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Musica

La psichedelia italiana è nelle mani di Al Doum & The Faryds

Il loro nuovo album Spirit Rejoin è jazzato, africaneggiante e folle.

Che bel gruppo sono gli Al Doum & The Faryds. Attivi dal 2011, se volessimo semplificarla molto sono i più credibili eredi dei mitici Aktuala (a loro volta “la Third Ear Band italiana”, per usare un cliché giornalistico), ma va detto che nel loro suono si percepisce anche qualcosa delle loro radici punk. Fanno sì musica psichedelica con fortissime influenze africane, orientali e primitive, ma si tengono ben lontani dalle copie da cartolina, dalle versioni annacquate e soprattutto dalla noia, sposando il jazz elettrico di Miles Davis e quello spirituale di Sun Ra, Pharoah Sanders e Don Cherry con le istanze afro-free dei Pyramids o del Mtume Umoja Ensemble. Il buon Dome, che della band è uno dei fondatori, è anche la persona che sta dietro a una delle migliori etichette d’Italia, la Black Sweat Records (Futuro Antico, Ariel Kalma, Eternal Zio, Maurizio Abate), e questa dovrebbe essere una rassicurazione ulteriore sulla qualità di quello che vi stiamo proponendo. Se questo non bastasse, il quarto album dell’ensemble milanese Spirit Rejoin, che siamo felici di presentarvi in anteprima assoluta, viene pubblicato in collaborazione con un’altra etichetta che è una vera e propria garanzia, e cioè la svizzera Bongo Joe. Mai così compatti, carichi e dritti al punto, gli Al Doum & The Faryds sono in grado di portarvi con loro in un viaggio verso mondi lontani e affascinanti, dove abbandonarsi a danze primordiali e riti magici e misteriosi. Per raccontarlo con le parole dello stesso Dome: “Ora rispetto al passato siamo in otto-nove e la band ha cambiato un po’ aspetto, visto che ci sono stati anche dei cambi di formazione. Ci sono più cori e temi, c'è una sezione fiati, il che rende la musica meno psichedelica e la avvicina a qualcosa di afro/jazz più chitarra e fender Rhodes con una cascata di wah wah. Ora stiamo iniziando a suonarlo live e ha una bel po’ di energia. Il messaggio è sempre di apertura e condivisione con gli altri unita ad una ricerca interiore, il tutto condito dalla follia. Una delle immagini ricorrenti che abbiamo per descrivere la musica è: negozio di animali in fiamme! O meglio gli animali che scappano e corrono liberi mentre il negozio sta bruciando”.

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Oppure, per raccontarlo con le parole che stanno sul retro dell’album: “Ho chiesto a me stesso di scomparire / Così ho saltato, senza paura / Nel cerchio dell’ignoto / Distruggendo suoni con mani grandi / I serpenti mi insegnano la seduzione del caos / Perdonando me stesso per la mia natura bestiale / Sono ritornato, e tutto era come prima / Ma del tutto differente”.

Salite a bordo.

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Federico è su Instagram.

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