FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Thundercat ci parla di Apocalypse

Certa musica è destinata a rimanere e certa a scomparire, parliamo di questo ed altro con Thundercat.

"Vorrei che la mia musica fosse come una giacca in pelle," ci spiega Stephen Bruner, AKA Thundercat. "Sai, quella che poi dai ai tuoi figli dicendo 'Ok, ora sei pronto per indossare la mia giacca preferita!' Stevie Wonder, Michael Jackson, la loro musica non invecchia mai. Nella musica non c'è età." Stephen è allegro ed entusiasta, e sembra più predisposto a parlare, in generale, dello stato della musica che a parlare del suo ultimo album, Apocalypse.

Pubblicità

Bruner, che esce per l'etichetta losangelina di Flying Lotus Brainfeeder e va ad insegnare alla Red Bull Music Academy, potrebbe essere uno dei pochi musicisti in giro che hanno tutte le qualità necessarie per fare affermazioni del genere. I ruoli che ha ricoperto nell'industria musicale, in questi anni, sono svariati: da bassista thrash-punk dei Suicidal Tendencies all'accompagnamento di Erykah Badu, fino alla produzione del proprio album con Fly-Lo, ha il modo di fare giusto per un musicista post-moderno. Non sorprende, infatti, che le sue riflessioni siano spesso improntate sulla differenza tra la musica che non invecchia mai e quella destinata a sparire.

Preso di per sé, Apocalypse non è nulla di nuovissimo o rivoluzionario. La voce soul di Bruner è spesso veicolata in falsetti sovraccarichi e accompagnata da linee di basso martellanti e synth vicini alla trance. Un tributo ai classici del jazz e del soul, alle colonne sonore dei videogame di 20 anni fa e al funk d'annata, tutto accorpato in un solo musicista. In perfetto spirito Brainfeeder, giungono all'orecchio anche echi percussivi alla Flying Lotus.

Non so se la musica di Bruner darà prova di essere senza tempo, come lui vorrebbe, ma con un roster di amici musicisti illustri e collaborazioni come quella con Herbie Hancock (parlando di leggende), mi sembra che il futuro di Thundercat sia tutt'altro che buio.

Noisey: Tra la RBMA a New York e il tour sembra che tu sia sempre in giro.
Stephen: Sono uno di quelli che si sveglia sul tour bus chiedendosi "Dove siamo?" E, pure se me lo ripeti, poi me lo dimentico. Quindi è capitato che io stessi a San Francisco convinto di essere nel New Jersey, è un po' un casino.

Pubblicità

Com'è lavorare con Fly Lo?
Abbiamo passato un sacco di tempo insieme. Le nostre energie creative si compensano un sacco. Il mio album è permeato delle sue influenze. Oltretutto, adoro la gente che lavora a Brainfeeder, mi sento in famiglia con loro.

Hai suonato in posti immensi quando stavi in altri progetti, ma com'è portare in giro il tuo?
[Ride] Prima, non avevo problemi a guardare la gente in faccia perché me ne stavo ai margini. Ora mi guardano, quindi ogni tanto devo chiudere gli occhi.

Scrivere i pezzi è un procedimento nuovo per te?
Sì, ho sempre suonato il basso e cantato per altri. È buffo perché non sono mai in nessuna foto dei loro concerti! All'inizio me ne fregavo, ma soprattutto non ho mai pensato che tutto il lavoro che ho fatto "nell'ombra" per altri mi avrebbe traghettato a fare il mio.

Senti che la tua esperienza ti sta ripagando?
Molto. Voglio continuare a lavorare su musica che può piacere e tenere insieme le persone, non voglio essere una parentesi figa di qualcosa che è successo alla musica per poi scomparire. Ci sono certe cose che mi ascoltavo in alcuni momenti della mia vita e che ora sono il nulla, come se qualche annata non fosse mai esistita.

Tipo il 1998… E i Limp Bizkit?
[Ride] Mai esistiti!

Un sacco di musicisti, anche della tua label, producono la propria musica con i software, ma tu invece sei uno di quelli che lavorano in studio.
Sono sempre stato un tipo da studio. Preferisco questo procedimento per creare un sound significativo, che spinge, anche se è un po' più lento. Quindi produci con molta calma?
Nemmeno troppa. Ho sempre con me il mio computer, un microfono e Pro Tools, anche se non ci faccio nulla il più delle volte, solo che ora guardo il computer e mi dico "magari dovrei farci qualcosa." Certo, potrei lavorarci, ma preferisco farlo insieme ad altri, dà un'energia tutta diversa.

Dimmi com'è collaborare con Herbie Hancock.
Non voglio soffermarmi troppo su questo punto, ma ti dico questo: non mi dimenticherò mai la prima volta che ho sentito "Tell Me a Bedtime Story" quando ero un ragazzino. Ho dovuto accostare la macchina, è stato stranissimo. E ora, in più, non mi dimenticherò mai nemmeno il momento in cui mi sono trovato con Herbie alle 3 del mattino per suonare, mentre Lotus metteva roba di J-Dilla per noi.

A Herbie è piaciuto Dilla?
Ha avuto anche lui un momento straniante, emozionante, come il mio. Lotus ci andava giù duro e io ero in estasi. Questi momenti sono davvero i migliori, è surreale lavorare con gente così. Questo è più o meno tutto ciò che ho da dire sulla nostra collaborazione.

Quindi insomma sei sempre in tour, ti fermerai ad un certo punto o continuerai a girare?
Continuerò, è un momento storico in cui non ci si può mai fermare. Forse negli anni Settanta era tutto più rilassato, facevi uscire il tuo album e poi te ne stavi un po' tranquillo. Solo che oggi ti stanno molto più addosso. Chiudi gli occhi e sei già sorpassato. Ma questa modalità non mi stressa più di tanto.

Thundercat è ancora in giro e sarà sul palco dell'Alcatraz di Milano il 29 maggio, insieme al suo amico Flying Lotus e a Captain Murphy, in una serata Brainfeeder organizzata da Viva Club To Club. Qui i dettagli dell'evento.