emis killa
Fotografia di Arianna Airoldi

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Musica

Mezz'ora a cuore aperto con Emis Killa

Partendo dal suo nuovo album Supereroe abbiamo parlato con Emis della nascita di sua figlia, del suo amore difficile con Big Fish e della condanna per pedofilia di 6ix9ine.

Prima di "Parole di ghiaccio" era tutto diverso. Ti infamavano, quando decidevi di metterti a cantare. Ti davano del traditore, se li avevi fatti innamorare a forza di mixtape in cui dicevi in modo molto convincente che tutto e tutti ti dovevano solo succhiare il cazzo. Avevi fatto milioni di views con i freestyle? Quelle che facevi cantando d'amore non valevano nulla. Eri un Dio? Bè, ora eri diventato un babbo.

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Era il 2012 quando Emis Killa diventò uno dei primi volti del rap che usciva definitivamente "dal centro sociale", per metterla giù come ha fatto un altro dei protagonisti di quella svolta epocale, Guè Pequeno. E chi c'era, ad accompagnare il giovane Emiliano nell'iperstimolazione e nel trauma di questo mutamento? Big Fish, che questo processo lo aveva avviato sei anni prima assieme a un rapper che mangiava lucertole aperte da ragazzino e chiedeva che gli venissero fatti degli applausi.

Sono sei anni che Emis vive una sorta di doppia vita. Ogni volta che ci si interroga sui migliori rapper italiani di sempre il suo nome non manca mai, incastonato nella pietra della storia già dai tempi di Tecniche Perfette e dai mixtape su Blocco Recordz. E poi arriva sempre qualcuno a tirare fuori "Parole di ghiaccio", "Soli (Assieme)", "Maracana", "Cult": quei momenti in cui ha aperto le braccia e ci ha messo dentro l'Italia intera - quella che si conquista con il calcio, l'amore, il sole e il mare.

"Questa roba del rap mi esalta ancora, lui forse si è un po' rotto le palle", dice oggi Emis del suo rapporto con Big Fish. Si sentiva, tre anni fa, quando pubblicò Keta Music Vol. 2 e poi a breve giro Terza Stagione, due progetti che spostavano i riflettori dai movimenti del cuore e li puntavano su bicipiti oliati, lacerazioni e coreografie testuali. E si sente oggi in alcuni dei brani del suo nuovo album Supereroe, un progetto in cui sembra sovrapporre le sue identità rendendosi conto che sono sempre state la stessa identica cosa.

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C'è molto di cui parlare, all'interno di Supereroe. C'è un singolone da milioni di views come "Rollercoaster", ma anche un pezzo in cui Emis si lamenta che le radio e le etichette gli mettono i bastoni tra le ruote. Ci sono canzoni d'amore, ma anche canzoni di sesso e droga. C'è un featuring con 6ix9ine, cioè uno dei rapper più controversi del momento, che continua a macinare successi nonostante la condanna per aver coinvolto una tredicenne in un rapporto sessuale che ha sulla fedina penale. E c'è molto di cui parlare anche all'esterno di queste nuove canzoni, dato che di fronte ho un ragazzo che è padre da un mese e mezzo, pieno di parole che sembra molto felice di poter buttare fuori.

emis killa foto supereroe

Emis Killa, fotografia di Arianna Airoldi.

Noisey: Su Terza Stagione avevi voluto fare un disco crudo e grezzo, mentre ora i sentimenti e l'amore sembrano essere tornati in primo piano. Come mai?
Emis Killa: A quel tempo ero molto incazzato per fattori lavorativi e personali e allo stesso tempo mi sentivo molto nostalgico. Avevo parlato così tanto di sentimenti e mi ero così focalizzato su questa cosa del mainstream che mi ero un po' rotto i coglioni. Volevo tornare a fare del sano rap, come piaceva a me. Quest'anno, essendomi tolto quel sasso dalla scarpa, mi sono concentrato di nuovo sui sentimenti. Ma perché sono rifioriti. Sai cosa? A volte ci vuole tempo per decifrarli mentre prendono forma.

Sei diventato padre da poco.
Un mese e mezzo fa, quindi quell'emozione ancora non c'è nel disco. Com'è cambiata la tua vita dalla nascita di tua figlia?
Siamo ancora in quella fase embrionale, tutto sta prendendo forma! Sono molto concentrato sul lavoro e mia figlia, da brava neonata, ancora non interagisce e dorme per la maggior parte del tempo… è cambiato più il mio senso di responsabilità, la percezione che ho di me stesso. Oggi so che sono padre, quando dico "mia figlia" mi fa strano. Mi sento un adulto a tutti gli effetti. È una cosa che ho voluto tanto, ma non potrei scrivere ora una canzone su mia figlia. Farei confusione, è ancora tutto troppo fresco.

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Come ti fa sentire il fatto che in futuro tua figlia potrà andare ad ascoltare le canzoni di suo padre per conoscerlo e farsi un'idea di lui?
Mi stranisce. Io ho conosciuto mio padre solo attraverso la sua presenza e quello che si diceva di lui, mentre mia figlia vedrà video di suo padre che faceva freestyle a sedici anni. Non che la cosa mi spaventi, però non vorrei confonderle le idee. Mi chiedo che effetto le farà sentirmi incazzato, dire robe brutali, parlare in un determinato modo delle donne. Ma la cosa non mi preoccupa perché mi sento perfettamente all'altezza del compito di padre e sono sicuro che sua madre farà altrettanto bene il suo lavoro.

Comunque di grezzume ce n'è ancora, in Supereroe.
Certo, ma non è stata la cosa principale. L'ho un po' razionato.

La copertina del primo Keta Music torna in “Cocaina”, quando dici “Stendo righe su chili di carta”. Che ricordi hai di quell’Emiliano?
Non ci avevo mai pensato ma bravo, è vero! Sono cambiato tanto in certe cose e pochissimo in altre. Forse la domanda più corretta è "Cosa direbbe l'Emiliano di allora se vedesse quello di oggi?" Io lo conosco, è lui che non conosceva me. Resta che quello è un episodio della mia vita, uno dei tanti me. Quell'Emiliano era un bravo ragazzo, in gamba col rap, arrogantello però determinato. Penso che sia la sua determinazione ad averlo portato dov'è oggi.

In "Donald Trump" parli di radio che passano poco la tua roba, di discografici che ignorano "i cori" del pubblico costruendo un muro. Però non mi sembra che la tua roba non giri. "Rollercoaster" è ovunque.
"Rollercoaster" ha avuto un successo clamoroso, è vero, ma non era voluto. Non sono andato a cercare la hit radiofonica. Hanno iniziato a passarla non dico tardi, ma solo quando era già diventata una piccola hit, consacrata dal volere del popolo per i numeri che aveva in streaming. Da qua mi collego a "Donald Trump": se fai il rapper sei costretto a fare un pezzo che funzioni per passare in radio, se fai un altro genere non è necessariamente così. Godi di una credibilità che ti è stata data per una hit che magari hai fatto anni prima. Parlo di Ligabue, nel pezzo, ma prendi anche solo una cantante pop come Emma Marrone. Lei non ha bisogno di fare la hit dell'anno per passare in radio, esce col disco e il suo singolo la radio lo suona automaticamente. Poi ovvio che se poi il pezzo non funziona lo passano meno, ma intanto lo mettono perché Emma Marrone è "radiofonica", per usare il termine che piace tanto a loro.

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E i rapper quindi cosa devono fare quando vogliono passare in radio?
Noi dobbiamo andargli incontro. Ogni volta che faccio un disco devo bussare alla loro porta e vendergli una mia canzone e questa roba mi fa incazzare. Perché ci sono numeri incredibili fuori dal vostro network che non vengono considerati e passa in radio gente che non si incula nessuno e non vende dischi e non fa concerti perché nessuno li va a vedere? Non capisco questo meccanismo. Spotify è un po' più democratico del volere della radio, la gente ascolta più o meno quello che vuole, tolte le playlist. Ma se guardi quelle classifiche sono rap al 90%. Facciamo finta che ho ragione a metà io ma tu, radio, sei disposta ad ammettere lo stesso? Non possiamo venirci incontro, fare un mix delle due robe? Così non perdi il tuo pubblico e la gente non parla male della tua radio? I giovani non ascoltano la radio, ma non perché hanno il telefonino. Nessuno ha sempre voglia di mettersi lì con il bluetooth sulla piattaforma, se la radio passasse dei pezzi fighi me la ascolterei anche. E invece non lo faccio mai perché c'è quasi sempre una canzone che non mi piace, uno speaker egocentrico palloso che parla due ore tra un pezzo e l'altro di cose di cui non me ne frega un cazzo, e soprattutto se c'è un ospite che fa il rapper sento quella roba per cui viene trattato come se fosse uno con dei problemi, un alieno, uno che intimorisce.

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Ecco, che cosa ne pensi del modo in cui i rapper vengono rappresentati dai media generalisti?
Una volta mi hanno invitato in una radio, non dico quale perché non voglio creare polemiche, ed eravamo in diversi ospiti. Mi sono fatto lo sbattimento di arrivarci, perché non era neanche a Milano, e mi sono sentito trattato proprio come quello di contorno. Nonostante gli altri ospiti non avessero granché da dire, e io non li trovassi così carismatici, io ero il rapper. E quindi mi sono sentito come il coniglio di Chiambretti, te lo ricordi? Ci voleva il rapper ironico, quasi buffo, a cui chiedere qualcosa ogni tanto. Ma io non sono il coglione del Chiambretti, sono un artista, faccio dischi, esisto concretamente. Perché la radio continua a trattarmi come se non fossi ancora degno di quella roba lì?

Come si è evoluto negli anni il tuo rapporto con Big Fish?
Fish gode di una mia grande stima artistica. Arriva dai Sottotono, ha fatto Fibra, ha fatto "La fine" di Nesli, ha prodotto "Parole di ghiaccio", "Maracana", "Cult" e gran parte delle mie hit. Me lo sono sempre portato dietro, insomma. Il rapporto con lui è difficile, ma non a livello umano. È che abbiamo due ego molto importanti. Lui è uno che c'ha la sua testa e a volte vorrebbe spingermi… non a fare quello che dice lui ,ma è convinto di avere la soluzione in tasca. Mi consiglia di usare basi, magari io provo a usarle e non mi esce niente. Crescendo forse ci siamo un pelino allontanati artisticamente, abbiamo preso strade un po' diverse. Su Supereroe abbiamo fatto un po' più fatica a venirci incontro e a tirare fuori pezzi. È che 'sta roba del rap mi esalta ancora, lui forse si è un po' rotto le palle. Ma lo capisco. C'ha quasi cinquant'anni, Massi.

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In passato invece com'era lavorare con Fish?
Per L'erba cattiva era stato un processo naturale. Ero entrato in studio e quasi tutte le basi che mi dava per me erano valide. Essendo al mio primo disco ufficiale ero una scatola piena di idee mentre adesso devo andare a cercarle in giro. Ma è rimasta quella professionalità, è rimasto il suo appeal. Nelle sue produzioni c'è sempre qualcosa di diverso che rende il suono fruibile anche all'ascoltatore medio, ed è quello che gli altri produttori non riescono a fare. Magari chi è fissato con il rap puro e sente solo roba black non mette Fish nella sua top 3, ma se parli di produttori italiani hip-hop Fish ce lo devi mettere lì sul podio. La sua è una formula che ha sempre funzionato.

In mezzo alle critiche non hai mai perso la tua reputazione, però. Si parla sempre di te come uno dei migliori rapper della storia d'Italia.
La roba del "commerciale", "venduto", non aveva senso. Potevo comprenderla fino a qualche anno fa, adesso io sono Nas in confronto a quelli nuovi! Ho acquisito credibilità e questo in realtà gioca a mio favore. Non voglio immaginare cosa mi avrebbero detto se avessi fatto "Rollercoaster" anni fa, "Minchia basta, vai a fare queste cagate reggaeton da un'altra parte". E invece il pubblico si sta abituando al fatto che gli artisti possano avere mille facce senza mai essere falsi, nell'arte come nella vita quotidiana. Posso sembrare presuntuoso, però è innegabile che io sia uno dei migliori rapper. So fare i pezzi rap, so fare bene l'extrabeat. Ascolta "Quella foto di noi due": non te ne rendi conto perché è un pezzo scorrevole, d'amore, ma se analizzi la seconda strofa di rendi conto che è un incastro di rime totale. Il mio DJ sta facendo fatica a imparare le doppie di quel pezzo. Ho fatto le robe pop, però le ho fatte bene. E poi non sono un cantante, ma canto meglio di alcuni rapper.

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A proposito, tu e Fish siete stati tra i personaggi più influenti nel passaggio dal rap più intransigente a una sua concezione più aperta.
I più influenti, su questo non ci piove. L'erba cattiva è stato il disco che ha aperto il rap italiano alle melodie. È una roba nuovo, ma io comunque ce l'avevo dentro. Prendi "Champagne e spine". O ti ricordi "Non fa per me", con l'autotune? Anche in "Sono cazzi miei" canticchiavo, anche se era una roba che non si faceva tanto. Fish era portato di suo a fare quella roba e quindi è stata una combo micidiale. Ci sono dischi che segnano svolte storiche, L'erba cattiva è un classico del suo tempo. È uno scalino della lunga scala che ci sta portando chissà dove.

6ix9ine è un artista molto controverso. Nonostante sia avendo grandi riscontri a livello artistico, collaborando con Nicki Minaj e Kanye West, in passato è stato condannato per pedofilia.
Avevo visto, anche quando si dissava con Trippie Redd lo sfottevano per quella roba.

Sì, ci sono anche video della cosa. Un suo amico si faceva fare un pompino, lui teneva in braccio questa ragazzina di tredici anni, la sculacciava e faceva finta di farci sesso. Ha patteggiato per non finire in carcere, anche se ora rischia di nuovo per aver infranto i termini che aveva stabilito.
Non la sapevo fino a questo punto. Pensavo fossero quegli sfottò, come stanno facendo adesso con Laioung dandogli del pedofilo.

Bé, come la vivi questa cosa? Riesci a separare arte e artista?
Guarda, è il motivo per cui penso che a volte l'esposizione della vita privata faccia male. Credo che i fan non debbano mai conoscere i loro idoli, perché potrebbero restarci delusi. Basta una risposta sbagliata e un tuo idolo e diventa una merda. Diciamo che la roba migliore è quando un artista è vero ed è vero anche di persona. C'è chi mi considera arrogante nella vita privata e si stupisce, ma la mia musica non la senti? Ok, faccio roba introspettiva, ma anche arrogante. Se ogni tanto mi rompi le palle mentre sto mangiando con la mia ragazza, tu mi punti il telefono in faccia, io te lo prendo di mano e ti dico di levarti dai coglioni non puoi stupirti. Io da Emis Killa me lo aspetterei. Poi se tu hai ascoltato solo "Parole di ghiaccio" ti aspetti un ragazzino innamorato, ma è un limite tuo. Ci sarebbero molti esempi di persone che danno da discutere, non solo 6ix9ine. Io ho una gigantografia di Mike Tyson in casa e ce l'ho tatuato addosso. Anche lui come essere umano è più che discutibile ma io me ne fotto. Non sta a me giudicare o giocare a fare Dio. Sono fan di una cosa e la supporto per quello che è. Sono d'accordo, ma a una condizione. Per dirti, XXXTentacion ha scritto dei capolavori ed è giusto ascoltarli e parlarne, ma a patto che si ricordi sempre il contorno della sua musica e ciò che è successo. Poi ognuno può farsi un'opinione.
Io ho un modo mio di vedere la roba. Facciamo un gioco. Facciamo finta che tu sia un assassino di professione. Io penso che sia giusto che tu vada in galera se ammazzi la gente, ma se mi chiedi una mano per una buona causa ti aiuto. Capisci quello che voglio dire? Se mi chiedi 20.000 euro per salvare la vita a tua sorella lo faccio, ma non per te. Per lei. Tu sei soltanto un tramite. Non valuto le persone in base a come si sono comportate in un determinato spazio-tempo con qualcuno. Le valuto in base a quello che sono con me. Poi ci sono delle cose che mi danno fastidio e faccio fatica a reggere. Se domani un mio caro amico molesta una ragazzina rimane un pezzo di merda e sono contento che se lo inculino in carcere. Ma allo stesso tempo se fa qualcosa di giusto lo riconosco. La gente tende a ragionare in bianco e nero, "sei una merda e tutto quello che fai è sbagliato". Ma non è così.

Fotografia di Roberto Graziano Moro

Un'ultima domanda: come ti rapporti con gli Stati Uniti, a livello umano e professionale?
Prima l'America la vedevo nei film, mentre ora tutti gli anni ci vado. Ho amici lì che frequento ed è così che è nata la collaborazione con 6ix9ine. Conoscevano PashaPG, che conosceva lui e così si è chiuso il quadro. Però non mi approccio all'America come stile di vita, di loro mi piace la musica, il modo in cui la fanno, il modo in cui si approcciano tra loro e dettano la moda senza correre dietro a nessuno. Ma personalmente c'è anche molto che non mi piace. Ci sono trapper americani che, scusa il termine, sembrano letteralmente dei mongoloidi a fare SKRRT SKRRT. Che lo faccia un italiano o che lo faccia Young Thug è la stessa cosa, non è che se sei nato là sei credibile. Continuo comunque ad ispirarmi all'America e ad ammirarli in maniera immensa. Cazzo gli devi dire? Ma non dico che tutto ciò che fanno e oro. Qua se viene a suonare un americano stanno tutti con le mani al cielo dall'inizio alla fine…

"Ignoranti da schifo ma al passo col trend, Gucci Gang, Gucci Gang, Gucci Gang", rappi.
Ecco, per dirti, a me Lil Pump non piace. "Gucci Gang" è una hit, ma come rapper lui è scarso. Fa parte di quella cerchia di nuovi rapper che hanno un'attitudine che non mi piace. A me fa ridere come si pone, come va in giro conciato. Ma vedere questi italiani che li emulano, che fanno tutte 'ste mosse, non mi sa di credibile. Si vede che non siete quella roba lì, che non la vivete. Io non ce la farei, ma forse è che sto diventando vecchio. Quando ero giovane qualche vecchio vedeva la stessa cosa in me. "Perché rappi come i Dipset?" Perché mi piacevano! Io non ho la verità in bocca, ho solo opinioni. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e Facebook