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Musica

Recensione: Rhye - Blood

Bello, eh, ma quando il secondo album è la copia esatta del primo album è sempre un po' una delusione.

Contrariamente a quanto può sembrare, non ascolto musica orrenda 24/7, e di quando in quando il mio lato satanico, cadaverico, necrofilo e putrefatto® ha bisogno di staccare la spina per ricaricarsi. È in quei momenti che mi lancio sull’ascolto di cose come i Rhye, al secolo Michael Milosh e Robin Hannibal, uno dei nomi che negli ultimi anni ha fatto parlare di sé grazie ad un debutto, Woman, che metteva insieme, nell’ordine: una donna nuda in scala di grigi in copertina, vocine quasi-soul-ma-bianche sensuali, basi elettroniche, tempi pacati e una delicatezza di fondo che ormai raramente pertiene all’indieverse. E il risultato era piacevole, va detto.

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Poi sono successe le cose: una delle due metà del gruppo (Hannibal) se n’è andata per la sua strada, la moglie della metà rimasta (che era poi la Woman del titolo) se n’è andata per la sua strada, e non mi stupirei se anche il cane di Milosh, a questo punto, se ne fosse andato per la sua strada. Ritrovatosi da solo, tuttavia, il suadente Canadese non s’è perso d’animo, e nel 2018 arriva Blood, con una nuova woman in copertina, ancora più nuda ma sempre in scala di grigi e sempre sua compagna.

In questi cinque anni Milosh avrà pur passato le pene dell’Inferno, ma musicalmente ha retto bene il colpo, nel senso che Blood è esattamente la copia identica di Woman: stesso mood, stessi suoni, stesse soluzioni, ma come quasi sempre quando non si hanno nuove idee, meno brillantezza. Sempre un po’ Talk Talk, un po’ Antony And The Johnsons, un po’ Algiers, un po’ James Blake spogliato delle profondità dub. Sempre buono il risultato, buono l’impegno e buone le intenzioni. Fine. La sorpresa, la curiosità, la genuinità e la sensazione di trovarsi davanti a musica nata in completa spontaneità sono totalmente sparite, rimpiazzate dall’impressione di qualcosa costruito a tavolino e vagamente artefatto, che non si prende un rischio manco per sbaglio.

È difficile da spiegare, perché oggettivamente quando un gruppo (perché intanto i Rhye sono diventati un gruppo) ha una propria cifra tanto particolare diventa pericolosissimo andare a mettere mano all’alchimia e agli equilibri e a tutte quelle cose là. Anzi forse non dovrebbe proprio farlo, per non scontentare i fan più integralisti che poi si ritrovano a mugugnare tra di loro il sempreverde adagio “era meglio il demo (o almeno il primo disco)”. Però poi il risultato è che qui c’è puzza di riciclo. Un bel riciclo, un riciclo a modo, fatto a mestiere e con i suoi momenti tutti soft che funzioneranno pure da levamutande con la o il indiekid di turno che sotto le coperte di patchwork vuole le percussioncine in downtempo. Ma sempre di riciclo si tratta.

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Blood è uscito il 2 febbraio per Loma Vista.

Ascolta Blood su Spotify:

TRACKLIST:
01. Waste
02. Taste
03. Feel Your Weight
04. Please
05. Count to Five
06. Song for You
07. Blood Knows
08. Stay Safe
09. Phoenix
10. Softly
11. Sinful

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