La storia del new rave in otto canzoni, raccontata da Jamie dei Klaxons

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La storia del new rave in otto canzoni, raccontata da Jamie dei Klaxons

Dieci anni dopo l'uscita di Myths of the Near Future, abbiamo ripercorso coi Klaxons quei giorni fatti di glitter, bandane colorate e skinny fluorescenti.
Daisy Jones
London, GB

Furono gli anni Ottanta, per primi, a dare alla luce un nuovo mondo chiamato rave. Prima venne l'house, e nel giro di poco arrivò il momento della techno. Poi Paul Oakenfold se ne andò a fare un giretto a Ibiza, portò via con sé il sole delle Baleari, ed eccoci qua trent'anni dopo in un mondo fatto di universitari americani a torso nudo che riempiono stadi per vedere Avicii e gente che lavora nel marketing musicale che sbava sui Chase and Status. Ovviamente mancano diversi capitoli a questa breve storia—i campi infangati su cui vagavano i figli dell'acid house, ad esempio. O le chiese in cui la forma-rave si è fatta tale: il Paradise Garage negli Stati Uniti, l'Amnesia di Ibiza, l'Hacienda in Inghilterra. Ma c'è un capitolo in particolare che è stato trascurato più di ogni altro, quando si tratta di parlare della storia della dance: il new rave. All'inizio la cosa era partita da qualche giornalista che, per farsi due risate e riprendersi da una sbronza particolarmente pesante, si era inventato un rebranding indie di un genere con decenni di storia, spingendo i teenager inglesi dell'epoca ad andare a scuola con addosso un paio di skinny gialli, rossi e blu e i capelli stopposi di liquido di glowstick. Fu un movimento dalla vita breve, ma per un certo periodo sembrava essere ovunque. Nel giro di qualche mese, il new rave era arrivato al mainstream e in serie TV come Skins, e qualsiasi band formata in quel periodo aveva deciso di mettere nel proprio nome parole come "Trash", "Disco" o "Club". Alla fine tutto si spense in concomitanza con un sequestro di massa di MDMA nel Regno Unito, che lasciò la generazione di adolescenti successiva a barcamenarsi con un po' di mefedrone e a collezionare cappellini per passare il tempo. Il catalogo che compone il nucleo del new rave è scintillante e piuttosto vario, dai Test Icicles ai Does It Offend You, Yeah? passando per i Crystal Castles. Ma i veri pionieri del genere, la band che tirava indiscutibilmente più di ogni altra, erano i Klaxons. Il loro album di debutto, Myths of the Near Future, vinse il Mercury Prize. Suonarono dal vivo assieme a Rihanna. Sono andati avanti a suonare per dieci anni. James, Jamie e Simon dei Klaxons sono stati praticamente gli Zeus, Apollo e Poseidone del new rave. Dato che Myths of the Near Future compie dieci anni questo mese, chi meglio di Jamie Reynolds stesso può accompagnarci per mano mentre ripercorriamo quegli anni? Gli abbiamo fatto sentire otto canzoni, e lui ci ha detto quello che ne pensava. Appena potete, fate un brindisi per quei momenti in cui chiamavate "rave" qualsiasi cosa facevate con i vostri amici—tipo trovarvi in cucina di casa dei vostri genitori con una strobo rotta—e continuate a leggere.

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1. NEW YOUNG PONY CLUB – "ICE CREAM"

Iniziamo nel 2005, prima che il new rave fosse effettivamente nato come genere a sé.
Jamie Reynolds: Sì, grazie per averlo specificato. In quegli anni alcuni gruppi non volevano essere raggruppati sotto il termine "new rave". Credo che la gente tendeva a collegarli alla cosa per il modo in cui si vestivano. Portavamo tutti le stesse cose. Quando andavamo in tour assieme avevamo tutti voglia di fare casino, e quindi anche quello aveva contribuito a creare un'aria di "scena". Ma non chiamerei new rave un pezzo come "Ice Cream"—è tipo una versione sexy della disco. Insomma, ci sta che non volessero avere niente a che fare con una scena che aveva come principale punto di riferimento la cultura degli anni Novanta.

2. SHITDISCO – "I KNOW KUNG FU"

Gli Shitdisco a che punto stanno della linea del tempo del new rave?
Avevamo lo stesso management, e quando uscirono con questo pezzo stavamo facendo concerti assieme da un mesetto. Hanno iniziato a suonare più o meno quando abbiamo iniziato a suonare noi, c'erano fin dall'inizio. A livello musicale, ancora una volta—sta tutto nel nome—facevano questa sorta di ibrido tra post-punk e disco, cioè la formula che andava per la maggiore prima che arrivammo noi, e questo pezzo non è che una continuazione di quel filone. Noi volevamo provare a spingerci verso altre direzioni, ma pezzi come "I Know Kung Fu" avevano un'identità definitva. Venivano dagli LCD Soundsystem, dalla Output Records, cose così. Come fu andare in tour con loro nel 2006? 
Amo gli Shitdisco con tutto il mio cuore—non avremmo potuto divertirci di più, è stato davvero assurdo. Il nostro tour manager si chiamava "Ravey Davy" e aveva inventato questo cocktail, il "Rewind", che era praticamente mezza bottiglia di sidro, mezza bottiglia di rosso e qualche sostanza a caso. Si preparava 'sta roba, poi si metteva a saltare e scalciare a caso e a una certa ci diceva, "Ok, dovete salire sul palco." Gli Shitdisco sono stati nostri fratelli nel caos. Strano che non abbiate vomitato ovunque.
Un paio di volte mi è capitato. Penso che lì fossimo al massimo del nostro edonismo. Appena dopo quel tour, il nostro management ci impose un nuovo tour manager dicendoci che dovevamo darci una calmata o non avremmo mai avuto successo. Quindi quelli sono stati i nostri ultimi momenti di libertà, ci siamo divertiti davvero un sacco. Era come essere in famiglia, quando c'erano gli Shitdisco.

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3. CSS – "LET'S MAKE LOVE AND LISTEN TO DEATH FROM ABOVE"

Questo pezzo dei CSS mi aveva mandato in fissa quando era uscito. Che ruolo ha nella traiettoria del new rave?
Ancora, è un pezzo disco tutto sexy che parla apertamente dei Death From Above 1979, che avevano guidato la rinascita di quel crossover disco-rock che andava un sacco prima che arrivassimo noi. Parlano di loro, parlano di sesso, è un pezzo disco: è sexy disco.

Perché pensi che la gente tendeva a inserirlo nella categoria "new rave"?
Credo sia stata questione di contemporaneità, eravamo tutti in attività e facevamo tutti pezzi ballabili. Riuscivamo tutti a far impazzire il nostro pubblico e andavamo spesso in tour assieme; e allora, da fuori, sembravamo una grande famiglia. Simon usciva con Lovefoxx, la loro cantante, e quando suonavamo assieme si creava sempre una bella chimica. È interessante riascoltare tutti questi pezzi ora, dato che a quei tempi volevamo provare a fare un salto in avanti, ma molti di questi gruppi non erano che continuazioni di quello che stava succedendo appena prima di loro.

4. KLAXONS – "ATLANTIS TO INTERZONE"

Ora sì che ci siamo! Per me "Atlantis to Interzone" è stato il primo vero esempio tangibile di new rave.
Mi piace che tu abbia scelto questo pezzo e questo video perché, insomma, è lui. È strano, perché tutti i nostri altri video sono stati fatti da Saam Farahmand, e tutte le sue cose hanno un elemento fantasy; questo è l'unico che non abbiamo fatto fare a lui, ed è quello che incarna perfettamente tutto l'immaginario new rave. Ci sono i vestiti colorati, le chitarre usate per fare qualcosa che vorrebbe essere dance, è tutto caotico. Bellissimo. Quando stavate mettendo assieme tutto questo avevate anche solo il minimo presentimento che il new rave sarebbe letteralmente esploso? 
Noi siamo di New Cross, un quartiere a Sud-Est di Londra, e nella nostra zona era già a buon punto. La gente per cui suonavamo usciva fuori di testa. Ma volevamo uscire dal nostro piccolo cerchio, e in fondo "Atlantis to Interzone" è arrivata al momento perfetto. È stata il nostro picco prima che diventassimo pop a tutti gli effetti, è il pezzo che definisce la nostra carriera prima del primo album. La suonavamo dal vivo e la gente si prendeva benissimo, ma dato che l'album non era ancora uscito tutti restavano fermi su cose tipo "Golden Skans". Ed è curiosa, come cosa.

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Dopo "Atlantis to Interzone" tutti cominciarono a vestirsi come voi…
Sì, Simon era un'icona fashion in quegli anni, e non so se la cosa gli sia stata davvero riconosciuta. Ogni volta che usciva una qualche sua foto gli altri gruppi prendevano appunti. Stranamente, a tenere tutto assieme era più la moda che la musica.

Prima del new rave era come se tutti provassero a vestirsi come gli Strokes, e nel giro di un attimo tutti cominciarono a mettersi le robe più strane che riuscivano a trovare.
Sì, e nel giro di un attimo finisci in un video dei Trash Fashion. Un mese prima dei Klaxons anche noi ci vestivamo come fossimo negli Strokes, o andavamo di giacca e cravatta direttamente. A una certa abbiamo detto, "Fanculo". Siamo andati al mercato di Deptford e abbiamo investito dieci sterline per prendere qualche vestito per bambini, ed eccoci qua.

5. JUSTICE V SIMIAN – "WE ARE YOUR FRIENDS"

"We Are Your Friends" uscì dopo "Atlantis to Interzione", ma ovviamente i Justice e i Simian erano in giro da un bel po'.
Questo pezzo era come un inno, in quel periodo. La mettevano su a ogni festa, e i Justice erano i capi del business. Quando diventammo loro amici era come se avessimo incontrato i nostri eroi. L'EDM non era ancora venuta fuori, e in un certo senso loro sono stati i precursori della cosa. Secondo me è interessante pensare che, a parte noi, tutti cercavano di distanziarsi da qualcosa, sai? È un pezzo che suona senza tempo.
È fantastico. Mi sono appena riguardato il video e al centro ha quell'abbandono mentale, quel comportarsi come se non te ne fregasse un cazzo… insomma, forse ai tempi non ce ne rendevamo conto, ma erano una grande influenza per noi. Questa canzone è il nodo che tiene unito tutto quanto. Qualcuno ha deciso di usarla come titolo per quell'orribile film sull'EDM, ma non credo abbia senso collegare le due cose—questo pezzo è stato un precursore, e il nostro inno.

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Come mai, secondo voi, in quegli anni tutti decisero che volevano prendersi meno sul serio e ballare di più?
A livello culturale, non so davvero darti una risposta. Era un periodo felice e tutti erano fuori di testa. Era colorato, sregolato e stupido. Non era il resto del mondo che era troppo serio o se la tirava troppo, erano il caos e quello spirito di abbandono ad attirare la gente.

6. TRASH FASHION – "IT'S A RAVE DAVE"

Eccoci verso la fine del 2006, e questo è quello che potremmo chiamare "new rave da discarica"…
Sì, insomma, credo sia ok dire che i Trash Fashion fossero ironici. Nessun altro tra gli artisti di cui stiamo parlando lo era; prendevano tutti quello che facevano sul serio. Questi qua, invece, forse avevano provato a salire sul carro prendendo il genere per il culo e approcciandocisi ironicamente, cosa che succede sempre nella vita di un movimento pop. Se hai un suono definito, prima o poi qualcuno lo userà e lo prenderà in giro. E questo è quello che è.

Ti ricordi di quando uscì questo pezzo?
Ho sentito il nome "Trash Fashion" un sacco di volte, ma non li avevo mai davvero ascoltati. I loro video hanno riferimenti ai nostri, robe così. È come se volevano avere qualcosa a che fare con la scena, ma non sono mai stati sotto il nostro radar. E poi, il loro nome… il Trash era il club in cui andavamo sempre, la moda era quello che teneva tutto assieme, e si rifacevano a quello che stavamo facendo. È un tentativo di toccare lo zeitgeist.

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Ho letto da qualche parte che, arrivati a un certo punto, l'etichetta "new rave" ha iniziato a darti fastidio. È stato in questo periodo?
A me non ha mai dato fastidio, ma eravamo una democrazia, e altri membri del gruppo volevano staccarsi dal termine "new rave". E allora così abbiamo fatto. Nel 2006 ormai avevamo già avuo il notro momento pop. I ragazzi vietarono i glowstick al nostro concerto alla Brixton Academy, e fu un momento che segnò un passaggio impotante. Volevamo che il "new rave" fosse una rampa di lancio più che una scena che avrebbe definito la nostra carriera.

7. HADOUKEN! – "THAT BOY THAT GIRL"

Ti ricordi quando gli Hadouken pubblicarono questo pezzo? 
Certo. Non credo che, ai tempi, lo rispettassi abbastanza. Ascoltarlo ora me lo fa apprezzare molto di più. Per me è il contrario… all'epoca mi ero presa benissimo, mentre adesso mi viene da dire, "Oh wow".
A me non aveva toccato particolarmente perché vivevo in una mia bolla. Mi sarebbe piaciuto se gli Hadouken e i Late of the Pier fossero venuti in tour con noi in quegli anni, perché in fondo sembravano molto più vicini a quello che volevamo fare noi di quanto lo fossero molti altri. Insomma, qua il loro cantante si approccia alla voce quasi come un MC, no? L'ibrido tra indie e grime risale a prima del new rave, e il grime con le chitarre era una figata. Mi piace quando i generi si incontrano. Il risultato può essere terribile, certo, ma in questo caso mi sembra sia andato tutto bene. Avrebbe avuto senso collaborare di più con gli Hadouken per noi, certamente. E perché non lo avete fatto?
C'era una forte aria di competizione, e a volte i rapporti tra i gruppi erano un po' strani. Non penso di averci mai parlato, ma ricordo di aver provato sentimento contrastanti per loro. E a ripensarci oggi devo dire che non c'era motivo di averli.

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8. LATE OF THE PIER – "SPACE AND THE WOODS"

Per me i Late of the Pier assomigliavano ai Klaxons. Erano nati dal new rave ma erano riusciti a svoltarla e uscire da una categorizzazione troppo forte.
Sì, certamente. Sono un altro gruppo a cui mi sarebbe piaciuto dare più attenzioni. Da quello che ricordo, erano piuttosto competitivi. Credo fossero all'università assieme a Simon. Avremmo dovuto legare di più, perché Erol—il loro produttore—era anche il nostro. Avremmo dovuto passare più tempo assieme. Quando ascolto "Space in the Woods", e altri loro pezzi, e ascolti i loro testi, mi rendo conto che forse erano quanto di più vicino ci fosse a quello che provavamo a fare noi. Mi sento molto più vicino a loro che a tutti gli altri gruppi.  Questo pezzo come si inserisce nella storia del new rave?
Non credo lo faccia, più che altro perché penso che non volessero averci niente a che fare. Erano molto consci di quello che suonavano, sembravano avere una formazione umanistica, erano molto creativi, ed è una cosa che rispetto. Insomma, ha senso che volessero evitare di essere inseriti in quel calderone, lo capisco. Ma in fondo, ancora una volta, credo fosse la moda ad averli avvicinati a noi e al genere. E al fatto che comunque avevano influenze pre-new rave, post-punk e disco.

Quando è morto il new rave, secondo te?
Forse è morto quando abbiamo bandito i glowstick alla Brixton Academy. Era il nostro concerto più grande di sempre, il nostro picco assoluto, e avevamo deciso di privarci dell'elemento che ci aveva portati fin lì.  Pensi che potrà mai risorgere? 
Non lo so… ci vorrebbe un gruppo che provi a rilavorare quel sound per fare qualcosa di totalmente nuovo. O forse dovremmo riprovarci noi. Ma non è una cosa che immagino possa succedere a breve termine.

(Illustrazione di Joel Benjamin)
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