Capire i testi di Pop_X

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Musica

Capire i testi di Pop_X

Chi o cosa c'entra con i missili? Perché la vacca fa mu mu? Che cosa c'è nell'acquario di Cattolica? Abbiamo provato a capirlo.

Il video di "Io centro con i missili" di Pop_X venne caricato su YouTube nel lontano 2009. Sembrava improbabile, ai tempi, che il progetto di Davide Panizza potesse avere davvero successo. Stiamo parlando di un video glitchato per un pezzo a cassa dritta post-tutto con una voce distorta che canta le parole "Io sono un missile / Ho sfiorato più di mille volte l'atmosfera / E ora sono inutile"—non proprio il modello da seguire, negli anni d'oro di Capovilla e Dragogna e Dente, per avere successo nel mondo della musica indipendente italiana.

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Oggi però la nazione si è accorta che Pop_X è l'avanguardia, e il tour di Lesbianitj—cioè il suo primo vero album in una vasta discografia disordinata—si è concluso con delle docce di pubblico. Ed è bellissimo da vedere, perché quello che fanno Davide Panizza e compagni non ha influenze nel senso proprio del termine, non si rifà ad alcuna scena e non ha davvero alcun senso. Dovendo scegliere delle parole per descriverli andrei con "turbopop", "chiptune", "Battiato", "Eiffel 65", "Cristina D'Avena", "liscio" e "folkettone". Però in Italia non si va da nessuna parte se non si hanno anche i testi giusti, e in questo senso il caso di Pop_X è unico. Nella sua sterminata discografia ci sono momenti di lirismo casuale, poesia sbilenca e plurilinguismo esagerato. C'è un modo di cantare l'amore e la nostalgia—tematiche fondamentali della canzone italiana—opposto al modello dominante. E prende la forma di vacche, cavalli, seni, droga e balli da fare toda la noche. Ma perché finalmente si sono tutti presi bene per la scrittura di Pop_X? Qual è il significato dei suoi testi? Qua sotto la mia analisi, suddivisa in quattro mini-capitoletti tematici.

L'AMORE CHE È AMORE CHE È SESSO CHE È A CASO

Il video di "Sono stato gay".

La parola "amore" compare ben 38 volte tra Lesbianitj e il Best Of Pop_X del 2015—fatto dal quale ricaviamo una conferma all'assioma numero uno della musica italiana, cioè che se non canti d'amore non vai da nessuna parte. Ma in Pop_X non si parla di amore come si fa di solito: non c'è la scontatezza e la genericità di quello sanremese, né ci sono le esagerazioni e l'autoreferenzialità di quello dell'indie. Nei testi di Davide Panizza e soci, l'amore è totalmente a casaccio.

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L'amore di Pop_X non è una scusa per scrivere di quanto si è fichi o di quanto la persona x ci faccia stare bene o male, tornando sempre a un certo struggimento romantico. Il suo è un amore liberatorio, torrenziale e sporcaccione. "Secchio", la canzone più famosa di Lesbianitj, parla di quanto l'amore possa far paura—però nasce dallo scroto di un "frocio perso" che cade dal cielo, ed è rivolta a una "vacca che fa mu mu", non proprio un'immagine comune per descrivere i destinatari delle canzoni d'amore. È un approccio che permette di evitare idealizzazioni. "Noi saremo fighe" va a distruggere le strutture dell'auto-celebrazione amorosa affiancando a strofe nonsense il ritornello "Quando tu sei figa / Noi saremo fighi / Noi staremo sempre qui con te". "Donne povere" uccide un amore bellissimo ("Io ti amerò, ti giuro che non avrò niente da fare / E porterò il tuo cuore dentro di me.") con un tumore e una discesa agli inferi.

Tornando a "Secchio": "Froci/frocio" compare 21 volte nei due album ufficiali di Pop_X di cui sopra, e "gay/gays/gheis" altre 16. Questi termini sono usati per due motivi, credo. Il primo: essere sessualmente fluidi, il più possibile nudi e a culo di fuori è una parte fondamentale della libertà randomica alla base di Pop_X. Il secondo: vengono usati per sorprendere l'ascoltatore e rendere il parlare d'amore qualcosa di meno pretenzioso. "Secchio" risponde a questa logica, ma anche "Sono stato gay": siamo sulla spiaggia di notte, classico scenario amoroso alla Tommaso Paradiso. Solo che invece di dirti che ti amo tra la strada e le stelle, ti dico che "sono stato gay / dentro ai sogni miei". E comunque, se proprio, se dobbiamo essere tra qualcosa siamo "tra la minchia di tutto, tra il mio cane ed un rutto".

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A proposito di rutti: ce n'è uno che interrompe "Com'è l'amare quando l'amore non si vede", forse il pezzo più lacerante del gruppo. Il video fa andare a manetta fotografie di Davide assieme a una ragazza durante un viaggio, come a suggerire l'impermanenza dei ricordi, e chissà se la loro è una storia finita. All'inizio sembra di no, dato che si canta di far l'amore col cielo, col mondo, coi ragni e con te. Ma appena prima dell'apice emotivo del pezzo, che ne rivela la vera natura—"Tu lasci un vuoto enorme / Con la notte mi lascio andare via"—c'è un rutto clamoroso, e sullo schermo compaiono due faccine tristi. Perché anche quando mettiamo davvero sul tavolo i sentimenti, non dobbiamo mai scordare che siamo esseri umani veri, imperfetti e bruttazzi, che vomitano e scureggiano e fanno la cacca.

LA NOSTALGIA PER UN TEMPO CHE NON C'È MAI STATO

Il video di "Paiazo". Un'altra delle chiavi per cui la musica italiana funziona è la nostalgia dei bei tempi andati. Quelli dei grandi cantautori e del pop di qualità, quelli dei synthoni anni ottanta e degli acidumi anni novanta, quelli di Happy Days e di Ralph Malph. Anche Pop_X ha un elemento nostalgico, ma—come per l'amore—diverso da quello dominante. Perché le situazioni che Davide Panizza descrive, nel novanta per cento dei casi, sono impossibili e indefinite. E quindi fuori dal tempo.

"Paiazo", per esempio, parla di una cosa successa "millenovecentotrentatré anni fa / nella casa che è rimasta ancora là"—una cosa, perché non si capisce bene se si stia parlando d'amore o di affetto, di una persona morta o di una persona viva. Lo fa parlando di ricordi "sulla pista di vinile oppure un file", testimoniati in "una foto da robot". E poi parla di un'altra cosa successa "due milioni e cinquecento giorni fa / quando il giornalaio stava ancora là", a descrivere quello che sembra un ricordo familiare d'infanzia. E proprio quando sembrerebbe che si stia parlando della bellezza di un lontano amore adolescente, Davide la butta in caciara con un gelido "Prendiamo un elicottero e partiamo / Ma non so minimamente dove andiamo / E non so nemmeno più guidare l'elicottero / E non so nemmeno cosa dirti più / Vaffanculo, torno a casa e guardo la TV". "Io centro con i missili" è evocativa per lo stesso motivo. È ambientata in luoghi e tempi vaghi, "sulla pista d'atterraggio" dove "c'era steso un uomo biondo". Chi? Boh, forse il papà del verso successivo. Poi l'esplosione del lancio di un missile, e un salto alla fine di un'esistenza: "Dedicai l'intera vita / per raggiungere l'uscita". E infine l'uscita dal tempo, dall'universo e dal senso: "Morirò in mezzo a miliardi di stelle / Io starò nel tempo infinito per sempre". Perché il missile parte? Che voleva l'uomo biondo? Che cosa resta, alla fine? Niente, se non un senso ossimorico di gioia e malinconia. Un po' come nel dolce spleen montanaro de "Le nuvole e il delta": "C'era la neve / E mi ricorderò mai quando / Era davvero molta e c'era molta luce / Io riposavo in paradiso a mille metri di quota / E ricordavo solo le nuvole". Altro salto in un buco nero è "Cattolica". "Stai qui con me nell'acquario di Cattolica" è una frase all'orizzonte degli eventi, e una volta pronunciata le leggi della fisica smettono di aver senso. Puoi trovare "una morte parabolica", la tua "essenza più ecologica", "una memoria psichedelica", e tornare (o arrivare?) al tempo indefinito "in cui correvi senza mutande, in cui c'avevi tre anni e ti importava di niente". E un bambino che si impiastriccia con la sabbia mezzo nudo e corre felice e piangente senza motivo è l'immagine giusta, credo, per spiegare quello che Pop_X vuole comunicare.

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LA FRASE GENERAZIONALE UN PO' ESPAÑOLA STILE ANNI NOVANTA

Il video di "Madonnina +". Il discorso nostalgico di cui sopra si collega anche a una certa sensibilità per la frase generazionale, quella modalità espressiva i cui maestri vengono tutti dagli anni Novanta. Sono motti le cui categorie sono la discoteca, il ballo, la seduzione, la sfiga in amore ma non poi così tanto, l'amicizia—quelle cose che ci fanno sentire un po' tutti uguali mentre sotto la cassa dritta dà il tempo al nostro sabato sera post-puberale (tornando anche alla nostalgia di cui sopra). A queste si aggiunge l'uso dello spagnolo, aka la lingua ufficiale dei balli spensierati.

Il principale catino di significato in cui Pop_X fan il bagno, in questo senso, sono l'eurodance italiana e le hit pop degli anni Novanta. Il collegamento non è mio: lo dimostra una serie di cover assassine. C'è "Voglia di Dance All Night" degli Eiffel 65, rinominata "Voglia di battere tutta la notte"; c'è "Vamos a bailar" di Paola e Chiara"; c'è ""Bailando" dei Paradisios, rifatta assieme a Calcutta. La differenza, in Pop_X, sta nella cazzonaggine randomica e malinconica in cui è pucciata la condivisibilità di quei sentimenti. Un esempio tratto da Lesbianitj è "Dens", con il suo "Bailas conmigo, porco, toda la noche / Nel manicomio hanno sentito una voze". Ma i momenti in cui la struttura è più palese sono altri, e più nascosti nella discografia di Pop_X. Il principale è la splendida "Madonnina +", presente anche in una clamorosa versione "RiRemixata". Il testo è uno di quelli che ti immagini dei ragazzini di provincia incamiciati cantare, sudati, dopo essere stati rimbalzati dalle regine del Celebrità di turno: "Stai tranquillo che domani passa / Che le nostre donne si faranno più sode per noi / Stai tranquillo che gli eroi non muoiono mai / E ci sarà sempre qualcuno da idolatrare". Ma non qualcuno a caso: "Qualcuno di noi, qualcuno di noi".

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LA TURBO-NARRAZIONE VISIONARIA

Il video di "Drogata Schifosa". La vera cifra stilistica di Pop_X è però quella che definirei "turbo-narrazione visionaria", cioè quella per cui si parla di tutte le cose di cui sopra mischiandole in immagini allucinate messe l'una dopo l'altra a ritmi da cardiopalma. La suddetta narrazione, per essere propriamente alla Pop_X, deve avere certe caratteristiche. Innanzitutto, non deve avere un significato facilmente leggibile. L'amore, l'affetto e la nostalgia sono onnipresenti, ma sono contrapposti a temi come droga, sesso e violenza, così da togliere il tappeto sotto ai piedi dell'ascoltatore e lasciarlo sospeso a metà tra gioia e sgomento. Poi deve contenere elementi che rimandano alla natura, così da ricollegarsi al concetto di purezza—e quindi nudità—propria della sessualità fluida e libera di cui sopra, richiamando inoltre i monti del Trentino che i ragazzi ben conoscono per nascita. Il protagonista de "Il mio pianeta", sfondato di droga, decide di lasciare—appunto—il suo pianeta perché non si sente capito, e interpella un'aquila per chiederle se si è mai fermata in volo e che ne pensa dell'amore. In "Legoland", Davide e il suo amico Walter si ritirano dal mondo civilizzato in un'oasi isolana. "Una vita stupenda" ci ricorda quanto sia bello vivere a fianco del fiume, dentro il campeggio e dentro il maneggio, perché in fondo siamo tutti cavalli. "Sibillini" avvicina, all'interno dello stesso ritornello, Alcide De Gasperi, i pascoli, le località invernali, i pensieri scuri, i monti, i seni, la neve e la vita breve. "Gospa" unisce amore, sangue, cacca, lacrime e animali: "Guardami mentre mi inculi, amore / Non avere pietà né più spazio nel cuore / Sentimi quando ti accarezzo la schiena / Con un palo sfondo la tua vertebra piena". L'esempio maestro della forma popperiana è, credo, "Drogata schifosa". Il suo testo è una mina che esplode in una miriade di frammenti: "È un mattino fantastico / Farei colazione con le amiche", comincia, ed evoca subito una situazione opposta: "Mi ricorderò di noi il giorno in cui ci sarà una guerra". Poi, personaggi entrano ed escono a casaccio dalle frasi. C'è la drogata del titolo, schiantata a terra e puzzolente. C'è un fulmine che raggiunge il corpo di un guardiano a cui le ossa vanno fracassate. C'è un tu generico le cui parole sono lentamente piano. Ci sono innamorati brutti insieme e vecchi risparmiati dalle pene. E c'è un bambino il cui volto si trasforma, chiudendo il cerchio, nel viso di un drogato. E questo solo nella prima strofa: la seconda ribalta tutto, gli innamorati ora sono orrendi e i vecchi parte delle proprie pene. Non ci sarà più la guerra, ma un parto. Il bambino ha di nuovo il suo volto. Il guardiano ora è un gabbiano, e le parole sono "ti amo". E non c'è niente da capire.

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