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Musica

I 12 Essential Mix più essenziali degli anni Novanta

Dai Massive Attack e Carl Cox a Richie Hawtin e Sven Vath, Essential Mix è un programma radiofonico che ha raccontato la storia della musica dance.

La scorsa settimana Pete Tong ha portato il suo leggendario programma radiofonico dedicato ai mixtape dalle frequenze della BBC al dancefloor di un club. Essential Mix è passato così dalla radio a uno spot in consolle a Los Angeles accanto a Richie Hawtin. Da un lato, questo può sembrare un gioco da ragazzi: convertire uno dei format dance più longevi (22 anni e in corso) e rispettati in una serie di eventi live, dall'altro si sa che i dj set sono sempre qualcosa di estemporaneo, mentre Essential Mix nasce come mixato impacchettato da ascoltare così com'è. Ora che questa avventura si muove verso un nuovo e molto diverso capitolo è il caso di ripercorrere le tappe fondamentali degli ultimi 22 anni. Ancora prima che internet diventasse accessibile a tutti c'erano collezionisti in giro per il mondo che si scambiavano le cassettine con le registrazioni del programma, che venivano spedite in giro per il mondo fino a terre sacre come quella di Detroit. Grazie al Cielo il digitale ha eliminato gli effetti del tempo sui nastri magnetici e ha reso questa grande biblioteca di suoni molto più accessibile alla nuova generazione per cui la carenza di mixati è un incubo mai affrontato. Quindi ecco qui dodici episodi fondamentali dello show, una ventiquattrore di musica che riassume in qualche modo gli ultimi vent'anni di storia della dance.

1. ANDREW WEATHERALL (1993)

Quel crepitio che si sente all'inizio della registrazioen non è un sample, ma un vero crepitio provocato da un vero vinile. Questo set classico tratto dal primo anno in onda di Essential Mix passa dall'industrial alla acid house e si frantuma in uno schiando di techno a base di 303.

2. MASSIVE ATTACK (1994)

Arrivato qualche mese dopo l'uscito di un album che ha definito un genere com Blue Lines, questo mix dei ragazzi di Bristol si basa molto sull'hip-hop americano, soprattutto perché non c'era molto più che il loro benamato trip-hop in giro durante quel periodo. Il risultato è il racconto di un momento affascinante in cui la Golden Era dell'hip-hop stava iniziando ad attraversare l'Atlantico per portare un cambiamento epocale nella musica mondiale.

3. MK (1995)

Poche carriere sono state suddivise ordinatamente come l'icona di Detroit MK. Questo set dal suo primo momento di fama nel 1995 è pieno di indizi che lasciano intuire come sarebbe diventato l'artefice di uno dei suoni più estatici della storia da lì a 20 anni.

4. GOLDIE (1996)

Parlando di questo split tra hip-hop US e UK, credo che non ci sia modo migliore di spiegare la mutazione breakbeat che è occorsa nel momento in cui è sbocciata la jungle a Londra (e di conseguenza in tutto il Regno Unito), se non con Timeless di Goldie. Questo mix tocca tutti i nomi caldi di quel periodo, Photek, Dillinja, Doc Scott, LTJ Bukem, persone che ora sono un po' i padrini dell'intero parco giochi della drum & bass.

5. DAFT PUNK (1997)

I Daft Punk sono sempre stati onesti riguardo le loro influenze (hanno fatto una canzone che si intitola proprio "Teachers", porca troia). Ma per quelli che non sono ancora andati più indietro di Ed Banger, questa selezione di primizie legate ai Novanta e alla house di Chicago vi trasporteranno in un mondo tutto nuovo.

6. DJ HARVEY (1998)

Un altro esempio di questa divisione in fasi delle carriere di un artista è questo mix del venerabile DJ Harvey, registrato quando ancora era un resident al Ministry of Sound di Londra e che dimostra come il suo gusto eclettico per la disco fosse già quasi completamente formato.

7. AIR (1998)

Il duo francese era tutt'altro che chillato quando ha scelto le selezione per questo grandioso mix di quattro ore, diviso in due putnate su due settimane durante il marzo del 1998. La track list è stata altrettanto intransigente, con Bowie, Beastie Boys e Beatles a rappresentare solo una piccola parte di questo lavoro che, più che un episodio standard, è una rarità, dato che è sempre sotto bombardamento per via dei costanti avvisi di infrazione di copyright.

8. JEFF MILLS (1998)

La leggenda Jeff Mills ha selezionato questa musica una settimana dopo l'episodio di DJ Harvey, mettendo in evidenza un contrasto necessario su cui si basa l'intera serie di Essential Mix. Le due ore sono un bombardamento techno a tappeto.

9. CARL COX (2000)

Nessun altro DJ si avvicina al record di apparizioni in Essential Mix di Carl Cox, che ammonta a 43. Una buona parte di queste è avvenuta nel biennio '98-'99, anni in cui era stato nominato "global resident" e almeno una volta al mese offriva agli ascoltatori un mix registrato in giro per il mondo. In qualche senso è stato un precursore dell'odierna versione a Los Angeles di Essential Mix. Le cose hanno raggiunto il punto di saturazione quando è stato protagonista di due episodi di capodanno, entrambi registrati per lo stesso capodanno grazie alle magie del fuso orario, il primo in Australia e il secondo alle Hawaii.

10. TIESTO (2001)

Tiesto era già una divinità della trance in Olanda quando ha registrato questo Essential Mix nel 2001, ma nel resto del mondo il suo virus doveva ancora diffondersi. È quantomeno difficile riuscire a credere che le tracce eteree che compaiono in questo mix fossero l'epitemo del crossover tra dance e musica mainstream. Ciò che è più difficle ancora da credere è tra le varie tracce selezionati ci sia un remix dell'emissario anti-EDM e purista della techno Dave Clarke.

11. SASHA & DIGWEED (2002)

Il nuovo corso di Essential Mix punta senza nascondersi all'audience americana e lo stesso Pete Tong risiede stabilmente a Los Angeles. Si spera che il risultato sia migliore dell'ultima sortita inglese in casa USA, il cui epilogo è costato a Sasha & Digweed una marea di soldi e la dimostrazione che gli americani non avevano molta voglia di cambiare i loro gusti riguardo quella che era ancora chiamata genericamente elettronica.

12. Richie Hawtin and Sven Vath (2002)

E tutto torna a Richie e alla ricollocazione dell'icona techno americana a Berlino. Accoppiato con la leggenda tedesca Sven Vath ha assemblato una selezione concettualmente divisa, con Vath che tiene banco per la prima ora con pezzi di ispirazione più club e Hawtin che si occupa dei sessanta minuti successivi, più da afterparty e droghe da far scendere. Col senno di poi possiamo vedere questo mix come un punto di partenza per la ribalta della techno minimal in Europa, che ha prodotto i nomi più grossi in circolazione oggi, ed esclusi dalla bolla EDM.