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Musica

Altro che Will Smith, il vero principe del funk è Carlton Banks

Da bambino, il cugino del Principe di Bel Air ha registrato il disco funk più sexy della storia...

Prima di tutto un disclaimer: sono perfettamente consapevole dell'inutilità sociale della nostalgia per gli anni Novanta. Non ha senso, è abusata, riduttiva e, a dirla tutta, ha proprio rotto i coglioni. Preferirei leggermi un saggio sull'economia spagnola del sedicesimo secolo, o un dottorato di ricerca sul ruolo sociale delle emoji di Whatsapp, o una tesi di laurea su Putin. Sì dai, mi ricordo benissimo degli Aqua, di Gwen Stefani, del grunge e del Festivalbar. Che ridere vero? Fa ridere? Evviva! Si è capito abbastanza no, che queste sono le mie scuse ufficiali per aver deciso di affrontare questo tema con tanta sfacciataggine? Spero di sì.

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Se anche voi siete stati bambini negli anni Novanta—cosa che io do per scontata nella stragrande maggioranza dei casi, perché in fondo non si può NON esserlo stati—allora vi ricorderete sicuramente l'icona anni Novanta di cui sto per scrivere, perché questo tizio È già di per sé gli anni Novanta. Ogni essere vivente che abbia mai avuto il privilegio di condurre la propria giovane esistenza in quegli anni, conserverà ricordi epocali di questa figura, ne sono convinto. Gli anni Novanta non sarebbero MAI stati gli stessi senza di lui, e neanche noi saremmo diventati quelli che siamo adesso. Quell'uomo, quella figura mitologica, quell'eroe moderno, quella leggenda umana, quell'idolo delle masse non è altri che Alfonso Ribeiro.

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Tutti voi pischelli degli anni Novanta conoscete meglio Alfonso col nome di Carlton Banks. Carlton Banks era il cugino di Will Smith ne Il Principe di Bel Air e, be', faceva crepare dal ridere. La cosa buffa—e non sono sicuro che abbia senso spiegarlo ancora nel 2015, ma niente, lo sto per fare lo stesso—era che indossava sempre queste felpe di lana enormi, adorava Tom Jones ed era pure una specie di intellettuale. Bello vero? Madonna. Riberio è riuscito a trasformare il suo personaggio marginale in qualcosa di complesso, una personalità da districare con il procedere della storia. Carlton era più simpatico del cugino cazzone, molto più umano di carattere anche nei comportamenti meno socialmente accettati che gli toccava inscenare nella sitcom. E anche il modo in cui ballava faceva ridere, troppo ridere. In generale la gente che balla nelle sitcom fa sempre mega ridere. Punto.

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Prima dell'icona Carlton Banks, Alfonso Ribeiro era semplicemente Alfonso Ribeiro. Ma Alfonso Ribeiro non era solo un ragazzino che ancora non interpretava il ruolo di Carlton Banks. Era già una star. La fama gli è arrivata già all'età di otto anni. Io a otto anni avevo una tremenda e imbarazzante paura dei temporali, e un istinto primordiale a buttarmi sotto ai sedili della macchina di mia mamma quando non c'era nessuno in casa. Lui a otto anni aveva piegato Broadway alla sua volontà, ovvero quella del protagonista di The Tap Dance Kid. Non contento è finito su uno spot pubblicitario della Pepsi con Michael Jackson. In quella pubblicità, Jackson è circondato da una banda di pre-pubescenti che fanno breakdance e nel mentre suonano per gioco bottiglie del magico drink scuro e frizzante. Ribeiro fa la parte del mini MJ, con tanto di moonwalking gaio, e intanto il vero Micheal canta una versione Pepsi-friendly di "Billie Jean", un pezzo così perfetto che cambiare il ritornello in "you're the Pepsi generation/guzzle down and taste the thrill of the day," ha poche se non zero conseguenze sul risultato finale. Anzi sembra quasi migliorare. Sulla scia di questo, di lì a poco sono cominciati a diffondersi voci sulla presunta morte accidentale di Ribeiro—a quel punto divenuto Re incontrastato del Pop—a causa di una fatale rottura del collo avvenuta durante le riprese delle scene di breakdance.

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Non era morto, ovviamente, e ciò era molto più che una buona notizia per gli adoratori dell'icona anni Novanta Carlton Banks. Per la gioia di tutti noi, infatti, ha continuato a vivere, ricomparendo a sorpresa in una nuova sitcom chiamata Silver Spoons, e scrivendo un libro sulle sue magiche danze chiamato Alfonso's Breakin' and Poppin' Booklettura essenziale per il B-Boy che risiede in voi. Tutto meraviglioso per uno che ancora non era manco entrato nella fase puberale.

Nei momenti in cui non volteggiava sulla testa o beveva lattine di Pepsi assieme all'uomo più famoso del pianeta, Ribeiro se ne stava in studio a creare composizioni funk che, tanto per cambiare, avrebbero cambiato il corso della storia. Sì, Carlton Banks, grazie a queste, è diventato il principe del funk. C'era la versione reggae, lugubre e rallentata di "Ooh Child" dei Five Stairsteps, quella funk impazzita di "Not Too Young (To Fall in Love)" e persino la forma embrionale della sua megahit rap "Time Bomb", che suonava genuinamente come il futuro, già allora. Fatela partire la prossima volta che avete un set di warmup in qualche scantinato di amici, e li volete vedere impazzire malissimo. Poi c'era il suo masterpiece, l'opera magna di Carlton Banks, una release che è una delle pietre miliari della dance music nera del ventesimo secolo: "Dance Baby."

"Dance Baby" è perfetta e basta, in ogni sua dimensione, nonché canzone di cui non potrei MAI stancarmi. In quanto persona la cui vita è cambiata nel 2005 dopo l'ascolto di Un Joli Mix Pour Toi dei Chromeo, nel senso che sono caduto in un baratro di post-disco ovattata, caramellosa e sexy, mista a post-funk e boogie delirante, trovarsi davanti a un pezzo come "Dance Baby" e ascoltarlo per la prima volta è stato praticamente un momento di estasi religiosa e trascendentale. Me ne stavo lì, pensando che Alfonso Ribeiro, cioè Carlton Banks, cioè quello che per tutta la mia insulsa vita era stata la versione più comica e pischella di Will Smith, l'ennesimo prodotto della macchina della nostalgia… ebbene, lui, era riuscito di fare tutto questo! È stato come scoprire che il tuo zio strambo, in realtà nasconde un premio Nobel sotto al divano.

C'è qualcosa di urgentemente adulto nell'opera di Ribeiro, e "Dance Baby" non era di certo un'eccezione. Si va ben oltre la performance vocale—tutti quei grugniti, gli squittii e i virtuosismi appresi dalla scuola di Jackson—che comunque teletrasporta la sua figura di bambino prodigio direttamente all'Olimpo del Funk. È completamente a suo agio in questo ruolo, e il suo stile si accoccola tra "I Didn't Mean to Turn You On" di Cherelle, "No Favours" dei Tember, e l'incandescente "If You Want Me" di Barbara Roy. Non so se avete capito che è un disco sexy da stare male realizzato da… un bambino. Ehm, e oltretutto è anche la prova incontrastata che chiunque—no vabe', magari Adam Levine dei Maroon 5 o Pierpaolo Capovilla no—ha delle doti nascoste. Pure Carlton Banks.

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Per Ribeiro, la vita dopo Carlton è stata piena di alti e bassi. Ha cercato di liberarsi del personaggio, ha provato a vivere una vita Tom Jones-free, ma è stato sempre risucchiato, come succede a tutti, costretto a rendersi ridicolo per quattro soldi. Ha presentato qualche quiz ed è stato a Ballando con le Stelle. È anche comparso al Graham Norton Show e, sì, ha fatto la Carlton Dance e tutti i figli degli anni Novanta fra il pubblico sono impazziti. L’ultima volta che l’abbiamo visto sugli schermi nel Regno Unito è stato nella giungla, per I’m A Celebrity… Get Me Out Of Here!, dove si è classificato settimo, dopo aver detto a Matthew Wright che ne aveva “avuto abbastanza delle tue cazzo di stronzate” lungo il cammino. Ha anche fatto il balletto. Farà il balletto per sempre, da qualche parte, per qualcuno, ma nel suo cuore, e nel mio, sarà sempre il ragazzino che registrò uno dei migliori dischi di sempre. E anche Carlton Banks, ovviamente. Sono un figlio degli anni Novanta, d'altronde.