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Tecnologia

Dopo il blocco di TV e Twitter, il Venezuela censura anche internet

Il governo è passato alle maniere forti, limitando l'accesso a internet nello stato di Tachira. Le immagini su Twitter sono bloccate, mentre le TV di stato evitano di parlare delle proteste in corso.
Il presidente venezuelano Nicolás Maduro, subentrato a Hugo Chávez nel 2013. Questa foto lo ritrae nel 2010, quando era ministro degli esteri. Immagine: Wikimedia

È una situazione fin troppo familiare: i governi affrontano le proteste di massa stringendo la presa sui media statali e gli internet provider per nascondere informazioni incriminanti che preferirebbero non fossero diffuse al mondo intero.

In Venezuela, le proteste per rivendicare la sicurezza alimentare e quella economica hanno avuto un effetto valanga durante la scorsa settimana e hanno portato a violenti disordini che hanno lasciato a terra almeno cinque morti, tanto che il governo del presidente socialista Nicolás Maduro ha deciso di passare alla censura. Infatti, secondo le segnalazioni raccolte dalla EFF, le autorità hanno interrotto la connessione internet in una grande città e nei suoi dintorni.

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EFF scrive che CANTV, l'internet service provider (ISP) statale del Venezuela che controlla la maggioranza delle connessioni internet del paese, ha tagliato il traffico a San Cristóbal, la capitale dello stato di Tachira e uno dei centri delle proteste. Ho parlato con Marianne Díaz, avvocato e fondatore del gruppo di attivisti Acceso Libre, la quale mi ha detto che la connessione è stata interrotta in tutta la capitale e molto probabilmente nell'intero stato—che conta una popolazione di oltre un milione di persone.

"Sappiamo che è stato un mandato di governo, perché due notti fa, il presidente Maduro ha tenuto un discorso (una trasmissione obbligatoria per tutte le stazioni radio e TV), dove (tra molte altre cose) ha minacciato il Tachira, dicendo che sarebbe 'andare fino in fondo' e che noi 'saremmo rimasti sorpresi' di cosa avrebbe fatto, dopodiché internet è stata tagliata e sono arrivati i carri armati," mi ha scritto Díaz tramite email.

Per tutta la scorsa settimana, il governo ha anche limitato le reti televisive in tutto lo stato, messo al bando i giornali colpevoli di sostenere il Tachira, e bloccato parti di Twitter, Facebook, media online e siti web di tutti i tipi.

Il Venezuela esercita "un controllo piuttosto stretto su internet rispetto ad altri paesi," ha detto Bill Woodcock, un esperto di traffico internet, al Washington Post. "Non è così stringente come a Cuba, ma probabilmente lo è più che in qualunque altro paese."

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Mentre le proteste vanno incontro a una escalation—esacerbate da un'ondata di sparatorie e arresti da parte dei funzionari del regime, in particolare, l'arresto di martedì del leader dell'opposizione Leopoldo Lopez—il governo si è trovato a esercitare un controllo sempre più ferreo.

Lo stato ha annunciato che espanderà il Centro Estratégico de Seguridad y Protección de la Patria (CESPPA), un ente governativo potenzialmente incostituzionale con ampi poteri di controllo e censura su qualsiasi comunicazione online che ritenga una minaccia alla sicurezza nazionale. È come la versione venezuelana della NSA, se solo la NSA avesse avuto il potere di bloccare internet così come aveva quello di spiarla.

"La struttura del [CESPPA] comprende due nuove Direzioni: la Direzione per lo studio della tecnologia e dell'informazione, che sarà incaricata di 'elaborare e analizzare dati dal web', e la Direzione per la ricerca sociale, destinata a 'neutralizzare e sconfiggere i piani di destabilizzazione contro la nazione'," scrive EFF. "Qualunque cosa significhi," ha detto Díaz. "Sono lì per controllare i contenuti web e censurarli come meglio credono."

Non sorprende che il CESPPA abbia già attirato le ire degli attivisti che difendono la libertà di stampa. Ma a sentire quello che Maduro e la sua amministrazione raccontano, proprio i filmati delle manifestazioni costituiscono una minaccia destabilizzante. Tant'è che il presidente venezuelano ha accusato i media di incitamento all'odio e del tentativo di rovesciare il governo, definendo i manifestanti "neo- fascisti."

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Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a Caracas. Immagine: Imgur

TV e radio di stato hanno trasmesso una copertura quasi nulla dei disordini politici e le autorità hanno chiuso un canale basato in Colombia, NTN24, dopo che questo aveva segnalato la morte di uno studente manifestante. Di conseguenza, i gruppi di opposizione si sono affidati ai social media per aggiornamenti e per condividere informazioni. In risposta, il governo ha bloccato le immagini su Twitter, in particolare agendo contro il sito di immagini twimg.com e quello di file-sharing Pastebin. (Successivamente, alcuni hacktivisti hanno risposto attaccando vari siti web del governo venezuelano.) Secondo i resoconti raccolti da Global Voices, la polizia ha anche sequestrato i telefoni cellulari dei manifestanti. Il governo dice di farlo soprattutto per arginare i "contenuti violenti."

"Tuttavia, i controlli su internet sollevano ancora dubbi," ha spiegato Díaz. "Un sacco di gente pensa che, per esempio, il governo abbia volutamente rallentando le connessioni in modo da non consentire lo streaming di video e immagini. Dato che le proteste non sono trasmesse in TV (c'è un divieto di sorta su questo tipo di contenuti), le persone ricorrono al video streaming per raccontare le proteste e la successiva repressione. Giorni fa, un canale in particolare ha raggiunto, a un certo punto, 100.000 spettatori simultanei."

Non è la prima volta che la censura web è stato impiegata per sedare i disordini sociali, e sicuramente non sarà l'ultima. Tuttavia, ironia vuole che questo tipo di strategia non funzioni molto bene. Come ho scritto l'anno scorso, quando il presidente del Sudan ha tagliato bruscamente il paese fuori dal World Wide Web, questo genere di censura tende a rendere le folle ancora più arrabbiate, senza contare il fatto che causa danni all' economia e che, comunque, i manifestanti troveranno sempre un modo per aggirare il blocco.

Nel caso del Venezuela, la repressione dei media sta senza dubbio focalizzando ancora di più l'attenzione internazionale sui disordini. Come ha sottolineato Foreign Policy, cercare di bloccare l'informazione è una pessima strategia da PR. La censura ha il solo effetto di attirare l'attenzione della stampa estera, che altrimenti avrebbe ignorato le proteste, e suscitare simpatia per l'opposizione. In un certo senso, più Maduro cerca di nascondere ciò che sta succedendo, più il mondo capirà che ha davvero qualcosa da nascondere.