Il rap degli uomini neri fa ancora paura alle mamme bianche cristiane

FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Il rap degli uomini neri fa ancora paura alle mamme bianche cristiane

Una signora dai sani principi si è messa a piangere per "Norf Norf" di Vince Staples. Abbiamo provato a capire perché.

Il rapporto tra società civile e musica alternativa non è mai stato particolarmente quieto e, nonostante i continui tentativi di rendere il pop più strano e ibrido e anticonvenzionale da parte delle nuove generazioni di artisti, le regole che governano la categoria "musica commerciale" puntano ancora brutalmente verso un'omologazione bianca, caucasica e tradizionalista del prodotto-canzone. Non c'è quindi troppo da stupirsi di fronte a quello che è successo nell'ultimo paio di giorni a Vince Staples dopo che una mamma bianca, caucasica e tradizionalista ha sentito in radio uno dei pezzi migliori del suo Summertime 06, "Norf Norf." Prima di riassumervi quello che è successo, una breve premessa: l'hip-hop americano, faro che illumina le vie del genere a livello mondiale, sta portando avanti un lento distaccamento dagli stilemi gangsta che lo hanno animato all'origine. Questi stanno o venendo accantonati in favore di un approccio più speranzoso, libero e ispirato in alcuni casi alla tradizione gospel afroamericana―vedi l'ultimo Kanye, Chance the Rapper, Lil Yachty, D.R.A.M. e così via―o rielaborati in una chiave meno violenta e più propositiva, in cui l'appartenere a una gang non è più motivo di guerra tra eguali ma punto di partenza per una fratellanza nera tout court che sia punto di forza e positività contro le tendenze razziste degli Stati Uniti contemporanei―vedi Kendrick Lamar e, appunto, Vince Staples.

Pubblicità

Staples non si è mai tirato indietro quando gli sono state poste domande scomode su tematiche sociali, sulla cultura delle gang californiane e sul rap degli anni Novanta. Ma il messaggio che passa da Summertime 06 non è fatto di nichilismo, violenza o edonismo: parla di tutte e tre le cose, ma in una chiave di denuncia. Come Staples ha dichiarato ai nostri colleghi americani, "Sentiamo parlare tutti i giorni di terrorismo, di guerre, di gente che muore in altri paesi. E lo capiamo, o almeno crediamo di capirlo. Ma non lo possiamo veramente capire finché non capita qualcosa come l'undici settembre, o finché non vedi un membro dell'ISIS tagliare la testa di qualcuno. La musica [dell'album] è questo, per me." E così Staples si cala nei panni dei personaggi che animano il North Side della sua Long Beach―il pappone, il cocainomane senza soldi, il gangster spietato―non per celebrarli ma semplicemente per narrarli, far capire all'ascoltatore la realtà del contesto da cui viene. Un livello di analisi profondo, narrativo, vibrante. Ma veniamo al soggetto di questo articolo: una signora americana stava portando le sue bambine a scuola quando la radio locale che una di loro ascolta sempre ha trasmesso "Norf Norf" di Staples. Il risultato è il seguente rant, che se sapete l'inglese potete godervi qua sotto.

Doveste invece non masticare tanto la lingua: la signora racconta le vicende di cui sopra, dice che quando era giovane ascoltava "musica commerciale" come "Britney Spears, Christina Aguilera, i Backstreet Boys e gli N*SYNC," e che oggi "non è più così, ma proprio per niente." Il che è vero: la musica popolare è diventata qualcosa di molto, molto più complesso e difficile da comprendere, ma proprio per questo stimolante, informe, sfaccettata. Poi, procede dicendo che ascolta "musica cristiana, come TobyMac." Inizia, infine, a declamare il testo di "Norf Norf" dichiarandosi scandalizzata, infuriata, triste e così via a causa delle parole di Staples. A tal punto che si mette a piangere tra un "nigga" e il successivo.  Tutto inizia ad andare in merda quando la signora arriva alla parte del testo che dice, "Non andavo a scuola perché non c'erano soldi in mezzo / La scuola era uno sbatti perché non potevo portare la pistola / Sapevo che qualcosa sarebbe cambiato, come aveva detto Obama / Ma dove sta mia mamma continuano a sparare ogni giorno / E allora mettiamo un AK dove sta Kiana, dove stanno loro / Questa è per qualsiasi negro abbia problemi con me." Ma se noi ci leggiamo dentro semplicemente la narrazione della disillusione che può portare un ragazzo a entrare in una gang, la nostra amica ci vede solo un enorme, scandaloso invito a prendere in mano un Uzi e sparare a caso a chi ti sta sul cazzo invece di andare a scuola. "KILL PEOPLE BURN SHIT FUCK SCHOOL", diceva una persona particolarmente intelligente e progressista che si è vista negare l'accesso nel Regno Unito per i suoi testi. "Forse era il mio destino sentire questa canzone, e farvela conoscere," dice la signora. "Ma quando ho guardato questo testo e ho letto quello che diceva mi sono davvero preoccupata, è incredibile che passino una cosa del genere alla radio. Dobbiamo pregare, ragazzi, dobbiamo pregare per i nostri bambini."

Pubblicità

Ora, gag a parte: il fatto che una persona si prenda dieci minuti per fare un video come questo non implica automaticamente bigottismo. Indica, credo, una certa incapacità di analisi e approfondimento tipica sì della nostra epoca ma sempre presente come sottotesto dei nostri agglomerati sociali. Senza entrare in un'analisi approfondita sulle cause della diffusa non-volontà di approfondire le informazioni e gli artefatti culturali che incontriamo: i testi delle canzoni vengono presi per quelli che sono, senza andare nel profondo dei loro significati e significanti. Conseguenza è la necessità di avere una reazione immediata, in questo caso sotto forma di videolog. Fateci caso: la signora cerca l'autore della canzone solo dopo essersi incazzata e aver declamato il testo tra le lacrime all'utenza di YouTube. E chissenefotte del contesto, dell'approfondimento, della storia personale di Staples.

Staples, tra l'altro, è stato un signore anche nella sua reazione alla questione, una serie di tweet da incorniciare per la chiarezza con la quale riassumono le motivazioni dietro a questo bordello: "La donna in quel video è chiaramente confusa riguardo al contesto della canzone che la spaventa. Inoltre, credo, sembra essere emozionalmente instabile. Detto questo, ognuno ha diritto a un'opinione. Nessuno deve essere attaccato per la propria opinione riguardo a ciò che è appropriato o meno per i propri figli. È un diritto. Questa incomprensione della nostra comunità porta a problemi di comunicazione, che dovremmo convertire in un dialogo progressista. È tutto quello che ho da dire a proposito."

La signora che piange non è una figura da perculare ma da capire. È una personificazione delle tendenze alla semplificazione e alla demonizzazione che attraversano l'informazione contemporanea, riverberandosi anche sulla cultura.

Negli anni Ottanta, in America, il PMRC (Parents Music Resource Center) di Tipper Gore cercò di imbavagliare la musica dell'epoca additandola di essere causa della rovina morale della loro generazione: i capri espiatori erano quei travestiti dei Twisted Sister e dei Mötley Crüe, quel frocio di Prince, quei satanisti dei Mercyful Fate, dei Venom e dei Black Sabbath, quei barboni volgari dei Dead Kennedys. Ci si fermava all'apparenza, al significato più superficiale delle parole―e si arrivò anche a dei processi contro di loro, fortunatamente finiti senza conseguenze particolari per gli artisti. Insomma, tempi terribili che, ogni tanto, sembrano rifare capolino alimentati dal ventre della popolazione.  La tendenza delle società umane ad aver paura delle cose che non capisce è eterna, e abbiamo dimostrato mille e mille volte di essere particolarmente capaci a mandare tutto in merda con la violenza e i pregiudizi. Ma non dobbiamo crocifiggere o prendere per il culo chi cede a queste logiche: dobbiamo parlarci, capirli, essere pazienti. Altrimenti staremo ignorando la lezione di Staples e di Lamar, e perpetuando delle cazzo di logiche da gang. Ma we gon' be alright, non preoccupatevi. La fotografia di Staples è di Vince Mota.
Elia non è mai scappato da nulla se non dalla polizia. Seguilo su Twitter. Segui Noisey su Facebook e Twitter.