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Musica

Recensione: High On Fire - Electric Messiah

L'ottavo album di questi giganti del metal USA è un carrarmato che viaggia a 200 all'ora in un paesaggio apocalittico dominato dai rettiliani.

Torna Matt Pike, e torna suonando la carica. Come sempre ha fatto, come sempre farà, almeno finché i rettiliani non decideranno che è troppo pericoloso lasciarlo a piede libero e non prenderanno provvedimenti in merito.

Electric Messiah è l’ottavo disco in studio degli High On Fire, ed esce a vent’anni esatti dalla fondazione della band, oltre che nello stesso anno del ritorno degli Sleep; non solo, è anche il terzo prodotto dal sempre più onnipresente Kurt Ballou, che alle sue scorribande chitarristiche folli ormai affianca la produzione di un quantitativo inverecondo di bei dischi. Ma dicevo di Electric Messiah: gli High On Fire sono la classica band la cui musica può essere descritta in due modi diversi a seconda che si stia parlando con un fan oppure con qualcuno che passa di qui per caso, e questo nuovo disco non fa eccezione.

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Se fai parte della seconda categoria, devi sapere che Matt Pike è un ex fattone complottista che ha visto i rettiliani cambiare forma davanti a lui durante l’organizzazione del nuovo ordine mondiale (l'intervista in cui ce lo racconta è linkata poco sopra). Allo stesso tempo, è anche uno dei chitarristi più divertenti e incompromissori degli ultimi trent’anni: Pike riffa, riffa, riffa e continua a riffare, e per questo suo atteggiamento intransigente e un timbro vocale sporco e riconoscibilissimo ultimamente viene spesso accostato a Lemmy, tanto che alcuni si spingono a dire che il testimone lasciato da uno sia stato raccolto dall’altro. Un po’ esagerato, ma di certo il buon Matt non è uno che le manda a dire o che si risparmia, ed Electric Messiah parte a cento all’ora e finisce a cento all’ora, continuando la strada intrapresa già col precedente Luminiferous e abbandonando qualsiasi velleità downtempo. Per quelle ci sono di nuovo gli Sleep, e poi dai, rallentare non ha senso, non quando i rettiliani sono a un passo dal prendere il controllo.

La sensazione è che il disco sia più rapido, più breve, che i pezzi siano più corti rispetto alla media, quando in realtà Electric Messiah è in tutto e per tutto simile, da fuori, al resto della discografia degli HoF. Solo che va più veloce. Niente “Blessed Black Wings” da cantare a squarciagola su tappetoni di riff gibbosi in mid-tempo, niente stonerate tranquillone: sempre dritti come fusi, chitarre più ruvide e una ritmica battente perennemente a traino di chitarre che non si danno tregua. E anche qualche assolone di gusto che spunta nel caos più totale, oltre ai soliti testi tra il criptico e il bruciato dall’LSD.

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Oppure fai parte della prima categoria e sei un fan degli High On Fire: in questo caso, sappi che è uscito un nuovo album degli High On Fire che si chiama Electric Messiah, sappi che è un album degli High On Fire, sappi che ti farà felice esattamente come i sette prima di lui e anzi, se l’idea che Matt Pike salga un po’ di colpi ti affascina, probabilmente ti piacerà anche di più.

Electric Messiah è uscito il 5 ottobre per Entertainment One.

Ascolta Electric Messiah su Spotify:

TRACKLIST:
1. Spewn From The Earth
2. Steps Of The Ziggurat/House Of Enlil
3. Electric Messiah
4. Sanctioned Annihilation
5. The Pallid Mask
6. God Of The Godless
7. Freebooter
8. The Witch And The Christ
9. Drowning Dog

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