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Musica

South London Ordnance alla festa di Ptwschool

Stasera ci sarà una festa con South London Ordnance a Milano in Via Carducci 25. Non è una festa qualunque, è la festa di PTWSchool.

È successo, è tornato Ptwschool, più precisamente sono tornate le feste di Ptwschool. PTW è come il nostro compagno di classe preferito, l’unico ad avere i nostri stessi gusti in musica, tipe e kebab, e questo ce la fa inevitabilmente prendere bene. Stasera in un posto molto bello e pieno di specchi—Via Carducci 25, Milano, metro vicina: Cadorna—ci sarà una grande festa a cui siete tutti invitati, e come si suol dire, mancare è vietato.

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La colonna sonora che potrete udire mentre ballate/discorrete/limonate è chiaramente merito degli splendidi organizzatori, che non hanno esitato ad andarci giù pesi di bass e tech-house inglese con quei famosi controcazzi. I DJ che hanno ingaggiato sono infatti: South London Ordnance, e cioè il più forward-thinking di tutta Londra nonché fiorellino di Hotflush Recordings e Aery Metals, Pigro On Sofa di Stay Calmo (una volta siamo stati calmi) e il suo pupillo, Gypsy Guy.

Viva Londra, viva Bergamo, viva Ptwschool e viva Via Carducci 25, Milano. Entrare costa quindici euro, ma con drink incluso così potete fare è buono qui, è buono qui. Qui l’evento Facebook. E qua sotto le due domande che abbiamo fatto a South London Ordnance.

Noisey: Da dove viene il nome South London Ordnance?
SLO: Sono cresciuto a Londra Sud e ci vivo tuttora, Ordnance [“Munizioni” ndr] viene dalle percussioni metalliche e dai riverberi sparati che mi piace usare, credo che abbiano un suono simile a quello dei proiettili.

Come si è sviluppato e definito il tuo sound?
Molto lentamente e con molta fatica. A essere onesto, credo che sia ancora in via di definizione, non mi pare di avere ancora trovato il mio suono, o almeno non un suono di cui sono pienamente soddisfatto! Certo, credo che tutta la musica che farò uscire l’anno prossimo sia un passo in quella direzione, verso un suono che abbia una sua identità e con cui mi senta a mio agio.

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Quanto pensi ti abbia svoltato uscire per Hotflush?
Tantissimo, è una gran label, gestita da un team molto affiatato. Uscire per loro mi ha esposto all’attenzione di tantissima gente nuova. Come DJ ci ho guadagnato un sacco di date su palchi che non avrei mai sfiorato altrimenti, e gliene sono molto grato. Quando arrivi a un certo livello sta a te decidere in che modo te la vuoi gestire e come vuoi apparire, ma arrivarci può essere davvero dura senza il giusto supporto.

Parlando invece di Aery Metals, la tua label: c’è un’idea sonora o estetica dietro? Pensi di stare documentando una scena esistente?
In testa ho un’idea degli obiettivi della label, ma ancora non c’è stato tempo di svilupparli appieno. Ma ci sono vari progetti che sto per lanciare di cui sono parecchio contento, come alcuni miei nuovi EP e altri di diversi producer con cui sto lavorando. Sto cercando in tutti i modi di non fare niente in maniera frettolosa, ne ho il controllo totale, per cui ho bisogno di prendermi i miei tempi e posso permetterlo. Ovviamente l’estetica è piuttosto importante per me, è fichissimo poterne scegliere lo stile. Non so se sto documentando una scena, spero se non altro che documenti la mia crescita artistica negli anni.

Come funziona il tuo processo creativo? Ti interessa che le tracce abbiano una funzione specifica nei tuoi set?
È molto frustrante! Sto ancora imparando a produrre, non padroneggio del tutto neanche le cose che uso tutti i giorni. Lavoro con logic e un paio di synth, una chitarra, un ampli e un paio di microfoni, niente di trascendentale ma si avvicina al tipo di suono a cui sto puntando per il 2015. Sono molto concentrato sul feeling dei vari dischi, al momento: voglio che il suono sia saturo ma anche dinamico, voglio che “respiri” ma non troppo. Sto ancora cercando l’equilibrio tra questi elementi. Mi ci sto avvicinando sfruttando le registrazioni live e riamplificando i suoni, ri-registrandoli coi microfoni. La funzione specifica è data dal fatto che sono quasi tutti intorno ai 120bpm con una cassa dritta, nella speranza che funzionino bene nei club, ma non è mai così semplice!

A proposito: come ti relazioni con i diversi spazi e le diverse tipologie di pubblico? Lasci che influenzino il tuo modo di suonare e quello che metti?
Cerco solo di farli ballare… Sai, sto lì apposta. Dopo un po’ impari che la gente non deve per forza andare fuori di testa tutti i minuti, e puoi anche farli galleggiare per un po’. A forza di suonare molto, in giro per varie città e paesi, si acquista familiarità col dancefloor in generale e come la gente ci si muove: impari a non panicare se si svuota, e a chiederti cosa puoi mettere per farli tornare. Allo stesso modo, se se la stanno godendo ti chiedi “come posso fare a tenerli concentrati?” oppure “dove posso portarli?”. Più suono e più mi piace, e più sto bene quando sono ai piatti. Credo che questo tipo di confidenza si trasmetta sempre alla gente. Per quanto riguarda la diversità di pubblico, be’, io non pianifico mai i set, per cui dipende al cento percento da loro. Ho ovviamente dei mix e tracce con cui so creare sempre un certo mood, ma cerco di non ripetermi quasi mai, per non annoiarmi.

Qual è la tua traccia preferita da suonare al momento?
Sketches pt.3” di Carl’d Davis.

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