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Musica

La nuova carriera da DJ di Shaquille O'Neal

A quarantatré anni, appese le scarpe giganti al chiodo, Shaq ha tutto il tempo di dedicarsi alla sua grande passione: la musica.

Tutte le foto sono di Ian Frisch.

La pioggia è arrivata con il giorno. Leggera e fitta, sospesa nell'aria come fumo bagnato. A metà pomeriggio, le strade luccicano e le auto procedono con prudenza. Gli uomini indossano pantaloni lunghi. Le donne sono avvolte in cappotti. Fa freddo per essere la fine di settembre ad Atlanta. La gente ne discute per la strada. "Riesce a crederci?", dice una donna a un vigile urbano. Lui non può che scuotere la testa. Ci sono ombrelli neri ovunque e Peachtree Street è affollata. È venerdì. La gente va e viene.

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"Siamo ancora su Peachtree?" chiede Shaquille O'Neal, dal suo sedile all'interno di un limobus nero. L'autista borbotta qualcosa che lui non riesce a sentire. O'Neal si rivolge a suo cugino, seduto di fronte a lui.

"È il tuo primo festival EDM?" chiede O'Neal. "Non ho mai visto niente del genere."

Guarda fuori. La limo ha percorso soltanto pochi isolati.

"Dove siamo?" chiede.

"Siamo proprio di fianco a casa, Shaquille", risponde Laticia, la sua fidanzata. "Quella è la quattordicesima strada."

Sono diretti a Chattahoochee Hills, una striscia di terra coltivata di oltre trenta chilometri quadrati a Sud-Ovest di Atlanta. Si tratta del sito di TomorrowWorld, un festival electro di tre giorni—la versione americana dell'europeo TomorrowLand—che si tiene l'ultimo weekend di settembre, raggiungendo quasi le 200 mila presenze all'anno. Alcuni dei DJ più famosi del mondo si esibiscono lì. Questa sera, a mezzanotte, sul palco principale suonerà Tiësto.

Ma su uno dei palchi più piccoli, lungo il perimetro del festival, è previsto che alle otto di sera suoni Shaquille O'Neal con il suo alias di DJ Diesel. Fare il DJ è sempre stata la passione di O'Neal, fin dall'adolescenza, ed è rimasto un hobby costante—anche se privato—per tutto il tempo che ha passato in NBA. Anche a metà anni Novanta, quando era più conosciuto per le sue performance da rapper e da attore, quando tornava a casa si metteva sempre a giocare con i giradischi—la maggior parte delle volte da solo, o per qualche amico che lo andava a trovare. Sul suo cellulare tiene un video del 1998, girato nel suo studio casalingo a Los Angeles, durante il suo periodo di militanza nei Lakers, in cui fa girare i dischi a torso nudo e balla sculettando a favore di camera.

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Ora che non gioca più, negli ultimi anni è apparso in pubblico come DJ sempre più spesso, a volte anche in discoteca, mostrando il suo stile ibrido tra trap e hip-hop. Ha anche fondato Shaq Fu Radio, una app di live streaming. Il culmine di tutto ciò sarà il debutto a TomorrowWorld. La sua prima performance a un festival, davanti al pubblico più numeroso che avesse mai avuto.

O'Neal ha scoperto TomorrowWorld l'anno scorso grazie alla sua fidanzata Laticia. Non sapeva cosa aspettarsi ma è rimasto meravigliato dalle luci e dalla grandezza dell'evento. La folla, il potere del DJ, l'opportunità di dare spettacolo ed entrare in contatto con un pubblico tanto ampio gli ricordavano le sue parti preferite della carriera da cestista. Non vedeva solo un evento divertente a cui partecipare, ma la possibilità di esibirsi, di stabilire una connessione con le persone, di avere un'esperienza straordinaria alla sua età, e di porsi un nuovo obiettivo per cui impegnarsi.

Quando Joe Silberzweig, responsabile del marketing di TomorrowWorld, ha accompagnato O'Neal alla sua auto dopo la sua visita l'anno scorso, O'Neal gli ha detto: "Penso che verrò come DJ il prossimo anno". Silberzweig pensava che scherzasse, ma O'Neal è rimasto in contatto. Il festival ha chiesto di ascoltare un mixtape, ed è rimasto colpito dalla tecnica di O'Neal. "I dubbi rimanevano", ammette Silberzweig. Il festival ha rischiato molto a metterlo in scaletta, e anche O'Neal sta rischiando, accettando di suonare ad un orario così importante. Nonostante il mixtape sia ottimo, non c'è modo di sapere se O'Neal sia in grado di rendere altrettanto bene dal vivo.

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O'Neal ha cercato di rassicurare Silberzweig: "A ogni Gara Sette delle finali facevo un double-double", gli ha detto. "Questa qua è la mia Gara Sette adesso".

***

O'Neal crebbe a Newark, New Jersey, città con un tasso di criminalità impressionante. La sua famiglia viveva col sussidio. Sua madre, Lucille, lo diede alla luce quando aveva soltanto diciassette anni e non era sposata. Era grande e grosso già da neonato. Lo chiamò Shaun—il suo piccolo guerriero. Crebbe in fretta, prendendo da sua madre, che è alta un metro e novanta, e suo nonno, che era alto due metri e quindici. O'Neal a tredici anni aveva già superato il metro e ottanta.

Lucille conobbe il patrigno di Shaq, Philip Harrison, quando lui aveva solo un anno. Voleva che suo figlio avesse una figura paterna, ed era innamorata. Si sposarono in fretta e, poco dopo, Harrison entrò nell'esercito nella speranza di mettere da parte un po' di soldi per la nuova famiglia. Presto, in casa adottò lo stesso metodo disciplinare che aveva imparato in caserma, dettando regole con il pugno di ferro, fermo nella propria convinzione che se avesse tenuto i figli in riga questi non si sarebbero messi nei guai. La nonna di O'Neal, Odessa, gli dava conforto quando Harrison lo puniva per una rissa a scuola, o con i ragazzini del vicinato. Gli dava una fetta di torta, un po' di latte, e gli diceva: "Smetti di piangere ora. Andrà tutto bene. Sei il mio bambino. Non ti preoccupare".

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Fin dalla più tenera età, O'Neal fu condizionato da Harrison a fare sport e andare bene a scuola. Ma gli altri bambini lo facevano soffrire a causa della sua stazza. Era facile affibbiargli dei soprannomi. Big Foot. Sasquatch. Freak-quille. Shaquilla Gorilla. O'Neal scoprì che il suo senso dell'umorismo avrebbe potuto aiutarlo a sfuggire al bullismo. È più facile che la gente ti accetti se la fai ridere.

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Anche la musica, però, era un modo per fuggire. Da giovanissimi a Newark, O'Neal e suo cugino Kenny erano fanatici dei primi musicisti hip-hop anni Ottanta: DJ Quik, Geto Boys, N.W.A. Nel 1986, trasferitosi a San Antonio in Texas, O'Neal vide per la prima volta i Public Enemy dal vivo, schiacciato in mezzo a una folla di cinquemila persone. Rimase colpito dal DJ del gruppo, Terminator X. Dopo il concerto, la sua fissazione fu diventare un DJ. Si mise a tagliare l'erba dei vicini, a portare in giro i cani, qualunque cosa per tirare su qualche soldo. Quando ebbe 200 dollari, poco dopo il suo quattordicesimo compleanno, comprò la sua prima coppia di giradischi e il suo primo mixer al banco dei pegni. Da quel momento in poi, ogni giorno tornava a casa da scuola di corsa, alle tre del pomeriggio, per fare pratica prima che suo padre tornasse. Chiudeva gli occhi e scratchava, immaginando di trovarsi davanti a migliaia di persone. Per lui, fare il DJ era la fuga definitiva, un modo per trovare un equilibrio nella vita con lo stress di un padre dispotico e delle pressioni perché fosse il migliore a basket.

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In quel momento la stazza di O'Neal, che gli aveva causato tante sofferenze, divenne una delle sue qualità più importanti. A sedici anni e due metri e tredici di altezza, cominciava a stare bene nel proprio corpo. Divenne più agile, guadagnò il peso ideale, imparò a schiacciare. La sua dedizione allo sport crebbe mentre Harrison, suo padre, amministrava la disciplina in modo sempre più violento. Se O'Neal dava segni di distrazione dall'obiettivo della sua vita, o se si metteva nei guai a scuola, Harrison lo colpiva. Un giorno dell'estate tra la terza e la quarta superiore, racconta O'Neal nella sua biografia Shaq Uncut, Harrison tornò a casa dal lavoro e gli diede un pugno in faccia. "È ora che tu faccia sul serio", disse Harrison, paragonando suo figlio a Jon Koncak, che era appena stato reclutato dagli Atlanta Hawks per quindici milioni di dollari. "Vedi quanti soldi potresti fare se solo ti tenessi fuori dai guai?"

O'Neal continuò a concentrarsi sul basket giocando nella lega dilettanti d'estate, mentre si preparava per l'ultimo anno di superiori. A quel punto, era già in cima alle classifiche dei migliori atleti under-18 di tutto il Paese. Era anche il più fico della scuola, e usava la musica per innalzare il proprio status sociale. Fece il remix della canzone ufficiale della scuola e ci rappò sopra con i suoi compagni. Faceva il DJ alle feste. E, verso la fine della stagione, scelse di iscriversi all'università statale della Louisiana, la cui squadra era guidata dal coach Dale Brown.

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Brown aveva già conosciuto O'Neal alcuni anni prima, in un campo estivo, e O'Neal si sentiva legato a quell'uomo che aveva riconosciuto il suo potenziale quando era ancora giovanissimo. Ma un altro motivo per cui O'Neal scelse la LSU fu la distanza. Aveva bisogno di allontanarsi da suo padre. Quando aveva soltanto diciassette anni e un grande futuro davanti a sé, pensò Sono un uomo ormai. Devo farcela da solo.

***

Shaquille O'Neal è ancora un uomo molto grande. I suoi movimenti sono più lenti oggi, e cammina con un'andatura timida, atta a favorire il fianco sinistro. A un certo punto, in futuro, l'anca dovrà essere sostituita, ma per ora resiste. Lampi d'argento illuminano il suo mento e le sue guance. Le sue mani sono soffici e delicate, le unghie bianche e ben tenute, le lunghe dita stringono affettuosamente i polsi e le spalle di chi gli sta vicino. Sotto i suoi profondi occhi castani si scopre spesso un sorriso da ragazzino, leggermente inclinato a destra. Ha quarantatré anni.

Nove membri della famiglia di O'Neal e della sua cerchia di amici lo hanno seguito nel suo lussuoso tour bus per vederlo suonare: la sua fidanzata Laticia, morbidi capelli ricci e occhi blu striati di ruggine; il suo sopracitato cugino Kenny, che ha tre anni in meno ed è cresciuto con lui a Newark; il turbolento figlio maggiore di O'Neal, Myles, matricola al Santa Barbara College che indossava una delle canotte dei Lakers di suo padre e si è portato l'amico Asher; il figlio di mezzo Shareef, al secondo anno di superiori, alto quasi due metri e dieci e dalla voce calma e sommessa, anche lui sul sentiero che porta al basket professionistico; il nipote di quattordici anni, anche lui di nome Myles, figlio di Kenny; lo chef personale, Alex; la sua guardia del corpo, anche lui Alex, ironicamente più basso e più leggero di trenta centimetri e quarantacinque chili; il manager e agente Rishi; e D'Ana, la sorella minore di Laticia.

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Uscendo dall'autostrada, O'Neal si rivolge ai ragazzi. Dopo il suo set, hanno in programma di andare a vedere altri act. "Ve lo dico adesso: restate insieme. Dovunque andiate, fate sapere ad Alex e Alex dove siete. Quando vi chiamiamo o vi mandiamo un messaggio, farete meglio a rispondere in fretta, capito? Non vi dividete mai. Siete in quattro e rimanete in quattro. Tutto chiaro?"

"Ok, be', dillo a questi due qua di non separarsi", replica il figlio di O'Neal Myles, facendo riferimento al proprio fratello minore e al cugino.

"Oh no, anche voi", dice O'Neal. "Tu e Asher vorreste andare a caccia di ragazze e cose del genere." Tutti ridono.

Il tour bus continua la sua corsa. I ragazzi guardano i cellulari. Kenny mette su un po' di musica. Dentro si fa più scuro, per via dell'ombra degli alberi che costeggiano la strada. Cominciano a comparire i cartelli che segnalano l'ingresso del festival. Agli incroci ci sono dei poliziotti a dirigere il traffico. Come il tour bus si avvicina a loro, O'Neal dice all'autista di accostare e aprire la porta, poi esce a salutare gli agenti.

"Dopo tutti questi anni, non riesce ancora a stare fermo", dice Kenny guardando O'Neal uscire. Laticia annuisce: "Lo chiamiamo Il Robot. Non si ferma mai". Dopo aver stretto mani e ringraziato, O'Neal torna a bordo del tour bus e lo fa ripartire. Forse a causa dell'influenza paterna, O'Neal ha sempre apprezzato e ammirato le forze dell'ordine. Nel 2005 è addirittura entrato a far parte della riserva di polizia di Miami Beach. Ogni volta che ne ha la possibilità, si ferma per mostrare la propria gratitudine.

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La strada si fa sterrata mentre il tour bus si addentra nella zona boschiva. Il tour bus rumoreggia sul sentiero buio, tra pozze di fango, buche e pozzanghere. Al cancello d'ingresso al festival, un addetto fa segno all'autista di abbassare il finestrino.

"Accompagni o vieni a prendere?"

Kenny compare vicino all'autista e parla per primo: "Siamo ospiti".

"Dovete farmi vedere i vostri pass."

O'Neal si alza, si mette vicino a Kenny, e mette la testa fuori dal finestrino?

"Cos'è che dobbiamo farti vedere, baby?" dice, sorridendo.

"A posto."

"A posto?"

"Sì."

O'Neal torna a sedersi. "Questo è il mio pass," dice, indicando il suo volto. Alex il cuoco ride dal retro del bus.

Dopo una curva a destra, siamo in vista del festival. Luci fluo rosa, blu, viola, verdi, illuminano il cielo come frammenti di fulmini. Le tende punteggiano la distesa erbosa tra due macchie di bosco—querce e pini—mentre, in lontananza, il palco principale pulsa davanti a un mare di 100mila persone, una bolla fosforescente di glitter, piume, spandex e pizzi.

"L'anno scorso, appena superata la curva laggiù", dice O'Neal indicando, facendo segno a Kenny di girarsi, "ho fatto 'Ma che cazzo è…' Abbiamo superato la curva e whoo, era una roba da matti."

***

Dopo il primo anno di LSU, O'Neal puntava già all'NBA. Durante la stagione 1990-91, fu il primo giocatore a guidare le classifiche di punti, rimbalzi, percentuale di canestri e stoppate. Fu anche nominato All-American e Giocatore dell'Anno. Nel tempo libero, lo si sarebbe trovato nella sua stanza a scratchare, o in giro per Baton Rouge sulla sua Ford scassata, ad ascoltare hip-hop a tutto volume fingendo di parlare a un finto cellulare, salutando gli amici per strada con la mano. Dopo il suo anno da matricola, O'Neal annunciò il suo ingresso nel draft NBA. Era pronto per il professionismo.

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Quando gli Orlando Magic individuarono O'Neal come prima scelta al mercato NBA del 1992, la prima cosa che fece lui fu chinarsi e baciare sua madre. Con i quasi cento milioni di dollari del contratto e degli sponsor, O'Neal comprò una casa fuori Orlando, una casa per sua nonna Odessa, e un'altra per i suoi genitori. Poi portò sua madre a fare shopping e si fermò a un negozio di attrezzature audio, dove comprò una coppia di giradischi professionali. Alla cassa, Lucille disse all'addetto che suo figlio voleva pagare a rate. O'Neal si chinò, la baciò e disse: "Mamma, te lo assicuro, quei giorni sono finiti".

Dopo essere stato nominato Recluta dell'Anno, O'Neal fu invitato all'Arsenio Hall Show. Invece di farsi semplicemente intervistare, chiese di rappare insieme ai Fu Schnickens, uno dei suoi collettivi hip-hop preferiti. Fecero qualche prova a casa sua ed erano pronti a esibirsi davanti a un pubblico da studio. O'Neal indossò un abito rosso glitterato. La voce si sparse velocemente e Jive Records gli offrì un contratto il giorno seguente. Nel corso degli anni, O'Neal ha pubblicato una manciata di dischi, con cameo di alcuni dei suoi rapper preferiti, come Jay Z, Nas e Mobb Deep. Diventò addirittura amico di Notorious B.I.G. e lo ospitò a casa sua a Orlando, dove si dedicarono alle corse con gli scooter d'acqua sul lago Butler dietro casa sua. Durante una corsa, Biggie cadde e quasi annegò. O'Neal lo ripescò e lo portò in salvo.

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Nonostante la fama, non riuscì a ottenere un titolo con i Magic. Per questo incolpò se stesso. Reso sensibile e autocritico dagli anni passati sotto il controllo di Harrison, O'Neal a volte doveva saltare in macchina e guidare fino a Miami da Orlando, ascoltando la musica, per alleviare lo stress. Parcheggiava in riva al mare e restava a guardare l'acqua. Prima dell'alba, riprendeva l'auto e tornava indietro.

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Nel 1996, l'ultimo di O'Neal con i Magic, sua nonna Odessa morì. O'Neal ne fu devastato. Ogni volta che aveva dei problemi sul campo, era abituato a tornare al suo luogo felice, vicino a lei, a bere latte e mangiare torta. Nella sua autobiograifa ricorda di essere rimasto così sconvolto che lasciò il funerale prima della fine e diede un pugno alla porta della chiesa uscendo. Anche se la squadra riuscì ad arrivare ai playoff quell'anno, fu spazzata via da Michael Jordan e i suoi Bulls.

Non avendo ancora vinto un campionato con i Magic, e passando ai Lakers come free agent, O'Neal cominciò a percepire la pressione della mentalità scaricabarile dell'NBA. Come mai uno dei migliori centri del campionato non era riuscito a condurre una squadra al titolo? Dopo aver perso la finale della Western Conference alla sua prima stagione con i Lakers, molti detrattori dissero che la sua esuberanza fuori dal campo, con i film e gli album rap, era più importante di trionfare nello sport che l'aveva reso una star. I suoi film non ebbero successo a livello di incassi (ma lo resero popolarissimo, specialmente tra i bambini) e, per molti aspetti, il pubblico cominciò a vederlo come una caricatura di se stesso. Per molte persone, aveva permesso alla fama di distrarlo dalle sue priorità come atleta. Ma, per come la vedeva lui, stava solo seguendo le proprie passioni—attività, come la musica, che erano sempre state presenti per lui, che gli avevano dato conforto e accettazione di se stesso, una fuga dalle pressioni della vita di tutti i giorni.

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Dopo due stagioni, i Lakers assunsero Phil Jackson come allenatore. La prima cosa che fece fu prendere O'Neal da parte. Fu chiaro e trasparente: basta film, basta rap, basta feste e basta fare il coglione in giro. O'Neal obbedì. Era pronto a mettere i suoi hobby in pausa per la pallacanestro.

Vinse tre campionati a LA e un quarto a Miami prima di ritirarsi nel 2011.

***

"O'Neal non ha mai avuto paura del marketing—che si tratti di vendere se stesso, o altro. Ha messo piede ovunque ormai, in compagnie come Google, su cui ha investito più di un milione di dollari negli anni Novanta; Arizona Iced Tea, dove ha una sua intera linea di bevande; Zales, Buick, Icy Hot, e Gold Bond, per la quale ha fatto da protagonista di alcuni spot pubbliciari; Muscle Milk e Vitamin Water; una serie tv sugli autolavaggi; e ha pure varie azioni in corso su Pure e Chateau, celebri catene di nightclub a Las Vegas. O'Neal ha fatto leva sulle sue attività finanziarie in Chateau per avviare la sua carriera da DJ.

Ma per O'Neal, questi investimenti non servono solo a togliersi sfizi. Sono la garanzia di dieci anni di strada spianata. Si riferisce a sé e alle persone che lo circondano—familiari e amici—come a una piramide in cui lui sta alla base. I suoi impegni lavorativi consistono principalmente in appuntamenti e riunioni dove si punta ad ingrandire e stabilizzare il suo marchio, non solo per preservarne il nome di modo che sia un riferimento per la collettività, ma anche a beneficio della stabilità finanziaria della sua famiglia. A questo punto della vita, dice, è davvero la sua più grande priorità.

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Per un uomo che ha passato l'intera esistenza cercando di dimostrare—a se stesso, a suo padre, ai suoi compagni di squadra, al suo allenatore e al pubblico— di essere qualcuno, adesso le cose vanno diversamente, ed è tutto molto più intimo. "Il basket è qualcosa che fai. Non è chi sei," ha detto recentemente in un'intervista. E ora che O'Neal si è allontanato dallo sport, può iniziare a tirare le somme di chi è e cosa ha fatto nella vita, così da ritagliarsi un po' di spazio e tempo da dedicare a se stesso.

C'è sempre uno strano rapporto con la fama, specie nel caso degli atleti. In molti ti vedono come una sola cosa: una macchina da guerra che DEVE vincere e basta. E per quelli che hanno altri obiettivi, le critiche sono spesso molto confuse. Perché una persona che è stata dotata di un incredibile talento nello sport vorrebbe concentrarsi a fare qualcos'altro? Per molti atleti professionisti, reputazione e occasioni di lavoro dipendono esclusivamente da quanto vincono o perdono. Se non vinci perché dovrebbe importarci di te? Se i tuoi obiettivi personali non sono in linea con quello che ci aspettiamo da te, dove ci guadagnamo? Ma per O'Neal, che è stato sotto i riflettori per tutta la sua carriera, la mezza età è diventata la sua occasione per creare un ponte tra sé e il pubblico, sormontare ogni tipo di scetticismo, e iniziare a fare qualcosa che lo renda davvero felice, aldilà dello sport. Dice che avere l'amore di suo figlio, nelle vesti di padre, è meglio che vincere un campionato, comprarsi una casa, o un camion pieno di soldi.

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Per cui non è una sorpresa che la sua grande casa sia particolarmente tranquilla. Shaq abita ancora nella stessa casa che ha comprato a inizio carriera, un appartamento di quasi seimila metri quadri a Windermere, Florida, poco fuori Orlando. La casa si trova sulla riva del lago Butler ed è divisa in tre ali. Due garage affiancano il corpo centrale della struttura, mentre l'esterno è costellato di macchine. Il garage a est è per la ricreazione, con vecchi giochi arcade anni Ottanta, un elicottero finto e una manciata di fuoristrada pronti all'uso. Al suo interno c'è anche una piccola stanza tutta colorata di marrone con un divano bianco, adibita a studio di registrazione.

L'ala centrale della casa è il suo spazio personale. Le notti sono lunghe e quiete per O'Neal. Non va a letto se non quando ormai è mattina. Per cena, mangia solitamente pasta con pollo o pesce, e, verso mezzanotte, si avvia in studio. Si ritira là spesso—e da solo—per fare pratica ed evadere dalla realtà per un pochino. Si tratta di release sue personalissime. Sta in studio fino a notte fonda, sperimentando su nuove tracce e mixando sequenze su sequenze, fino a oltre le tre di notte, inscatolato nella stanza più piccola della casa. Dopodiché esce e va in camera da letto, al secondo piano. Là accende la tv.

Anche se ha lasciato l'NBA alle spalle, dichiarando pubblicamente che non vi avrebbe più partecipato neanche se avesse potuto, O'Neal ama ancora stare sveglio fino a mattina guardando film e giocando a videogiochi. Spesso finisce a guardare video dei Bulls o dei Blazers, o i migliori highlight di Julius Erving, o ancora videoclip culto degli anni Ottanta o inizio Novanta, epoca in cui, dice, esisteva ancora il vero basket. Non sta necessariamente perdendo tempo in mancanza di sonno, è solo che forse sente la mancanza del gioco, e lo stesso brivido che questo gli sapeva dare riesce a provarlo solo nella quiete della notte, senza nessuno che lo monitori. È un periodo in cui può dedicarsi più a se stesso—giocando a fare musica, o riflettendo su cosa abbia significato il basket per lui. Trova sollievo nella notte—e anni dopo aver abbandonato l'NBA, ha riscoperto una passione che antecedeva addirittura quella per il basket.

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Quando ha visto per la prima volta le luci del Tomorrowland sulle colline di Atlanta, ha sperato di poterne trarre effetti analoghi a quelli dello sport: adrenalina, esibizionismo, performance, sfida e rispetto.

***

Per le otto, ha smesso di piovere. Un pulmino da quindici posti trasporta O'Neal e la sua famiglia dalla zona esterna del festival, dove hanno parcheggiato il tour bus, all'area palco. C'è troppo fango per continuare in pulmino. Il gruppo scende e viene caricato su tre golf car. Su una ci sono O'Neal davanti, Laticia e sua sorella dietro. I figli e il resto del gruppo si dividono gli altri due. Quando arrivano sul retro del palco, è pieno di spettatori, altri artisti e rappresentanti della stampa. Nonostante la sua poca influenza nel mondo EDM, tutti vogliono un assaggio di O'Neal.

Quando annunciò la sua partecipazione al TomorrowWorld, la risposta dei social media è stata mista. Alcuni utenti pensavano si trattasse di uno scherzo, un trucco pubblicitario non solo per il festival, ma per O'Neal stesso. Molti erano scettici, e pensavano che questa esibizione fosse solo un tentativo azzardato di rimanere sulla cresta dell'onda—un modo per non sentirsi il solito atleta in pensione, dimenticato e considerato solo come una persona che un tempo è stata qualcuno.

Un utente ha scritto su Twitter: "Pensi che SFX [la compagnia che finanzia il festival] andrà sotto perché permette a Shaq di fare il DJ o viceversa?" Un altro: "Shaq fa il DJ a TomorrowWorld… questa cosa comincia a diventare ridicola". O'Neal non si preoccupa delle critiche. "Bisogna capire le emozioni della gente", dice. Sa che molte persone non sono al corrente del fatto che fa il DJ da quasi trent'anni, e, a causa di ciò, il pubblico potrebbe reagire in modo cinico. Inoltre, a questo punto, ci è abituato. Essere messo in dubbio non è niente di nuovo.

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Nonostante lo scetticismo, il pubblico riempie lo spazio davanti al palco, agitando cartelloni fatti a mano, in attesa che O'Neal cominci il suo set: tre dei cartelloni lo ritraggono nelle vesti del genio di Kazaam, uno in divisa Orlando Magic con occhi a molla incollati, e un altro è una versione modificata della sua pubblicità per Gold Bond con lo slogan "Quando ti sale la botta". Il pubblico brilla per le luci riflesse dal sudore. Le ragazze hanno anguille fluorescenti al posto dei capelli, stivali pelosi di colori assurdi, shorts di pizzo, corna e occhiali enormi, con le guance glitterate e braccialetti dai polsi ai gomiti. È un mare di facce distorte, brillanti, con gli occhi pallati. Verso la fine del set di chi precedeva O'Neal, i cartelli cominciano ad alzarsi in aria.

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O'Neal è nascosto dietro una tenda, sul fondo del palco. Tiene le cuffie appena sopra le orecchie. I suoi figli si sono fatti spazio davanti, a sinistra della console, e aspettano l'uscita del padre. O'Neal si toglie la felpa scoprendo la canotta dei Lakers, che fa pendant con quella del figlio Myles. Sotto, porta una camicia nera infilata dentro a jeans larghi. Indossa stivali da pioggia di gomma, massicci e spessi. Sono brutti. Potrebbe tranquillamente essere scambiato per il papà di uno dei presenti—un papà molto molto grande.

Un uomo prende il microfono.

"Siete pronti per Shaq?!", urla. Il pubblico ruggisce. Cantano "Diesel! Diesel! Diesel!" Migliaia di persone che urlano. O'Neal emerge dal fondo del palco e raggiunge i piatti. Collega le cuffie. Le sue lunghe dita pigiano dei tasti. Prende il microfono.

"Let's go TomorrowWorld!" urla, facendo partire la musica e abbandonandosi a una serie di mix trap fieramente tamarri, gommosi ed esagerati. Passa per svariate tracce conosciute, come "Hard in Da Paint" di Waka Flocka Flame, ma anche artisti underground suggeriti da Myles: Flosstradamus, Brillz, Slander e Crizzly. Arriva anche il cantante inglese Kyroman per eseguire il pezzo in cui collaborano, "My Squad's Lit". O'Neal sbanda da una traccia all'altra, toccando anche la dubstep e facendo vibrare e saltare la sua imponente figura dietro la console mentre il vapore si sprigiona dalle sue spalle e dalla sua testa, con le braccia alzate verso il cielo. Sembra rinato, più giovane e vivace che mai.

Si toglie la canotta dei Lakers e la lancia in mezzo al pubblico. I fan si azzuffano per avere la reliquia. Kenny resta dietro di lui, ballando sul posto, scuotendo la testa a tempo. Filma il cugino con il telefonino. Verso la fine del set, Myles e Shareef si uniscono al padre alla console. Ballano e sorridono, mentre le macchine del fumo fanno sparire il palco e i cannoni puntati sul pubblico sparano coriandoli. Sono qui e il pubblico è in delirio e tutti sono una cosa sola.

Laticia bacia O'Neal sulla guancia appena sceso dal palco. I ragazzi lo seguono, parlando tra di loro. O'Neal si asciuga la faccia e si fa spazio fra la piccola folla per raggiungere la tenda in cui lo aspettano le foto con il pubblico e lo staff. Non appena la sua esibizione finisce, i social media sono inondati di lodi—e di stupore perché O'Neal ce l'ha fatta. Uno spettatore scrive "Yo @SHAQ sta abbastanza spaccando in questo momento a TomorrowWorld". La mattina dopo, c'era molto di più: "Ho sentito che SHAQ ha distrutto TomorrowWorld", "vedere i video di @SHAQ che mette la dubstep a @TomorrowWorld mi fa tornare una speranza per l'universo", "Ho visto @SHAQ a @TomorrowWorld ed è stato il set più bomba del festival. È un dio ed è stato più gigante del palco". Nick Catchdubs, famoso DJ di Brooklyn e comproprietario di Fool's Gold Records, scrive: "Ho sentito che Shaq ha spaccato a TomorrowWorld??? Confermate pls". Un utente risponde: "@catchdini quando ha messo 'Shaq Diesel' il pubblico è andato assolutamente fuori di testa".

Dopo la session di foto, O'Neal e la sua famiglia tornano alle golf car per andare a mangiare qualcosa alla Artist Mansion, una ex-stalla ristrutturata sopra la collina che sovrasta il festival. Quando passano al pulmino, O'Neal si siede davanti, in silenzio. È stanco.

"È stato grandioso, pa'" dice Myles dal sedile posteriore, sorridente.

"Sei stato incredibile, baby", aggiunge Laticia.

"Il pubblico è impazzito!" dice Kenny.

Arrivati alla mansion, mangiano gamberi e bevono Sprite. O'Neal rilascia qualche intervista, con MTV e per un documentario sul circuito dei festival. In lontananza si sentono dei fuochi d'artificio.

"Ho scoperto TomorrowWorld per caso", dice ai documentaristi. "Sono stato a molti eventi, ma non avevo mai visto niente del genere, mai nella vita. C'era solo gente che si divertiva. Ho contattato il festival e ho chiesto se per favore potevano lasciarmi un'ora. Anche senza pagarmi.* Voglio solo divertirmi. Arrivato qui, mi sono sentito di nuovo dodici anni. L'ultimo grande concerto per me era stato nel 1986: Public Enemy a San Antonio, Texas. Quando sono venuto qua l'anno scorso, ho capito subito che avrei voluto tornare".

Tra un'intervista e l'altra, i ragazzi ritornano al festival. O'Neal dà loro appuntamento al palco principale, nell'area VIP, a mezzanotte per Tiësto, e si raccomanda di restare uniti. Mangia ancora un po' prima che lo staff chiuda il buffet. Si siede con Laticia e Kenny. Alex e Alex aspettano nelle vicinanze. Poi, un pulmino li porta al palco centrale. C'è un tavolo prenotato per loro nella parte alta dell'area VIP, con vista sul pubblico.

O'Neal si mescola ai fan, si fa fare qualche foto, e ascolta la musica. Il palco principale pulsa e rimbomba davanti alla folla sconfinata, ci sono vere cascate d'acqua ai lati della console, tubi che sputano fuoco. Gli spettatori sono avvolti in bandiere dei propri paesi: Korea del Sud, Brasile, Spagna, Italia, Belgio. Luci colorate sgorgano dal palco. Il volume è altissimo. I ragazzi tornano e si mettono vicino al padre. O'Neal tiene un braccio attorno alle spalle di Laticia, e insieme guardano il pubblico. Lui si avvicina con la bocca all'orecchio di lei, e dice: "Sai cosa mi ricorda tutto questo? Tutta questa energia?" Lancia un'altra occhiata al pubblico. C'è un ruggito di esaltazione. "Vincere un campionato NBA".

*Anche se O'Neal si era inizialmente offerto di suonare gratis a TomorrowWorld, il suo management ha poi concordato il pagamento di una cifra rimasta segreta.