Vista la quantità di EP che ogni settimana affastellano il magico magico mondo della rete, sembrerebbe da paraculi della prima ora decidere di parlare di uno in particolare. Probabilmente è così.
Paracula o meno, sta di fatto che il debutto di questi tre mingherlini originari del nord Europa ha tutte le carte in regola per far parlare di sé over and over again.Loro sono Say Yes Dog (per gli amici SYD), progetto nato un paio di anni fa dall'incontro—presso il Conservatorio Reale dell'Aia—fra Pascal Karier, batterista del dipartimento di jazz, Aaron Ahrends e Paul Rundel (rispettivamente voce e basso), studenti del corso di ingegneria del suono. Il loro EP si chiama A Friend e contiene un totale di quattro tracce di melodie ballabili, nate dalla perfetta unione fra synth e pop elettronico, in uscita ufficiale il 9 dicembre.
Intendiamoci, non siamo di fronte al solito mistone dove io spingo da matti sul synth e tu fingi di suonare il basso quando in realtà pizzichi ad oltranza la corda del La. Visti i trascorsi tecnici dei tre fanciulli, l'approccio dei SYD è forse un po' cervellotico, desideroso di mettere in mostra tutta la virtute acquisita, ma l'asciutta tracklist dimostra una fine ricerca della chicca dentro ogni pezzo, come nel caso della title track con quei passaggi sghembi dal pop elettronico ad un jazz plastico e dal sapore retrò.Giovani eredi dei Phoenix dei tempi d'oro (quelli di Wolfgang Amadeus Phoenix per intenderci, non la versione pervertita che va on air oggi), i SYD hanno stilato una successione di tracce succulente, abbastanza commerciali per essere considerate un prodotto per giovani clubbers, ma con tagli degni di R&B sconsolato e sottotono come nel riff di "Get It" o nell'intro di "Love You Back". Insomma, non solo SYD hanno un piglio davvero seducente, ma riescono a creare un mood fra il ballabile e il malinconico, una sorta di disco sottotono.Attualmente il treppiedi canoro è in tour per l'Europa, in Italia hanno suonato lo scorso 11 settembre ai Magazzini Generali. Potete quindi coniugare una combo sull'asse Milano – Londra e pensare di sentirli dal vivo il prossimo 19 dicembre.
Paracula o meno, sta di fatto che il debutto di questi tre mingherlini originari del nord Europa ha tutte le carte in regola per far parlare di sé over and over again.Loro sono Say Yes Dog (per gli amici SYD), progetto nato un paio di anni fa dall'incontro—presso il Conservatorio Reale dell'Aia—fra Pascal Karier, batterista del dipartimento di jazz, Aaron Ahrends e Paul Rundel (rispettivamente voce e basso), studenti del corso di ingegneria del suono. Il loro EP si chiama A Friend e contiene un totale di quattro tracce di melodie ballabili, nate dalla perfetta unione fra synth e pop elettronico, in uscita ufficiale il 9 dicembre.
Intendiamoci, non siamo di fronte al solito mistone dove io spingo da matti sul synth e tu fingi di suonare il basso quando in realtà pizzichi ad oltranza la corda del La. Visti i trascorsi tecnici dei tre fanciulli, l'approccio dei SYD è forse un po' cervellotico, desideroso di mettere in mostra tutta la virtute acquisita, ma l'asciutta tracklist dimostra una fine ricerca della chicca dentro ogni pezzo, come nel caso della title track con quei passaggi sghembi dal pop elettronico ad un jazz plastico e dal sapore retrò.Giovani eredi dei Phoenix dei tempi d'oro (quelli di Wolfgang Amadeus Phoenix per intenderci, non la versione pervertita che va on air oggi), i SYD hanno stilato una successione di tracce succulente, abbastanza commerciali per essere considerate un prodotto per giovani clubbers, ma con tagli degni di R&B sconsolato e sottotono come nel riff di "Get It" o nell'intro di "Love You Back". Insomma, non solo SYD hanno un piglio davvero seducente, ma riescono a creare un mood fra il ballabile e il malinconico, una sorta di disco sottotono.Attualmente il treppiedi canoro è in tour per l'Europa, in Italia hanno suonato lo scorso 11 settembre ai Magazzini Generali. Potete quindi coniugare una combo sull'asse Milano – Londra e pensare di sentirli dal vivo il prossimo 19 dicembre.