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Musica

L'età dell'oro dei The Internet

A tre anni dal loro debutto, abbiamo parlato con la band di crescita, amicizia ed "Ego Death".

Tutte le foto sono di Jalil Bokhari

Poche ore prima di esibirsi di fronte a un Tattoo Queen West di Toronto pieno fino a scoppiare, Syd [tha Kid] Bennett e Matt Martians si rilassano nel loro piccolo camerino sotto il locale. Martians è appena tornato da una corsa sotto la pioggia per recuperare del cibo, mentre Bennett sta parlando con il manager di questioni logistiche. I giorni in tour possono confondersi tra loro, ed entrambi sono stati molto contenti di prendersi una pausa per parlare delle loro ispirazioni.

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La band, fondata da Bennett e Martians, che si conobbero via MySpace nel 2008, e comprendente altri quattro componenti, ha pubblicato Purple Naked Ladies nel 2011, il secondo album Feel Good nel 2013 e l'ultimo Ego Death lo scorso giugno. Dalla sua formazione, la band ha avuto molte prime volte. Dall'abituarsi alla vita sotto i riflettori agli alti e bassi delle relazioni interpersonali, oggi i The Internet sono ormai adulti.

Tre anni fa, i The Internet si imbarcarono nel loro primo tour, esibendosi davanti a pubblici ridotti ma appassionati. I giornalisti chiedevano di individuare un genere per definire la band, e poi ignoravano la loro risposta e li inserivano a caso nel mucchio degli altri progetti Odd Future. Oggi, questo tour realizza un sold out dietro l'altro, e presto arriverà in Europa. A Toronto il pubblico ha cantato a squarciagola ogni pezzo ed è rimasto conquistato dalla voce, dal sorriso e dal carisma di Bennett. Non c'è più alcun bisogno di menzionare gli Odd Future o di parlare del fatto che il nome del gruppo viene confuso con l'Internet su cui state leggendo questo pezzo. Questa band ha un suono e un impatto e una fanbase in crescita, ed Ego Death dimostra una maturità e una profondità che lo rende uno dei migliori album dell'anno.

Dopo quel primo concerto a Toronto tre anni fa, Bennett e Martians si fermarono a fare foto e a parlare con i fan, e fecero ancora più tardi per accomodare la richiesta di commento da parte di un giornalista. Invece della battuta standard tanto per riempire uno spazio in una recensione, i due si lanciarono in una conversazione di trenta minuti, tenendo banco su argomenti come la vita, la musica e la scoperta di se stessi.

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Era il loro primo tour, avevano un solo album da cui attingere, e Bennett aveva appena finito il giro come DJ per gli Odd Future durante l'ascesa trionfale del gruppo. Segnò la sua prima volta al di qua della consolle e sotto i riflettori. Si trovava più a suo agio come autrice di canzoni altrui e cominciava appena a prendere il canto sul serio, senza avere ancora fiducia nelle sue potenzialità.

Questa volta i The Internet sono talmente sicuri di sé che si prendono delle pause per interagire con il pubblico e ballano tra una canzone e l'altra. La presenza di Bennett è calda e ipnotica, e il rapporto con il pubblico lascia tutti affascinati ed entusiasti. È ciò che sperava di ottenere dalla setlist di Ego Death. Dopo aver cantato i pezzi di Purple Naked Ladies e Feel Good negli scorsi tour, Bennett era sicura di volere un album che fosse diverso nella resa dal vivo.

Mentre i primi due progetti erano piacevolmente sperimentali, la differenza con Ego Death è chiara. Servivano per definire il suono della band. Ego Death è il risultato dell'affinamento di questa identità, di una maturazione tanto artistica quanto personale. Quando PNL uscì nel 2011, Bennett aveva diciannove anni e Martians ventitrè.

"La sicurezza… ha sicuramente cambiato il mio modo di scrivere", racconta Bennett. "C'è molta più sicurezza nel nuovo album ed è derivata dal presentarsi davanti a un mucchio di persone e cantare anche quando non mi va. Penso che questo sia passato dentro Ego Death".

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Il pomeriggio prima del concerto di Toronto, Bennett e Martians mi hanno parlato dell'evoluzione della loro musica, ma anche di come hanno imparato a gestire la parte economica della questione, di come non sono più "diciannovenni in estasi". Nonostante l'esposizione mediatica e gli impegni in costante crescita, i due sono stati tanto pazienti quanto lo furono durante la prima intervista tre anni fa, quando la gioia di vivere di musica era ancora fresca.

Concordano sul fatto che l'attenzione che stanno ricevendo al momento sia arrivata nel momento giusto e che probabilmente non sarebbe successo se non avessero usato i primi due album per capire quale direzione prendere.

"Devi trovare il suono", dice Martians. "Questa è una cosa che ho capito studiando tutti i grandi musicisti. Non puoi andare in tutte le direzioni tutto il tempo. Sii strambo, ma devi avere un qualche tipo di base che la gente si può aspettare da te."

​In un momento in cui i commenti su Instagram e le menzioni su Twitter rendono più facile che mai dire a qualcuno che cosa pensi di lui, Bennett e Martians mi assicurano che sono capaci di non leggere troppi significati in una recensione o nelle opinioni esterne, e mantenere invece la concentrazione sulla musica che creano. Ciononostante, l'unica cosa a cui non rinunciano mai è l'interazione con i fan. Martians ricorda ancora di quando era lui quello in fila insieme ai suoi amici prima di un concerto, pieno di ansia, sperando di cogliere per un momento il proprio idolo musicale nel backstage.

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"A volte mi arrabbio per certe cose, alcune cose mi fanno incazzare, ma i fan non mi fanno mai incazzare", dice Martians. "Ho sempre tempo per i fan. Non mi incazzerò mai, nemmeno se un fan è totalmente fuori, non mi incazzerò mai perché capisco cosa vuol dire ammirare qualcuno che fa una cosa che vorresti fare anche tu. Un sacco di queste persone magari non aspirano a diventare beatmaker, ma vorrebbero creare qualcosa che faccia provare dei sentimenti a qualcuno. È quello che vogliono tutti. Tu vuoi scrivere un articolo che faccia provare qualcosa a qualcuno. Vuoi dipingere un quadro che faccia sentire qualcosa a qualcuno."

Quando parliamo di D'Angelo, Erykah Badu e N.E.R.D., il loro livello di energia straborda, e Martians comincia a parlare più forte e più veloce, mentre Bennett salta in piedi per mimare le mosse di Pharrell sul palco l'ultima volta che l'ha visto. Quando gli chiedo di scegliere la sua canzone di D'Angelo preferita, Martians esclama: "Ha fatto tre album perfetti!", poi entrambi sospirano e scelgono la prima che viene loro in mente: "Left and Right" per Martians, "Me and Those Dreamin' Eyes of Mine" per Bennett.

"Penso sia una cosa speciale avere un proprio suono, come D'Angelo", spiega Martians. "Abbaimo aspettato D'Angelo per quindici anni e lui ha ancora un suo suono. E così ti accorgi che non è una questione di un gruppo di produttori che ci mettono le mani. D'Angelo suona così. Fra'. Se sentissi Brown Sugar oggi e non l'avessi mai sentita prima, ti farebbe scoppiare la testa. Punto."

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Martians ricorda di quando portava a scuola le cassette di DMX. Non tanto perché gli piacesse la musica, ma perché piaceva a tutti gli altri.

"I N.E.R.D. furono i primi che mi fecero dire 'non mi interessava se piacciono agli altri, a me piacciono'", aggiunge. "Ho sempre voluto dare la stessa sensazione, man".

"Abbiamo sentito dire che alcune persone che ammiriamo hanno parlato di noi. Per me è un sogno che si avvera. Quando si parla dei miei eroi, o di gente che ammiro molto, mi fa semplicemente piacere che sappiano che io esisto. È strano a pensarci. Non voglio che dicano 'È il migliore'. Mi basta sapere che sanno che esisto e faccio delle figate. È davvero l'unica cosa che mi interessa quando si parla di questo tipo di cose."

Bennett dice che la band ha imparato a non prendere le cose sul personale ma in modo professionale. Riguardo alle recensioni, che siano negative o positive, Martians si è convinto a vivere nel momento e a concentrarsi su quello che sta per venire invece di rivivere il passato.

"Il passato è passato per cui non si può cambiare", spiega. "Nove volte su dieci può essere una figata, ma se come band troviamo una cosa che non funziona, rischiamo di mandare a puttane tutto."

Quando Martians parla, spesso Bennett lo guarda e annuisce. I due sono così legati che spesso uno finisce le risposte dell'altra. Bennett parla con voce morbida, più del normale perché deve stare attenta a un principio di mal di gola. Quando sottostima il suo talento vocale, Martians scuote la testa e lascia uscire un lungo "bruuuuuh". Quando lei sottostima l'attenzione che riceve in questo tour, lui prontamente condivide una storia sul loro primo tour con gli Odd Future.

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"Mi ricordo di quando eravamo a Boston e abbiamo cercato di raggiungere di corsa il furgone e queste sette o otto ragazze si sono… woosh, lanciate addosso a lei formando una pila umana in mezzo alla strada", racconta. "Non me lo dimenticherò mai. Tipo, mai."

Al di là delle prese in giro, è ovvio che il loro legame va molto al di là della musica.

"Lui mi ha aiutato durante alcuni dei periodi più bui della mia vita", conferma Bennett.

Quando chiedo a Martians di descrivere la sua giornata ideale, decide immediatamente di descriverne due, una ambientata a Los Angeles e l'altra ad Atlanta. Ad Atlanta, passa una giornata tranquilla a casa sua, da solo. A LA, consiste di stare a casa di Bennett con sua madre che cucina e amici che li passano a trovare. Il sottinteso è che i due sono diventati una famiglia all'interno, ma all'esterno, di The Internet.

"Il fatto è che noi capiamo, tipo, tra di noi, sappiamo che finché rimaniamo forti noi, crescendo con fratelli e sorelle capisci che ci sono delle persone che ti ameranno sempre al di là di tutto", dice Martians. "C'è gente che ti ama incondizionatamente. È una cosa rara. Un sacco di gente non è amata nemmeno dalla propria famiglia. Per me, con lei, con tutti, considero tutti i componenti della band davvero molto, molto vicini."

"Tante persone non capiscono quanto siamo vicini io e Syd", continua. "Non capiscono che siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Forse io sono un po' più estremo, lei è un po' più tranquilla. Se manteniamo questa cosa tra di noi molto forte possiamo, tipo, più o meno costruire un'astronave e andare dove ci pare."

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Quella destinazione è anche semplice.

"Salute e stabilità economica, man. Sono le uniche cose che mi interessano davvero. La fama non mi interessa sul serio. Di sicuro non interessa a Syd."

Nell'intervista di tre anni fa, Bennett parlò di apprezzare la privacy, pur ammettendo di non essere mai stata molto brava a fingere o a nascondere la sua vera identità.

"Puoi essere te stessa", mi disse dopo quel primo concerto a Toronto. "E, a essere sincera, a scuola non mi piacevo nemmeno un granché, ma mi dicevo: 'voglio essere qualcuno per cui avrei ammirazione', sai? Cominciai a fare tutto quello che volevo, che mi facesse sentire più come me stessa, e ora che ho questa cosa sono molto felice".

Appena prima di salire sul palco a Toronto, la band spezza la tensione ricostruendo un famoso Vine di un tizio che cerca di farsi notare dalla propria ragazza giocando a basket per strada.

"Avevo un sogno ricorrente in cui giocavo a basket alle superiori, ed ero super felice con la mia squadra vicina", dice Martians. "Mi spiaceva svegliarmi. Era un incubo perché mi sembrava di non aver sfruttato questa cosa quando ce l'avevo. Stare con gli amici, giocare assieme, prendersi per il culo."

Bennett si prende un momento di solitudine, si guarda allo specchio e nota il casino che gli altri stanno facendo nel camerino affollato. Sorride verso i suoi compagni. I The Internet sono pronti per un altro locale pieno.

"Non faccio più questi sogni", conclude Martians, "perché ho la mia band".

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