FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Gli AnD non sono arrabbiati

Ma solo un tantino paranoici. Un'intervista con metà del duo e una traccia inedita dal loro nuovo EP

C’è un tipo di musica elettronica, o meglio, un carattere specifico di certa musica di cui possiamo rintracciare le origini, genetiche ancor più che geografiche, ogni volta che si manifesta. Parlo delle diverse maniere di intendere l’intensità e la violenza nello spazio della musica da club: di volta in volta potremmo rintracciare le varie “scuole” che, con le dovute eccezioni, hanno dominato in certi paesi. Per dire, la cassa che sfonda in Gran Bretagna (da Regis a Powell) è quasi sempre sinonimo di intensità sovversiva, maniera di provocare per generare e condividere una qualche forma di consapevolezza tangibile ma non dicibile. Non importa quanta oscurità è in grado di incamerare né quanto pessimistica sia la visione del mondo da cui si parte, si tratta comunque di una incapacità di lasciarsi offendere dal caos Tutto questo, tirando un po’ grossolanamente le somme. è abbastanza diverso dalla potenza che troviamo nella techno germanica, più sbilanciata dal lato apollineo, fino alle derive un po’ machiste di alcuni producer famosi oggi.

Pubblicità

Per quanto oggi possano essere più sfumati i confini tra questi differenti retaggi, è ancora abbastanza facile ripercorrere la strada fatta dal sangue dei campioni, e capire qual è la loro origine. Lo spirito made in UK di cui parlavo prima è vivissimo negli AnD, anche se solo uno dei due membri del duo (Andrew, la A, mentre D sta per Dimitri) è Inglese, mentre il suo compare è greco. Producono insieme da parecchio, e negli ultimi cinque anni hanno sfornato una certa quantità di EP, l’ultimo della quale (Esoteric Systems) esce oggi su Repitch. Avrete capito che gli piace pestare duro, e ne avete un esempio nella traccia qui sotto, tratta proprio dall’EP appena menzionato—graditissimo ritorno nelle nostre orecchie di techno sopra i 140 bpm—mentre per sapere come mai dovete leggervi l’intervista che ho fatto ad Andrew.

Cos’è che ti ha fatto innamorare della techno?

Quando avevo sedici anni mi capitò di entrare in un club per la prima volta. Suonava Dave Clarke, e mi ha inchiodato per sempre, l’intensità di quello che stava accadendo era incredibile, non potevo crederci! Soprattutto quello che faceva lui coi piatti all’epoca: aveva una maniera di mixare molto fisica, derivata sicuramente dall’hip-hop nonostante suonasse ovviamente techno. Prima di quel momento ero comunque un fan di David Holmes e seguivo tantissimo gli Autechre, Aphex Twin.. Tutte le release warp dell’epoca, a dire il vero… sono quelle che mi hanno fatto interessare alla musica elettronica un po’ più sperimentale.

Pubblicità

Quindi immagino che il vostro lato rumoroso venga da lì.

Sì, ma penso che gran parte del nostro sound, comunque, abbia le radici piantate nella primissima scena rave britannica. Quella è musica molto coerente coi tempi in cui è stata prodotta, è una cosa che penso ogni volta che la riascolto, e quel senso è rimasto completamente inalterato. Anche per me è così, ogni volta che riascolto qualche disco Warp della prima metà degli anni Novanta provo di nuovo le stesse sensazioni.

È una cosa abbastanza generazionale e ciclica, no? Tanta gente sta recuperando quel suono secondo la sensibilità di oggi, per esempio riprendendone le derive più pesanti, quelle con le strutture più irregolari, e suonandole con un’urgenza molto più diretta, ferale. Il che, mi pare, è esattamente quello che fate voi.

A dire il vero, a me di quella musica piace soprattuto la libertà creativa che quegli artisti si davano, ne avevano la possibilità perché il suono non era ancora così codificato, nemmeno le macchine erano così conosciute. Oggi se dici “303” ti rispondono automaticamente “ah, sì, acid”, ma chiaramente all’epoca non era così, ti avrebbero risposto “che roba è?” anche se magari ne avevano sentito il suono già milioni di volte. Credo che il suono fosse una rappresentazione abbastanza autentica della vita in UK all’epoca, che esattamente come oggi era in una situazione di recessione, ed è durata più di cinque anni. Immagino che questo, all’epoca come ora, spingesse la gente a volere qualcosa di molto potente nei club.

Pubblicità

Consideri questa potenza una forma di aggressività?

No, io non direi affatto che la nostra è musica aggressiva. È industriale ma non vuole essere aggressiva. È molto divertente, ci chiedono sempre se siamo incazzati per qualcosa, dato che la nostra musica suona in questa maniera, ma è una questione naturale, siamo semplicemente inclini ad ascoltare musica dura e pesante.

Quindi l’influenza “ambientale” della recessione e della negatività diffusa come si esprime?

Be’, credo semplicemente che sia naturale, quando vivi quotidianamente roba del genere emerge una necessità di andare controcorrente evitando i compromessi.

Che comunque non c’entra niente con la rabbia.

No no, assolutemente, per quanto ci riguarda la pesantezza è solo una questione di gusto personale. Abbiamo sempre ascoltato un sacco di industrial, noise e punk, e questa è la musica che ci piace fare in studio. Credo rifletta anche le nostre personalità: Dimitri è greco ed è naturalmente incline alla calma e alla rilassatezza, ma gli piace comunque la musica pestona, io invece sono decisamente iperattivo. Credo che questa differenza di personalità alla fine si rifletta nel nostro stile.

A dire il vero, una delle cose che preferisco della vostra musica è proprio il fatto che la durezza non implica necessariamente oscurità. Ad esempio non ci sono troppi droni, e i toni sono decisamente meno introspettivi. Spesso anche i BPM sono piuttosto alti, come nella traccia che abbiamo presentato.

Pubblicità

Ci piacciono anche cose più oscure e più drone, ma crediamo che tendano un po’ a somigliarsi tutte. È vero, come dici tu, l’intensità può essere parecchio violenta e i tempi molto veloci, ma non importa, perché stiamo attenti a che ci sia sempre qualche forma di groove. Anche se è molto veloce, puoi sempre essere funky, puoi dare un beat sincopato e incalzante. Credo che tutto questo renda la musica molto più interessante e “giocosa”, non è industrial tanto per esserlo.

Il che mi ricorda molto l’approccio che aveva Richard D. James in alcuni dei suoi progetti più pesanti, tipo Caustic Window. Hai sentito il disco "perduto"? Che ne pensi? A me non è piaciuto per niente.

Non l’ho ancora sentito, no. Comunque ci hai preso, sono un ENORME fan di Caustic Window più di ogni altro suo progetto, e la traccia che vi abbiamo dato è stata effettivamente influenzata da lunghe giornate e serate invernali passate ad ascoltare e riascoltare in continuazione Caustic Window. È l’esempio giusto di quello che ci interessa fare, è velocissima ma mantiene un groove molto netto.

Non è rabbia, ma c’è comunque un senso di paranoia piuttosto tangibile, e mi sembra che ne siate abbastanza consapevoli, visti i titoli dei nuovi pezzi. “New World Order”, “Dusty Artefacts" “All Seeing Eye”…

Quegli argomenti e quelle atmosfere vengono dal nostro interesse per letture sull’esoterismo, i sistemi bancari, il controllo sociale…

Pubblicità

Ma credete seriamente nelle cospirazioni?

Uhmm.. mettiamola così: potrei raccontarti una storia, e potresti crederci o no. Ad abusare della letteratura cospirazionista si finisce solo per diventare estremamente paranoici e non combinare niente. Ci sono delle verità lì dentro, in mezzo a un sacco di stronzate, ma penso che informarsi e prenderne criticamente quello che puoi sia meglio che non farlo affatto.

Sai, da queste parti va molto di moda informarsi solo in quella maniera, e tanta gente prende per oro colato quello che legge in certi blog, solo perché gli hanno detto che c’è qualcuno che non vuole che lo sappiano. Il che è paradossale.

Sì, be', là dentro ci trovi davvero di tutto, robe sull’esoterismo, sulle leggende urbane, sui soldi… Ogni volta che tiri fuori questi argomenti ti rispondono con “oddio, eccone un altro”, ma come per ogni altra cosa nella vita, io credo che si debba provare a esplorarla e trarne quello che si vuole. Sarebbe da stupidi credere a tutto quello che si legge su quel tipo di media, ma personalmente preferisco credere alle idee che mi sono formato che comprare tutti i giorni lo stesso giornale e leggere una versione dei fatti che è stata manipolata dal governo.

Questo alla fine mette in discussione l’intera idea di realtà. Voglio dire… Si si chiede cosa voglia dire informarsi, a questo punto, no? E anche cos’è la realtà.

Esattamente, la realtà non è altro che una sezione della tua immaginazione, la quale forma il modo in cui la percepisci.

Pubblicità

Pensi che un certo tipo di musica possa servire in qualche modo a interrompere questo processo di manipolazione?

Be’, la nostra musica è fatta così solo perché le frequenze e le strutture usate suonano bene alle nostre orecchie. Però, probabilmente, quando sei portato a una certa mentalità o modo di vivere, quello che fai emergere e metti in relazione con la musica ne farà sicuramente parte. Ci sono i sette chakra del corpo umano, che possono aprirsi in corrispondenza con determinate frequenze acustiche, per cui se farai ascoltare a qualcuno della musica che contiene frequenze rispetto alle quali i loro chakra sono chiusi, non otterrai nessuna reazione. Allo stesso tempo, se sei completamente aperto potresti lasciarla entrare, senza che debba per forza “piacerti”, rispettando il fatto che qualcuno ha prodotto quella musica in quel modo.

È anche interessante constatare come ci sia una grande popolarità della musica rumorosa e ripetitiva, di qualsiasi cosa contenga un certo livello di paranoia, considerato che viviamo genericamente in una condizione di smarrimento, anche rispetto alla nostra stessa identità.

Parte tutto dal livello di informazione a cui possiamo accedere su internet. Posso cercare il tuo nome e ottenere ogni genere di notizia su di te, dove abiti, chi sono i tuoi amici etc. ma puoi anche crearti un alias ed essere chiunque tu voglia.

Ma puoi anche perderne completamente il controllo.

Pubblicità

È vero, pensa anche a quanto si è più duri nell’affermare la propria opinione su internet, questo non succederebbe se la maggior parte delle conversazioni avvenissero a voce anziché nella privacy dei propri sguardi. L’educazione e la gentilezza che trasmettiamo agli altri su base quotidiana sono parte di quello che ci aspettiamo di dover fare, di come pensiamo di doverci comportare in quanto esseri umani, mentre internet ti permette di essere più freddo ma anche meno onesto rispetto alla persona che sei.

Ok, allora suonare aiuta a resistere a tutto questo o no?

Non saprei, sicuramente è la maniera migliore di condividere qualcosa con gli altri senza doverli necessariamente conoscere.

Il che, se ci pensi è l’esatto opposto di quanto hai appena detto: ti costringe a essere onesto senza poter difendere la persona che credi di essere.

Ah, certo, assolutamente. È uno strumento molto più potente della comunicazione, puoi usarlo per rievocare qualche memoria rimossa in una persona afflitta da demenza, o cose del genere. È capace più di ogni altra cosa di creare relazioni, tipo: io ho avuto esperienza di una cosa e tu anche, la condividiamo tra di noi, e da lì possiamo finire a parlare di musica per ore.

Segui Francesco su Twitter — @FBirsaNON