in raso per produrne grandi stock a costi umani) ma la versione non originale è grande circa la metà e ripiegata su se stessa con una cucitura che le conferisce una forma irregolare. Il font della scritta ‘Mainstream’ è diverso e i colori sono invertiti rispetto a quella vera, blu sopra e rosso sotto.

Sciarpa tarocca di Calcutta, foto di Valerio Bulla.

Sul retro il design è più dadaista: fondo nero con la scritta ‘Calcutta’ sempre in font diverso, due foto di Edoardo spixelate e una foto che rappresenta un altro cantante, bravissimo. Ma che non è Edoardo.

Sciarpa tarocca di Calcutta con sopra uno che non è Calcutta, foto di Valerio Bulla.

Il mio rimpianto è non aver comprato la maglietta. Non ricordo come fosse la parte frontale ma sul retro era grigia con scritto ‘MAINSTREM TOUR” e un elenco delle date.

Fascetta tarocca di Carl Brave x Franco 126, foto di Valerio Bulla.

Noisey: Poi hai anche del merch tarocco dei nostri amici della Love Gang.
Per quanto riguarda Carl Brave x Franco126, l’artista ha riscosso ancora più successo. Sia all’Atlantico di Roma che all’Alcatraz di Milano ho visto moltissimi ragazzi con le “fascette” da concerto. Pensavamo fossero un articolo fuori moda o comunque fuori contesto in ambito indipendente (difatti di questo prodotto non esiste un originale), ma evidentemente ci siamo sbagliati. Tutti noi, io, i ragazzi di Bomba Dischi e Carlo e Franco, ne abbiamo presa una. Carlo ha anche suonato in più occasioni con la fascia tarocca legata in fronte o in vita.

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Fascetta tarocca di Carl Brave x Franco 126, foto di Valerio Bulla.

Il design è sempre su fondo nero, con texture e sporcature artificiali che costellano le foto spesso mal scontornate dei ragazzi. Il logo è ricostruito con pressappochismo, sempre con l’approccio filosofico del font diverso “tanto è uguale”. Sul retro c’è l’illustrazione-icona dell’edizione limitata di Polaroid, in cui il Nostro ha dimostrato tuttavia grande capacità di problem solving: non so perché sia tutto seghettato il contorno della scritta, ma con un secondo livello nero sotto a mo’ di ombra ha fatto ciò che a Roma definiamo “buttarla in caciara” e l’ha portata in salvo utilizzandola lo stesso.

Magliette tarocche di Carl Brave x Franco 126, foto di Valerio Bulla.

Le magliette sono creazioni da zero. In alcune ci sono scritti i titoli di singole canzoni di Carlo e Franco e il loro nome con un font da Smemoranda. In altre è stata presa la foto usata per la locandina del tour invernale cui è stato aggiunto un effetto ‘acquerello’, non so quanto voluto. A posteriori mi sono un po’ pentito di non aver comprato quella verde scuro con il logo scomposto e inciso male.

Abbiamo anche un ultimo reperto, ma si vede che la foto è in qualità diversa. Che è successo?
Quest'ultima foto mi è stata mandata da Emiliano Colasanti, amico di lungo corso e manager di Cosmo, con cui ho parlato al telefono a proposito del merchandising falso. Lui ha avuto il privilegio di interagire personalmente con il venditore-designer, che gli ha spiegato qualche dinamica 'aziendale'. Nella stessa sera la “Società" del merch tarocco era al concerto di Cosmo (credo a Bologna), dove è stata scattata la foto qua sotto, e di Gazzelle all’Atlantico a Roma.

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Merch tarocco di Cosmo, fotografia di Emiliano Colasanti.

A confermare l’idea che avevo, è lo stesso che si occupò delle magliette e fascette di “Carlo Bravo" (sic). Il Nostro ha spiegato che sono proprio le fascette il loro core business, a confermare la sensazione che avevo avuto al concerto di Carl Brave x Franco126. Attenzione, abbiamo uno scoop sul funzionamento dell'industria del merchandising tarocco. Quindi com'è che funziona la produzione di roba falsa?
Il modus operandi è semplice: si fa una ricerca sul merch prima dell’inizio del tour e si cerca di produrre gli oggetti parallelamente cercando di farli più simili possibili a quelli visti online. Nel caso di Marco (Bianchi, Cosmo), prima del tour non era uscito nulla sul web, quindi tutti gli oggetti sono stati ideati da zero. Le magliette ufficiali di Cosmo hanno semplicemente la scritta “Cosmotronic” con un font disegnato da me ad hoc per il disco e il tour.

Guarda Noisey Meets Cosmo

Nella versione non ufficiale c’è la copertina del disco (la grafica dell’artwork è ideata da Marco) con la scritta ‘COSMO' sul fronte e ‘COSMOTRONIC' sul retro. A parte il contrasto sulla versione bianca della t-shirt, queste sono decisamente le più apprezzabili. Per le altre t-shirt è stata ripresa la firma di Marco dalle cartoline inviate per la promo del singolo “Sei la mia Città” e aggiunto senza senso l'hashtag “#cartolinadalcosmo”. L’idea con una maglietta con la firma dell’artista è a suo modo geniale. Come, forse, tutta l’attività di questi ignoti signori di cui non vedrò mai l’aspetto che più mi interessa, ovvero la gestione del lavoro e l’utilizzo dei software, pur desiderandolo sopra ogni cosa.

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