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Musica

Come Chief Keef ha cambiato le regole dei video rap

"I Don't Like" ci ha fatto capire che i rapper non avevano bisogno di soldi o etichette per farcela: bastava prendere una videocamera e cominciare a registrare.
Uno screenshot del video di "I Don't Like" di Chief Keef.

In un momento non meglio determinato degli ultimi anni, i video rap hanno smesso di sembrare video rap. I tòpoi che avevano dominato il genere negli anni Novanta erano diventati dei cliché—green screen, macchinoni affittati, modelle, gioielli pacchiani, trame d'azione a metà tra l'elaborato e il vago—e avevano lasciato il posto a una struttura più semplice. Prendiamo il primo video rap virale del 2017, "Pull Up Wit Ah Stick" di Sahbabii, rapper di Atlanta. Nel video non c'è altro se non una dozzina di persone, tra cui Sahbabii, che fanno brutto all'obbiettivo. L'inquadratura è piena di canne di fucile e diti medi. Non sembra esserci nulla di provato o preparato. Guardare "Pull Up Wit Ah Stick" non può non far venire in mente il lavoro di Chief Keef. I suoi primi video non facevano che ritrarre lui e i suoi amici che fumavano erba e brandivano i loro ferri, senza alcuna componente narrativa. Erano clip semplici che hanno però cambiato completamente la componente visuale del genere e creato un modello che i registi e i rapper di mezzo mondo ormai seguono fedelmente. Keef ha dimostrato che ai rapper non servivano né i soldi di un'etichetta né l'approvazione di gatekeeper come MTV per avere un video che fosse una hit. Si trattava solo di prendere un paio di telecamere e cominciare a registrare. "Erano solo loro che saltavano in salotto," dice Fetti Films, regista del video di "I Don't Like," uscito nel 2012. "Era tipo: posso girare un video, perchè no?" Qualche anno dopo, Fetti avrebbe risposto ancora a quella domanda girando il video di "Hot Nigga" di Bobby Shmurda. Era il 2014, e fu grazie a quel clip se a Shmurda venne offerto un contratto discografico. Quel look improvvisato cominciò a propagarsi per gli Stati Uniti e diede agli spettatori un'opportunità di entrare nei quartieri di Baton Rouge, in Louisiana; negli angoli di strada di Bed-Stuy, a Brooklyn; e nel mondo nascosto di Broward County, in Florida. Il tutto restando comodamente seduti davanti ai loro schermi.

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"I Don't Like" di Chief Keef e Lil Reese. "Ci sono state un sacco di volte in cui ho voluto fare video più concettuali, ma ai ragazzi non andava mai bene," dice DGainz, regista di Chicago. "Chief Keef e la GBE non seguono alcuna regola; volevano solo tirare fuori le loro pistole, puntarle in camera e filmare qualsiasi cosa succedeva." Non c'erano ragioni estetiche dietro alle loro scelte, ma pura necessità: Keef era ai domiciliari, il che significava che non avevano molta scelta quando si trattava di selezionare una location dove filmare. "I Don't Like," l'esempio più puro di quello di cui stiamo parlando, aveva come protagonisti Keef, Young Chop, Lil Reese e tutti i loro amici a saltare a torso nudo in un salotto. Non sarebbe potuto essere più semplice di quello che è, ma fece milioni di views, facendosi notare dalle etichette e da tastemaker come Kanye West proprio per il senso di intimità che lasciava trasparire. "I Don't Like" rese la produzione di video accessibile a gente come noi. Gente che non si poteva permettere grandi budget," dice Laka Films, un prolifico regista di Chicago che ha lavorato fin dagli inizi con il rapper Famous Dex. Laka cominciò a girare dopo l'ascesa alla fama di Keef, e si rese conto fin da subito che saturare il mercato di video era meglio, a livello strategico, che mettere mesi a filmare una singola scena. "Se c'era un budget bisognava chiamare modelle, organizzare tutto, e così non riuscivamo davvero a spingere il video," dice. A partire dall'entrata di MTV sul mercato, negli anni Ottanta, i video sono sempre stati considerati una forma costosa di materiale promozionale per singoli e album. Ora, stanno cominciando a rimpiazzare gli album e diventare il medium principale attraverso cui la gente ascolta musica. Dovendo quindi necessariamente competere con gli aggiornamenti costanti di piattaforme come Instagram e Twitter, hanno cominciato ad assomigliare di più alle vite degli artisti che li producono.

"3HUNNA" di Chief Keef. Parte di questo cambiamento è merito di Soulja Boy, i cui video non erano altro che riprese di lui e i suoi amici che si prendevano per il culo, facevano i grossi e provavano a divertirsi tanto quanto volevano divertire chi stava a guardarli. Soulja Boy creò un modello di auto-promozione valido ancora oggi, anche sotto forma della creazione di dance video virali, che a volte diventano più famosi delle canzoni stesse—pensate solo al Mannequin Challenge. "I video di Soulja Boy erano più basati sulle coreografie, erano più divertenti," dice Mr. 2-17, un regista, produttore e rapper di Atlanta che ha girato molti clip del genere. Stando a lui, lo stile di Keef e DGainz è l'opposto di quello che proponeva Soulja Boy: "Keef era più urbano, crudo, e parlava veramente della situazione sulle strade di Chicago." "Li ho sempre messi in una categoria a sé stante: per me sono video-documentari," dice Daniel Hall, un ex regista di Atlanta, parlando dei suoi lavori. "Non c'erano ritocchi, le scene non venivano preparate o decise prima di girare, non c'era alcuna indicazione se non: Andiamo nel quartiere del rapper e giriamo, cazzo." Hall ha girato video per artisti come 2 Chainz, Big K.R.I.T., Future e Young Jeezy, per poi passare alla pubblicità. Uno dei suoi lavori più potenti è "Bussin'," il clip di debutto di Trouble. Si apre con Trouble circondato da pistole alla luce del giorno, adottando un look più pulito di quello che Keef avrebbe adottato qualche tempo dopo. Hall fa notare come "Bussin'"—insieme a "Trap Goin Ham" di Pill, uscito nel 2009, e "Hard in da Paint" di Waka Flocka Flame—dimostrarono quanto questo stile crudo potesse essere tanto efficace, se non più efficace, degli eccessi dei video tradizionali, con il valore aggiunto di mettere sotto la luce dei riflettori le comunità da cui i rapper provenivano.

"Ha" di Juvenile. Hall sostiene che il punto d'origine dello stile sia il video di "Ha" di Juvenile, che ritraeva un giorno di vita qualunque ai Magnolia Projects di New Orleans—anche se la sua etichetta, Cash Money, avrebbe forse preferito le immagini stravaganti di elicotteri e motoscafi a cui ci ha poi abituati. "Tutti 'sti video sono versioni aggiornate di quella roba," dice. "Qua la gente è povera, e quindi sono in molti a rivedersi nelle difficoltà che compaiono nei video," dice David G, un regista di Baton Rouge che ha iniziato a lavorare girando dei video-diari per Kevin Gates durante un suo tour; "Tutti, qua, stanno solo provando ad andarsene." Anche se cita Boosie Badazz come una delle sue influenze, il realismo di David è più vicino allo stile di Keef—lo dimostrano video come quelli che ha girato per NBA Youngboy, "38 Baby" e "Murder." Sono clip che mettono visi e luoghi reali sui testi dei pezzi che accompagnano, permettendo a chi li osserva di crearsi, in meglio o in peggio, un'immagine meno astrusa dell'artista protagonista. "A essere onesti, lo stile di Keef ha ricevuto molte attenzioni perché ha creato una certa paura," dice Laka Films. "Molta gente di Chicago, molti di quelli che vivono nei sobborghi, non hanno mai visto coi loro occhi un modello di comunità come quello." Grazie o per colpa dei suoi video, quindi, Keef è diventato una figura conosciuta a Chicago; è entrato nella discussione politica locale a causa della pericolosità dello stile di vita che rappresentava. Al contempo, il rovescio positivo della medaglia è stata una certa attenzione dedicata a comunità spesso trascurate e mal servite. E sono stati proprio i ragazzi che ne facevano parte ad aver preso il processo di rappresentazione nelle loro mani, con una videocamera, un account su YouTube e poco più. Non solo sono riusciti a respingere il qualunquismo della trattazione mediatica che ha sempre accompagnato i luoghi da cui provengono, si sono anche creati una carriera con le loro stesse mani. Chief Keef non ha inventato il modello dei video-documentari, né è stato il primo ad andare virale su YouTube; ma ha messo insieme le due cose con maggiore efficacia come nessuno ci era riuscito prima, creando al contempo una narrazione artistica interamente nuova e cambiando il look del rap tutto. "Nessuno mostrava mai quello stile di vita, per la gente era come un reality show," dice DGainz, ripensando al punto da cui è partito. "Sentivi parlare di quanto Chicago fosse pericolosa, ma nessuno osava andare davvero a puntare una luce su quel lato della cultura locale." Segui Noisey su Twitter e Facebook. Altro su Noisey: L'importanza della bandana nella storia del rap La storia della senape che fa impazzire i rapper Le canzoni più violente e incazzate del rap italiano