Musica

Come nasce la Magica Musica di Venerus

Abbiamo intervistato Venerus per parlare del suo primo album 'Magica Musica', di ispirazione, di psichedelia e del futuro della musica italiana.
ST
Terracina, IT
Venerus intervista
Tutte le foto sono di Sha Ribeiro.

L’uscita del primo vero album di Venerus, Magica Musica, coincide con un momento storico in cui abbiamo davvero bisogno di musica, di magia e di una musica che sia complessa, sfaccettata, in cui ci si può perdere.

Magica Musica, prodotto da Venerus con la collaborazione di MACE, è il libro degli incantesimi che continueremo a sfogliare da qui nei prossimi anni. Sarà utile a ricordarci che un nuovo approccio sperimentale alla musica pop è possibile e può raggiungere un pubblico più ampio. La scrittura di Venerus, che parte dal neo-soul e abbraccia un mondo di influenze che toccano la musica elettronica, l’hip hop e il rock psichedelico, grida tutto lo stupore e la meraviglia di quando era bambino.

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Quando sono entrato in contatto telefonico con Venerus, erano passate poche ore dall'uscita del disco. In questa chiacchierata mi ha raccontato un po’ dei suoi viaggi, tra musica, arte e stati di coscienza.

Venerus Magica Musica intervista

La copertina di 'Magica Musica', cliccaci sopra per ascoltare l'album su Spotify.

Noisey: Come stai gestendo queste prime ore dall'uscita del disco?
Venerus:
Io e gli ospiti del disco siamo stati in diretta su Twitch per festeggiare l'uscita a mezzanotte. La diretta è durata fino alle due, inutile dirti che io ero veramente stanco morto, mi sarò bevuto mezza bottiglia di gin. Sono andato dritto a dormire (ride).

Chi era Venerus prima di Magica Musica?
Il 2015 era l'anno in cui lavoravo alla prima musica da solista, dopo l'esperienza londinese tra progetti vari e band. Era arrivato il momento di sviluppare un percorso personale. 

MM inizialmente era il nome della playlist che aggiornavo con tutta la roba che mi piaceva ascoltare e che amo tuttora. La musica influenza tanto, e di riflesso quella che ho cominciato a scrivere dopo averla assorbita.

Per esempio i suoni di sottofondo che ti circondano (dal telefono sento due gatti miagolare). Hai detto che il rumore di acqua nell'ultima traccia “Luci” è quello della piscina di Salmo.
Per me è fondamentale documentare la mia vita come un reporter, da sempre. Se guardi i canvas di Spotify troverai tutti i video registrati dal mio cellulare. Un piccolo manifesto di quotidianità a cui sono molto legato.

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Una mia previsione: la musica tornerà protagonista e in mano ai musicisti. La gente che suona ha un rapporto viscerale e diretto. È qui che si nota tutta la differenza.

Da quale pensiero è germogliato Magica Musica?
È nato tutto insieme. Il concetto del disco era quello di capire cosa stessi cercando musicalmente, ma soprattutto umanamente. A dicembre 2019 mi sono ritirato in una casa di campagna nella zona di Mantova, e lì ho scritto gran parte del disco. Questo approccio spirituale mi ha aiutato a disegnare il tutto. Vorrei che l'ascoltatore a fine album si sentisse come in un ritiro.  

Il disco vanta poche collaborazioni, ma di livello. Ce n’è una più significativa per te?
All'inizio mi dicevo: “non ci metto nessuno.”  Non per tirarmela, ma nelle prime battute desideravo un disco molto identitario, forse perché lo consideravo come una parte integrante di me. 

Sono molto legato a “Sei acqua”, la traccia realizzata con i Calibro 35. Lì mi si è completamente sbloccata la mente. Mi ha ricordato quant'è bello creare musica a stretto contatto con una band.

Ero partito con l'idea di costruire un pezzo disco-funk, tutt'altro. Io tiravo, ma il brano non voleva saperne di venire a galla. Quando stavo per arrendermi, mi sono lasciato andare a ciò che stavo pensando in quell'istante, e la canzone è arrivata da sé.

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Fare un disco è pure questa cosa qui: lasciarsi trasportare dalle emozioni e dalle circostanze. Abbiamo registrato in presa diretta. Lo considero un momento speciale.

Il processo di scrittura di un brano è come quando si pesca d'altura; ti dici “forse l'ho visto, forse no, o addirittura forse nemmeno c'è.”

Proprio in “Sei acqua” risuona l'eco della scrittura di un riferimento come Lucio Dalla. Lo senti vicino come ispirazione?
Wow (ride). Mi fa piacere. Se fai musica in Italia, be', devi passare per forza da Lucio Dalla e Lucio Battisti, di cui Anima Latina, in particolare, trovo incredibile. Altrimenti lascia perdere (ride)

Però il mio modo di raccontare è più legato ad altre figure artistiche. Nella mia testa ci sono riferimenti di ogni tipo. In realtà sento più vicine ad altre personalità rispetto a quelle musicali.

Venerus intervista Magica Musica

Venerus, foto di Sha Ribeiro

Quale brano è stato più difficile da comporre?
“Ogni pensiero vola” e “Brazil”. Sono entrambe canzoni per cui ho lottato a lungo. Il processo di scrittura di un brano è come quando si pesca d'altura; ti dici “forse l'ho visto, forse no, o addirittura forse nemmeno c'è.”  

Mi ricordo che prima di arrivare al risultato finale, avevo già intuito che fossero delle canzoni importanti, La chitarra acustica non l'avevo mai suonata e registrata prima di allora, semplicemente perché non ne ero fan, ma ora è ovvia la sua presenza in “Ogni pensiero vola”. Pensa che il ritornello all’inizio non c’era, avevo scritto solo la parte di fiati.

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Di “Brazil” non ero convinto finché non l'ho sentito mixato, ora mi piace di brutto. Per quanto mi riguarda, la musica va trovata, è bella proprio perché esiste e abita già da qualche altra parte.

“Namastè” (feat. Rkomi) contiene probabilmente il passaggio più autobiografico dei tuoi testi, o meglio, almeno quello più esplicito (“Non fosse per la musica saremmo pazzi / Già lo capivo bene a quindici anni / Volavo dritto tra le frecce e mi han spezzato le ali / E poi ho capito che siamo tutti uguali”). Cosa rappresentavano per te quelle frecce? E che idea di musica ti porti dietro da allora?
A quell'immagine sono molto legato. Sono quelle robe che ogni tanto mi permettono di riassumere un'idea che mi porto dietro da sempre.

Della mia giovinezza ricordo la sensazione di sentirsi speciali, nel senso di essere particolarmente esposti e sensibili, per non dire vulnerabili. Un dolore che ti fa sentire unico nella tua solitudine.

Hai presente “L'albatro” di Baudelaire? I versi citati rielaborano quel pensiero: finché continui a volare, sei il re dei cieli. Ma a terra sei debole, ferito. Ho sempre vissuto e inseguito la musica, prima ancora di cominciare a farla, sin da quando ero ragazzino.

Quale direzione vuole prendere la “magica musica” di Venerus? E quale pensi che prenda invece la musica italiana?
La mia sarà ancora da scoprire, ma per quanto riguarda la ricerca continuo a studiare soluzioni sonore. Guardo costantemente a ogni sfumatura e alle armonie, le esploro come se potessi vederle, non solo sentirle.

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Per quanto riguarda quella italiana?
Sinceramente e poco modestamente: da quando io e MACE ci siamo messi insieme a produrre musica credo che stia nascendo qualcosa di nuovo. Ma già da un po' di tempo chiunque può fare quello che vuole. 

In Italia c'è sempre stato una sorta di freno a mano, perché spesso ti viene detto che non si può sperimentare o comunque produrre musica di un certo tipo, “qua non funziona,” oppure “guardate che siamo in Italia.” Finché gli altri sono convinti, non funzionerà mai; ma io continuo a lottare perché si cambi rotta. Nella storia arriva sempre quella fase in cui sta per accadere qualcosa di importante; soprattutto quando non si sa più cosa sia pop o meno. 

Nell'Italia che vorrei non dovrà esistere più il dibattito su generi ed etichette da affibbiare. Una mia previsione: la musica tornerà protagonista e in mano ai musicisti. La gente che suona ha un rapporto viscerale e diretto. È qui che si nota tutta la differenza.

Venerus intervista Magica Musica

Venerus, foto di Sha Ribeiro.

Quindi un ritorno a una concezione più “classica” del fare musica. Quale strumento incarna il tuo legame con il passato?
Ho una voglia assurda di suonare la chitarra e di esplorarne ogni tecnica di utilizzo. È uno strumento che ha segnato la storia della musica, anche se negli ultimi anni si è “riposata”. Come la psichedelia, la chitarra ritornerà.

Un testo a cui sei più legato e che lanceresti nello spazio? 
Se dovessi lanciarne mai uno è “Ogni pensiero vola”, per quanto tante altre rappresentino vicende e vissuti più forti a livello emotivo. Perché da quella canzone lì sono riuscito a estrarre così tanto del mio vissuto più profondo e dei miei ideali. Una musica semplice ma comunque molto limpida. Spero che questa mia visione del mondo venga accolta da più persone possibili.

Quali brani ci consigli in particolare dalla tua playlist “Magica Musica”?
“Reading a Wave” – Arp
“Isn't It a Pity” – Nina Simone
“Thank You God for My Wife and Children” – Keith Tippett
“Quiet Dawn” - Archie Shepp
“Tango Whiskyman” – Can