FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

I migliori troll del 2015

Donald Trump odia i Pavement, i fan di Kanye West non sanno chi è Paul McCartney, e altre balle.

Disclaimer: useremo il termine "trollare," oramai inevitabile neologismo dell'Internet, e tutti i suoi derivati. Ci scusiamo per chi non sopporta questa parola: la vostra rabbia è comprensibile. Trollare è un'arte. Devi sapere chi stai trollando, quali sono le loro debolezze e, in caso, anche quando è ora di smettere. Alcuni passano anni ad apprendere e affinare l'antica arte del trollaggio, mentre altri sono naturalmente portati. Un troll può essere la salvezza, come può essere la rovina. Senza la giusta precisione, il rischio è che si rivolti contro lo stesso trollatore, con tutte le orribili conseguenze che ciò potrebbe causare. Certe volte i tentativi di trollaggio falliscono miseramente. Ma quando un troll ottiene ciò che vuole, la bellezza è talmente tanta che non si può fare altro che starsene in silenzio a osservarla, nella sua purezza e magnificenza. Sul serio, siamo fortunati a vivere nell'età dell'oro dei troll, dove il Re di questi sta addirittura per diventare Presidente degli Stati Uniti portando dunque a termine l'antica missione di trasformare il paese nel Sacro Trollano Impero, com'è giusto che sia. Andiamo a vedere uno a uno i migliori troll di questo mirabolante 2015.

Edward Mani di Forbice eroe della Patria

John Hendren è un corrispondente inglese di Al Jazeera il cui compito è tracciare i nuovi trend dei social. Jon (senza "h") invece è un burlone virtuale che una volta ha convinto il tipo degli Smash Mouth a mangiarsi dodici uova di fila. Si potrebbe presumere che, preparando una trasmissione sull'importanza del profilo Twitter di Edward Snowden, il canale televisivo HLN volesse invitare il primo. È qui però che quella lettera malefica ha fatto la differenza. Evidentemente gli addetti al casting di HLN non hanno trovato niente di sospetto nel nome usato da Hendren su Twitter (@fart), così hanno comunque mandato per mail a Jon Hendren (sempre senza “h”) l'invito alla trasmissione. Adesso, Jon Hendren avrebbe potuto benissimo declinare l'offerta e specificare di non essere lui l'esperto su Snowden. Ma così facendo non sarebbe stato un Eroe, né tantomeno avrebbe reso onore al suo illustre nome su Twitter, @fart appunto. Allora Hendren si è messo una giacca e una camicia, ha assunto un'espressione seriosa e si è collegato alla diretta via Skype. Ciò che è accaduto dopo è vera arte concettuale. L'intervista è cominciata come ogni talk show pomeridiano—con una conversazione avulsa da ogni tematica detta in partenza. Hendren è stato al gioco, e ha risposto alla presentatrice Yasmin Vossoughian esattamente ciò che questa si sarebbe aspettata, trasmettendo un senso di sicurezza del tutto credibile. Ma dopo un minuto e quaranta secondi di scena, Hendren si ribella. Quando gli viene chiesto se le azioni di Snowden siano effettivamente in grado di fare del male alle persone, risponde serafico: "Credo che ostracizzarlo dalla società solo perché ha le mani di forbice, sia strano. Alla gente non faceva paura prima che iniziasse a tagliare le siepi a forma di dinosauri e quant'altro." L'intervista sarebbe dovuta finire qui. Qualcuno avrebbe dovuto sussurrare all'auricolare di Vossoughian di fermare la diretta. Invece no, si è comportata come se l'affermazione di Jon fosse perfettamente ragionevole, e anzi, ha atteso con educazione il suo turno per rispondere. E qui il suo secondo errore, cioè permettergli di formulare una domanda. "Lo trattiamo come un animale, come qualcosa da mettere in quarantena e isolato," ha proseguito, impassibile, senza lasciar trapelare l'emozione di non essere stato tagliato, "solo perché è stato creato in cima a una montagna da Vincent Price, con delle forbici al posto delle mani. Edward Mani di Forbice è un eroe assoluto per me." Ha proprio detto così! Ha proprio detto Edward Mani di Forbice. Sicuramente, penserete voi, almeno a questo punto si è interrotto tutto. E invece no! Gli sono ancora state poste domande, a cui ha risposto raccontando di quando ha bucato un materassino gonfiabile con un dito. A una prima occhiata, non sembra altro che un troll di Twitter che prende per il culo la TV nazionale in diretta. In realtà c'è molto di più. Il fatto che la presentatrice non si sia minimamente resa conto di quanto è stato messo in ridicolo il suo programma, ci fa capire che non è possibile ridicolizzare una trasmissione della TV via cavo. È la TV via cavo stessa a essere ridicola.

I fan di Kanye non conoscono Paul McCartney

Si è iniziato presto a trollare quest'anno. Presto nel senso proprio il primo giorno dell'anno, quando Kanye e Paul hanno fatto uscire la loro “Only One”. I ragazzini hanno iniziato a chiedersi su Twitter chi cristo fosse questo Paul McCartney, e ad apprezzare il fatto che Kanye comunque gli desse visibilità con questa collaborazione. Ci può stare che esistano pischelli realmente ignari di chi sia Paul McCartney (un vero scandalo non conoscere i membri di una band sciolta decenni prima della tua nascita), gran parte di questi stavano solo ridendo sguaiatamente dei coglioni che ci credevano, e facevano bene. La cosa bella è che Buzzfeed stesso ci è cascato e ha pubblicato un recap di questi tweet in un post intitolato “These Kanye West Fans Want To Know: Who Is Paul McCartney?” per poi aggiungere una precisazione in fondo all'articolo: "Aggiornamento: un paio di questi utenti hanno dichiarato di star solo scherzando." Ma a quel punto la frittata era fatta. La non-storia ha fatto il giro dell'Internet, guadagnando strati e strati di indignazione a ogni condivisione. È finito su E! Online, Daily Mail, Death and Taxes, giusto per fare qualche nome, molti dei quali hanno pure embeddato il tweet di tale Desus Nice, un famoso troll di Twitter, che ai tempi aveva già più di sessantamila follower. L'apice è stato toccato quando Good Morning America ha dedicato un servizio al fenomeno. I corrispondenti si sono proprio riuniti a cerchio attorno a un tavolo per leggere uno a uno i tweet incriminati e ridere compassionevolmente di queste nuove generazioni debosciate che manco sanno più la storia del RUOCK. Peccato che lo scherzo fosse rivolto proprio a loro. Perché quello che ha evidenziato il gap generazionale non è che i ragazzini non sanno chi sono i Beatles, ma che i presentatori di mezza età non sono minimamente in grado di usare/capire Twitter.

Un finto Wayne Coyne trasmette un finto pezzo dei Beach House in una finta trasmissione radio

Riot Fest 2014, foto di Nick Karp È semplicissimo ingannare i blog, visto che è un'industria fondata sul principio per cui vince chi è il più veloce a riportare una notizia, sticazzi se vera o falsa. Perciò quando ad alcuni di questi è arrivata una mail a nome "Sean Price" che annunciava il lancio di una serie di podcast da parte dell'headliner dei Flaming Lips Wayne Coyne, chiamato “The Fearless Freakcast”. Il primo episodio, secondo questa mail, avrebbe dovuto includere una nuova traccia dei Beach House con tanto di intervista, e bam, i blogger ci sono cascati tutti uno a uno. Il podcast, caricato su Podbean, naturalmente non era di Wayne Coyne, ma di un hippie pazzo e particolarmente eccentrico. Si è pure messo a intervistare due tizie che si spacciavano per Victoria Legrand e Alex Scally dei Beach House. I tre sono andati avanti per circa un'ora e mezza con questo teatrino; hanno parlato di like su Instagram, della sfida di essere in due in una band ("Basta fare un rapido ascolto per rendersi benissimo conto che ci sono almeno venti persone dietro a ogni singola traccia dei Beach House! Anche nella nuova produzione di Miley Cyrus ci sono sicuramente dietro almeno una trentina di chitarristi!"), e sullo show Say Yes to the Dress (avevano apprezzato la parte in cui dovevano indossare i vestiti). Dopo aver salutato “Jimmy e Pete” "Alex” e “Victoria” hanno presentato una nuova canzone chiamata “Helicopter Dream (I’m Awake),” nome che “Coyne” ha definito suggestivo. La canzone, che si sarebbe anche potuta chiamare “Helicopter Dream (Ti sto perculando come un dio)”, consisteva in un minuto e mezzo di fraseggi e mugugni ben lontani da assomigliare a qualsiasi creazione dei Beach House, perciò sicuramente NON opera dei Beach House. Eppure i blog ci hanno creduto. Stereogum, Consequence of Sound, Fact, e Spin hanno tutti riportato la notizia della nuova traccia “Beach House” sfoderando un ricco campionario di termini in critichese spinto: "brano zuppo di riverbero", "odissea nello spazio del fuzz". Dopo un po' di tempo la gente ha cominciato a intuire che forse qualcuno l'aveva coglionata. Stereogum ha cancellato i post e tutti gli altri li hanno aggiornato sottolineando che si trattava di un fake. Tutto senza davvero capire cosa fosse successo. Consequence of Sound ha cambiato il titolo del post da “I Beach House fanno uscire la nuova traccia “Helicopter Dream (I’m Awake)’” a “Aggiornamento: Wayne Coyne rompe l'Internet con una finta canzone dei Beach House” e Fact ha aggiunto: “Maledetto Wayne cazzo di Coyne.” Il problema è che Wayne Coyne non c'entrava niente. È stato qualche pazzoide a caso dell'Internet che ha solo fatto il cristo che voleva con la gente.

Il Meta-Troll di 2 Chainz da Nancy Grace

Nel caso vi foste persi la leggendaria ospitata di 2 Chainz da Nancy Grace, interrompete immediatamente qualunque cosa stiate facendo e guardatela ora. Grace ha invitato 2 Chainz alla sua trasmissione per parlare di marijuana, poi gli ha posto una sfilza di domande totalemente idiote, gli ha mostrato un video di un bambino che fuma erba e ha pronunciato le parole "Tity Boi", inventando così la ricetta per la migliore trasmissione TV dai tempi della signora che cadde pestando l'uva. È difficile stabilire chi è stato trollato qui, ma un trollaggio c'è sicuramente stato. Direi Nancy Grace, per ben due volte. Prima è stata trollata dal suo assistente, che le ha organizzato una gran figura di merda, e poi anche da 2 Chainz che ha messo in atto la prevista umiliazione. È stato come un Trollception, e Grace è finita così in profondità che potrebbe non ritornare più alla realtà. Non che l'abbia mai frequentata molto.

Donald Trump odia i Pavement

Donald Trump odia un sacco di cose: i fatti, le minoranze, non andare in bancarotta, i valori basilari dell'umanità, ecc. Ma non ha mai espresso la sua opinione sul leggendario gruppo indie rock Pavement. Perciò, il collaboratore di Noisey e utente di Twitter Zach Schonfeld si è permesso di creare un falso tweet che esprimesse disapprovazione per la band da parte del vecchio Donald.

Trump went too far this time pic.twitter.com/R8wDSaUpEI

— Zach Schonfeld (@zzzzaaaacccchhh) August 8, 2015

Vi ricordiamo che questo tweet è falso, e molti lo hanno capito. Vuoi vedere che Twitter non è una fonte d'informazioni affidabile al 100 percento? Ma più si è diffuso, più ha attecchito con le masse ignoranti. "Il popolo della rete diventa molto più ingenuo quando è accecato dall'odio per una persona in particolare", ha scritto Schonfeld nel suo racconto della vicenda. Stereogum ha postato il tweet sul proprio Facebook, dove c'è stato il grande blackout dell'irony detector. La gente si chiedeva come facesse Trump a conoscere i Pavement e i Big Star. Naturalmente questo scherzo fa molto meno ridere oggi che questo pene umano lampadato si trova in pole position come candidato repubblicano alla Presidenza e la sua filosofia "I musulmani sono tutti terroristi" getta benzina sul fuoco dell'islamofobia e della violenza. Però le battute su Stephen Malkmus ci hanno sempre fatto ridere, no?

Fuoco e fiamme al Burning Man

via Flickr Il rogo della pagina Facebook del Burning Man è ormai diventato una tradizione annuale tanto quanto il vero rituale del festival in cui si brucia il tizio di legno. Quest'anno però le fiamme sono state particolarmente violente su Facebook, con decine di troll a bombardare la pagina di centinaia di commenti atti a prendere in giro le varie assurdità di questo festival della droga. La gente chiedeva dello scivolo d'acqua per studentesse asiatiche, a che ora Kid Rock avrebbe incontrato i fan, e come prenotare un posto per la proiezione di Paul Blart 2. Anche l'organizzazione l'ha riconosciuto: Alla fine, i commenti dei troll erano talmente tanti da rendere la pagina inutilizzabile. Se volevi organizzare un'incontro con altri frequentatori del festival, ti toccava sfogliare 800 commenti sul chiosco Flavortown di Guy Fieri che utilizza solo uova da galline allevate a terra. Ma a guardare questi annunci su Craigslist, si direbbe che questo non ha impedito ai Burner di farsi alcune belle scopate.

Burning Man missed connections. pic.twitter.com/G5ZIoDZDOU

— Dan Ozzi (@danozzi) September 9, 2015

Trollhorn trolla la moda e il metal

via Metal Injection Chi poteva trollare i metallari meglio di un figlio di puttana chiamato Trollhorn? La scorsa primavera, la marca di vestiario preferita di chiunque voglia indossare abiti senza peso, H&M, lanciò una collezione ispirata al metal. No, non le magliette dei Metallica e degli Slayer che già vendevano, ma una linea di giacche, pantaloni e magliette con generiche toppe di band metal inventate. Sembrava avessero googlato "i logo black metal più fichi da svendere a ragazzini coglioni", ci avessero stampato delle toppe, e le avessero cucite sulle rimanenze del loro stock di jeans in svendita. Poi alcuni siti che si occupano di metal, credendo si trattasse di band sconosciute, notarono che tutte queste—MORTUS, MOTMROS, MYSTIC TRIANGLE—erano collegate a un'etichetta: Strong Scene Productions. Sulla pagina Facebook della label si potevano trovare biografie, merch e vari artwork di queste band. Alcune di queste sembravano legate alla scena National Socialist Black Metal (ossia i neonazisti). Siccome molti pensavano che SSP fosse stata creata da H&M come campagna di marketing, la cosa si diffuse oltre l'universo metal, fino a siti come Complex, creando indignazione per l'ignoranza dell'azienda. Ma il fatto è che H&M non c'entrava niente. Henri "Trollhorn" Sorvali, della band metal finlandese Finntroll, insieme ad alcuni amici, aveva creato la finta etichetta per rompere il cazzo. Si trattò di un trollaggio profondo, e la soddisfazione fu adeguata. Il movente fu "far capire che non si può commercializzare una sottocultura senza conoscerne ogni aspetto", ha svelato in un'intervista con Noisey. Che Satana lo benedica.

Un uomo molto bello e intelligente vende l'aria di Williamsburg su eBay per 20.000 dollari.

Con una mossa che è stata definita come geniale satira sia della gentrificazione di Williamsburg che della reazione del mondo dei blog, un intelligente burlone che pare sia tanto bello quanto disponibile ha messo in vendita su eBay una busta di aria della zona più trendy di Brooklyn. Quest'estate, l'utente eBay TheEdgeDweller ha messo in vendita una busta di plastica a chiusura ermetica piena di aria di Williamsburg con la seguente descrizione: "L’aria è stata raccolta durante l’estate 2015. Questo misterioso ossigeno potrebbe venire da chissà dove; magari ha circolato dentro i nostri bar e brunch-bar più fichi, tipo Enid’s o il Whyte Hotel. Oppure ha passato un po’ di tempo sul set della serie TV di Lena Dunham per HBO, Girls. Potrebbe essere stata respirata dagli abitanti più cool, tipo Sky Ferreira. Quel negozio su Bedford Avenue che vende solo cappelli? Il negozio di salse piccanti su Whyte? Non ve lo possiamo dire! Non c’è modo di sapere da che parte del Burg venga quest’aria!" L'asta è partita da 39.99 $ e si è scatenata immediatamente una guerra di rilanci. Sono state raggiunte velocemente le quaranta offerte, superando la cifra di 20.000 $. Poco dopo sono arrivati i media, con diversi blog che hanno scritto pezzi sull'"aria hipster" e su quanto sia tutta matta questa Williamsburg con tutti quei ragazzi con gli appartamenti e i cappelli. Da quel momento le cose si sono fatte interessanti per me. Per lui, volevo dire. Per il tizio. Il tizio che vendeva l'aria. La "notizia" è giunta anche al TG della sera, in cui l'asta è stata definita "semplicemente ridicola" spingendo la madre del venditore a chiamarlo e spiegargli per venti minuti che sta buttando via la sua vita. Alla fine si è fatta avanti eBay e—per nessuna ragione valida—ha chiuso l'asta e bannato l'account. Il venditore è ancora in attesa di quei 20.000 dollari.

I finti drop dei DJ EDM

Magari vi stupirà, ma le persone che spendono un sacco di soldi per farsi strusciare addosso da tamarri ricoperti di braccialetti fluo strafatti di MD mentre qualcuno preme play su iTunes (e magari lo fa come progetto artistico) non sono i più fini conoscitori musicali. I DJ lo sanno bene, visto che sono loro a prendersi il suddetto sacco di soldi. Alcuni hanno cominciato a trollare le grandi folle con dei crescendo da paura che poi finiscono in "True", la classica ballatona anni Ottanta degli Spandau Ballet. È la versione EDM del Rick Rolling, ma è pur sempre un miglioramento rispetto a quello che propongono moltissimi DJ.

Father John Misty coverizza le cover di Taylor Swift

Josh Tillman ha scritto un bel disco sull'essere innamorati quest'anno. Ma per evitare di dare l'impressione di essere un'altra mezzasega bianca che strimpella canzoni sui sentimenti, ha usato il suo senso dell'umorismo consapevolmente hipster nel suo alter ego Father John Misty. Nel corso di quest'anno, si è lanciato in una trollata dietro l'altra. Ecco una veloce classifica delle sue greatest hit: —Ha mandato in confusione il pubblico del Late Show suonando il pianoforte su una traccia di risate registrate.
—Ha criticato lo streaming gratuito istituzionale lanciando il proprio servizio musicale chiamato SAP.
—Si è esibito nella sede dei concorrenti di SAP, Spotify, cantando versioni da karaoke delle proprie canzoni.
—Ha fatto un concerto dietro un cartonato di un cellulare gigante per prendere per il culo il fatto che tutti guardiamo i concerti tramite un cazzo di schermo oggigiorno. Ma forse lo scherzo più degna di nota è stato quando Tillman si è inserito nella già ridicola isteria mediatica riguardo alla cover di 1989 di Taylor Swift fatta da Ryan Adams. Dopo la popolarità raggiunta dalle versioni di Adams, Tillman non ha perso tempo e ha pubblicato le sue cover delle cover di Ryan Adams delle canzoni di Taylor Swift in stile Velvet Underground. I blogger musicali, che, come avrete capito leggendo questo articolo, non sono proprio delle cime, sono impazziti e la notizia è diventata virale. Rendendosi conto che la cosa gli era sfuggita di mano, Tillman ha cancellato le canzoni. Poi ha rilasciato una dichiarazione in cui diceva che Lou Reed gli era apparso in sogno per chiedergli di toglierle da Internet, il che divenne a sua volta una notizia virale. "Ero arrabbiato con i media", ha spiegato a un programma radio, "pensavo: 'questa gente è capace di pubblicare qualunque cosa', così ho pensato al nonsense surrealistico più assurdo, più chiaramente inverosimile, più impubblicabile che potevo, e loro l'hanno pubblicato lo stesso!" Ma il trollaggio più subdolo e più soddisfacente è arrivato dalla sua dichiarazione riguardo a Taylor Swift e a 1989, che Tilman sostiene di non aver mai ascoltato prima di coverizzarlo: "Sono sicuro che devo averlo sentito passando davanti a una pasticceria dell'aeroporto, o qualcosa del genere". Chiamare Taylor Swift musica da pasticceria dell'aeroporto è la cosa più cattiva e più giusta che potesse dire!

Il live-trolling di Martin Shkreli

Tutti ci ricordiamo di Martin Shkreli, il CEO della compagnia farmaceutica che si comporta come un neonato con la cravatta che ha fatto salire il prezzo di una preziosa medicina in maniera assurda e poi si è messo a prendere per il culo la gente che lo insultava su Twitter. L'industria musicale è particolarmente interessata a distruggerlo dopo che è saltato fuori che era uno degli investitori dietro a Collect Records. Ora anche il Wu-Tang Clan è costretto a odiarlo, visto che questa merdina si è comprata il loro disco da un milione di dollari e ora i Wu-Tang doneranno gli amati soldi in beneficenza per non sentirsi suoi complici. E mentre Shkreli pensava di essere un Trollmaster solo perché rispondeva alle critiche in modo acido e lapidario, il vero vincitore è stato un utente di YouTube di nome Erik, che ha creato questo fantastico video in cui entra nel vivo della faccenda con il vecchio Shkreli.

La campagna di marketing di Sun Kil Moon

foto dal sito di Sun Kil Moon Mark Kozelek aka Sun Kil Moon ha adottato la mentalità "basta che se ne parli" per promuovere il suo ultimo album. Dopo aver ricevuto una certa copertura negativa l'anno scorso per aver detto al tizio dei War On Drugs di succhiargli il cazzo, non ne ha più avuto abbastanza e prima se l'è presa con le giornaliste femmine, poi ha chiamato gli organizzatori dei festival contadini incestuosi, insomma in generale ha cercato di attaccare rissa con chiunque gli prestasse un po' di attenzione. E ha funzionato, perché tutte queste notizie si sono diffuse. Per dio, anche noi ne stiamo parlando. Ci hai fregato Kozelek. Siamo stati trollati. Segui Noisey su Twitter e Facebook.