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Musica

Abbiamo parlato con Dam-Funk di Snoop, del metal e di quella parola con la N.

L'ambasciatore del funk ci racconta la sua nuova collaborazione con Snoop, di Milli Vanilli e del perché non è d'accordo con Tyler sul fatto che i bianchi possano usare quella parola che inizia con la N.

Foto di: Myles Pettengill.

Chiunque abbia seguito la carriera di Dam-Funk saprà che è un uomo dai saldi principi. Nato col nome di Damon G. Riddick a Pasadena, California, Dam ha passato oltre un decennio a fare musica in camera sua, mentra lasfangava con lavori improbabili, prima che il suo funk da West Coast ,inimitabile e coerente, destasse l’attenzione di Peanut Butter Wolf. A ciò seguì prontamente un contratto con la label losangelina Stone Throw, e un album di debutto, Toechinzown, che aiutò Dam a ottenere finalmente riconoscimento non solo come artista, ma anche come massima autorità nel campo del funk moderno.

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Dam è anche molto conosciuto come DJ. Siccome ci tiene alla musica che mette, vi dirà sempre ad alta voce i titoli delle canzoni che sta per suonare, un po’ come uno speaker della radio, anche nei club più sudati e affollati di LA.

È stato in una situazione del genere che si è imbattuto in Snoop Dogg/Snoop Lion/Snoopzilla, il quale fu così piacevolmente sorpreso dalla scelta di dischi di Dam durante una mostra d’arte, cancellò tutti suoi piani e si fermò per un po’ di freestyle. Poi, dopo una ventina d’anni passati a fare musica l’uno a poche miglia di distanza dall’altro, i due finalmente si sono trovati in uno studio di registrazione. Il 12 ottobre hanno pubblicato il primo album collaborativo, 7 Days Of Funk.

Ho chiamato Dam per parlare del suo lavoro con Snoop, della sua vita e delle sue preoccupazioni e speranze per la prossima generazione di giovani talenti californiani. Le risposte ponderate e profondamente sentite di Dam dicono molto di un uomo che da solo riesce a mantenere in piena vita un intero genere.

Noisey: Dove sei ora?

Dam-Funk: Sono a West LA, Derrie Heights.

Fico, veniamo subito al dunque. Tu e Snoop farete un tour per 7 Days of Funk?

Più probabilmente un po' di live isolati, stiamo parlando di idee per il tour, ma non abbiamo ancora deciso niente.

Pensate di promuovere questo disco durante i prossimi mesi?

Il progetto ci terà impegnati per un po’, sarà molto fico e non vediamo l’ora.

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Ho sentito che ti impegni solo in collaborazioni che capitano naturalmente, puoi dirmi come sei finito con Snoop Dogg? Ho letto che facevi il DJ all’inaugurazione di una galleria d’arte e ed è saltato fuori lui…

In realtà era lì per suo cugino, Joe Cool, che ha disegnato l’artwork di Doggystyle. Joe aveva organizzato una mostra per i suoi nuovi lavori alla galleria HVW8, e io ero stato chiamato come DJ. A quanto pare Snoop stava per andare, ma mi dicono che mentre stavo mettendo i dischi, ha sentito qualcosa che gli è piaciuto e non se n’è andato, perché voleva saperne di più del tipo di boogie e funk che stavo mettendo. Avevo il mio synth a tracolla e lui si è fermato. L’ho visto nell’angolo, gli ho passato il microfono e ha semplicemente iniziato a fare freestyle. Si è fermato un po’ e si è davvero divertito, mi sembrava tutto spontaneo. Da lì è partita la collaborazione. Era il 2010.

E quand’è che questa collaborazione ha iniziato a prendere forma?

Un po’ prima dell’estate del 2013. È venuto a casa mia, quello stesso giorno stavo lavorando a un remix di Toro y Moy. Ho spento tutti gli strumenti per andare a riposarmi un po’, e lui ha chiamato verso le dieci dicendo, “Amico, voglio venire a trovarti.” Ho pensato, ok, riaccendo tutto l’equipaggiamento. Ho iniziato a preparare la casa, domandandomi se sarebbe arrivato con un entourage enorme, ma di fatto si è presentato solo con Joe Cool. C'erano vibrazioni tranquillissime: noi tre in una stanza con Joe Cool seduto a fare schizzi su un quaderno. Snoop e io iscutevamo delle tracce. Il primo pezzo che abbiamo fatto è stato “Hit The Pavement.” Dopodichè si è seduto e ha detto, “Amico, è troppo magico, dobbiamo fare un progetto, un Ep intero.” Ho detto che ne sarei stato onorato e da lì abbiamo continuato.

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Facevate musica più o meno nello stesso periodo a LA, ma immagino che abbiate preso strade diverse…

Quando era su Death Row io ero impegnato a fare le mie cose. Avevo un lavoro del cacchio dopo l'altro e facevo musica da solo in camera mia. Poi ho incontrato Peanut Butter Wolf ancora durante i giorni di Myspace, che mi ha offerto di fare un remix. E quello ha portato a Toeachizown. Immagino che Snoop ci seguisse Ho notato, passando del tempo con Snoop, che è un grande esperto di musica, è molto intelligente. Conosce un sacco di stili diversi ed era da molto che teneva d’occhio la mia musica. È per questo che dico alla gente: quando siete su Facebook o Twitter e tirate le vostre invettive, o siete incazzati col mondo, non provate mai a infierire su artisti o buttare merda su di loro, perché non si può mai sapere se quel particolare artista ti supporta senza clamore.

Ti sembra di aver dovuto lottare per arrivare dove sei ora?

Sì. Anche io ho avuto la mia bella dose di battaglie. A un sacco di persone, specialmente se artisti, persino a gente che non ha a che fare con la musica—qualsiasi tipo di persona che ha un determinato stile e crede di avere qualcosa di unico—viene consigliato subdolamente di cambiare quell che fanno. Io invece mi sono detto, nah, mi piace questo genere di musica. Non mi metterò a fare una qualche specie di EDM per fare una hit o per provarne l’ebbrezza. A essere onesto, non sto cercando di autopromuovermi. Lo potrei fare facilmente, ma evito, perché preferisco rimanere fedele alla mia musica.

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Credi ci sia altra gente che abbia rielaborato la prospettiva sul funk così consistentemente quanto te?

Penso che nessuno ci abbia messo tanto impegno quanto ce ne ho messo io.

Ci dai dentro!

So che c’è un sacco di gente là fuori che crede nella musica, ma quando non era ancora cool avere basi e synth esplosivi o accordi bellissimi, ero uno dei pochi che li difendeva. C’è sempre stata una sorta di atteggiamento snob nei confronti del synth funk anni Ottanta che mi ha sempre un po’ offeso. La gente collezionava 45 giri funk degli Settanta e Sessanta e i prezzi erano altissimi, e io pensavo “Ma ragazzi, e il 1982? E i 45 giri degli Hope Brothers? Non vi piace questo funk? Ma perché non vi prende? State trasformando il funk in qualcosa che realmente non è.” Quella roba retro è fica, ma i ragazzi delle periferie non la ascoltano. Non dà un’immagine completa. Quello che ho cercato di fare negli anni è far vedere alla gente ciò che veramente ci faceva prendere bene, Slave, Change, One Way, Skyy, Prelude Records, Barry White. Roba easy mescoltata con altra pi sofisticata. Non dev’essere tutto come [voce scherzosa] 'Get Up On It'…”

Ti ricordi quando hai iniziato ad appassionarti a quel tipo di funk?

Nel mio quartiere, più o meno nel periodo in cui stava iniziando. L’ho vissuto. Io e mia madre aspettavamo che la canzone passasse alla radio. All’epoca la gente chiamava la stazione e richiedeva una canzone. Il DJ diceva “Questa è stata richiesta da Damon da Pasadena…” mentre oggi un computer suona le stesse dieci canzoni ogni ora, e ti convincono che siano le tracce bomba, quando in realtà è semplicemente dovuto alle mazzette delle label.”

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Hai assistito ad alcuni cambiamenti nei modi in cui la musica è pubblicata, come trovi il nuovo mondo digitale?

Questa è una mia caratteristica, faccio parte della Generazione X, per cui sono sia della vecchia che della nuova scuola. Mi sono adattato, lavoro al computer. L’unico rischio che ha comportato tutto questo cambiamento è che è una scusa per non comprare i dischi.

Hai una forte consapevolezza come artista, qual è un principio che tieni come riferimento?

Vivo secondo al principio dell’integrità, trattando la gente come vorrei essere trattato io, senza lanciare provocazioni, ma comportandomi da gentleman.

Sei un veterano della California, che ne pensi della nuova gente che sta emergendo ora, Kendrick Lamar, Tyler, ecc.?

Ho conosciuto Tyler. Siamo amici. Ho avuto una discussione con lui in passato circa il lasciare che altre razze usino la parola che inizia per “N”. Io ho ascoltato la sua opinione e lui ha ascoltato la mia. Vengo da una generazione che non lo tollera. C’è una regola non scritta per cui altre culture non dovrebbero usare quella parola. Abbiamo usato quella parola per emanciparci e ne abbiamo cambiato il senso. Quando arrivi in una nuova epoca, come quella odierna, in cui un tizio in India può dire “What’s up my nigga?, uno strano brivido ti percorre la spina dorsale. Tyler diceva che “C'è una nuova generazione, non ci importa questo genere di cose”. Io invece penso: dopo tutta la gente che ha combattuto per questa causa…Ci siamo fatti mordere da cani, ci hanno aperto gli idranti addosso, abbiamo dovuto sederci in fondo all’autobus…Di certo non sarebbero contenti del modo in cui permettiamo alla gente di usare una parola che, in fin dei conti, denigra la nostra esistenza in quanto persone di colore. Credo che il suo messaggio sia di desensibilizzare la parola, perciò capisco, e lo voglio ascoltare, perché anch’io vorrei essere ascoltato. Dopo quella conversazione io e Tyler ci siamo avvicinati, parliamo di musica, lanciamo messaggi. Credo che abbia grande talento, farà strada, e credo di avergli messo una piccola pulce nell’orecchio: ricorderà la nostra conversazione. Forse un giorno sarà in riunione con la label, e un qualche cinquantasettenne caucasico arriverà da lui e gli dirà “What’s up my nigga”, e allora si chiederà che fare. La gente cresce. Credo fermamente che Tyler farà la cosa giusta.

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Wow, credi che voi due collaborerete mai?

Ne abbiamo parlato, ma voglio tenere il segreto per ora.

Non posso andarmene prima di averti chiesto se hai davvero suonato le tastiere per i Milli Vanilli…

Dopo che hanno perso il Grammy per quel grande scandalo, erano determinati a dare nuova vita alla loro carriera infangata e volevano fare un vero disco con dei veri producer. Uno di questi era Leon Silver, e io lavoravo per lui come tastierista. Abbiamo registrato un sacco di roba ma quei ragazzi erano presi da altre cose a Reno, distrazioni varie, e a un certo punto me ne sono tornato a casa. Ci sono in giro dei mixtape piuttosto interessanti che forse un giorno vi farò ascoltare.

E infine, sei un grande fan del metal, quali sono i tuoi artisti metal preferiti?

Iron Maiden, Black Sabbath, Mötley Crüe. Il primo concerto a cui sono mai andato è stato l’apertura dei Mötley Crüe per i Kiss durante il tour di Creatures Of The Night. Ero un ragazzino, e il pubblico era principalmente composto da motociclisti, sai. Mötley erano la novità, ma i Kiss sonoti arriva sul palco e gli hanno dato la merda. È una lezione…la vecchia scuola ti schiaccerà quando la metti alla prova. Il funk ha sempre avuto una connessione con il rock e il metal. Reputo il funk e il metal i cugini sporchi e perduti del rock e del soul.