Allora, com'è l'album d'esordio di Sampha?

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Musica

Allora, com'è l'album d'esordio di Sampha?

È decisamente figo, e dimostra quanto l'R&B possa raggiungere vette espressive lasciando cadere ogni filtro emotivo.

C'è qualcosa di poetico nel vivere al capolinea di una metropolitana o una linea ferroviaria. È nelle enclavi alla fine dei binari che i sobborghi sono più dolorosamente periferici, dove le vite si sviluppano inosservate e le infanzie sembrano come rallentare. Forse allora ha senso che Sampha—un artista che è riuscito a costruire una carriera presentandosi come una figura emotiva e meditativa—sia cresciuto a Morden, il capolinea della Northern Line di Londra, a due passi dalla città, nella casa di sua madre.  L'ambiente in cui Sampha è cresciuto ha lasciato un segno spaziotemporale sulla sua musica. Il suo strumento preferito, quello su cui compone, è il pianoforte. Forse perché, come la sua voce, riesce a esprimere significati opposti—suona sia intimo che distante, sia caldo che gelido, sia pesante che grazioso. Molte delle sue migliori composizioni sono il risultato di lunghe sessioni di scrittura passate a spellarsi le dita su figure di note ben definite, ad armeggiare con l'armonia e a improvvisare melodie. "No One Knows Me (Like The Piano)", uno dei singoli migliori del suo album d'esordio, Process, è un tributo a quei momenti e al pianoforte in casa di sua madre, dove ha iniziato a suonare quando aveva tre anni. È un capolavoro di intimità ed emotività che dipinge una scena piuttosto semplice: Sampha torna a casa di sua madre, si siede sullo sgabello di fronte al piano, circondato da ricordi di, lei morta nel 2015. Ascoltarla è quasi come fargli compagnia, ma può essere valido anche il contrario. Sampha riesce a creare in modo naturale questi collegamenti tra suoni e luoghi, toni e sentimenti. I suoi primi ricordi che hanno a che fare con la musica sono legati al ricordo di suo padre Joe Sisay, morto di cancro ai polmoni quando Sampha aveva nove anni. Joe faceva sentire, a lui e ai suoi fratelli, un nuovo CD ogni settimana senza continuità di genere, dal pop a Pavarotti passando per il cantante maliano Oumou Sangaré.  Questi ascolti incuriosirono Sampha così tanto che fu normale, per lui, provare a imparare a suonare il pianoforte, sperimentando con accordi jazz, e iniziare a giocherellare con i primi software di produzione musicale. Nel giro di poco era un adolescente che produceva beat su Cubase e Reason; ancora qualche anno ed era diventato un ragazzo che si stava cercando di fare un nome su Myspace assieme ad artisti come Kwes ed Elan Tamara. Nel 2011 qualcuno si rese conto di lui, collaborò prima con Jessie Ware e poi con SBTRKT, e con lui iniziò ad andare in tour. Nel 2013, Sampha stava esplodendo a livello globale. Il momento in cui la sua carriera ha attraversato il Rubicone è stata la decisione di Drake e Noah "40" Shebib di utilizzare la sua "Too Much" in Nothing Was the Same. Gli anni successivi sono stati una montagna russa, e lo hanno portato a collaborare con Kanye, Frank Ocean e Solange: Sampha era la persona che volevi sul tuo album, anche se non ne aveva ancora pubblicato uno a suo nome.

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Dual, il suo EP del 2013, ha aperto il sentiero al suono che possiamo ora ascoltare in Process ed è stato un momento importante in tutto il caos che ha avvolto gli ultimi anni di Sampha. Era la sua prima pubblicazione solista dal 2010, quando aveva fatto uscire una breve collezione di produzioni mezze glitchate. Dual rappresentava i suoi primi, cauti passi nel mondo dell'espressività cantautoriale: procedeva a tentoni per capire come auto-rappresentarsi secondo i suoi termini. Ma a questa qualità esplorativa si accompagnava una certa difficoltà di decifrazione: era un'opera opaca, confusa. In un'intervista con Pitchfork, Sampha spiegò che il titolo dell'EP rappresentava quell'ambivalenza insita in chi dice di stare bene anche se dentro sta morendo di dolore. Le tematiche di Dual—l'amore, la morte, il dolore, il desiderio—erano le stesse di Process, ma Sampha era più cauto e meno collaborativo nel trattarle. L'ultimo pezzo di quell'EP, "Can't Get Close", è quanto di più vicino ci fosse al suo nuovo album, un segno di quanto Sampha possa essere potente quando decide di far uscire quello che ha dentro senza imporsi alcun filtro. Inizia con le parole, "Padre, spero che tu mi stia ascoltando," è una sua lotta personale contro la sua assenza—cori ripetono "Vedi… non riesco a… sentirti vicino" e allontanano lentamente Sampha dall'oggetto del suo amore. Su Process, questo senso di desiderio si è sviluppato fino a diventare qualcosa di spirituale. "Sei stata con me fin da quando ero in culla / Sei stata sempre con me, sei il mio angelo / Ti prego, non scomparire," canta apertamente sul nuovo album sul suono arpeggiante e paradisiaco della kora, uno strumento africano usato dagli stessi musicisti che suo padre gli faceva ascoltare da piccolo.  La sua fama e la sua onestà espressiva sono cresciute in contemporanea, ma Sampha ha ancora un rapporto complicato con le luci della ribalta. Quando nel 2014 Boiler Room caricò su YouTube un suo set, nei commenti molti si lamentarono di come una ragazza che gli ballava accanto gli aveva rubato le attenzioni della telecamera. Lei è apparsa nei commenti per difendersi, e un utente le ha risposto, "La telecamera era puntata su di te, non su Sampha. Lui era leggermente sfocato, e tu invece eri perfettamente a fuoco—è naturale che lo sguardo di tutti sia caduto su di te." E bisogna dire che una delle abilità principali di Sampha è proprio quella di essere al centro dell'inquadratura ma, al contempo, apparire leggermente fuori fuoco—così concentrato sulla musica da lasciare i riflettori a qualcun altro. Ad esempio, non sapeva che la sua voce distorta sarebbe apparsa su "Mine" di Beyoncé (senza alcun riferimento al suo nome nei crediti dell'album, tra l'altro). Sampha ha addirittura dichiarato che per lui è ok non essere citato nelle note ai pezzi a cui ha lavorato agli inizi della sua carriera, quando suonava le tastiere, semplicemente perché si è divertito a farlo e quello gli basta. Insomma, è improbabile che quella ragazza che ballava accanto a lui gli abbia dato fastidio: lui si stava solo divertendo.

Dopo aver pubblicato un disco pesante come Process, accompagnato da un film dallo stesso titolo diretto da Kahlil Joseph, probabilmente Sampha metterà la modestia da parte e si prenderà il posto che si merita al centro del palco. O almeno, così speriamo. Nonostante questo, l'ultima cosa che dice sull'album è "Non sono io il centro di tutto." Ironicamente, il disco che finalmente lo farà tuffare di testa nella piscina della fama parla, in parte, del suo desiderio di evitarla. Se si ascoltano attentamente le sue parole, è palese che non è questione di timidezza; Sampha vuole solo abbandonare completamente ogni controllo per potersi sentire collegato a qualcosa di più grande di lui. In un certo senso, Process è un'esperienza extracorporea. A livello narrativo è qualcosa di simile a Enter the Void di Gaspar Noé, un film psichedelico girato dalla prospettiva sospesa del fantasma di un ragazzo morente. Sampha ha letto Il libro tibetano del vivere e del morire, una rilavorazione contemporanea del Libro tibetano dei morti dell'ottavo secolo che legge il protagonista del film di Noé. L'insegnamento al centro del libro è che la morte libera la coscienza dal corpo, portando la mente a creare una sua realtà fatta di visioni ugualmente pacifiche e psicotiche. E lo stesso concetto sembra trasparire da Process, la cui narrazione ha luogo da qualche parte tra l'insonnia, la morte e il sogno. "Mi sveglio, e il cielo è rosso come il sangue," canta Sampha in "Blood on Me." "Il mio respiro è ancora pesante, sembrava molto di più di un sogno. Mi alzo, sono ai piedi del letto. Come hanno fatto a trovarmi? Scappiamo… E ora sono in strada, sono tutto solo, perdo il controllo e distruggo la macchina." Una visione simile, sempre con la sua morte come protagonista, compare in "Reverse Faults": "Ho tolto i freni dalla macchina e ho volato, ho schiantato il parabrezza nel mio cuore." Spesso, Sampha si immagina come una sorta di fantasma capace di guardare le persone che ama ma che non riesce a toccarle. "Volo in alto su tutti i tuoi ricordi, il mio sguardo è quello di un uccello", canta in "Incomplete Kisses." I testi passano dall'essere epici all'essere sottili attraverso narrazioni non-lineari, e il risultato fa girare la testa. Tra le mani di un cantautore meno abile, un progetto così ambizioso sembrerebbe incoerente e incasinato, ma in qualche modo Sampha riesce a trovare un senso nel caos. A tenere unito tutto è un tema ricorrente: la sublimazione del suo stesso ego verso le forze che lo circondano. In "Under" è sommerso dalle onde delmare,in "Plastic 100°" si scioglie sotto un sole furente, in "Take Me Inside" ricorda una tempesta imminente", in "Timmy's Prayer" si sente sovrastato dal buio dei suoi stessi occhi chiusi. L'album è permeato da un senso del sublime quasi romantico, quello di Turner o Friedrich, da una natura onnipotente che ingoia l'essere umano. Nei testi di Sampha, però, la natura è una forza salvifica che lo protegge dalle sue stesse emozioni; il suo desiderio di essere sovrastato dalla natura nasce dal suo bisogno di dimenticare quanto sia frustrante rimanere soli con sé stessi, avendo perso le persone con cui più vorresti essere per sentirti meglio. Come se l'unico modo per fuggire dalla prigione del suo dolore fosse sparire completamente.  Alla fine dell'album, Sampha torna sulla Terra: "Mi risveglio nella mia palle," canta, mentre un synth arpeggiato evoca una sorta di paradiso. È un momento severo, ma pieno di speranza. Process non regala soluzioni alla tristezza da cui nasce, ma offre conforto e solidarietà. Ascoltare musica è un atto intrinsecamente sociale—anche se l'unico collegamento è tra l'ascoltatore e l'artista—e con il suo primo album Sampha ha creato qualcosa di altamente condivisibile. E ci è riuscito evocando la magia dei suoi ricordi nel salotto di suo padre, e a quel pianoforte, in quella villetta di Morden al capolinea della metro. Allo stesso tempo, però, il valore di Process lo rende anche un punto d'inizio di un viaggio che sarà interessante seguire.

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