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Musica

Il mio primo appuntamento con Willie Peyote

Ho chiesto a Willie Peyote di venire con me al Museo di Storia Naturale e parlando del suo album, tra uccelli e ragni giganti, abbiamo cominciato a capirci.

Sono tre anni che non ho un primo appuntamento, e quindi immagino sia normale sentirsi un po' arrugginiti. Forse è anche per sgranchirmi i muscoli delle interazioni sociali che ho chiesto di uscire a uno dei musicisti che ho ascoltato di più negli ultimi due anni: Willie Peyote, che nella vita normale si fa chiamare Guglielmo. Per chi non lo sapesse, Willie Peyote è un rapper di Torino, ha 32 anni e ha pubblicato quattro album—l'ultimo si chiama Sindrome di Tôret. È un disco che racconta della nostra società e del modo in cui i social network l'hanno influenzata. Nel suo rap Willie canta di di ipocrisia e libertà di espressione, ma anche di relazioni—sia con sé stesso che con gli altri. Lo incontro davanti al Museo Civico di Storia Naturale di Milano e a prima vista mi sembra un ragazzo come tanti, con la differenza che a un certo punto della sua vita ha scelto la musica per esprimersi.

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Oggi è il 6 ottobre e Sindrome di Tôret è finalmente disponibile, quindi apprezzo molto che abbia deciso di passare le ultime ore di libertà con me, prima di cominciare la solita trafila promozionale fatta di instore e autografi. Nonostante il suo odio incondizionato per gli uccelli e la differenza di età che ci divide, non ci è voluto molto per non sentirci più a disagio tra le stanze del Museo di Storia Naturale. Gran parte del merito è da attribuire proprio a lui: non sono riuscita neanche per un secondo a scindere il personaggio di Willie Peyote da Guglielmo. La semplicità e la schiettezza con cui affronta certi argomenti nei suoi brani è la stessa che dimostra quando ti racconta quanto gli piace South Park o di quando si è mangiato i funghi a vent'anni. Di punto in bianco ci troviamo nel mezzo di una sfilza di opere dell'artista Marzio Tamer. Inutile specificare che senza le didascalie nessuno dei due sarebbe stato capace di spiccicare mezza parola sull'esposizione, ma immagino sia successo a chiunque abbia mai avuto un primo appuntamento al museo. "Allora, com'è andata ieri sera?", gli chiedo sapendo in realtà benissimo la risposta (grazie Instagram, le tue storie hanno cambiato il mondo).

Willie: Molto bene! Non ho praticamente dormito, perché per essere qui a mezzogiorno sono partito alle sette di stamattina, però non sono stanco anche perché abbiamo un sacco di robe fighe da fare. Sono venuto in after, ieri sera era appena uscito il disco e ho cercato di capire come stava venendo recepito. Hai già ricevuto qualche riscontro?
In parte già qualcosa, nel senso che il disco è diverso dai precedenti, è più "suonato", sia a livello di testi che a livello di approccio canoro se così vogliamo chiamarlo, anche se so di non essere un cantante. Hai lavorato anche sulla tua vocalità quindi?
Ci ho provato, sì, ho preso lezioni di canto per un po'. Poi la maestra si è incazzata perché diceva che ero uno studente troppo anarchico, che non facevo esercizio. Lo eri anche a scuola?
Si decisamente, sia a scuola che all'università. Ero molto anarchico perché pensavo che mi bastasse fare poco, fondamentalmente. Se tornassi indietro una delle cose che farei in maniera diversa è sicuramente l'università. Forse questa mia anarchia è dovuta alla supponenza di essere convinto di sapere, di capire le cose in fretta, e quindi non ho voglia di studiare. Vado a braccio, le versioni di latino le facevo senza aprire il libro. Sto cercando di combattere questa cosa perché quando le cose che non mi riescono subito alla fine non le faccio. Sto lavorando molto su me stesso, anche se non si direbbe. L'obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di superare i propri limiti. Negli appuntamenti hai lo stesso tipo di atteggiamento?
No, lo vedo in modo diverso perché in realtà lì il mio problema non era trovare il modo di rapportarmi alla persona, ma di rapportarmi a quello che stavo facendo. In realtà cerco di essere un osservatore e quindi cerco di capire cosa è più opportuno fare in ogni momento… Diciamo che tutto sommato gestisco meglio gli appuntamenti che le lezioni di canto. Lì prevale la curiosità. Nel canto mi mettevo in discussione in qualcosa dove ero convinto di non saper fare, quindi probabilmente gli appuntamenti che facevo quando ero molto più giovane andavano in quella direzione lì. Oggi tutto sommato sono più curioso di conoscere e sai, poi, la comunicazione in quei contesti lì… Negli appuntamenti funziona che tutti e due si aspettano qualcosa dall'altro, entrambi sono attenti a non fare brutta figura. Quindi tutti e due stiamo attenti a camminare sulle uova, quindi dipende anche in base a come uno reagisce rispetto alla propria tensione, ti fa capire che persona hai di fronte quindi in qualche modo puoi capire cosa dire, cosa non dire. È un bel gioco secondo me, la seduzione.

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Guarda questo ragno gigante, non ti ricorda quello di Harry Potter?
Harry Potter me lo sono perso per strada in realtà. Un sacco di miei coetanei però hanno letto i libri quando erano più giovani. Io però a tredici anni ho scoperto Bukowski, e la letteratura giovanile mi è passata davanti. Sulla letteratura sono molto strano. Sei comunque molto selettivo, no?
Sì, e sono anche uno che accetta di finire un libro a metà se non gli piace. Secondo me è colpa dell'autore. Se non mi fai venire voglia di finire il libro è colpa tua. Se io non faccio venire voglia di finire un disco è colpa mia. Comunque ora sarò molto banale ma ho scoperto David Foster Wallace e ho ricominciato a leggere grazie a lui. Lui ha una scrittura molto ironica ma anche molto caustica.

Ah, un po' come te quindi….
Sì, io ci provo, lui poi è infinitamente più bravo. Non mi piacciono i fronzoli. E per quanto riguarda le foto, i video, mi sono reso conto che non mi piacciono troppo. A una certa smetto anche di dirlo perché poi se una cosa la fai, la fai. Smetti di dire che non la vuoi fare se in realtà la stai facendo.

Beh, c'è da dire che hai scelto proprio il mestiere adatto!
Si, è uno dei tanti controsensi della mia vita, ho un rapporto conflittuale con tutto. È ovvio che se uno sale sul palco lo fa anche per colmare qualche buco con l'accettazione altrui. In questo sono abbastanza bipolare perché, tolto il momento in cui sono sul palco, non ho assolutamente voglia di stare al centro dell'attenzione. Però io volevo scrivere, volevo dire delle cose e volevo che la gente mi dicesse "Cazzo che bella cosa che hai scritto!" Non volevo diventare un'icona che se si mette una maglietta viene imitato da diecimila ragazzini, non era assolutamente quello il mio obiettivo. È comunque difficile, ma oggi secondo me abbiamo superato ulteriormente un po' un solco. La musica ora è solo puro intrattenimento ed è tendenzialmente un metodo alternativo per vendere scarpe e magliette. Il che è un po' riduttivo. Non dico che l'arte non debba essere intrattenimento, ma non può essere solo intrattenimento. Anche perché se lo fosse ci saremmo giocati gente come Gaber.

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Nella musica di oggi vedi anche un discorso di omologazione molto forte, quindi?
Assolutamente. Quello che io vorrei è che tornassimo a concedere agli altri la libertà di fare quello che cazzo vogliono. Fare la parte dell'opinionista di turno in questo momento si porta appresso una contraddizione importante perché siamo convinti di essere molto importanti ma al tempo stesso siamo tutti bambini di otto anni con costante bisogno dell'attenzione altrui.

Nel disco nuovo affronti anche il tema della libertà di espressione.
Affronto la libertà di espressione, ma anche il nostro rapporto con la libertà di espressione altrui: nessuno di noi accetta che qualcun altro abbia la nostra stessa libertà, se la pensa in maniera diversa da noi. Nessuno è più capace di fare una discussione con qualcuno che la pensa in maniera totalmente opposta, e nessuno arriva più al punto di dire "ma sai che questa cosa che hai detto non è poi così stupida, magari ci penso su". Nessuno lo fa più, siamo tutti divisi a squadre: pro vax, anti vax, vegan, anti vegan a prescindere, capito? Poi io posso essere pro o contro.

Credi che anche nei rapporti sentimentali sia così?
Anche nei rapporti sentimentali subentrano sempre dei meccanismi particolari, per esempio in "Ottima Scusa", il brano che ho utilizzato come singolo, la frase su cui gira intorno tutto il brano è se "La gente starebbe un po' meglio / Capisse che cazzo vuole da sto cazzo d'amore". Nel senso, che cosa vuoi in cambio dagli altri? E quanto è puro il tuo sentimento se l'amore è amore solo se ricambiato? Già la mettiamo su un piano del cazzo perché allora solo se tu mi dai in cambio qualcosa può funzionare. Io sul piano sentimentale, come su quello del canto, ho il problema di avere pretese molto alte su di me. E queste le rifletto sugli altri evidentemente.

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Queste scimmie sono più carine del ragno gigante, vero?
Secondo me le scimmie sono animali cattivi!

Tipo i chihuahua?
Quando me ne sono andato di casa mia madre, per compensare ha comprato un chihuahua.

Tu hai sorelle, sei figlio unico?
Ho due sorelle, più piccole ma entrambe più grandi di te, una del 90 e una del 94.

Sei protettivo nei loro confronti?
Sì, ma abbiamo sempre avuto un rapporto molto strano. Mia madre e le mie sorelle fanno una vita totalmente diversa dalla mia, sono molto religiose. Il che impone moltissime regole, quindi in realtà tutti i meccanismi tipici del fratello maggiore non li ho vissuti, e un po' mi è mancata questa cosa. È un po' la cosa che ti raccontavo prima: non avendo potuto fare come volevo io, ho rinunciato a farla, e a trent'anni mi sono reso conto che mi sono perso un sacco di cose della vita perché non ho avuto l'umiltà di capire chi avevo di fronte.

Non credi che l'importante sia arrivare ad avere la consapevolezza dei propri errori? Non importa se a 20 o a 30…
Questo è vero ma è molto zen come ragionamento, io penso che potevo fare altro prima e mi sta sul cazzo. A un certo punto ho smesso di pensare in quei termini e ho cominciato ad agire in un altro modo, per non pentirmi tutte le volte.

Guarda, siamo arrivati ai pennuti, vuoi dire loro qualcosa? [Faccio una storia su Instagram.]
Guarda, qui dice che gli uccelli soffrono molto del riscaldamento globale. Io dico che nell'eterna lotta tra i pennuti e il riscaldamento globale, scelgo il riscaldamento globale! [Risate, nda] Il senso dell'umorismo, secondo me, manca sempre di più. Stiamo diventando sempre più stupidi.

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A proposito di umorismo: nel disco nuovo hai inserito due stand up comedian, Giorgio Montanini e Louis CK.
Che poi non so se hai notato ma nell'ultima strofa di "C'hai ragione tu" cito l'ultima parte del monologo di Louis, quando parlo di "Chi vuole cambiare tramite smartphone fatto da chi muore per darti la possibilità di esprimere la tua indignazione". Ultimamente la stand up comedy mi piace moltissimo e la sto studiando per cercare di cimentarmici. Nei momenti live tra una canzone e l'altra mi piacerebbe, non sono ancora in grado di fare un monologo comico ma mi piacerebbe e quindi cerco di approfondire il più possibile. Louis mi piace molto ma parla pur sempre da americano, seppur illuminato. Prediligo i monologhi come quelli di Jim Jefferies per esempio, quello sulle armi ha fatto scalpore. Lui è australiano, ne ha parlato tutta la stampa americana.

E Montanini, invece? Lo hai conosciuto?
A Montanini ho scritto perché sono un fan. Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto che lui comparisse nel disco parlando di certi temi, gli ho mandato qualche pezzi e lui mi ha detto che in realtà se avesse scritto qualcosa apposta per me poi lo avrebbe anche messo nel suo nuovo monologo! Così ha fatto, e mi ha invitato a vederlo dal vivo. Ho registrato tutto e ho tenuto le parti che ci sono nel disco. Ho scoperto tra l'altro che Filippo Giardina, che è un altro stand up comedian italiano, è mio fan! Quindi devo sentirlo, lui ha fatto un monologo sulla nascita del Movimento 5 Stelle dove sostanzialmente dice che è una vendetta di Beppe Grillo nei confronti della politica anni '80, che in realtà gli ha rovinato la carriera. Quindi, invece di diventare simbolo della censura, ha ben pensato: "io distruggerò la politica".

C'è un brano nel disco dove ne parli, giusto?
Sì, "Portapalazzo", dove ho cercato di scrivere in maniera abbastanza criptica.

Da ascoltatrice, ho notato che sia l'unico brano su più livelli.
Esatto, "Portapalazzo" è un pezzo che parla di malattie veneree e politica spicciola. In realtà l'altro livello è quello che parla della viralità politica al giorno d'oggi, e di quanto l'impegno politico di una determinata classe politica e di un determinato movimento nella fattispecie è appunto "poco più di una sborrata". Cioè, non è veramente passione politica, è più voglia di sfogare la rabbia nell'immediatezza. Non vi è un discorso di prospettiva, non c'è un discorso veramente politico. È troppo facile dire gli altri son tutti ladri, rubano tutto, perché siamo tutti sulla stessa barca in realtà—perché siamo tutti animali, appunto. È per quello che faccio il discorso sulle malattie veneree. "Portapalazzo" parla del Movimento 5 Stelle, e non è un caso che abbia citato quel luogo, dato che il sindaco di Torino è la Appendino. La canzone è nata mentre stavo camminando ubriaco per Porta Palazzo tornando a casa a piedi come spesso mi accade, c'erano i manifesti elettorali e c'erano persone che veniva all'università con me sui manifesti. Ne sono rimasto molto colpito, e ho scritto quella canzone.

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