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Musica

Chi è Massimo Coppola e cosa farà esattamente in RAI

Lo conosciamo tutti per Brand:New e perché, fino alla sua recente nomina, dirigeva una testata musicale. Ma cosa c'è nel suo futuro nella TV nazionale?

La notizia "Muy confidencial" uscita ieri su Primaonline.

Il direttore generale della RAI Antonio Campo Dall’Orto ha nominato Massimo Coppola "consulente editoriale per l'elaborazione di strategie e prodotti e per il supporto al posizionamento di brand e reti", un po’ perché Coppola è uno stimato professionista, un po’ perché Campo Dall’Orto voleva provare il brivido di spaccare l’internet.
Già dall'inizio la sua nomina appare confusa, soprattutto perché mettere le parole “brand” e RAI nella stessa frase è un po' come accostare i concetti “fondare una start up” e “lavorare” — ma, si sa, ogni tanto sfoggiare espressioni ad effetto fa effettivamente effetto.

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Ma chi è Massimo Coppola?

Nanni Moretti Massimo Coppola ai tempi di “Avere Una Cravatta”

Massimo Coppola (Salerno, 1972) è stato il volto indie dell’MTV di Campo dall’Orto e ha firmato programmi generazionali come Pavlov, Avere Vent’Anni e ovviamente Brand:New.
Per chi fosse molto giovane e considerasse MTV solo un canale pieno di tamarri del New Jersey doppiati molto male o una serie di scritti dal C.O.N.I. (Calciatori, Ginnaste, Ballerini, Motociclisti, Ciclisti dopati), quella rete è stata capace di regalare momenti di ottima televisione, tipo questo qui.

Coppola è anche celebre per aver presentato il talent per scrittori Masterpiece, che come tutti sappiamo è stato vinto da… coso… dai, come si chiama… tipo Savicevic… Boh, cercate sul deep web.

Potrebbe essere il vero volto di Thomas Pynchon, ma non lo è.

Massimo Coppola ha poi diretto e fondato la casa editrice ISBN, luogo in cui ha cercato di coniugare ottima scrittura con testi di autori non di richiamo, ma capaci di dare una particolare ed originale visione del mondo. In America sarebbe stata Mc Sweeney’s, in Italia è fallita. Tuttavia, fino a quando ISBN era in attività, è stata la casa editrice per cui qualunque aspirante scrittore italiano avrebbe sacrificato la madre e la cugina bona, per poi diventare (tra i 3 e i 3,5 secondi dopo la chiusura), nell'opinione degli stessi aspiranti scrittori, una robaccia immonda e contro la morale e senza idee che manco le edizioni Paoline.

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Tra le altre cose che Massimo Coppola ha firmato c’è purtroppo anche questo tweet.

Quando sento che Barbara Berlusconi va a fare i complimenti alla squadra nello spogliatoio…#gangbang

— Massimo Coppola (@massimcoppola) 13 aprile 2014

Ragion per cui probabilmente non diventerà mai consulente editoriale per l'elaborazione di strategie e prodotti e per il supporto al posizionamento di brand e reti di Mediaset.

La nomina di Coppola ha da subito spaccato l’opinione pubblica in due scuole di pensiero: da una parte quella di chi è sempre pronto a criticare con la bava alla bocca, a volte tristemente mosso dall’invidia, con posizioni pacate e ragionevoli tipo “MUORI1111!!!!”.
Dall’altra quelli a cui l’ex VJ, autore, e direttore non deve dei soldi.

Ma sorge spontaneo chiedersi cosa comporterà, nel concreto, la nomina di Massimo Coppola a “consulente editoriale per quella roba là” per il telespettatore medio RAI che, come è noto, legge regolarmente Noisey e sogna di trovare il Chicoria che pontifica in prima serata su Raiuno? (Ok, in un certo senso è già successo, ma se c'è Giovanardi non vale).

Campo Dall’Orto ha deciso che—visto il clamore sull’Internet dovuto alla sua nomina—per rinverdire l’interesse dei millennials per la RAI, Massimo Coppola sarà inserito in ogni programma: dal momento che fomentare l’odio e l’acredine funziona così bene su Internet, perché non provarci anche in televisione?
Ecco quindi che da settembre il palinsesto RAI sarà adornato da nuovi fantastici format, quali Don #Coppola, Chi l’ha #Coppola e Affari #Coppola, quest’ultimo—visti i precedenti—con un format che presterà particolare attenzione alla tutela dei consumatori.

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Foto che scatenano odio sull’internet (MOMA, 2015)

Su RAI UNO, una rete che per attirare giovani commissiona una fiction a Willwoosh (fiction tra l’altro che Netflix ha acquistato per il solo gusto di poter bruciare in un falò tutti gli episodi), sbarcherà inoltre un adattamento del format di Coppola capace ci coniugare un’estetica fresca al pubblico di riferimento della rete: AVERE OTTANTANNI, storie di anziani che parlano a ruota libera davanti alla telecamera non ricordandosi nemmeno più perché sono finiti lì.

Nella filosofia di Coppola c’è poi l’intenzione di modificare la TV pubblica affinché tratti il telespettatore medio come merita, ovvero a pesci in faccia. Ad esempio i jingle di rete verranno scritti dai Mogwai, mentre Porta a Porta dovrá dedicare almeno uno speciale a settimana alla figura di Luciano Bianciardi, vero pallino di Coppola che all’autore ha dedicato un libro, un film, un documentario, un balletto e un paio di calzini a strisce.

Ma in linea con il suo curriculum, i cambiamenti veri riguarderanno soprattutto i due piú importanti programmi musicali delle reti pubbliche.

MASTERVOICE

Sembra che il “consulente editoriale al posizionamento delle sedie in sala riunioni”, abbia giá messo mano all’edizione in corso di The Voice, suggerendo la sostituzione della Carrá, di Dolcenera e di Max Pezzali con la giuria di Masterpiece ovvero Giancarlo De Cataldo, Andrea De Carlo e quella scrittrice… dai… come si chiama? … cosa… l’autrice di… boh. No, non è Elena Ferrante, almeno crediamo.
Tutto questo per portare al centro del talent ciò che veramente conta nella musica: i testi.

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Potrebbe essere il vero volto di Thomas Pynchon, ma non lo è.

Inoltre le canzoni che i concorrenti potranno eseguire dovranno essere per forza scelte tra i brani passati da Coppola a Brand:New, il che limita il repertorio a un paio di gruppi di Brighton attivi nei primi anni 2000.

Dove però il “consulente alla strategia delle pause caffé” ha intenzione di lasciare maggiormente il suo segno è il buon vecchio “Festivál”: per la sessantasettesima edizione, infatti, è giá tutto deciso.

BRAND:REMO

Tra i compiti di Coppola ci sarà—probabilmente—quello di dare lustro al festival di Sanremo, una manifestazione che nonostante i recenti successi (punte del 78% di share tra gli aspiranti suicidi) ha bisogno di un ulteriore tocco cool per avvicinare ancora di più i giovani.

Musica di qualità, dice Coppola, deus ex machina del Festival di Sanremo, non più “il festival della canzone italiana” ma “il festival della canzone che voi merde ignoranti non potete apprezzare e morirete nei vostri monolocali di periferia guardando Maria De Filippi”.

Niente Carlo Conti, allontanato perché troppo nazionalpopolare, alla conduzione ci sarà Nicola di Bari, vincitore della gloriosa edizione 1972, che tirato a lucido diventerà per l’occasione Nicola Upper East Side o Nicola NoLo.

pernondimenticare

Niente giuria demoscopica, si sa, "la gente c’ha dei gusti di merda" (cit. M.C.) , ma un unico giurato detentore della vera conoscenza musicale: Coppola Massimo.

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Al centro del palco una poltrona, anzi un divano, quel divano, quello di Brand:New che, per mantenere la tradizione, verrà gettato giù da una ripida scalinata.

Tra i cantanti invitati Dente, Le Luci della Centrale Elettrica, Colapesce, I Cani, Iosonouncane, Io non sono un cane, i Can, il Can del Diavolo e Cancheabbaianonmorde.

Il vincitore del “Mi si nota più se vengo e non dico niente Award" 2016

Verrà inviato in allegato al canone RAI un particolare dépliant per spiegare ai telespettatori che quella che sentiranno non è un elenco di azioni scritte a caso e cantate fuori tempo, ma il brano di Calcutta.

In linea con la mission imposta da Campo dall’Orto, sarà un Festival che non guarderà gli ascolti, per pochi, ma buoni, un Festival che non avrà inserzioni pubblicitarie ma costerà poco, nulla. Cioè, non si paga nessuno, come nella grande tradizione di…

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