Ciao, siamo qui per rovinarvi il Natale
La locandina di Mamma ho perso l'aereo

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Musica

Ciao, siamo qui per rovinarvi il Natale

Sapevi che molti dei jingle natalizi in realtà parlano di solitudine, morte e pazzia?
Ryan Bassil
London, GB
Emma Garland
London, GB
Lauren O'Neill
London, GB

In tutta onestà, le musiche di Natale sono da incubo. Tanto per cominciare, chi lavora nei negozi viene sottoposto a questo trattamento per settimane, le loro menti lentamente si sgretolano lambite dalla melodia di “The Most Wonderful Time Of Year” mentre il ritmo incalzante di “Stop The Cavalry” li trafigge come un pugnale nel cuore. Dev'essere un po' come rimanere chiusi per 500 ore all'interno dell'Italia in Miniatura, però se questa fosse contenuta dentro uno squallido centro commerciale nella campagna padana. Un inferno di svendite emerso da un mare di cemento armato.

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Ma oltre a tutto ciò c'è da considerare il contenuto delle canzoni stesse, che in alcune occasioni è stato tutt'altro che festoso — è un mondo in cui storie di degrado e depressione si nascondono dietro una maschera di fiabesca allegria. Quindi se volete chiamarci burberi e guastafeste, fate pure: ecco qui le canzoni che dovrebbero essere cancellate dalle playlist natalizie o perlomeno riviste alla luce delle candele con qualche bombardino in corpo prima di venir date in pasto alle masse, perché tra le foglie di vischio si nasconde il terribile fantasma della depressione e della solitudine. Buone vacanze!!!

Paul McCartney – “Wonderful Christmas Time”

Una delle caratteristiche principali del popolo britannico è di essere sempre in grado di dire che va tutto bene anche quando non è così. Il miglior esempio di questa loro qualità è il loro saluto tipico, durante il quale alla domanda "come stai" si risponde regolarmente "bene, grazie (in realtà sto morendo dentro)". Un altro ottimo esempio è la canzone di Paul McCartney "Wonderful Christmas Time". Sulla carta il testo sembra dipingere un ritratto idealizzato della stagione natalizia. In realtà tuttavia funge da ironico sfondo a innumerevoli battibecchi domestici, andando avanti in loop in sottofondo come una strana forma di tortura, immortalando con una demente colonna sonora l'immagine di sorrisi nervosi e abbracci forzati. Ryan

Frank Sinatra – “Winter Wonderland”

Questa è, senza ombra di dubbio, una delle più conosciute e amate canzoni del canone natalizio. È stata coverizzata nientepopodimenoché 72 volte da quando Felix Bernard e Richard B. Smith la scrissero nel 1934, mentre le parole "Winter Wonderland" sono diventate sinonimo di ruote panoramiche, pseudo-osterie bavaresi improvvisate e papà che scivolano sul ghiaccio. C'è qualcosa di davvero delirante in "Winter Wonderland" — con quegli archi ondeggianti e quei vivaci squilli di ottoni — che dà un senso di gioia quando la canta Frank Sinatra, ma prende un tono molto meno allegro quando si pensa che Smith scrisse il testo dopo aver visto il Central Park di Honesdale coperto di neve dalla finestra del Sanatorio di West Mountain in cui era ricoverato per la tubercolosi. Una volta che si conosce questa informazione, l'intera canzone si ricopre di un folto strato di tristezza e solitudine: "Le slitte tintinnano / Riesci a sentirle / Sul sentiero / La neve brilla / Una vista bellissima / Siamo felici stasera / Camminando in un inverno incantato", scrive, non sapendo che soltanto un anno dopo la malattia lo avrebbe ucciso. "L'uccellino blu se n'è andato / Uno nuovo è qui per restare / Canta una canzone d'amore / Mentre noi andiamo avanti / A camminare in un inverno incantato".

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Comunque è sempre una bomba. Chi vuole del vin brulé? Emma

Elvis Presley – “Lonely This Christmas”

Ed eccoci arrivati alla canzone preferita del vostro papà per il karaoke natalizio giù al bar. Sono le undici e mezza del 24 e il resto della famiglia si sta dirigendo verso la chiesa ma Franco no, quest'anno è riuscito a scamparsela e si sta ammazzando di amari, indossa un cappello da babbo natale con i LED e per un paio di minuti di gloria, quando prende in mano il microfono e si staglia tra il tavolo da biliardo e il bancone, è il Re. È Elvis. Ma è anche un papà, anzi, presto sarà nonno.

Cantare con voce soave “Lonely This Christmas” per un pubblico adorante (cioè di altri papà sbronzi) è probabilmente il momento migliore dell'anno per lui, ma non gli è venuto in mente che Elvis avesse scritto questa canzone per sensibilizzare il pubblico sul fatto che milioni di persone ogni anni passano il Natale da soli. No che non ci ha pensato. Non è sempre tutto rose e fiori, Franco. Lauren

Dean Martin – “Let it Snow! Let it Snow! Let it Snow!”

Non lasciatevi ingannare: questa canzone parla al 100 percento di scopare. Il tema dell'inverno è una semplice coloritura per la trama centrale del pezzo che racconta del tuo ex fidanzato che cerca di convincerti a rinunciare a tutti i tuoi impegni per le feste e invece restare a casa a farti spupazzare. Non che sia una cosa così oscura, però è una notizia che è sicuramente in grado di rovinarti l'immagine della tua nonnina che canticchia questa canzone mentre mangia il cotechino col purè. Emma

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“Jingle Bells”

Siamo sinceri, "Jingle Bells" parla di fare le corse in macchina e sbronzarsi. Citando un titolo della CBC del 2014, “è nata come una canzone da ubriachi scritta da un 'cretino'". Uno degli eventi più famosi mai avvenuti a Medford, nel Massachusetts, durante il XIX secolo, fu una serie di gare di slitte che si svolgeva lungo una strada in discesa a tutta velocità per… beh, farsi due risate immagino. Ad ogni modo, un perdigiorno di nome James Pierpoint prese ispirazione da questa versione del 1850 delle gare di auto illegali per scrivere “Jingle Bells” in un pub. Pare che Pierpoint fosse anche un pezzo di merda che mollava in continuazione sua moglie a casa con suo padre mentre lui viaggiava per tutto il paese a fare il cercatore d’oro, poi abbandonò i loro figli alla morte di lei e non si degnò nemmeno di presentarsi al suo funerale. Emma

Björk – “Jólakötturinn (The Christmas Cat)”

Nessuno sa nulla di questa canzone di Natale al di fuori dell'Islanda. E, con la sua composizione medievale e quella linea di basso che suona come se fosse presa da una colonna sonora di un film sull'hacking, non si presenta nemmeno tanto come un successone per le feste. Eppure, se vi dicessi che Björk ha registrato una cover di una famosa carola islandese basata su una leggenda locale che parla di un gatto gigante che mangia la gente che non ha ricevuto vestiti nuovi prima di Natale, forse riuscirei ad attirare la vostra attenzione.

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Per quanto Jólakötturinn possa sembrare una belva selvaggia che davvero non sopporta i bambini vestiti male, praticamente un Alfonso Signorini con più capelli, il suo scopo è in realtà incoraggiare i bimbi a comportarsi bene. Logica vuole, infatti, che la minaccia di venire mangiati a causa dei propri abiti servisse a incentivare i pastori a utilizzare la lana d'autunno prima di Natale. Quindi è una lezione di etica lavorativa: chi lavora duramente vive, chi non lavora finisce male. È praticamente la versione fiabesca del Jobs Act.

Nota a margine: il gatto è di proprietà di 13 bambini conosciuti collettivamente con il nome di Bimbi Natale che, dall'AnnusaPorte che ha "un naso enorme e un appetito insaziabile per i dolci rubati" fino al RubaSalsicce (indovinate cosa gli viene meglio), sono praticamente una versione malvagia dei Sette Nani.

Beh, buon Natale! Emma

The Pogues & Kirsty McColl Fairytale Of New York – "Fairytale of New York"

Questa canzone parla letteralmente di una relazione violenta. Lauren

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