kendrick lamar to pimp a butterfly
L'artwork di To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar

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Musica

La copertina di To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar è un simbolo dell'era di Obama

Un simbolo ancora più potente quando si considera che la Casa Bianca è un monumento all'oppressione del popolo nero.

La parte visuale è sempre stata importante per la narrazione musicale di Kendrick Lamar. Che si tratti del furgone di sua madre come cornice dei racconti della sua giovinezza a Compton sulla copertina di Good kid m.A.A.d City o della foto di una madre che allatta i suoi figli per simboleggiare le origini degli afroamericani in "The Blacker the Berry", c'è un commento visuale per ogni tema importante nella sua musica.

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In modo simile, l'artwork di To Pimp a Butterfly si lega alla trattazione senza mezzi termini di temi come razza, amore/odio per se stessi e, soprattutto, dell'essere neri in America. Ma negli ultimi tempi, proprio come hanno fatto i Roots con Things Fall Apart ritraendo il fallimento dell'umanità nell'epoca dei diritti civili, o il simbolismo del tumulto post 9/11 di American Idiot dei Green Day, la copertina di TPAB è diventata una delle icone più rappresentativi dell'era Obama.

La copertina di To Pimp a Butterfly è diventata una delle icone più rappresentativi dell'era Obama.

La foto—scattata dal famoso fotografo Denis Rouvre sotto la direzione dei Little Homies (cioè Kendrick Lamar stesso e Dave Free, CEO della sua etichetta TDE) e Vlad Sepetov—ritrae un gruppo composto perlopiù da uomini e bambini neri che fanno casino davanti alla Casa Bianca, con il rapper al centro che tiene in braccio un bambino. Ai loro piedi giace un giudice bianco con delle X disegnate sugli occhi che suggeriscono che sia morto.

Secondo Lamar, la foto rappresenta "amici che non hanno mai visto il mondo, portati in un posto che magari hanno visto solo in TV, un posto diverso dal quartiere—e loro che si prendono bene. Ecco perché hanno quelle facce esaltate". In un certo senso, la foto rappresenta anche la lunga e travagliata strada che ha portato i suoi fratelli su quel prato, un sospiro di sollievo dopo aver ridotto un po' le distanze tra neri e bianchi. E in questo modo la copertina di TPAB simbolizza anche l'invito che Obama ha rivolto all'hip-hop, e per estensione alla cultura afroamericana, ad entrare nella Casa Bianca.

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Le scelte di illuminazione ed esposizione effettuate da Rouvre evidenziano le cicatrici e le bruciature sulla pelle di tutti i soggetti che sfoggiano con orgoglio bottiglie e soldi in primo piano. Ogni dettaglio della foto risalta in contrasto con lo sfondo sfumato della Casa Bianca, mentre Lamar e compagnia illustrano metaforicamente le comunità urbane oppresse nell'area Sud Est di D.C. che circondano la magione presidenziale nella realtà.

Del resto l'hip-hop ha sempre girato attorno alle politiche presidenziali, criticando i suoi grandi avversari Ronald Reagan e George Bush Sr. Tuttavia, l'idea di entrare nella Sala Ovale è sempre parsa tanto improbabile che quando una persona di colore ha fatto un tentativo, tutti gli artisti lo hanno supportato. Ma non è sempre stato così facile.

La foto rappresenta anche la lunga e travagliata strada che ha portato i suoi fratelli su quel prato, un sospiro di sollievo dopo aver ridotto un po' le distanze tra neri e bianchi.

Nel 1984, DJ Grandmaster Flash e Melle-Mel fecero una canzone intitolata "Jesse", un omaggio al campione dei diritti civili Jesse Jackson, che entrò nella storia come secondo candidato presidente nero—solo che lui ignorò o si rifiutò di riconoscere la canzone in alcun modo (in sua difesa, diversi anni dopo la MC e attivista Sister Souljah fu invitata a parlare al suo forum Rainbow Coalition). E poi, naturalmente, ci fu l'imprescindibile momento Kanye-Bush del 2006.

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Eppure, quando Obama si è lanciato nella corsa alla presidenza nel 2007, l'hip-hop era il genere dominante nel pop e il futuro presidente si rese conto della sua importanza per guadagnare voti—uno dei primi a supportarlo fu Ludacris—soprattutto dei giovani. La sua abilità nell'incorporare e alludere a elementi del rap durante la campagna elettorale diede, per la prima volta, l'impressione che a un politico l'hip-hop piacesse davvero.

La Casa Bianca non solo è uno spazio tradizionalmente non-nero ma, anzi, è un monumento dell'oppressione.

Questo non significa che Obama abbia sposato le quattro discipline senza critiche. "Non c'è dubbio che la cultura hip-hop influenzi fortementela nostra gioventù. E una parte di questa non è solo un riflesso della realtà", ha dichiarato. "Contribuisce anche a creare la realtà. Io credo che se tutto ciò che vedono i nostri ragazzi è una glorificazione del materialismo e del bling e del sesso occasionale… stanno ricevendo un ritratto irrealistico del mondo".

Eppure, quando Obama fu finalmente eletto presidente, invitò persone di colore da ogni spazio, specialmente creativo, nella Casa Bianca. Uno spazio che non avevamo mai occupato prima in proporzioni simili con gente come JAY Z, Chance The Rapper, i Roots, i De La Soul, Nicki Minaj, Wale, Janelle Monae, Killer Mike e Common, per fare qualche nome. La presenza di questi artisti è tanto più importante quando si considera un semplice fatto: la Casa Bianca non solo è uno spazio tradizionalmente non-nero ma, anzi, è un monumento dell'oppressione.

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Secondo il sito della Associazione Storica della Casa Bianca, cosa a cui hanno fatto riferimento sia Barack che Michelle, i commissari di D.C. nel 1792, "avevano un piano per importare lavoratori dall'Europa", ma la risposta fu così scadente che "si rivolsero agli afroamericani—schiavi e liberi—come grosso dei lavoratori per costruire la Casa Bianca, il Campidoglio e altri palazzi del governo". Per quanto gli Obama abbiano interferito con questa tradizione anche soltanto con la loro presenza, la copertina di Lamar rappresenta un ingresso ben più violento nello spazio che abbiamo costruito.

Nella traccia di apertura dell'album, "Wesley's Theory", Kendrick rappa: "Porterò il mercatino delle pulci di Compton alla Casa Bianca / Arriva un repubblicano, lo mandiamo KO" ed è lo spirito di questo sentimento che rispecchia l'inclusione che abbiamo visto dal 2008 al 2016. Tuttavia, è il verso seguente (Becco il Presidente con una catena d'oro al collo / Non sono istruito, ma ho un assegno da un milione di dollari grosso così) che sta alla base del rapporto tra Lamar e il presidente.

"Porterò il mercatino delle pulci di Compton alla Casa Bianca / Arriva un repubblicano, lo mandiamo KO" - Kendrick Lamar

L'ammirazione reciprova tra Lamar e Obama è ben documentata. In un'intervista live su YouTube in cui a Obama è stato chiesto chi vincerebbe in una battle tra Lamar e Drake, lui ha scelto il primo e ha più volte dichiarato esplicitamente il suo apprezzamento per TPAB e in particolare per la canzone "How Much a Dollar Cost". Kendrick, dal canto suo, è sempre stato un attento osservatore di Obama, facendo riferimento alla sua linea politica in canzoni come "Hood Politics".

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Il loro primo incontro pubblico avvenne quando Lamar e altri musicisti di primo piano furono convocati per discutere una nuova iniziativa del presidente chiamata My Brother's Keeper, "concepita per aiutare le nuove generazioni di neri e altre minoranze a restare sulla retta via" tramite la figura del mentore. In un filmato in supporto dell'iniziativa, Kendrick dichiara: "Ho parlato con il presidente Barack Obama e abbiamo lo stesso punto di vista. Abbiamo parlato di quartieri centrali, dei problemi e delle soluzioni, di come avvicinarci ai giovani, consapevoli che un buon mentore può salvarti la vita".

Il video poi mostra Lamar illustrare il suo manifesto personale: la sua intenzione è quella di prendersi cura dei membri della sua comunità e dimostrare loro che "hanno un posto nel mondo". Questo sentimento è buona parte del motivo per cui Lamar ammira così tanto Obama, come ha detto a XXL: "Incontro molte persone ai piani alti, e a volte sono così separate dal mondo e dalla gente che non sanno nemmeno interagire con te. Vederlo rapportarsi a mia madre, alla mia nipotina, a me stesso come essere umano, è stata la cosa più bella".

Essere trattati da esseri umani è facile, ma sono tantissimi i momenti in cui la comunità nera ha dovuto ricordare al resto del mondo di questo fatto mentre persone di colore venivano ammazzate senza motivo, cercando di dirci che è tutto a posto anche nelle circostanze peggiori. È questa idea di resistenza che Rouvre cattura perfettamente nella copertina di TPAB, tramite una composizione claustrofobica del gruppo che proietta un'aura di invincibilità e forza.

Per quanto brevi siano stati, questi otto anni con Obama, la cultura nera e hip-hop ha trovato un posto nella Casa Bianca. Non importa chi sia il nuovo inquilino.

La foto getta luce anche su alcuni dei problemi più gravi dell'epoca Obama, nell'hip-hop e in politica. Ricorda a Obama la gente che ha cercato di aiutare senza riuscirci a causa delle sue medesime visioni nobili e ottimistiche di un paese unito, oltre che della strenua resistenza del partito repubblicano e di un popolo che in gran parte si rifiuta di riconoscere la discriminazione razziale. La copertina di TPAB enfatizza il legame tra rap e virilità che continua a ignorare le donne. È decisamente letterale nel contesto della foto, visto che le varie donne presenti si vedono a malapena, sommerse dalla folla di uomini. Il giudice "repubblicano" morto della copertina, di cui si rappa in "Wesley's Theory", al contrario sembra vivo e vegeto: è il Presidente Donald Trump, che invita artisti e personaggi dello spettacolo neri per fare bella figura davanti alle telecamere.

Per quanto brevi siano stati, questi otto anni con Obama, la cultura nera e hip-hop ha trovato un posto nella Casa Bianca. Non importa chi sia il nuovo inquilino, anzi, ora più che mai dovremmo ricordarci questa immagine di uomini, donne e bambini gioiosi su quel prato, e ricordarci del suo significato per la politica americana. Il popolo nero non scomparirà, ma ha ancora molta strada da fare. E per quanto ora non sia che un bel ricordo, la musica e le immagini di To Pimp A Butterfly sono il miglior esempio di quello che rimane dopo questo periodo, cosa di cui Lamar è consapevole. "Penso che il mondo, non solo l'hip-hop, gli debba qualcosa", ha detto del presidente. "Dobbiamo tutti riconoscergli il merito di averci fatto entrare in quell'edificio. Probabilmente non riusciremo mai più ad entrarci". Speriamo che si sbagli.

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