Soundcave è l'ultimo rifugio sicuro dei metallari italiani

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Musica

Soundcave è l'ultimo rifugio sicuro dei metallari italiani

Nel pieno centro di Milano c'è un negozio un po' strano che si chiama Soundcave, tratta quasi esclusivamente black metal e il suo titolare a casa ha un pezzo di teschio di Dead dei Mayhem.

Nel pieno centro di Milano, in una parallela di corso Genova che non ti capiterà mai di imboccare nella vita a meno che tu non lo faccia di proposito, c'è un negozio un po' particolare: aperto a orari tutti suoi, incastrato tra un centro scommesse e (manco a dirlo) una parrocchia, dalla vetrina spoglia e con la serranda calata spesso e volentieri anche durante le ore di apertura, non ha un aspetto particolarmente accattivante. Eppure è lì da più di vent'anni e dalle quattro mura di Soundcave è passata tutta la storia del black metal. Roberto, il titolare, è un compagnone, non rifiuta mai due chiacchiere, e qualche volta, mentre stai scartabellando tra il nuovo disco dei Goatblood e gli ultimi arrivi della Debemur Morti Productions, ti capita di sentirlo raccontare della volta in cui, poco più che ventenne, si è ritrovato i Mayhem (sì, Euronymous, Necrobutcher, quelli là, tra poco ci arriviamo) che piantonavano la sua casella all'ufficio postale di Vanzago per conoscere il loro amico di penna, o di quando ha assistito a una session di storytelling in tedesco a Berna, per la festa di compleanno della moglie di un membro dei Darkspace.

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In quasi trent'anni di black metal accumuli un quantitativo tale di aneddoti assurdi da poterne fare un libro, e da Soundcave ci vai anche per questo, per sentirti un po' parte della storia, per conoscere la scena. Tutti gli avventori sono degli habituè, tanti si conoscono tra loro perché conoscenti di musicisti, amici di musicisti, anzi, spesso sono loro stessi i musicisti e soprattutto, la clientela è quantomai eterogenea. Di motivi, per andare a fare compere al civico 7 di Via Daniele Crespi, un appassionato ne ha molti: il posto è piccolo e le rastrelliere di dischi non sono neanche più così piene, è vero, ma questo è perché ormai il giro dei frequentatori è talmente consolidato che basta un messaggio su Facebook o un'email all'indirizzo del negozio e qualsiasi desiderio viene accontentato su misura. Un negozio di dischi tailor-made, dove il cliente entra presto a far parte di un ecosistema. Rivolgerti a Soundcave ti permette di entrare in contatto con tutti, ma proprio tutti gli addetti ai lavori e buona parte dei musicisti del settore, e gli ordini vengono presi alla maniera di una volta, come quando i nostri nonni andavano a fare la spesa al negozietto in paese e il bottegaio li riconosceva e li chiamava tutti per nome; qui è la stessa cosa, solo che al posto di tre michette ti ritrovi il prossimo album dei Rotting Christ o dei Nuclear Winter.  Il sabato, poi, il negozio diventa un vero e proprio "salotto buono del metallo", con gente che entra al mattino ed esce alla chiusura. Anzi, proprio mentre ero lì a curiosare nel cestone dei vinili usati, mi si avvicina un altro avventore, sulla quarantina, offrendomi un bicchiere di plastica: "favorisci?". Titubante, chiedo cosa dovrei favorire, e con tutta naturalezza mi sento rispondere: "Prosecco. Giovedì era il mio compleanno, se vuoi i pasticcini sono sul bancone, sopra i cd in offerta". Quando si dice il clima familiare.

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Sfatiamo il mito del metallaro capellone coi brufoli che si veste di nero per fare la parte del freak nei corridoi della scuola: oggi la più gran parte di chi ascolta questa musica ha quarant'anni e i capelli li ha persi da un po'. Il metallaro tipo, nel 2017, è lo stesso metallaro tipo del 1994. Nel senso che è proprio la stessa persona: il ragazzino brufoloso oggi ha vent'anni in più, un lavoro, spesso una famiglia, e quasi sempre un pensiero critico particolarmente sviluppato dovuto a due decadi e più di ascolto di un genere che via via si è fatto sempre più strutturato e a tratti impenetrabile ai non iniziati. Le recenti derive musicali intraprese dai blackster non di rado includono riferimenti filosofici, grande attenzione alla ricerca spirituale e anche una particolare fascinazione per la cosmogonia e l'esplorazione astrale, e il cliente di Soundcave non fa eccezione. Il gran casino, le chiese bruciate e le provocazioni sataniste in generale su cui si basava il movimento venticinque o trent'anni fa oggi sono una goccia nel mare di contaminazioni, studi, sviluppi e ibridazioni, e chi spende i propri soldi in dischi è sempre più esigente e meticoloso nel proprio ascolto, rendendolo quasi uno studio. Ciò nonostante, o forse proprio per questa sempre maggiore complessità, "sarebbe bello avere un po' di ricambio generazionale", dice Roberto, "tornare a vedere qualche pischello che entra in negozio per la prima volta e mi chiede – Oh, ma tu eri amico di Euronymous?".

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Già, Euronymous, al secolo Øystein Aarseth, universalmente riconosciuto come la mente contorta che nella Oslo degli anni '80 diede forma coerente (ma neanche troppo) all'intera baraccata passata alla storia come black metal, nonché fondatore dei summenzionati Mayhem. "E lo eri sul serio, suo amico?" chiedo. "Beh, ci scrivevamo le letterine", risponde Roberto. Parentesi storica per i più giovini: all'epoca tra appassionati di musica estrema la via di comunicazione maestra era il tape trading, lo scambio di cassette duplicate di straforo quando non direttamente registrate in casa. Tipicamente, i nastri erano accompagnati da lettere in cui si commentava il contenuto musicale allegato e si davano pareri su quanto l'amico di penna aveva inviato e scritto in precedenza. Ecco le "letterine", ed ecco per quale ragione i Mayhem nel 1990 si ritrovarono a piantonare una casella postale di Vanzago: per conoscere il mittente dei nastri che arrivavano lassù, nella fredda Norvegia, dalla provincia milanese.  Con Aarseth non furono sempre rose e fiori, certo, racconta Roberto da dietro il bancone, come quando intorno al 1992 "mi telefonò incazzato nero perché aveva sentito che mi stavo accordando con i Bestial Summoning per stampare il loro disco, ma a lui stavano sul culo, quindi mi ritrovai a dover scegliere se realizzare quel disco o il Live In Leipzig dei Mayhem". Euronymous era noto per il carattere particolarmente accentratore, da padre-padrone ideologico dell'intero panorama black metal, e mal tollerava chiunque mettesse in discussione la sua supremazia; questo atteggiamento particolarmente intransigente lo portò a forti contrasti con molti musicisti e personalità dell'ambiente (tanto da arrivare rimetterci la pelle nel giro di pochi anni) e a quanto pare tra lui e gli olandesi Bestial Summoning non correva buon sangue. Con l'andare degli anni comunque il rapporto tra il giovane milanese e il padrino del metallo nero si andò consolidando, tanto che Euronymous "Avrebbe anche dovuto stampare il mio disco sulla sua Deathlike Silence Productions", prosegue Roberto riferendosi a In Absentia Christi dei MonumentuM, band di cui è mente creativa e principale esecutore, "ma è morto prima".

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A questo punto viene naturale chiedere: "E Varg [Vikernes, controverso personaggio dietro al progetto Burzum nonché prima amico e poi assassino di Euronymous, ndr], lo conosci?" Anche in questo caso, la risposta non delude: "Sì, direi che lo conosco. Ho pure passato una giornata in cella con lui, a Oslo, registrando le nostre conversazioni. Tutte le interviste che ha rilasciato nel 1996 le ho scritte io, ho ancora a casa le TDK da novanta minuti. La titolare della Misanthropy Records [etichetta che pubblicò alcuni degli album più famosi di Burzum] all'epoca era la mia ragazza; quando incarcerarono Varg per l'omicidio tutti vollero intervistarlo, ma c'erano dei limiti per accedere a un carcere di massima sicurezza norvegese, così lei decise di mandare me armato di registratore, io misi su nastro ore ed ore di conversazione che poi sbobinai e vendemmo 'pacchetti' diversi della stessa intervista alle riviste di settore di mezzo mondo. Ovviamente il mio nome non compare mai, usammo uno pseudonimo diverso ogni volta".  Poi, dopo aver parlato di Euronymous e di Burzum, è naturale incalzare il mio ospite su una delle leggende più famose della storia del black metal: il suicidio di Per Yngve "Dead" Ohlin, frontman dei Mayhem dall'88 al '91, che un pomeriggio, nella sorta di casa comune fuori Oslo dove viveva la band in quel periodo, decise di puntarsi un fucile alla fronte e premere il grilletto. A trovare il cadavere rincasando quella sera fu proprio Euronymous, il quale, storia vuole, "ha spedito a quattro o cinque persone frammenti del cranio di Dead, ma io non ci ho mai creduto". "Ah, quindi non è vero…" "No, no, è tutto assolutamente reale", continua Roberto, "il pezzo di teschio l'ho ricevuto, ce l'ho a casa assieme alla lettera, intendo dire che non ho mai creduto che Dead si fosse suicidato". BOOOOM. Oltre all'attenzione per i clienti e al quantitativo industriale di folklore, racconti e situazioni assurdi, comunque, a tratti capita anche di parlare di musica per davvero, ed è lì che si inizia a discutere di quale gruppo sia più interessante, di come funzioni il mercato discografico underground nel 2017 e dei massimi sistemi. Perché Soundcave è anche il quartier generale di Avantgarde Music, una delle etichette più interessanti del panorama estremo, da vent'anni dedita alla diffusione delle forme più particolari e ricercate di black metal e affini: da qui, oltre al succitato leggendario Live In Leipzig e altre cose di casa Mayhem sono passati, in ordine sparso: Katatonia, Solefald, Carpathian Forest, Behemoth, Evoken, Opera IX, Taake, Forgotten Tomb, Darkspace, Abigor e centinaia di altri artisti e progetti nazionali e internazionali. Nella vita di ciascuno di loro, questo piccolo grande negozio in zona Sant'Agostino, nella musicalmente atrofizzata Milano, nella cattolicissima Italia, si è ritagliato uno spazietto. Quindi il mercato musicale è ancora vivo? Secondo Roberto sì, ma ci vorrebbe proprio il ricambio generazionale di cui sopra, perché per lui io sono "uno dei clienti più giovani. Io sopravvivo grazie a dei quarantacinquenni che per qualche miracolo ancora non si sono stufati di comprare dischi, e per le vendite che faccio su Bandcamp".  Quindi il business digitale esiste? "Non proprio. In America sì, per quanto in calo, mentre in Europa pagare per dei file non fa proprio parte della cultura comune; per il mio lavoro Bandcamp è uno strumento irrinunciabile oggi, perché la gente da lì compra i dischi". Il cliente affezionato invece, più che il profilo Bandcamp di Avantgarde Music, preferisce la pagina Facebook di Soundcave: è qui che vengono pubblicate regolarmente le foto degli ultimi arrivi in negozio, con tanto di commenti personali del Nostro in caso di lavoro particolarmente meritevole. L'ultimo "caso", la ristampa dell'EP Old Man's Wyntar del misconosciuto progetto Mosaic: il disco a Roberto è piaciuto talmente tanto che su Facebook ha scritto, cito testualmente, "cazzo si. packaging state of the art, Eisenwald art, e disco molto molto bello (…) Chi non lo prende è un barbapapà". Risultato? Venti copie arrivate ed esaurite in un'ora. Due sono le possibilità: o l'oltranzista clientela metallara ha davvero paura di essere associata ai Barbapapà, o c'è un rapporto tale col gestore del negozio da fidarsi ad occhi chiusi dei suoi consigli. Certo, la credibilità che può vantare nell'ambiente qualcuno che nel 1999 ha dovuto trovare un secondo albergo a Hellhammer e Necrobutcher dopo che questi, ubriachi, sono stati cacciati per aver lanciato i materassi fuori dalla finestra della stanza e aver vomitato nei vasi di fiori… Ha un certo peso.

L'Italia non ha mai goduto di grande considerazione nei resoconti dell'epoca; sul black metal norvegese dei primi anni '90 si è detto e scritto di tutto, ma nessuno ha mai pensato di interpellare un ragazzo italiano che, nonostante avesse rapporti diretti con tutti i protagonisti, si è sempre tenuto lontano dai riflettori. Forse è stata la scelta di mantenere un profilo basso a non fare del mastermind dei MonumentuM un personaggio di spicco, ma se sei appassionato di musica estrema, quando passi da Milano fai un salto da Soundcave. Puoi scoprire perché i Godkiller a Milano non suonarono mai prima dei Mayhem, ma passarono la serata al bancone del bar e come questo portò alla registrazione del tutto fortuita del live "Mediolanum Capta Est". Manco a dirlo, la colpa fu di Roberto. E mentre te lo racconta, magari ci rimedi pure un paio di pasticcini. Di solito sono lì, sopra i cd in offerta.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.
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