La guida di Noisey per cominciare ad ascoltare Ólafur Arnalds
Fotografia di Marino Thorlacius

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Musica

La guida di Noisey per cominciare ad ascoltare Ólafur Arnalds

L'Islanda è una terra di estremi e la musica di Ólafur Arnalds ne è lo specchio perfetto, tra emozionanti composizioni orchestrali e felice, gelida elettronica.

L'Islanda è un luogo musicale tanto evocativo quanto, ormai, codificato. Terre spente, cieli illuminati dai colori dell'aurora. Vulcani bollenti, ghiacciai eterni. Scariche di violenza sonora, distensioni pacifiche. Stramberie digitali, legami inscindibili con la natura. Tutte parole che potrebbero essere usate per descrivere la musica di artisti nella pratica distanti gli uni dagli altri: i Sigur Rós, Björk, i múm, i Sólstafir. E lì va a lavorare chi quel suono gelido e cristallino vuole adottare nei suoi lavori, come l'australiano Ben Frost.

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Questi caratteri tornano anche nell'opera di Ólafur Arnalds, ragazzino prodigio diventato compositore a un'età in cui è più normale tirare su due soldi lavorando al McDonald's, ma non la definiscono. Nato e cresciuto nell'ameno borgo di Mosfellsbær, cittadina immersa nella natura a pochi chilometri dalla capitale Reykjavík, Ólafur è cresciuto a squalo fermentato, musica classica e metal. Sua nonna gli faceva ascoltare Chopin, lui imparava a suonare il pianoforte. Il caso gli mise di fronte le chitarre distorte, lui si mise a imparare a suonare pure loro. E anche la batteria, già che c'era.

A far spiccare l'albero di Arnalds dal bosco artistico che l'Islanda ha fatto crescere rigoglioso è proprio questa sua poliedricità di ascolti ed esperienze musicali. Ólafur compone quieta musica orchestrale ma non disdegna batterie e distorsioni. Scrive immediate melodie per pianoforte ma si sa perdere a produrre la techno più sognante su Ableton. Sa infondere colonne sonore di epica tensione ma anche creare pure esplosioni di gioia.

A soli 31 anni Arnalds ha già accumulato una discografia decisamente ampia e variegata. Quattro album, due EP, tre collezioni di singoli, quasi una decina di colonne sonore, innumerevoli collaborazioni - e questo senza contare la sua produzione elettronica a nome Kiasmos. In occasione dell'uscita del suo nuovo album re:member e della sua ormai prossima unica data italiana (il 16 ottobre all'Auditorium Cariplo di Milano), ho provato a creare quattro punti di ingresso nel suo mondo.

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Come molti ragazzini, anche il piccolo Ólafur era particolarmente sensibile alle cose grezze e incazzate. Non è quindi un caso che le sue prime composizioni compaiano come intro e outro nel disco di una band metalcore tedesca, gli Heaven Shall Burn. Ólafur gli diede un demo con delle sue composizioni amatoriali, loro gli chiesero un paio di pezzi per archi e pianoforte, dopo un po' un'etichetta lo contattò per chiedergli se voleva comporre un album intero.

"Deyjandi Von (Outro)" risale al 2004 ed è il primo pezzo mai scritto da Ólafur, posto a chiusura di Antigone degli Heaven Shall Burn. Può essere un punto di partenza per esplorare la parte più gelida e rabbiosa della sua opera, fatta di archi in tensione e silenzi pronti a tramutarsi all'improvviso in fragori. "3704 / 3837", tratta dal suo esordio Eulogy For Evolution, è un esempio perfetto - posta a chiusura di un album che racconta una vita, dalla nascita fino alla morte, esprime il senso di caos e terrore di un corpo che smette di funzionare seppellendo un pianoforte e degli archi con palate di chitarra e batteria ai limiti del black metal.

E poi ci sono il nulla vibrante di "Sudden Throw", l'elettronica neoclassica spastica di "Til enda", gli inquietanti echi di "Frá Upphafi". E piccole gemme che, spaccate, nascondono colonie di insetti brulicanti tratte dalle colonne sonore di Broadchurch, Another Happy Day e Gimme Shelter, con il crescendo finale di "Going Under" ad aprire una minuscola finestra nelle stanze buie che Ólafur sa costruire così bene.

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Playlist: "3704 / 3837" / "Sudden Throw" / "Frá Upphafi" / "Out to Sea" / "Til enda" / "Going Under" / "Tell Us What Happened" / "Vigil" / "Sonar" / "The Meeting"

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Quando si mette al pianoforte Ólafur entra spesso in una zona ovattata, come protetta dagli sconvolgimenti del mondo, e ci invita dentro chiunque gli presti un paio d'orecchie. "20:17" è un orario, quello in cui si è messo con il suo amico Nils Frahm a improvvisare in uno studio: il risultato finale, una notte di musica inventata sul momento chiamata di canzone in canzone con l'orario di nascita, sarebbe diventato il suo piccolo capolavoro Trance Friendz. Le tastiere di Frahm e Arnalds camminano mano per mano su un prato soffice e si spengono lentamente, distese, sorridenti.

La quiete, in Arnalds, sa però anche essere pacifico distacco: sentire i grandi spazi di "I Could Hear Water", tratta dalla colonna sonora di Broadchurch, o la sua esecuzione della "Raindrop" di Chopin, pensata come esecuzione volutamente sporco d'ambiente di un compositore il cui lavoro è stato storicamente registrato cercando la fredda perfezione. Oppure, tintinnio di cristalli: vedi lo "Study for Player Piano (II)" tratto dalle sue Island Songs; e infine pura contemplazione, come nei cullanti archi di "The Wait".

Playlist: "20:17" / "momentary" / "Allt varð hljótt" / "Prélude in D Flat Major ("Raindrop"), Op.28, No.15"/ "Þú ert sólin" / "Erla's Waltz" / "Study for Player Piano (II)" / "I Could Hear Water" / "The Wait" / "Someday"

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Nel 2014 Arnalds decise di fondare un duo con l'amico Janus Rasmussen, nato alle isole Fær Øer e membro della band synthpop danese Bloodgroup. Assieme si chiamarono Kiasmos e a sentire il loro primo pezzo assieme, la meccanica "65", è facile immaginare i due procedere per scontri e clangori, incroci e storture. Con il passare del tempo, però, la loro elettronica si è fatta sempre meno spigolosa: "Shed" è un gioiello di melodia, un pezzo di Tycho in microdosing; "Lit" un'opera in quattro parti che alterna strati d'ambiente e techno drittissima; "Swept" un batterista robotico che picchietta sul corpo di un pianoforte a coda; il remix di "Notte Senza Fine" dei Tale Of Us un brano notturno spezzato tra assenze e presenze.

La cosa più divertente dell'Ólafur elettronico è però rendersi conto di come abbia giocato con sintetizzatori, computer e tastiere nella sua opera solista prima di innamorarcisi completamente con i Kiasmos. In "A1", e "00:26" entrambe composte ed eseguite assieme a Nils Frahm, si affida a un'elettronica pulsante; in "Endalaus II" puntella un piano e dei colpi di archi con un beat sotterraneo; in "For Teda" crea una lenta marcia sintetica.

Playlist: "Shed" / "Lit" / "Drawn" / "65" / "A1" / "Orgoned" / "Endalaus II" / "For Teda" / "00:26" / "Notte Senza Fine (Kiasmos Remix)" / "inconsist"

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Nell'opera di Ólafur Arnalds si scovano miniere di gioia, sia essa trasparente come diamanti o piena di venature da sgrezzare come pepite d'oro. La più ricca sta forse nella sua ultima opera re:member, costellata di brani a volo d'uccello su paesaggi incontaminati ("undir", "ekki hugsa", "unfold"). Altre si celano nella sua opera insieme a Nils Frahm, di cui la dolce improvvisazione notturna "03:06" è forse la pietra più preziosa. Molte sono disegnate da note di pianoforte, come nelle sue collezioni Island Songs ("Doria") e Living Room Songs ("Tomorrow's Song").

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"Þau hafa sloppið undan þunga myrkursins", pezzo di chiusura del suo piccolo capolavoro ...and they have escaped the weight of darkness, è però forse la distillazione più pura dell'inebriante felicità che scorre nelle vene dell'islandese. Pianoforte ed archi si abbracciano danzando un lento senza ritmo al cui apice compare una batteria che inizia a tenere il tempo più disteso; al termine, una timida fanfara demarca il raggiungimento dello stato di leggerezza suggerito dal titolo. L'oscurità e il suo peso sono ormai seminati, resta solo la libertà della fuga.

Playlist: "undir" / "Old Skin" / "Hægt, kemur ljósið" / "unfold (feat. SOHN)" / "3055" / "Carry Me Anew" / "Tomorrow's Song" / "Doria - Island Songs VII" / "03:06" / "ekki hugsa" / "Þau hafa sloppið undan þunga myrkursins"

Ólafur Arnalds si esibirà in concerto martedì 16 ottobre all'Auditorium Cariplo di Milano, i biglietti sono già in vendita. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e Facebook.

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