DrefGold è molto di più di una Kanaglia
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DrefGold è molto di più di una Kanaglia

Dato che leggerete mille interviste in cui parlerà del suo nuovo album, abbiamo fatto a DrefGold domande su Side, sulla morte culturale di Bologna e sul metal.

È la seconda volta che incontro DrefGold negli ultimi mesi. La prima volta lo avevo conosciuto a un Minigolf vicino all'aeroporto di Linate, lui era un rapper emergente dotato di makatussin nel bicchiere e felpa Supreme col Piss Christ di Serrano. C'erano anche Daves the Kid e altri suoi amici, e insieme avevamo parlato di tradizioni da abbandonare e menti da aprire. Quelle della sua Bologna, in primo luogo, e poi quelle dell'Italia intera.

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Stavolta Dref è nella saletta stampa di Universal, a Milano. È il primo pomeriggio e lui parla del suo primo album Kanaglia dalle 10 di mattina. Ha finito le copie omaggio e non ha ancora mangiato. Daves, oltre il vetro che divide la stanza dal corridoio, suona "Per Elisa" su un pianoforte. Le menti sono state aperte, le tradizioni abbandonate e lui è un rapper famoso.

Guarda Noisey Meets DrefGold

Però di quel pomeriggio al Minigolf si ricorda bene. "Mi è mezza rimasta quella cosa, perché la voce era venuta tutta così… quindi ogni volta che lo guardo mi dico 'Mannaggia!' Ma spero che un giorno qualcosa di video potremo rifarlo, mi piacciono troppo". E dimostra così subito di non essersi montato la testa.

DrefGold colpisce per il suo entusiasmo e la sua genuina voglia di comunicare. Anche ora che Sfera Ebbasta lo ha preso sotto la sua protezione e Capo Plaza lo considera uno dei pochi artisti con cui può collaborare, Elia da Bologna resta un ragazzino che pensa che le parole siano semplici e quindi le usa senza criterio, spinto da quella che sembra essere semplice gioia di vivere.

E ce n'è tanta, di spensieratezza, in Kanaglia, un album in cui Dref gioca a fare il Lil Yachty italiano, con i pedalò sabbiosi della riviera al posto di quell'iconica piccola barca rossa alla Steve Zissou. Se "Wave" con Sfera Ebbasta fa calare qualche nuvola sul suo cielo terso, per il resto Dref e Daves soffiano una brezzolina di presa bene sulla materia musicale nelle loro mani, soprattutto nei gloriosi "SKRR SKRR SKRR" di "Booster" e nella scioltezza di "KNGL Dance". Ma non è da queste luci che cominciamo a chiacchierare, bensì dal buio che ha avvolto un suo amico. Arturo, in arte Side.

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Noisey: Dato che stiamo parlando di nostri video, hai visto l'intervista con Side?
Quella ha spaccato. Ero con lui il giorno dopo che l'ha girata, c'era anche il Sergente che mi raccontava com'era andata. Tutta minimale, super da paura.

Che ne pensi di "Medicine"?
Onestamente, come ho detto anche a Side, avrei aspettato a farla uscire in quella maniera così, subito. Però allo stesso tempo c'era bisogno che uscisse all'improvviso. Rispetto tantissimo Side a livello artistico, è sempre quello che mi ha spaccato di più. Senza togliere niente agli altri ragazzi della Dark Polo Gang, lui rappa e va a tempo bene, come piace a me. King Side.

Ma che effetto ti ha fatto sentire Side parlare di suicidio e depressione?
Tosto, tosto. L'avevo già sentito prima quel pezzo, a Roma, e la mia reazione era stata "Raga, che cazzo mi state facendo sentire?" Però è giusto, perché se una persona fa certi percorsi e vive certi periodi deve far capire agli altri che cosa gli è passato in testa. Soprattutto se è un rapper, e quindi basa tutto su come si sveglia la mattina. Sono felice, e allora faccio pezzi presi bene, sono triste, e allora faccio pezzi presi male. Alla fine è così che ho sgamato che i rapper funzionano. Quindi grande che riuscito a uscirne in questa maniera.

Ketama126 fa schifo

Ti volevo far commentare una frase da "Rehab" di Ketama126: “Parlo solo di droga perché non facciamo altro / Non ho contenuti perché sono vuoto dentro”. Avendo tu parlato di "fanculo al messaggio", che cosa ne pensi?
Grande, king Piero! "Rehab" la canzone è totale, per me. "Parlo di droga perché non facciamo altro" è un po' quello che dico io in "Quello vero", cioè "Possiamo parlare per ore di droghe / Io c'ho anche altri interessi ma non è che sono meglio". Capisco quello che vuole dire. È un momento in cui dentro di noi non c'è quasi niente, però dentro di me ci sono tantissime cose che volano, vanno e vengono. È tutto così super fast che non c'è tempo per incanalare le cose, e a volte quelle importanti non lo sono abbastanza da essere inserite in una canzone. Com'è che hai deciso di smettere di usare le parole nei pezzi? A usare gli "A U A U", gli "E E, E E"?
Secondo me questa cosa qua chiaramente con un po' di influenza dall'America, da un giorno all'altro ho cominciato a sentire queste robe, anche nei pezzi gente che prima ha sempre rappato in una maniera. Detto questo, a me piace molto la stupidità, la mezza ignoranza ma con un mezzo fine sensato. Che però, diciamocelo, non è sempre troppo sensato! Ma va a racchiudere qualcosa. Non so se l'hai fatto consciamente, ma dire "Le parole sono semplici" alla fine della strofa di "Sciroppo" è una bella strizzatina d'occhio all'ascoltatore.
Sai perché? "A, U, A" ha occupato un pezzo di frase. E quindi non potevo non fare quella chiusa. Volevo dire "Non provare a capirla, non faccio cose troppo difficili".

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"Sai che sono la wave", canti. Però l'onda è fatta per infrangersi. La cavalchi, ma prima o poi dovrai trovarne una nuova.
Io sono il surfer dentro l'onda, faccio parte di una scena. Il giorno che uscirò da quest'onda sarà per un naturale percorso che avrò fatto, ne uscirò senza farmi male. Non ci saranno grossi cali, un giorno semplicemente comincerò a fare un'altra cosa. Finché non faccio cazzate, finché non vado troppo veloce, finché non cado dal surf, tutto dovrebbe essere sotto controllo. Ma la cavalchi consciamente, l'onda?
È una roba che succede, ma consciamente. A un certo punto realizzi di esserci dentro e devi continuare a giocare. Come se ti svegliassi nel mezzo di una partita di calcetto. Ma che ne sai cosa succede in futuro? Ora sono conscio che tutto, piano piano, andrà ad ingrandirsi. Ma non so come.

La mia esperienza di Bologna è stata un po'… universitaria. Piazza Verdi, Via Zamboni, Via Petroni. Centri sociali come XM24. Quello era il tuo mondo?
Eh, era Bologna! Tutte le prime cose di rap e di strada arrivano da Piazza XXVIII Agosto, che era super in auge ai tempi. Ci beccavamo tutti là la sera, 300 persone, da chi si drogava e chi faceva freestyle. Poi ci spostammo in Piazza Aldrovandi, che è più in zona Petroni. In Piazza Verdi nessuno c'è mai andato, se sei di Bologna sai che lì ti arrestano! Il poliziotto sa benissimo che lì ci sono gli studenti, e infatti il tipico fuorisede arriva lì e si prende tipo "Che bella Bologna, si può fumare in giro!" No zio, in realtà stanno facendo la grazia santa a te, se fumassi io lì avrei cazzi. Un giorno sono passato a caso lì e mi hanno fermato. Comunque tutti questi centri sociali, da XM al TPO a Labàs, eri costretto a passarci per il fatto che le serate e il movimento rap era concentrato lì. Non c'erano cose diverse da quelle. Forse è stata una fortuna perché mi sono fatto una bella gavetta, è una cosa che in Italia non esiste da altre parti. Tipo?
Tipo ancora il freestyle nauseante di 50 minuti non-stop in giro, la serata dove riesce ad esserci tanta gente solo perché c'è la battle. Sono tutti posti molto fighi, però vivi nel 2018 e continui a vivere le serate di dieci anni fa. E nel resto d'Italia si fanno le serate con Sfera, Capo, Rkomi, gente così. Ti viene da dire "Ma regà, che stiamo facendo?" L'anno scorso hanno iniziato a esserci le prime serate dei ragazzi, e io ho cominciato a suonare aprendo a loro. Altrimenti continuavo a restare in situazioni bolognesi. Con tutto il rispetto, ma quattro volte all'anno Kaos One, DJ Lugi, DJ Gruff…

Bologna si sta spegnendo, a livello culturale? A me sembra di sì.
Il locale dove suonavano un paio d'anni fa, l'Arteria, c'era sempre pieno di gente, è stato chiuso. Ora hanno spostato tutto, ci va meno gente. Bologna sta un po' decadendo, forse anche perché si era lasciata andare troppo la mano. Era troppo diversa da ogni posto, magari acchittavi una festa fino alle sei del mattino e ti andava avanti ma non era poi troppo legale. Quindi a una certa hanno tirato le cuoia. Anche posti storici come il Link ormai sono vuoti. Magari ci vanno 70 persone, però sono posti così grandi in cui sembrano una sola.

Abbiamo intervistato recentemente Blessnd, il ragazzo che fa loghi metal,tra cui uno per te. A te prende bene quell'estetica?
Da paura! Forse sono i font a prendermi meglio. Mi piace tanto la maglietta con la scritta spaccata, che già solo quella ti fa sembrare più dark o cattivo. Ma io sono super happy, quindi una maglietta tipo iper colorata con scritto "Spice Girls" ma metal! Non so però se farò mai una maglietta così, il ragazzino italiano apprezza la roba Thrasher col fuoco. Per quanto io capisca che in America Lil Uzi e Carti e altri vadano ad attingere da quelle cose lì, in Italia mischiare estetiche è ancora un rischio. Tipo, Lil Peep aveva un'estetica troppo forte per l'Italia secondo me. Ma comunque bomba, sono super fan della cosa senza essere fan del genere. Apprezzo un sacco anche il fatto che sia roba skinny, e quelle scarpone tipo le Buffalo… i New Rock! Stanno andando di brutto. È una wave vincente. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e Facebook. Vai a vedere DrefGold dal vivo qua: 04.08 Marina di Ravenna (RA), Touchè Santafè
10.08 Latina, Ombelico Disco
15.08 Gallipoli (LE), Sottosopra Fest
19.08 Taranto, Monkey Island
22.08 San Benedetto del Tronto (AP), Discoteca La Terrazza BB
23.08 Riccione (RN) Deejay Onstage