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Tinder

Ho lasciato che 'Siri' rispondesse ai miei match su Tinder

A quanto pare non serve un cervello umano per essere invitata a uscire, basta una tastiera predittiva.

Il mio rapporto con Siri non è mai stato dei migliori, ma anche quello che intrattengo da qualche mese con Tinder non è il faro che illumina le mie serate da single: in un certo senso, la relazione che ho con entrambi somiglia più a un neon che funziona di rado, e che quando s'accende va comunque a intermittenza.

Ciononostante, affidare a Siri la mia vita relazionale per il bene di questo articolo aveva i suoi lati positivi. Il nostro cellulare sa sempre dove siamo, con chi parliamo, cosa ci piace, cosa detestiamo, quanto dormiamo e con chi, e a differenza dei nostri amici o delle nostre madri accumula tutti questi dati silenziosamente, senza intervenire mai.

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Tranne in questo caso.

Da qualche tempo sull'iPhone c'è infatti una graziosa funzione che sfrutta "l'intelligenza di Siri": la tastiera predittiva, o autocompletamento, quella in grado di prevedere il senso del messaggio che sto scrivendo e suggerirmi le parole più adatte o le informazioni basate su posizione, disponibilità del calendario o contatti.

Perché dunque non lasciar decidere tutto a un sistema che sceglie con parametri statistici ciò che voglio scrivere? Le regole del gioco erano così fatte: per ogni ragazzo che mi scriveva su Tinder io avrei scelto una lettera a caso e, sempre a caso, cliccato sulla parola che più m'ispirava tra le tre presentate dalla tastiera. Di lì in poi, l'obiettivo sarebbe stato quello di intrattenere conversazioni con potenziali partner scrivendo solo ciò che mi veniva suggerito dalla tastiera predittiva.

Ma la nuova Amanda aveva bisogno di nuove foto, una nuova biografia e una nuova canzone preferita prima di buttarsi a capofitto nell'impresa. E Siri è intelligente, ma non abbastanza da valutare la mia inconfutabile bellezza o i miei ineccepibili gusti musicali. Ho provato a chiederle aiuto, ma i risultati non sono stati quelli sperati:

Siri non capisce che ho bisogno d'aiuto e rimane business-oriented.

Dopo aver scoperto Spontana, un'app che permette agli sconosciuti di dare un voto al tuo aspetto, ho caricato dieci foto in cui non sembravo uno zombie (o almeno, così credevo) e ho lasciato che gli altri facessero la scelta. Se non potevo affidarmi a Siri, potevo almeno sperare nell'intelligenza collettiva:

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Gente a caso valuta con faccina moderatamente entusiasta Amanda che beve, Amanda che si fa fare le foto ma fa finta di non accorgersene e Amanda che pensa di essere Dora l'Esploratrice.

Quanto alla bio, la ricerca su Google consigliatami da Siri conduceva a un articolo in cui il New York Times spiega ai lettori come vengono scritti i suoi titoli. Siccome la bio è un po' il titolo che scegliamo di dare a noi stessi, ho deciso di seguire i suoi consigli. Dopo aver letto che "per un titolo, le cose principali sono: vocabolario chiaro, tono colloquiale e tensione interna," ho optato per fare copia e incolla, perché la fantasia non è una delle caratteristiche di Siri.

Siri pensa io stia perdendo tempo, MA IN REALTÀ STO LAVORANDO.

Era tutto pronto.

Ho iniziato a mettere cuoricini senza troppo criterio, evitando chi metteva foto di piedi femminili, i fanatici che esplicavano senza paura né apparente ragione il loro amore per gatti e affini e le foto di gruppo. Passati dieci minuti sono iniziati ad arrivare i match. Forse gli sconosciuti di Spontana non avevano tutti i torti, o forse era la mia giornata fortunata. Non ho scritto a nessuno però, perché Siri è una che se la tira: lei non ti cerca, non ti scrive, aspetta che sia tu a prostrarti ai suoi piedi. Ed è esattamente quello che ho fatto io. Sono saltate fuori conversazioni surreali e assurde, qui fedelmente riportate:

RAGAZZE DI TWITTER CHE NON CI CREDO ANCORA

Sulle buone maniere non possiamo rimproverare nulla al mio match: scrivermi "prego" per un complimento che neanche ha capito non è cosa da tutti. Io invece non afferro l'emoji fantasmino; magari usa la tastiera predittiva anche lui, chi lo sa. Pare poi accorgersi che le mie frasi non possiedono l'inconfutabilità logica di un trattato di filosofia greca, ma sembra sicuro che dopo qualche gin tonic tutto sarà più chiaro.

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CHE FAI OGGI POMERIGGIO

Siri non capisce che alla fine della domanda ci voglia un dannato punto interrogativo, eppure la mancanza di punteggiatura non sembra tangere minimamente i miei interlocutori—nemmeno dopo frasi totalmente sconnesse che alludono a giochi e problemi.

Mi appunto che grammatica italiana e coerenza interna non sono fattori decisivi nell'accoppiamento tra esseri umani.

IN GIRO

Siri mi propone con frequenza assillante di scrivere "in giro." Ne deduco che pure lei si sia accorta di quanto mi terrorizzi passare un lunedì sera a casa da sola. Non riesco invece a trarre conclusioni quando vedo comparire sulla tastiera "matematica" e "selvaggia," perché non penso di aver mai usato la parola matematica su Whatsapp (e su selvaggia non ho sinceramente opinioni).

Faccio questi alti ragionamenti escatologici perché troppo allibita dal completo disinteresse per il nonsense di queste conversazioni da parte dei mio match, che non si scoraggia neanche di fronte a un "zero voglia di fare una bella differenza tra un mese e mezzo in matematica" e mi chiede comunque che programmi ho per la serata.

LA MIA POSIZIONE DI UN CERTO LIVELLO

Proseguo con il nonsense e mi accorgo di una certa propensione di Siri per la filosofia e gli aperitivi. Chissà da chi avrà imparato. Ci tiene a far sapere al mio match da quanto tempo sono sveglia e l'assecondo, però poi "una foto con la mia posizione di un problema" fa sparire a velocità fotonica uno che quattro righe prima non mi aveva chiesto d'uscire, l'aveva direttamente affermato.

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ANCORA IN GIRO

"Ciao *" non l'ha scritto Siri. L'ho scritto io perché questo tipo era veramente carino ma il mio fantastico lavoro da reporter delle dinamiche sociali contemporanee mi ha costretta a buttare nel cesso la possibilità di uscirci. Che poi non mi è andata così male, dato che nemmeno lui sembrava interessato all'uso dei punti interrogativi.

PS: "Ora dove ti trovi" non è una domanda che accetto da mia madre, vi lascio immaginare che effetto mi susciti riceverla da un estraneo.

CON IL MIO CUSCINO

Voleva sapere chi fosse il mio idolo. Non so neanche come commentare tutto ciò. Mi limiterò a sottolineare la bellezza della domanda "a che punto sei con la tua vita." Peccato non sia stata capita.

A MAMMA A DOPO

"Sono un disastro ambientale e sociale." Ecco cos'avrei dovuto scrivere nella bio. Sicuramente sarebbe stata una descrizione più calzante. Lui pensava che il primo messaggio fosse diretto a un'altra persona. Illuso.

È anche su questo messaggio però che decreto la fine del mio esperimento, e non senza averne tratto delle conclusioni. Scrivere frasi di senso compiuto su Tinder ha un'utilità pari a una settimana di frullati detox: ti fa sentire meglio, ma le differenze con l'alternativa (non mangiare frullati detox, usare la tastiera predittiva) sono meno di zero.