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Musica

Loro di Sfera Ebbasta non sanno niente

"Non sempre il quartiere ti ama tanto quanto tu ami lui", abbiamo parlato con Sfera Ebbasta e Charlie Charles di periferie, trap e codeina. Ah, il loro nuovo album lo scarichi solo da qui.
Mattia Costioli
Milan, IT

Quella che vedete qua sopra è la cover di XDVR, il lavoro di Sfera Ebbasta e Charlie Charles, un duo che nel giro di pochi mesi ha ribaltato i connotati del rap italiano facendo invecchiare ogni altra cosa uscita nell'ultimo anno di un decennio. Sfera viene da Cinisello e racconta della sua periferia senza sembrare fuori dalla realtà, con una manciata di pezzi lui e Charlie Charles, che si occupa delle produzioni, sono riusciti a costruire un immaginario saldo e riconoscibile, cominciando (finalmente) una piccola rivoluzione.

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Ho incontrato Sfera e Charlie qua in redazione e abbiamo chiacchierato della trap e dei loro quartieri, ma abbiamo finito per ascoltarci "EARL" e ragionare sulla loro attitudine. Prima non sapevamo niente, ora vorremmo sapere tutto.

P.S. L'hai guardata bene la copertina di XDVR, sì? Ti piace? Se ci clicchi sopra puoi scaricarti tutto il disco gratis. Qui sotto trovi la tracklist, e sotto ancora la nostra intervista.

Noisey: Quanti anni avete?
Sfera: Ventidue.
Charlie: Io mille.

Venite dallo stesso quartiere?
Charlie: No, per niente.

So che avevate cominciato come una specie di gruppo, prima di iniziare a fare le vostre cose da soli…
Sfera: Diciamo che eravamo una specie di gang, più che un vero e proprio gruppo. Ci siamo trovati per amicizie in comune e bene o male ci conoscevamo perché uscivamo negli stessi posti. Non sono collaborazioni nate con l'intento di andare in studio a registrare. Io e Charlie ci siamo conosciuti a un party di Hip-Hop TV di quattro o cinque anni fa.
Charlie: La verità è che io gli avevo scritto molto tempo prima su MySpace qualcosa tipo: "Minchia fra', spacchi un botto, ti voglio mandare le basi", ma la sua risposta è stata "No", punto.
Sfera: Sì, è vero, ma perché non sapevo chi fosse e sono sempre stato un po' diffidente. Però sono anche uno che se deve ricredersi non ha problemi a farlo e infatti ora sono qui.

Come ha funzionato la cosa all'inizio? Vi passavate la musica?
Charlie: Sì, soprattutto roba americana. Ci trovavamo in studio a rappare sulle basi americani.
Sfera: Eravamo in fissa con i suoni tipo Rick Ross, French Montana. Le mie prime cose arrivano dalle loro basi, ci abbiamo fatto il mio primo mixtape su quei suoni.
Charlie: Chissà io che sbatti avevo di registrati a caso, gratis.
Sfera: Perché sapevamo che non eravamo all'altezza: le basi ancora non era al top e nemmeno le strofe. È stata una roba inconscia, ma te l'ho detto, ci guida il destino.

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Adesso questa è la vostra occupazione a tempo pieno?
Charlie: Sì, io ho anche uno studio in cui faccio venire i ragazzini a registrare per tirare su qualche soldo, però è lui il progetto principale.
Sfera: La concentrazione massima è sulle cose che facciamo insieme.

Continua sotto.

L'immaginario che avete costruito secondo voi è comprensibile in Italia?
Sfera: Secondo me se siamo qua a parlare è perché è comprensibile. Sicuramente alcuni potrebbero pensare che sono un pagliaccio che vuole pisciare un po' fuori dal vaso, però tanti altri si sono appassionati e sono entrati pienamente nella mentalità della nostra musica.
Mi accorgo che ci sono tanti ragazzini che emulano il mio modo di muovermi, i gesti che facciamo e i temi che affrontiamo nelle canzoni, noto che in tanti ci stanno venendo dietro.
Charlie: Non è più solo musica, chi ci segue entra proprio in un modo di vivere le cose.
Sfera: Non posso ancora dire di aver creato un lifestyle, ma nel nostro piccolo giorno dopo giorno stiamo costruendo qualcosa in grado di influenzare le persone.

Tipo la storia della codeina?
Sfera: Sì, ogni giorno mi scrivono almeno dieci persone che mi mandano foto di Sprite mischiata con farmaci a caso e sotto scritto Billionheadz perché vogliono sentirsi parte della cosa. Sono preso bene. [Rivolgendosi a Charlie] Sai cosa mi ha detto Vito? Che vuole tatuarsi il logo di Billionheadz sulla gamba, quindi ho pensato di farmelo anch'io e di scrivere su Facebook che per entrare in Billionheadz basta avere il tatuaggio.

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Tirare in mezzo i fan nella gang è una cosa che spacca.

Charlie Charles, per strada

Questo atteggiamente che tende a esagerare è una parte del gioco, secondo me ci sta.
Sfera: Ci sono persone razionali che capiscono che esagero per un motivo e altre che pensano soltanto "ma che cazzo sta facendo?" Alla fine a loro non importa niente dei palazzi, della codeina, delle canne o di Cinisello. C'è chi lo pensa, ma in fondo non si può piacere a tutti.

Alcuni ti dicono cose negative in modo sensato, altri si limitano a chiamarti coglione o figlio di puttana, però è comprensibile che qualcuno che ascolta e non fa parte della tua realtà si rompa il cazzo di ascoltare sempre le stesse storie sui palazzi, così come può essere che ne sia affascinato perché non ci è mai entrato in contatto.

E tu ti accorgi di quando succede?
Sfera: Sì, mi accorgo sempre dopo che ho fatto una canzone se è piaciuta o non è piaciuta, e a chi soprattutto. In base a quello puoi smussare alcuni angoli delle storie che racconti.

Sei molto legato al tuo quartiere?
Sfera: Ho cambiato tantissime case: ho abitato a Cinisello per tutta la vita, esclusi sette anni in cui stavo altrove, ma alla fine sono tornato lì. Diciamo che ho iniziato a fare questa musica da quando sono tornato a vivere lì, mi sono guardato intorno e ho capito che avrei potuto fare il genere che mi piaceva con una credibilità giusta. Alla fine mi sta tornando tutto.
Charlie: Quello che ha funzionato forse è che non ci sia nulla di costruito, quello di cui parla è ciò che ha davanti agli occhi.
Sfera: Inizialmente Vito o le altre persone che nominavo nelle canzoni erano lì per far piacere a loro. Giubbotti nuovi / svuotato container lo dicevo per far piacere ai nostri amici albanesi che sono un po' i nostri fornitori di abbigliamento… E quando l'hanno sentita erano super gasati. Ora siamo passati dal gasare solo loro al gasare tutti. Infatti Vito ora non può più girare, tutti mi chiedono di conoscerlo e di sapere chi è. Ora c'è gente su Instagram che scrive "Voglio così tanti grammi che neanche Vito riesce a contarli". È un po' degenerata, infatti ora stiamo cercando di contenerla e in un ritornello lo diciamo anche Prima era tutto uno scherzo / ora per Vito è un lavoro.
Charlie: Tra l'altro lui è una persona che più la lasci in disparte e meglio vive, per cui queste attenzioni lo mandano un po' in crisi.

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Qualche tempo fa è uscito un bel pezzo su Domino che secondo me ci ha un po' preso su quelo che fate, sul vostro tentativo di tradurre un genere e sul concetto di emergere che vi siete stampati addosso.
Sfera: Quando le cose succedono in modo naturale funzionano, ed è questo che è mancato fino ad ora a tutti i tentativi che sono stati fatti. Poi ovviamente quando le cose iniziano a girare bene si comincia a ponderare un po' di più i pezzi prima di buttarli fuori. Abbiamo un sound simile a quello degli americani semplicemente perché è quella la musica che abbiamo sempre ascoltato, c'è un nostro pezzo che si chiama "Trap King" e l'abbiamo messo insieme quattro anni fa quando già parlavamo solo di questo. La gente se ne è accorta ora, ma noi l'abbiamo sempre fatto e vista da un altro può sembrare un modo difficilissimo di fare rap, ma per noi è una cagata che si fa in 40 secondi. C'è chi mi ha dato del coglione perché ho chiuso tutte le rime con per davvero e chi invece mi ha scritto che sono un genio.

Penso sia anche una questione di volumi, i vostri si incastrano bene tra base e voce che secondo me è davvero difficile non ti prenda bene quando lo ascolti.
Charlie: Quello è fatto così perché facciamo tutto noi in casa a budget zero, non è che ci sia dietro questo studio incredibile.
Sfera: Se ascolti solo quella musica ti viene naturale approciarti così, ma vale anche per le parole e per i modi di dire. Non funziona che da un giorno all'altro passi dalla base old school a queste produzioni, perché non sei credibile. Non c'è bisogno di studiare o avere una scienza, però quel flow pesante degli anni Novanta su queste base, che sono altrettanto pesanti, diventa insopportabile. Diciamo che in un rapporto di forza un nostro pezzo si divide a 50 e 50 tra voce e base, non si tratta di un rapper che butta 750 parole su una base e stop, il pezzo è fatto. Nella nostra musica c'è spazio per tutto, note sporche, suoni a caso ed effetti. Poi, 'sti cazzi, a me piace farlo così, magari a qualcuno non piace.
Charlie: Però si sbaglia.

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Un po' di tempo fa mentre parlavamo con Marracash è venuto fuori che secondo lui i quartieri stanno un po' scomparendo a Milano…
Charlie: Sì, ma adesso siamo arrivati noi.
Sfera: Tutti quelli che mi seguono hanno iniziato a spingere i loro quartieri e identificarsi, però deve essere una cosa naturale, non è obbligatorio sentirsi legati al posto in cui si vive. Diciamo che la nostra è un'evoluzione del concetto di quartiere.

Nei confronti di chi è il vostro astio? Cos'è che vi deve una rivincita?
Sfera: Non è astio, è soltanto che da ragazzino i miei esempi di vita erano tutte persone che facevano i soldi rubando o smazzando, in mille modi diversi. Quando hai dodici anni, giri in bicicletta e vedi qualcuno che ha sei anni più di te e gira su una BMW inizi a pensare, e a quel punto hai due scelte. Io potevo mettermi a smazzare e tirare su due soldi per comprarmi il BMW, invece ho deciso di fare il rapper. Alcuni a volte mi dicono che osanno uno stile di vita criminale, ma io racconto soltanto quello che vedo intorno a me. Su 30 dei miei amici almeno 20 dei 25 che non lavorano si sono inventati un altro modo di fare. Io racconto quello che sto vivendo e vedendo, infatti quando mi sono trasferito altrove ho smesso di parlarne, perché mi trovavo in una situazione e in un ambiente completamente diverso: non sentivo più mie le storie dei palazzi o delle persone che rubano per comprarsi una busta la sera. Quando invece ti trovi coinvolto e ti ci trovi in mezzo è molto più facile raccontare una storia.

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Le cose che racconti e l'immaginario che costruisci restano comunque comprensibili a persone che non sono mai entrate in contatto con la tua realtà, penso che tutti possano identificarsi nel concetto di emergere.
Sfera: È vero che non siamo in America, ma l'Italia non è nemmeno il Paese delle Meraviglie, basta accendere la tivù e ascoltare un telegiornale per sentire ogni giorni una storia di violenza o criminilità, questa non è la Svizzera quindi non capisco perché la gente dovrebbe stupirsi se parlo di grammi a Cinisello Balsamo.

Mentre tu parli di queste cose, che io non fatico a credere vere, anche perché non parli di sparatorie in mezzo alle strade, ma di piazze di spaccio e criminalità diffusa, a pochi chilometri di tangenziale c'è un polo fieristico internazionale che dovrebbe dare una pennellata di vernice buona alla nostra credibilità. C'è una spaccatura nettissima.
Sfera: A Milano la vita cambia tantissimo da un quartiere all'altro, ci sono delle differenze di disponibilità e possibilità allucinanti tra le diverse zone della città.

Nella tua musica c'è il tentativo di fottere questi confini?
Sfera: Io non sono né un criminale né un delinquente. Certo ho fatto le mie cazzate, ma ho sempre avuto la testa concentrata sulla mia musica e su ciò che volevo diventare. Passo da situazioni in cui faccio una serata con una ragazza ricca in Svizzera, a girare la notte con gli elementi peggiori, quindi se fossi uno fissato soltanto col quartiere, soltanto con la piazza, probabilmente non avrei più la testa per fare musica.

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Cosa intendi?
Sfera: Questa cosa di volersi elevare dal quartiere è intrinseca, ma la vita che si fa a Cinisello è la stessa che si fa in ogni periferia, non è che siamo nelle favelas: se ti fai i cazzi tuoi sei tranquillo e nessuno verrà mai a chiederti niente. Io invece ho fatto un passo in più e ho capito che vedendo certe realtà avevo la possibilità di raccontarle e sono situazioni così vere che non possono lasciare indifferente chi le ascolta. Nel disco ho cercato di far capire che ho sempre tenuto una distanza tra me e le cose che osservavo, perché non sono uno spacciatore, io sono un rapper. Un conto è raccontare la strada, mentre un conto è viverla.

Qual è la differenza?
Sfera: Io ho un amico quindicenne che è completamente fuori di testa, un caso quasi perso, però da un po' di tempo si è preso benissimo con il rap ed è una cosa che gli viene facile da fare. Il problema è che quando hai la testa da un'altra parte non riesci più a concentrarti sulla musica o sulla creatività, se sei troppo di strada, alla fine resti per strada. Io ho la fortuna di riuscire a pensare con la mia testa e non lasciare che il posto in cui vivo influenzi le mie decisioni, mentre dove vivo troppi decidono di prendere una scorciatoia, perché ogni giorno c'è un nuovo business o una nuova proposta per tirare su un po' di soldi. C'è gente come questo ragazzino che ogni giorno prova a fare soldi in un modo nuovo, un giorno ci riesce e un altro deve stare a discutere con gli albanesi perché ha un debito di mille euro, a quindici anni. Come fai a pensare alla musica se vivi così?

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Spero che nel disco venga fuori questo concetto: bella la strada e bella per le nostre situazioni, ma capite cosa volete fare nella vita, perché anche lo spacciatore è un lavoro che comporta degli stress psicologici, solo che se ti sgamano a farlo ti arrestano. Questo non significa che tutti lo facciano per necessità: io conosco persone che il sabato sera vanno in discoteca per tirare su mille euro e rischiano di farsi allacciare, ma se li avessero chiesti a loro padre glieli avrebbe dati comunque perché vengono da famiglie ricchissime. Ognuno ha le sue motivazioni per fare quello che fa, in generale e ognuno ne è più o meno consapevole. Un giorno ti porto a Cinisello, perché così è un po' vago.

Sai io ho sempre vissuto in periferia, ma ho fatto le scuole a Milano, quindi non sono mai riuscito ad affezionarmi ad un quartiere, perché vivevo a Milano e poi tornavo a dormire in periferia, al massimo qualche posto in giro per la città.
Sfera: Se ci cresci da piccolo ti affezioni all'ambiente e alle persone, ai ricordi che ti legano al posto. Se fossi cresciuto a Cologno proverei le stesse cose, non è che un quartiere sia meglio di un altro. Poi è ovvio che una persona cresciuta a Milano in Brera sia legata a quello, ed è giusto che sia così, non potrebbe essere altrimenti. Alla fine non è nemmeno obbligatorio essere legati a un posto perché la verità è che il quartiere non ti restituisce niente, è un sentimento univoco. Nella stessa Cinisello ci sono persone che mi adorano perché ho portato tutti a parlare del quartiere e altri che mi dicono: "Non ti devi permettere di parlare di Cinisello nelle tue canzoni". Anche se tu non hai fatto un cazzo c'è gente che ti odia, ai rapper americani sparano nei loro quartieri.

Non sempre il quartiere ti ama tanto quanto tu ami lui.

Secondo me è una storia interessante. Quanto ci avete messo a mettere insieme i pezzi di questo album?
Charlie: Pochissimo, circa sei mesi. Tra l'altro ne sono già usciti sei, con altrettanti video. Non pensavamo nemmeno di fare un disco, è successo un po' tutto per caso e pensavamo di continuare a fare pezzo-video-pezzo-video per sempre.
Sfera: E invece…

Non avete mai pensato di fare un video tipo "EARL"? Pure a lui si fa i beveroni.
Sfera: Non l'abbiamo mai visto…

Ora l'hanno visto. Gli è piaciuto.

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