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Musica

La storia di The Club, la community italiana di All Music

Abbiamo chiesto a Niccolò Torielli di raccontarci la sua esperienza a The Club, il programma culto di All Music negli anni Duemila. Lui era quello col ciuffo sparatissimo.
Sonia Garcia
Milan, IT
the club all music

Ho passato il venerdì sera con mio babbo, in un buco di pizzeria ad Arezzo ad aggiornarci vicendevolmente sulle nostre vite, con un sottofondo musicale a cura del canale tv RTL 102.5 - Very Normal People del satellite. In questi casi funziona che nei momenti di nulla, tra un discorso e un altro, si alzano gli occhi verso la tv e si constata che sì, il satellite—e la radio italiana in generale—avrà sempre e solo spazio per Laura Pausini, Gigi D'Alessio e Briga, Bianca Atzori e Fergie in questo mondo, nient'altro. Non ci si può fare un cazzo, è così e basta. Quando però mi sono accorta che in sovraimpressione stavano scorrendo delle scritte, e quelle scritte recitavano "Paolo ti amo tanto," o "Io + Te = Noi" o ancora "Un saluto a Daria!!!" ho provato del sano senso di sgomento.

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Dopo aver riflettuto su concetti come 2015, sms, persone smaniose di inviarli in tv per vederseli pubblicare, non ho potuto impedire alla mia mente di tornare a dieci anni fa, quando effettivamente gli sms erano il mezzo più all'avanguardia per comunicare e fare community tra i giovani. Ero troppo infante tuttavia per sentire vivido in me il bisogno di conoscere miei simili tramite la televisione, e devo dire che quando mi imbattevo in robe come The Club mi fermavo a guardare i videomessaggi con un genuino interesse antropologico. Credo che già allora riuscissi a intrattenermi constatando gli aspetti trash/grotteschi dell'umanità che ci passava di mezzo, ma era un format che ai tempi era una specie di istituzione, e ben venga se a un certo punto della giornata All Music ti permetteva di assistere a gente impomatata che si definiva "solare" di fronte a tutta Italia. Caso umano era bello e questa non è la sede per polemizzare a riguardo.

Mi ha fatto così ridere ripensarci che ho voluto approfondire cercando su Internet, ma mi è andata male: di The Club non si ha alcuna traccia su Internet, parodie—della Gialappa's o amatoriali—e commenti di critica sociale a parte. Esiste un sito di All Music Italia, ma credo non abbia niente a che vedere con il vecchio canale. Altrimenti c'è Nonciclopedia ma il suo divieto a far ridere qui è così immenso che viene quasi da piangere. Se ne sono perse le tracce e forse l'unica frase culto scolpita nella storia è "Nel dubbio ti amo," ma non è comunque sufficiente.

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Non sono qui a elevare The Club a realtà seminale per la tv e lo spettacolo italiano, perché in generale ho sempre visto la tv come una scatola che proietta realtà di dubbio gusto di default, e l'indifferenza latente che ne consegue compromette gran parte dei miei giudizi sul fenomeno. Per questo esatto motivo ho rintracciato Niccolò Torielli, trentun anni, ex partecipante di The Club, ex Iena e attuale showman di programmi in prima serata vari, di cui è ampiamente scritto qui. Era quello col ciuffo infinito che un po' assomigliava a Jim Carrey.

Noisey: Raccontami un po' com'è nato tutto, secondo la tua esperienza.
Niccolò: Mi fa piacere che finalmente qualcuno abbia voglia di parlare ufficialmente di The Club, ha una storia pazzesca e merita di essere raccontata. Tu quanti anni hai?

Ventiquattro, all'epoca avrò avuto quattordici-quindici anni e mi ricordo che ogni tanto me lo guardavo. Faceva spaccare.
È stata una cosa fantastica. Gli ideatori erano quelli della Neo Network, che poi, grazie a tanti altri programmi ma soprattutto a The Club è stata acquisita da Zodiak Active. Matteo Scortegagna è il nome principale, poi c'è anche Marco Ferrari che era socio, e tanti altri. La casa di produzione comprendeva una ventina di persone neanche e quando ebbero questa idea, proponendola a All Music, All Music doveva ancora avere un team operativo e delle direttive di azione. Da una parte c'era MTV, affermata in tutto il mondo, con i suoi programmi supercool e di successo. All Music era più una televisione pane e salame a confronto, e quelli erano i primi mattoni alla base di tutto quello che poi è avvenuto.

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In che anni di preciso?
Avevo diciannove anni. Il format originario, quello con i videomessaggi risale al 2001-2002.

Ok.
Niente, quindi lo staff dietro a The Club era in cerca di gente che partecipasse al progetto. Sono di Mantova e un giorno arriva il titolare di un locale che frequentavo, e mi fa "Guarda ci sono quelli di The Club che vorrebbero venire nel mio locale a fare delle interviste." Io gli dissi subito di farli venire, senza indugiare, perché mi sembrava geniale. The Club ha fatto una cosa secondo me fantastica: ha permesso a chiunque di andare in televisione ancora prima di Youtube. Sai, adesso una persona può avere una visibilità creandosi un canale, facendo dei video interessanti e arrivando così alla ribalta facilmente. All'epoca, nel 2001-2002, l'unico modo di averne era lavorare in radio, cinema o televisione. Figurati, il sogno di tutti i ragazzini era diventare dj o conduttore di un canale musicale. Insomma, per tutti questi motivi dissi al mio amico di chiamarli, pensando "Dai, mi metto in mostra, faccio il pirla, poi vediamo." Le spese richieste poi chiaramente erano irrisorie. Sono arrivati e ho fatto il mio videomessaggio un po' particolare pensato ad hoc per attirare l'attenzione.

Ma infatti me la ricordo benissimo la tua parte, mi era proprio rimasta impressa.
Guarda questo mi fa piacere, perché era tutta una strategia. Ho cercato di colpire nel minor tempo possibile, perché comunque avevi trenta secondi. Bisognava essere incisivi e d'impatto, magari poi ti poteva notare qualcuno e chiamarti per fare altro. Cosa che poi è successa, tra l'altro, ma all'epoca non mi sarei mai sognato di finire in questo campo. Quando poi mi hanno preso al programma fisso condotto da Luca Abbrescia e Sara Valbusa facevo due lavori.

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Ah è vero! C'era anche la trasmissione intera chiamata The Club, me ne sto ricordando adesso!
Sì, il format di partenza era quello dei videoprofili a rotazione, e poi è nata la trasmissione. The Club era una community a pagamento. Se ti vedevo in tv e ti volevo contattare, mandavo un messaggio a un server specifico che mi avrebbe poi permesso di comunicare con te. In questo modo si proteggeva la privacy e la sicurezza delle persone, perché parliamoci chiaro, per me è stata una delle esperienze più belle in assoluto, ma eravamo sul trash andante.

Eh sì, si vedeva. Ti hanno contattato in tanti? E cosa dicevano?
Mi hanno contattato parecchie migliaia di persone…

Migliaia?
Migliaia perché il mio videoprofilo è piaciuto ed è stato spammato per un anno quattro volte al giorno su All Music, tanto che alcune persone pensavano fossi un conduttore. Ovviamente, ero uno di voi che ha chiamato dal suo paesino in campagna perché volevo vedermi in televisione. Volevo fare bella figura, ma non è che lavorassi per All Music. Mi è capitato di leggere negli anni "No, ma The Club era finto, questi sono tutti raccomandati." No. La gente era vera tutta, e si vedeva. Si passava dal super bello palestrato che ci credeva tantissimo e che diceva cose ridicole, alla darkettona che odiava il mondo e avrebbe sputato addosso a tutti, fino al ragazzino che voleva semplicemente vedersi in tv come me.

Sì ma poi la fauna variava sempre anche a seconda del posto dove venivano fatte le interviste.
I posti cambiavano sempre perché, quando poi il format The Club ha iniziato a funzionare, servivano veramente tanti videoprofili. Dovevi continuare a mettere facce nuove, anche per aumentare la community. Io mi ricordo che all'epoca contava circa 190.000 iscritti, e ancora non esisteva il programma vero e proprio ma solo la rotazione di videomessaggi. Il programma è arrivato dopo, e sicuramente ha incrementato, però già all'epoca The Club aveva organizzato due feste al Rolling Stone di Milano facendo il tutto esaurito. Un'altra cosa che fa ridere è che c'era molta gente che combinava con The Club. Almeno quattro o cinque ragazzi che avevo conosciuto, venivano contattati costantemente da ragazze e quindi prendevano e le andavano a conoscere di persona.

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E a te non succedeva?
No, non così. Quando mi contattavano non mi scrivevano mai "Sei bello", perché comunque non lo sono.

Haha, ma cosa c'entra? Il programma era comunque pensato per far conoscere le persone tra loro, una specie di pre-Facebook in TV…
Esatto, un gioco delle coppie pre-Facebook ma anche pre-Tinder. C'è gente che c'è riuscita, alcuni si sono proprio fidanzati. A me mandavano i complimenti e io per gentilezza rispondevo, solo che dopo due o tre volte che partivano quaranta centesimi al messaggio di risposta, a chi mi continuava a scrivere lasciavo il mio numero, così usavamo gli sms e non i messaggi al server che costavano tre euro l'uno. È stata un'operazione eccezionale, finita un po' nel dimenticatoio come tante altre cose che sono state fatte dal 2000 al 2010.

Te l'ho detto, su Internet non si trova niente. Ci sono solo commenti di gente che guardava all'epoca, un po' divertiti un po' incazzati, ma niente di analitico.
Non trovi nulla per questioni di copyright. All'epoca All Music era di Peruzzo Editore, poi c'è stata la cessione al gruppo L'Espresso, e lì non so come abbiano cambiato i diritti, o se siano adesso di Zodiak. Anche io provo a cercare qualcosa ma si trova solamente la parodia della Gialappa's. Anche quella fece schizzare al massimo la community. Quando mandarono in onda la parodia del programma in cui prendevano in giro i profili, tra cui il mio, si dimenticarono di blurrare i numeri e i codici dei partecipanti, per cui da un momento all'altro il pubblico di Italia Uno si è ritrovato a seguire The Club direttamente su All Music. Fu uno spot pazzesco quello che fece la Gialappa's.

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Ci credo! Tutto quello che vi serviva praticamente. E quindi una volta che la community era diventata grande avete deciso di spostarvi in giro per l'Italia?
È stata un'esigenza, perché quando sei una tv nazionale è giusto che tu documenti un po' tutta l'Italia. Non ti nascondo che da The Club ho preso l'idea per fare lo Sconvolt Quiz, per Le Iene, in cui mi appostavo fuori dalle discoteche alle sei del mattino e facevo domande alla gente.

Sì mi ricordo. The Club però non era solo fuori dalle discoteche giusto?
No, assolutamente. Andavamo pure nelle piazze. Il bello delle case di produzione molto piccole è che si fa di necessità virtù. I primi cento profili che dovevi fare provavi a farli in piazza, per vedere chi e quanti riuscivamo a convincere a farsi intervistare. Poi dopo è diventata una vera e propria moda, The Club piaceva tanto, e i locali stessi hanno iniziato a richiedere la nostra presenza. In fondo stavi facendo un regalo alla tua clientela.

Certo… ma scusa tu dopo aver fatto il tuo videomessaggio sei entrato a far parte dello staff?
No, mi tenevo solo il nickname, che all'epoca era "Farinel" e venivo contattato dalla gente. Sono diventato amico di tutta la casa di produzione, perché ti ripeto, venti persone sono veramente poche. Se magari c'erano eventi in cui si voleva far partecipare The Club, come ad esempio il motorshow di Bologna, mi chiamavano e mi dicevano "Vieni gratis, stai lì un po' con noi e ti fai vedere." Non c'erano soldi per fare altrimenti. Se io non fossi andato al motorshow di Bologna non mi avrebbe poi visto Stefano Monticelli che poi mi ha portato a Nickelodeon a lavorare. Facevo un po' il pirla in quel padiglione, ma non è che potevo aspettarmelo, non ho avuto lo stesso approccio del videomessaggio, in cui mi interessava solo apparire in tv. Dopo un mese mi chiama questo autore dicendomi "Guarda, io ti ho segnalato, secondo me vai bene per questa cosa," e da lì ho iniziato a fare tutti i provini etc.

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Altri casi come il tuo?
No, non ne conosco. Un'altra cosa bella era che c'erano due tipologie di persone: la prima che veramente non si prendeva mai sul serio, rideva di se stessa per qualsiasi cosa, la seconda che invece si prendeva troppo sul serio, autoridicolizzandosi.

Ma sì, poi di fronte a quel tipo di domande già di per sé molto ridicole…
Quando ho iniziato io c'erano veramente delle domande assurde, a me quando hanno chiesto cosa pensassero di me le ragazze ho risposto "Che faccio schifo", oppure "Qual è la cosa che ti piace più di te?" "Il ciuffo, il ciuffo va una cifra," per via del taglio di capelli che avevo. Poi dopo, col tempo, ho notato effetti molto più esilaranti anche dovuti a domande come "Se una ragazza al primo appuntamento uscisse con le ballerine cosa le diresti?". Le domande quindi sono state strutturate diversamente, ed è tutto diventato più comico, mantenendo sempre l'aspetto principale di community.

E il nome a cosa è dovuto? Al fatto che magari avete cominciato frequentando i club o le discoteche?
Guarda no, non c'entra niente. The Club perché il programma in sé era un club, la community era vista come una specie di club. Le discoteche sono arrivate in modo speculare, perché dov'è che potevi trovare tantissima gente in un solo luogo? Potevi andare ai concerti, ma c'era veramente troppo casino, nelle discoteche riuscivi sempre a trovare delle zone favorevoli dove interagire con le persone. Diventava tutto più comodo, soprattutto se le strutture ospitavano migliaia di persone. Poi considera che su cento che ne registravi in una sera, quelle buone da far roteare durante la settimana erano sì e no dieci.

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niccol---torielli1020

Niccolò oggi.

Ah così grande la scrematura? Minchia.
Sì perché ci finiva dentro di tutto, e quindi andando in onda quattro volte durante la giornata era inevitabile. Anzi secondo me era anche qualche cosa in più di quattro, considerando che girava anche lo spot ufficiale sulle reti Mediaset, dove tra l'altro venni scelto io.

Lo spot di che cosa?
Di The Club trasmissione. Si chiamava The Club, e lo slogan era "I SMS for You". ll numero era 349 qualcosa. Si doveva spingere la community, perché ricordiamoci che pur essendo sempre stata una cosa simpaticissima, che ha sempre fatto ridere, alla base rimaneva il senso di community. Non so se c'è ancora il portale di The Club…

No non c'è. L'ho cercato prima e non c'è più.
Peccato. Come The Club ci sono tante altre cose fiche che sono uscite in quegli anni, di cui non si parla mai.

Hai fatto un botto di altre cose in tv da allora in poi, ma qualcuno che si ricorda della tua partecipazione a The Club immagino ci sia ancora.
Ma sta scherzando? Tutti quelli sopra i ventisette anni. È da una vita, ma anche adesso, nonostante abbia fatto fior di programmi in prima serata, che per una fascia di età che va dai ventisette-ventotto anni sarò per sempre quello di The Club. Ma ne sono anche felice, perché veramente dalla provincia di Mantova, se non avessi fatto questa roba qui, con molta ironia, non sarei qui a parlarne.

Bé, l'autoronia mi sembra fondamentale in questi casi.
Se sei autoironico quando ti fanno le interviste, non è che ti possano attaccare su tante cose, o prenderti in giro, perché se sei tu il primo a ridere di te stesso, perderebbe di significato.

Direi. Com'è avvenuta poi la transizione a trasmissione vera e propria?
Il programma fisso era strutturato così: ogni settimana ospitavano due persone che avevano fatto il videoprofilo, e si disquisiva sull'amore, con ospiti fissi io, Mirc, Dingo, Jerr, Naty, tutta gente dei videomessaggi…

E questi erano i loro nick?
Sì perché i nomi non me li ricordo. Sembravamo il bar di Guerre Stellari, anzi lo eravamo proprio. È stata una gioia. Eravamo noi, e a condurre Luca Abbrescia e Sara Valbusa. Intervistavamo queste due persone, magari noi facevamo qualche uscita stupida e basta, e intanto passavano video a rotazione. Non parlavamo di musica però, solo di amore.

Bellissimo. Era quello l'ingrediente fondamentale.
Sì, il tema diciamo che era il conoscersi e il discutere dei grandi temi dell'amore. Come conquistare, come comportarsi con l'altro/a, robe molto leggere. Tengo davvero tanto a ringraziare Matteo Scortegagna perché è stato lui che ha avuto l'illuminazione per questo programma, assieme alla sua squadra. Poi hanno inventato anche altri programmi, non so se ti ricordi quello che andava su MTV con il Nongio e Maccarini in giro per le scuole… School in Action.

Ah cazzo sì… madonna ho sperato tutta la mia adolescenza che venissero anche ad Arezzo, nel mio liceo…
Eh, sono loro ad averlo inventato, insieme a Very Victoria e molti altri programmi. Sono stati begli anni, anche perché erano sperimentali. Si sperimentava un sacco, in entrambi i poli di riferimento: MTV e All Music.

Sicuramente poi grazie a questi esperimenti All Music è cresciuta un sacco, come dicevi te.
Assolutamente. All Music con l'arrivo di The Club ha iniziato davvero a dare fastidi; se da una parte MTV era la parte più patinata e figa, con i VJ vestiti benissimo, i palchi più grossi eccetera, All Music era più nazionalpopolare e di conseguenza forse più reale. La gente ci si immedesimava senza problemi. Sono due strade diverse ma interessanti entrambe. Ho avuto la fortuna di viverle tutte e due, e sono state dei laboratori di sperimentazione non indifferente. Sonia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.

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