I Dimmu Borgir vogliono che pensi con la tua testa
Foto: Per Hemly.

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Musica

I Dimmu Borgir vogliono che pensi con la tua testa

Abbiamo intervistato le leggende del black metal norvegese dopo un quarto di secolo passato a insultare Dio, il cristianesimo e l’umanità tutta.

Nel mondo della musica, otto anni senza pubblicare un disco non sono pochi, se non ti chiami Tom Scholz, e per quanto strampalati, i Dimmu Borgir certo non sono rocker settantenni dediti al vegetarianesimo e al volontariato come il tuttofare dei Boston. Anzi, gli autori di In Sorte Diaboli di umanitario hanno ben poco, visto che nel 2018 festeggiano un quarto di secolo passato a insultare Dio, il cristianesimo e fondamentalmente l’umanità tutta.

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Per l’occasione, i norvegesi hanno deciso di festeggiare dando finalmente un seguito all’ultimo lavoro in studio, Abrahadabra, datato appunto 2010. Vero è che la scorsa primavera se ne erano usciti con Forces Of The Northern Night, un dvd celebrativo registrato con tanto di orchestre sul palco di Wacken nel 2012 e all’Oslo Spektrum nel 2011, ma appunto, non si trattava certo di materiale nuovo. Anzi, credo che sei anni e rotti per produrre un dvd siano un lasso di tempo discretamente biblico.

Morale, Eonian è in uscita per mamma Nuclear Blast il quattro di maggio, e quando si è presentata l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Shagrath e Silenoz, in visita a Milano per una giornata promozionale sul finire dell’inverno, ho raccolto quello che resta della mia voglia di satanismo e ho incontrato le due icone del black metal. Per prepararmi all’incontro ho avuto modo di ascoltare il nuovo album in modo approfondito, e devo dire che non è così pessimo come il primo singolo, “Interdimensional Summit”, sembrava suggerire; certo, siamo lontani anni luce, anzi, eoni, dai tempi di Enthrone Darkness Triumphant e “The Mourning Palace”, e i Dimmu Borgir di oggi sono un’entità completamente diversa da quella di venti e rotti anni fa. Dopo essermi presentato come uno scribacchino non di settore, e aver chiesto ai miei interlocutori se conoscessero VICE (“ma come, siete quelli con il canale YouTube che fa documentari assurdi?”), mi sono presentato con una domanda strutturale.

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Siamo nel 2018, siete ultraquarantenni, ma date ancora fuoco ai preti?
Shagrath: Dare fuoco ai preti? L’abbiamo mai fatto?
Silenoz: Non di proposito. [ridono entrambi]

Lo chiedo perché il video di “Interdimensional Summit” è molto diverso da quelli che avete girato in passato.
Shagrath: È più una video-performance che non una storia. Ci è servito per rimettere la testa nel gruppo, riabituarci a stare sul palco tutti insieme. L’intenzione è stata quella di far vedere la band, dopo tutto questo tempo.

Per l’appunto: come mai avete aspettato così tanto prima di tornare con un nuovo album? Cos’è successo in questi otto anni?
Shagrath: La vita.
Silenoz: Abbiamo pensato che sedici anni sarebbero stati troppi, quindi abbiamo dimezzato l’attesa.
Shagrath: Abbiamo suonato un sacco, ci siamo concentrati sulla produzione del disco precedente fino al 2014, poi abbiamo deciso di prenderci un periodo di pausa. Ne avevamo bisogno, dovevamo riflettere, prenderci del tempo per noi per far rinascere la scintilla ed essere assolutamente convinti di cosa avremmo voluto fare dopo.
Silenoz: Facciamo sempre una pausa, finito un tour promozionale. Ci serve per recuperare la giusta prospettiva sulle cose, la giusta concentrazione. Questa volta è stato un po’ diverso, ci è voluto un po’ più di tempo, ma abbiamo fatto un nuovo album perché volevamo fare un nuovo album, non certo perché dovevamo.
Shagrath: Non è un album costruito, è autentico, quando abbiamo sentito la necessità e il desiderio di comporlo, lo abbiamo fatto. Alle nostre condizioni. Non avevamo una scadenza per questo disco e siamo in giro da abbastanza tempo da non dover più provare niente a nessuno.

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Proprio a questo riguardo: quest’anno i Dimmu Borgir compiono venticinque anni. Cosa è rimasto e cosa è cambiato dai primi anni Novanta? Come vi sentite dopo un quarto di secolo?
Silenoz: Come l’albero della vita, se conosci la mitologia scandinava. Ci sentiamo in perenne espansione.
Shagrath: Rinnovati. Per noi è una cosa fondamentale, porci delle nuove sfide ogni volta che facciamo qualcosa e non ripeterci. Ci piace pensare di essere diventati più bravi in quello che facciamo, e spero che si riesca a sentire la progressione all’interno della band, che è sempre stata molto naturale, dal 1993 ad oggi.

Se aveste la possibilità di parlare con voi stessi nel ‘93 c’è qualche suggerimento o avviso che vi dareste?
Silenoz: Nah, queste sono solo speculazioni, non è il modo in cui ragioniamo. Siamo sempre stati controcorrente e non ci siamo mai posti alcun limite - abbiamo sempre approcciato tutto con questa mentalità. Se inizi a fermarti a riflettere su come gli altri si aspettano o pensano che tu debba fare una cosa poi quella cosa smette di essere tua. L’importante è farla sempre alla propria maniera, altrimenti tanto vale non farla. Che è poi la ragione per cui abbiamo deciso di fare un album ora, non prima, non più tardi.
Shagrath: Di nuovo, alle nostre condizioni. A qualcuno piace, a qualcuno no, come è normale.
Silenoz: Sì, così come noi non ci ripetiamo e andiamo per la nostra strada, così anche chi ci ascolta spesso si ritrova spiazzato da quello che facciamo, e a tanti potrà non piacere il disco nuovo. Eppure per ogni fan che smette di ascoltarci, ce ne saranno dieci nuovi che troveranno all’interno del disco qualcosa che gli piace.

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A proposito, torniamo al video di "Interdimensional Summit": in un paio di settimane ha raggiunto il milione di visualizzazioni, che per una band metal sono tantissime. Ricordo che qualche tempo fa avete detto in un’intervista che YouTube non è il modo per ascoltare i Dimmu Borgir , ma è anche vero che è un ottimo modo per testare il polso della situazione, visti i commenti che piovono in rete.
Silenoz: Vero, e non devi mai pesare troppo i pollici alti e i pollici versi che trovi lì sopra. Però ti posso dire che i pollici alti erano molti di più. [ride]
Shagrath: La verità è che ci preoccuperemmo se non arrivasse alcuna reazione, positiva o negativa che sia.
Silenoz: Esatto. Reazioni estreme, positive o negative, significano che quello che stai facendo coglie nel segno, in un modo o nell’altro.

Ho tirato fuori il discorso proprio perché uno dei commenti che postati in rete proprio oggi dice una cosa del tipo “I Dimmu Borgir oggi suonano come gli Epica e i Nightwish ”.
Shagrath: Posso dirti che a casa ho una collezione di dischi enorme, ma al suo interno non troverai un singolo album dei Nightwish.
Silenoz: Io non sarei in grado di nominarti una canzone dei Nightwish, però so per certo che sono molto famosi, quindi immagino che qualcosa di giusto in fondo lo facciano. In questo senso, è un paragone positivo.
Shagrath: Ho anche visto dei commenti in cui venivano nominati i Sisters Of Mercy, che invece sono più vicini a noi e a quello che ascoltiamo. E per noi è stato un grande complimento. Però c’è da dire che quel singolo è solo una piccola parte dell’album, che la gente non ha ancora ascoltato per intero. È come se avessimo estrapolato soltanto una piccola percentuale di Eonian, e non si può giudicare l’album da quella singola canzone.

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Ho avuto la stessa sensazione ascoltando l’album per intero: quello è effettivamente “il singolo”, ma nel complesso l’ho trovato un disco molto vario.
Shagrath: Quella canzone non rappresenta necessariamente il disco.
Silenoz: Non è altro che un pezzo del puzzle, così come un’altra canzone ne sarebbe un altro pezzo. Niente altro.

Partendo da questa varietà e dal fatto che avete portato un’orchestra con coro e violini sui palchi di Wacken, in che rapporti vi sentite con il resto del mondo black metal?
Shagrath: È una scena cui ci sentiamo profondamente legati, io personalmente ne ascolto ancora tantissimo e mi sento ancora vicinissimo ad esso. Anzi, sono fiero di vedere che il genere è sopravvissuto così a lungo e ha ancora cose da dire. Il problema, per me, è il numero di gruppi che ci sono in giro: oggi tutti hanno una band, ed è impossibile starci dietro.
Silenoz: E se non si trovano una band, mettono in piedi una one-man band.
Shagrath: È altrettanto vero però che la qualità media è davvero alta, nella nuova generazione. Sono convinto che sarà molto interessante vedere cosa salterà fuori.

E al lettore medio di VICE, che tendenzialmente col black metal non ha molto a che fare, cosa direste?
Shagrath: I Dimmu Borgir non sono mai stati una band black metal nel senso tipico del termine.
Silenoz: Ci definiscono black metal sinfonico, che è l’etichetta probabilmente che si avvicina di più a noi, ma quando ascoltiamo black metal ascoltiamo cose classiche e in una certa misura molto lontane da quello che proponiamo.
Shagrath: Abbiamo sempre cercato di non suonare mai come le nostre band preferite. E non tutti, anche nel mondo black metal, lo capiscono.
Silenoz: Per noi è tutta questione di identità e mentalità, non vogliamo ragionare come pecore, per cui se ascoltiamo una cosa poi ne suoniamo una totalmente diversa. È molto contraddittorio che proprio in un genere che predica l’individualità poi tutti si ritrovino a suonare la stessa cosa e abbiano paura delle evoluzioni.

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Per quanto riguarda la lineup, a proposito di evoluzioni, non ci sono stati cambiamenti rispetto alle registrazioni di Abrahadabra, ma la formazione ufficiale conta ancora soltanto voi due e Galder [il secondo chitarrista]…
Shagrath: Sì, perché siamo i maggiori compositori. Tuttavia dopo tutti questi anni abbiamo lasciato agli altri un ruolo maggiore, perché abbiamo capito che sono persone serie e si dedicano completamente a quello che fanno.
Silenoz: Come se fossero stati in stage per nove anni. [ride]
Shagrath: Però oggi hanno messo la loro firma sull’album, c’è una parte di loro dentro Eonian. E questa è la lineup più stabile che abbiamo mai avuto.

E immagino che con questa lineup poi come sempre partirà un tour di promozione del disco. Avete qualche cosa di particolare in mente?
Shagrath: Sì, sempre la solita procedura tutti gli anni. Cioè, non proprio l’anno scorso ormai, ma sì, solita procedura. Fai un album, lo promuovi, giri il mondo, ricominci da capo, e poi di nuovo.
Silenoz: In questa fase ci stiamo concentrando sulla stampa, e per ora ci ha fatto molto piacere il feedback che abbiamo ricevuto dai giornalisti, che hanno potuto ascoltare l’album un po’ di volte, perché c’è davvero tanta roba al suo interno, un sacco di informazioni, è quasi sovraccarico.

La prima cosa che ho ascoltato, ovviamente, è stata il singolo quando è uscito e personalmente devo confessarvi che non è molto nelle mie corde, poi però ho ascoltato Eonian per intero ed effettivamente è davvero molto vario rispetto a quella singola canzone. Per tornare alla promozione, però, non siete mai stanchi di essere in giro per il mondo?
Shagrath: Siamo stanchi di essere stanchi, di tutti i tempi morti negli aeroporti e quelle cose lì. Non c’è niente di fico in realtà, ad essere in tour, ma quando sei sul palco, quando ti stai esprimendo, ecco, quella sensazione non ha eguali. Alla fine riesce a farti sentire come se ne valesse quasi la pena. La reazione dei fan quando suoni certe canzoni… Sono momenti indescrivibili.

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Parlando di momenti indescrivibili: qual è la cosa più assurda che vi sia mai capitata in tour? Dopo venticinque anni immagino che ne abbiate viste di tutti i colori, ce n’è una in particolare? [Qualche sghignazzo, ma nessuna risposta…] Oppure no?
Shagrath: Oppure no. Meglio che certe cose si dicano solo a microfoni spenti.
Silenoz: Diciamo che siamo stati molto fortunati a vivere un sacco di cose diverse nel corso degli anni. Tante band suonano e poi se ne tornano a casa, noi cerchiamo sempre di vivere il più possibile le situazioni, di prendere il toro per le corna, e questo ti porta a provare una notevole serie di esperienze e di situazioni assurde.

Ok, come non detto, non indagherò oltre, valeva la pena tentare.
Silenoz: Beh, per esempio, visto che i Judas Priest sono appena usciti con Firepower, ti racconto questa. Nel 2004, durante un tour negli States con l’Ozzfest, rilasciammo un’intervista in diretta in una radio. Il conduttore provò a farci cascare in una sorta di trappola, iniziando a chiederci un’opinione sull’omosessualità di Rob Halford come se si aspettasse qualche tipo di reazione da parte nostra. Noi rispondemmo in modo del tutto disinteressato una cosa del tipo “Che problema c’è? Sono fatti suoi, questo non ha niente a che fare con noi o con la nostra musica”. Usammo dei toni un po’ forti, lui non la prese bene e ci cacciò dallo studio durante la trasmissione. Un paio di giorni dopo, mentre eravamo ancora in tour, scendemmo dal palco e trovammo nel backstage sette od otto scatoloni di lager inglese d’importazione con sopra un post-it “Grazie per aver difeso il Dio del metallo. Rob”. Ecco, questa era una storia.

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Anche una bella storia, e complimenti al conduttore radiofonico. Metallari che si riempiono la bocca di concetti come “apertura mentale” e poi…
Silenoz: In seguito scoprimmo addirittura che aveva lanciato un appello nella sua trasmissione incitando gli ascoltatori a tirarci oggetti sul palco durante la data successiva, a Cleveland. Tra l’altro è un crimine federale, incitare alla violenza in quel modo. Non è finito in prigione, ma quel tipo era davvero un coglione.

Scommetto che ne avete incontrati un buon numero, di coglioni.
Silenoz: C’è un sacco di gente che fa la doppia faccia, in questo mondo.

Torniamo al disco: per registrare Eonian non avete fatto uso di un’orchestra vera e propria, ma vi siete affidati al sampling e alle librerie audio. Mi è sembrato che la scelta sia ricaduta su alcuni suoni che si trovavano nelle prime esplorazioni che i blackster facevano con le tastiere, o almeno l’impressione alle volte è di sentire echi degli anni Novanta.
Shagrath: Non sei il primo a notarlo, ed effettivamente è così, ci sono degli elementi che rimandano in modo abbastanza diretto alla storia del black metal. Non solo nei sample, ma in generale in molti dettagli: qualche passaggio, una parte di un riff… Insomma, se conosci la storia del black metal, capisci di cosa sto parlando.

Partendo da questo spunto, l’ultima domanda: chi è che ascolta i Dimmu Borgir oggi? I vostri fan del 2018 conoscono la storia del black metal? Prima dicevate che per ogni persona che smette di ascoltarvi, una nuova inizia…
Silenoz: Dieci, non una, dieci persone nuove iniziano. Ne voglio dieci per ognuno che ci abbandona. [ride] Il tipico fan dei Dimmu Borgir oggi è estremamente aperto. Oppure estremamente conservatore. Non penso ci sia nulla nel mezzo, ci capita di vedere ai concerti bambini con i genitori o metallari intransigenti. Per noi questa è una forza, sapere che riusciamo a dare qualcosa a un pubblico così trasversale e variegato.
Shagrath: Un sacco di gente diversa trova qualcosa che la avvicini alla nostra musica, per noi è un grande risultato.

Per esempio i testi? La mia impressione è che in questo momento vi siate più concentrati sulla vostra individualità che non sulla distruzione del cristianesimo.
Shagrath: Penso che il nostro punto di vista sul tema sia ormai abbastanza chiaro. [ride]
Silenoz: Sì, dai, non è che dobbiamo ribadirlo ancora. [ride] Però quello che hai detto è molto importante: è l’impressione che ne hai avuto tu, ed è così che deve essere. Se noi dessimo un’interpretazione a monte si perderebbe il filtro personale e l’idea che ciascuno può sviluppare, e a quel punto verrebbe meno proprio l’individualità di cui stiamo parlando, che è invece un elemento fondamentale.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.

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