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Musica

Sono stato al concerto di Eminem con Vegas Jones e Boston George

"Siamo su History Channel questa sera."
Boston George e Vegas Jones nello stand di Noisey il pomeriggio del concerto.

Per i ragazzi nati negli anni Novanta, Eminem è sicuramente stato lo spiraglio verso l’accettazione dei loro gusti musicali, il primo rapper ad essere quasi universalmente compreso, almeno in Italia. Il che lo ha reso fondamentale anche per le generazioni successive, che non lo hanno vissuto in prima persona, e ovviamente per chi invece aveva un’età abbastanza considerevole da arrivare a Eminem con tutta la coscienza del caso.

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Lo dimostra il fatto che a questo concerto ci siano all’incirca centomila persone di ogni età. Prima di incontrare Vegas Jones e Boston George, con cui guarderò il concerto, mi imbatto in ragazzini che hanno 15, 14, 13 anni. C’è chi mi dice che ha scoperto Eminem per lo shuffle di Spotify e poi si è fatto comprare il disco, chi mi dice che ci è cresciuto perché suo padre — che è lì al concerto con lui — è da sempre grande fan.

Probabilmente l’unico non grande fan alla serata sono io e come un pesce fuor d’acqua cerco due spalle in Boston e Vegas, cercando di farmi spiegare l'epicità dell’evento. Mi fa effetto vedere un uomo che ha fatto della mancanza di stile il suo successo—non solo ovviamente, ma anche—costruire un concerto che ospita centomila persone con un misero ledwall, giusto 24 ore dopo quell’insieme di fiamme, ascensori, ballerine e trapezisti che è stato il concerto di Beyonce e Jay-Z.

Anzi, mi rende felice: esco comunque dal concerto gasato dal rap in valore assoluto, anche se affranto da quella barba così brutta da sembrare finta, da quel suo essere così solo su quel palco enorme, dal suo tentativo di dialogare con una folla che probabilmente non capiva la sua lingua. Ma i miei compagni di concerto ne escono parecchio gasati.

Quando avete iniziato ad ascoltare Eminem? È importante per voi essere al suo primo concerto in Italia?
Vegas: Tieni conto che Eminem è uno di quegli artisti che sinceramente ha dato molto anche senza che io ne fossi consapevole. È bello essere qui al suo concerto e soprattutto che uno che ha dato le basi e le direttive generali di quello che ognuno di noi sta facendo sia in Italia. È un maestro di questa roba, nonostante non sia uno dei miei artisti preferiti.
Boston: È stato sicuramente un pioniere. Il pezzo con Dido, per esempio, mi ha permesso di comprendere che il rap non era solo gangsta rap. Ha aperto un po’ la strada al rap che può diventare una roba pop, non a livello di sonorità ma a livello di mercato.

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E il fatto che a livello di produzioni Eminem sia abbastanza atipico, campionando musica prettamente bianca. Questo lo rende lontano dai miei ascolti ma a naso mi sembra che anche voi siate più vicini a sonorità à la YG…
Vegas: Chiaro!

Nonostante ciò ieri guardavo un video che raccoglieva dichiarazioni di ogni possibile forma di rapper presente sul nostro pianeta, da Hopsin a The Game, da Kendrick a 50 Cent lo definivano The G.O.A.T.. Non fa strano che un rapper con il suo gusto sia universalmente apprezzato? Voi cosa apprezzate di Eminem?
Vegas: Proprio il fatto di trovarci davanti a un mostro sacro così trasversale. Se ascolti come imposta un pezzo è perfetto, è sempre stato perfetto e ha sempre fatto il cazzo che voleva. Il fattore musica che c’è in tutto questo, la pura musica, lo rende G.O.A.T.
Boston: Conoscendo la sua storia, lui questo rispetto se lo è guadagnato, quindi il tutto è anche motivazionale.

È il primo artista americano che vedete live?
Vegas: No, io ne ho visti un po’: Future un paio di volte, una volta proprio con Boston, poi ho visto Pusha T, Snoop Dogg, Wiz Khalifa, Rick Ross e Tyga.

E c’è invece qualcuno che non avete ancora visto e vorreste vedere live?
Vegas: Vuoi la verità? Vorrei spararmi un altro concerto di Future.
Boston: Sì, lì ci tornerei anche io. Ma mi vedrei un Kanye West assolutamente.


Del concerto non c'è molto da dire se non che Eminem è, anche in questa fase della sua carriera, una macchina da guerra. Sebbene sia dai tempi di "Rap God" (e quindi dal 2013) che non esce con hit universalmente riconosciute come tali, la sua discografia è colma di brani che hanno segnato un'epoca. Per i centomila presenti, poter alzare le mani al ritmo di "Kill You" e "White America", eseguite una dopo l'altra all'inizio dello show, è un segno di appartenenza alla grande comunità dell'hip-hop.

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E invece questo concerto come vi pare?
Vegas: Io sono impressionato per la prestanza e il peso di Eminem, che si sentiva già pre-show. Poi essere circondati da quasi 100mila persone diciamo che ti fa capire sempre che stai vivendo qualcosa di storico, siamo su History Channel questa sera.

C’è stato un momento che vi ha lasciato a bocca aperta?
Vegas: Be’, "Lose Yourself", che penso sia abbastanza scontato che ai ragazzi della nostra generazione tocchi in modo particolare, poi con Emis, Boston, Joe siamo riusciti addirittura a ballarlo, il che lo ha reso ancora più potente, ci ha fatto tornare tutti i bei ricordi in mente. Poi mi gasa che sia in tuta, che abbia messo da parte l’apparire per lasciar fare tutto alla tecnica. Preciso. Ha spaccato "Rap God", ha dimostrato che uno può rappare anche a cappella e spaccare tutto.

Poco importa l'esperienza di quei pezzi, l'aver assistito in prima persona alla loro esplosione. Di fronte all'autoproclamato Dio del Rap si resta in silenziosa adorazione, anche mentre lascia spazio all'iperpatinata voce di Ed Sheeran su "River" o si chiude in sé stesso nel lungo monologo di "Walk On Water". Tanto tutti sanno che potranno percepire una conferma del la loro fede nella malinconia del ritornello di "Stan" e "Love The Way You Life", nel medley di "My Name Is", "The Real Slim Shady" e "Without Me".

Alla fine del concerto, un flusso di persone se ne va convinta di aver assistito a un evento storico. Forse, c'è da dire, lo sarebbe veramente stato se tutto questo fosse successo dieci, quindici anni fa. Vedere Eminem oggi è riconoscere la sua importanza, non affermare la sua centralità nel discorso del rap contemporaneo. Ma poco importa: la rete viscosa dei suoi flow continua e continuerà sempre ad ammaliarci, come mosche felici di essere catturati da uno dei ragni più abili della storia dell'hip-hop e della musica tutta.

Tommaso è su Instagram.

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