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elezioni usa 2016

No, Hillary Clinton non ha più delegati di Sanders dopo la sconfitta in New Hampshire

I calcoli pubblicati da diverse testate sono assolutamente sbagliati: a cominciare dai titoli di diversi giornali statunitensi, che hanno spiegato come Clinton avrebbe “ottenuto in New Hampshire lo stesso numero di delegati di Sanders.”
Foto di Michael Reynolds/EPA

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C'è molta confusione attorno ai primi risultati delle primarie americane.

Nel corso delle ultime ore infatti diversi giornali, italiani e internazionali, hanno scritto che in New Hampshire - nonostante una vittoria senza precedenti, con un margine di 22 punti percentuali - Bernie Sanders avrebbe ottenuto lo stesso numero di delegati di Hillary Clinton.

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Inoltre, alcune testate hanno scritto che i due risultati positivi ottenuti da Sanders - lo schiacciante successo di domenica, così come il sostanziale pareggio ottenuto in Iowa - sarebbero in realtà quasi inutili, già sbugiardati dalle preferenze di voto dei 'pesi massimi' delle primarie: i superdelegati.

Leggi anche: Trump, Sanders e la piccola 'rivoluzione' in New Hampshire

Stando ad alcuni calcoli, molti di questi superdelegati - alti membri del partito democratico, sindaci, governatori, senatori il cui peso specifico è molto elevato nella scelta finale - avrebbero già espresso la loro preferenza per la Clinton, portando alla moglie dell'ex presidente Bill un vantaggio quasi incolmabile — 394 delegati già assicurati contro i 44 dello sfidante, un Sanders in versione Don Chisciotte.

Questo scenario tuttavia, dopo appena due tornate di primarie, risulta inverosimile.

Questi calcoli sono infatti assolutamente sbagliati. A cominciare dai titoli di diversi giornali statunitensi, che hanno spiegato come Clinton avrebbe "ottenuto in New Hampshire lo stesso numero di delegati di Sanders."

Non è vero: in New Hampshire Sanders ha portato a casa 15 delegati, Clinton solo 9. Ed è Sanders in vantaggio nel calcolo totale, se sommiamo anche il numero di rappresentanti raggranellati in Iowa: 36 a 32.

L'ago della bilancia - questo è vero - è nelle mani dei superdelegati, che possono esprimere liberamente le proprie preferenze, senza curarsi del risultato delle votazioni espresse dai vari stati nelle primarie.

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Ed è vero anche che, dei 712 superdelegati che voteranno alla prossima convention nazionale Democratica, 362 hanno già espresso una preferenza nei confronti di Hillary Clinton, almeno stando a un'analisi realizzata dall'Associated Press. In favore di Sanders, invece, si sono sbilanciati in 8.

Questo non dovrebbe sorprendere chi ha una certa conoscenza della politica americana. Tra questi superdelegati, infatti, ci sono i membri Dem del Congresso, altri ufficiali del partito, e membri già eletti nel paese, e la maggioranza di loro si è schierata a favore di Clinton già da mesi.

Ai tempi, quando questo massiccio schieramento pro-Clinton fu chiaro, la candidatura di Sanders venne considerata niente più di un' 'esercitazione' per provare a cambiare la retorica della campagna elettorale — e veniva esclusa la possibilità che il 74enne si tramutasse in un reale competitor per la Presidenza.

Oggi la strada per Sanders è ancora in salita, ma la sua candidatura ha assunto tutto un altro peso.

I superdelegati sono sindaci, senatori, governatori, alti membri del partito, non completi imbecilli. Hanno detto che avrebbero supportato la campagna di Hillary Clinton, non che la voteranno alla convention — soprattutto, non cinque mesi prima della chiusura ufficiale delle primarie e dei caucus.

Leggi anche: Che cosa ci dicono i risultati in Iowa del presente e del futuro delle elezioni americane

Se Sanders si presenterà alla Convention con una netta maggioranza tra i delegati 'regolari', appoggiare Hillary infischiandosene del voto popolare potrebbe essere controproducente — sia per la stessa Hillary, sia per il partito. I democratici vogliono che i cittadini partecipino in massa alle elezioni presidenziali, e che votino per il candidato che hanno scelto, non per un candidato che ha perso un indiscutibile vantaggio di partenza nel corso della campagna elettorale. Scavalcare l'opinione popolare potrebbe essere un suicidio politico.

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Per il momento, l'unico dato certo è che poco più di metà dei superdelegati ha espresso l'intenzione di sostenere Clinton, vista anche la probabilità della sua candidatura. Ma questi voti non sono scolpiti nel cemento, e non lo saranno fino alla convention di luglio, quando quasi sicuramente si conoscerà il nome del candidato democratico alla presidenza.

A oggi hanno votato soltanto due stati, ed è incredibilmente difficile che i democratici arriveranno all'appuntamento conclusivo delle primarie senza un vincitore chiaro e assodato. Le ultime primarie rimaste incerte fino all'ultimo, nel partito di Barack Obama, risalgono al 1952.

I candidati democratici dovranno spartirsi in tutto 4.753 delegati, inclusi quelli 'super'. Il candidato vincente avrà bisogno di 2.382 preferenze per assicurarsi la nomination. Alla luce di questi dati, appare chiaro come anche gli eventuali 354 delegati già 'in pugno' a Hillary non hanno un grande significato.

Se Sanders continuerà a vincere nel corso dei prossimi mesi, infatti, è molto probabile che certi equilibri cambieranno di conseguenza.


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