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relazioni

Ho avuto 'le palle': per San Valentino ho scambiato il cellulare con la mia ragazza

"Per San Valentino scambiatevi i cellulari se avete le palle." Detto, fatto.
Mattia Costioli
Milan, IT

Sono le ore 19 della sera di San Valentino e pur non godendo di nessuno dei benefici che la vita ha riservato agli youtuber, mi ritrovo a dover convincere la mia ragazza che scambiarci i cellulari per qualche ora è un ottimo esperimento sociologico.

Tutto è cominciato con l'avvicinarsi di San Valentino, quando ho notato qualcosa di diverso e ricorrente nei miei gruppi Facebook preferiti—ovvero quella ventina che seguo senza aver mai commentato e che nello specifico trattano di argomenti che nemmeno mi interessano, ma che assolvono pienamente al mio bisogno di lurkare in stagni di umanità esistenti su piani della realtà paralleli al mio. Probabilmente lanciata da qualche gruppo segreto a cui non sono ancora iscritto come "Animatori d'Italia nel mondo" o "Baristi romagnoli", sia nei gruppi sulla Terra Piatta che in quelli dedicati alla compravendita di maglie da calcio d'epoca ha cominciato a spuntare questa specie di meme/catena di Sant'Antonio:

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Grab via Instagram.

Ora: non esiste categoria di persone più fastidiosa di quella composta da chi odia le ricorrenze del calendario come Natale, Sanremo e (appunto) San Valentino, ma dato che la sfida era stata lanciata all'unanimità ho pensato che il modo migliore per neutralizzare il mio senso di fastidio per questo turbamento della quiete fosse quello di avere le palle, cioè metterla in pratica e dimostrarne l'inefficacia. Ovviamente l'ultima cosa che ho detto è una bugia e avrei potuto tranquillamente continuare a vivere odiando in silenzio, ma ho stupidamente scelto un lavoro in cui al contrario sono obbligato a esprimermi.

E quindi eccomi qui a scambiare il cellulare con la mia ragazza. Non so bene come ci si aspetta che la introduca in questa narrazione, per cui mi limiterò a dire che si chiama Greta e che da qualche tempo viviamo insieme. Ovviamente non abbiamo nessun programma per la serata di San Valentino, proprio come non dovrebbe averne qualsiasi essere umano degno di continuare a sciogliere i ghiacciai con le sue polluzioni indirette.

Poco prima dello scambio riusciamo a organizzare una cena al ristorante per salutare un amico, medico egiziano che su invito del padre tornerà in patria per qualche mese (con l'incombenza di trovarsi, se possibile, una moglie). Il locale si trova dall'altra parte della città e, mentre io guido, Greta inizia a spulciare le mie notifiche di Instagram, che ammontano alla bellezza di 2 nell'ultima settimana. Oltre a scrivere questo articolo, nel resto del tempo in cui verso i contributi INPS mi occupo di musica su Noisey ed è proprio un collaboratore di Noisey il mittente dell'ultima notifica a disposizione: mi ha taggato in una foto scattata durante una riunione svoltasi proprio quella mattina.

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Greta mi spiega che anche se siamo convinti di essere molto belli la foto fa schifo e sembriamo dei prigionieri durante un interrogatorio, e che comunque l'arredamento della stanza è deprimente, come se qualcuno ci avesse chiuso lì dentro per punizione: "Non avete nemmeno un computer, di cosa cazzo parlate tutto il tempo?" Non so sinceramente cosa rispondere quindi mi limito a guidare mentre lei prosegue nella ricerca dei miei messaggi, sempre su Instagram, e ci rimane parecchio male nello scoprire che l'unica persona ad avermi inviato un direct è proprio lei. Chiariamoci: ho 200 follower e cinque delle ultime sei foto che ho postato sono delle cassette di frutta, una lampada, un computer su cui c'è un video di cani e gatti, una foto del mio gatto e una foto di un gatto (peluche) visto al supermercato. Nella sesta invece compare anche lei.

A questo punto passa a Whatsapp e senza dare un minimo di peso a tutte le mie conversazioni ben avviate con i principali esponenti della scena rap italiana e con i loro manager, si fionda sulla mia chat di gruppo con gli amici del liceo, convinta di trovarci chissà quali nefandezze, ma finisce per lamentarsi della scarsa originalità dei nostri inside joke e non capacitarsi di tutte quelle foto di calciatori "scarsi", raffiguranti per lo più Leonel Vangioni e Roberto Inglese. A quel punto si mette a controllare Messenger, che è il posto dove giacciono i messaggi non letti delle persone a cui non rispondo alle mail. "È tutto così noioso. E poi non posti mai niente sui social media, quindi non puoi aspettarti che qualcuno ti scriva se non posti." Le lascio comunque il cellulare per il resto della serata, che comporterà solo una serie di telefonate non risposte a mia madre e il suo tentativo di risalire con le conversazioni Facebook ad aprile 2016, senza mai trovare niente di davvero interessante o particolarmente riprovevole.

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Durante la cena è il mio turno di accedere al suo telefono, che al contrario del mio è un complesso flusso di notifiche continue e incrociate, da Instagram a Messenger a Whatsapp. Ignoro le decine e decine di cuoricini su Instagram che arrivano durante il corso della serata e decido semplicemente di andare in ordine cronologico.

L'ultima persona ad averle scritto è sua mamma e io copio e incollo il suo messaggio in Google Translate (perché Greta è lituana) soltanto per scoprire che Google non ha investito granché nel processo lituano>italiano. In ogni caso riesco a intuire che sua mamma ha molto a cuore la sua regolarità intestinale e che, a margine, si raccomanda di salutarmi.

Sono invece sinceramente impressionato dal numero di "Hey", "Come stai", "Ciao Greta" che riceve giornalmente, ma andando alla ricerca di qualcosa di più particolare mi imbatto presto in:

Immagino che la persona in questione (un uomo sulla cinquantina, a giudicare dalla fotografia) volesse essere semplicemente cordiale e dopotutto invidio il suo entusiasmo. In generale il tenore dei messaggi di sconosciuti destinati a Greta si mantiene sul creep generico e, a parte qualche conversazione in lituano che non mi prendo la briga di tradurre, sono tutti scambi più o meno interessanti e personali che decido di non leggere per educazione più che per "terrore di essere stato tradito". Immagino anche che i vari Sei sexy e Ciao Greta, puoi mandarmi le tue foto non censurate? facciano tristemente parte del pacchetto che ti viene consegnato quando accetti di lavorare come modella.

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Una volta a casa, mentre Greta prova a reperire qualcosa di interessante frugando la casella di posta elettronica aziendale—e violando tutta una serie di policy della cui esistenza sono piuttosto certo—io mi dedico ai suoi messaggi di Instagram, che si rivelano un pozzo senza fondo di anime spente. Presumo non ci sia un modo per non risultare antipatico nell'esprimere un giudizio su questo tipo di persone, ma davvero non riesco a capire quale sia la scintilla che continua a innescare il loro meccanismo e forse la sempreverde legge dei grandi numeri è davvero applicabile anche a queste situazioni.

Un tizio di Jesolo le dice che Vilnius (la capitale lituana) è la sua città preferita, ma che purtroppo non ci è mai stato, e contemporaneamente la invita a Jesolo. Che è un po' come se qualcuna per provarci con me mi dicesse che Roma è la sua città preferita, ma che se voglio posso fare un giro a… No, non sono sicuro di aver mai visitato un litorale più brutto di quello di Jesolo.

A questo punto inizio a chiedermi che cosa spinga le persone verso questo tipo di esperimenti. Qual è il motivo che porta il tuo alter-ego su Facebook a dover necessariamente e senza appello essere una persona che la sa lunga e che dice le cose come stanno tramite inviti a mostrare le palle. Scambiarsi il cellulare con il proprio fidanzato o fidanzata come prova di fiducia e rispetto non è nemmeno la provocazione più efficace che si può lanciare durante la giornata di San Valentino. Prima di tutto perché non riesco a immaginare nessuna persona a cui avrei piacere di lasciare in mano il telefono, e non tanto perché non sia accettabile avere dei segreti, ma semplicemente perché si tratta di un'estensione della nostra privacy. In secondo luogo perché mi ricorda troppo da vicino un concetto molto caro a mia nonna (tanto dolce quanto annebbiata da ore ed ore di Forum su Rete 4) e che potremmo parafrasare come: "Se non hai niente da nascondere non ti serve la privacy."

Dopo un'altra mezz'ora di esperimento decido di ritenermi soddisfatto dell'essere uscito indenne e soprattutto senza palle dall'ultimo tormentone dell'internet italiano. Riprendo possesso del mio cellulare e do una controllatina alle mie pagine preferite. A parte qualche ultimo simpaticone tutto sembra essere tornato alla normalità: su Mercatino di Milano la gente si promette proiettili nella nuca, la Terra è ancora piatta e, anche per oggi, nessuno è stato in grado di stabilire se sia meglio iOS o Android. Almeno fino alla prossima volta dovrei essere al sicuro.

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