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Musica

I Matmos hanno composto un intero album con una lavatrice

Siamo andati a casa del duo di Baltimora per vedere com'è fatta la lavatrice con cui hanno composto l'album che sta per uscire.

In quanto membro "casalingo" dei Matmos, Martin Schmidt ha passato quasi tutto il mese di gennaio nel seminterrato della casa che condivide col suo compagno e collaboratore Drew Daniel a Baltimora. Daniel se ne stava comodo ad ascoltare una compilation di musica Turkmena per flauto mentre Martin scrutava in ogni angolo della loro vastissima collezione di CD alla ricerca di un album acquistato eoni fa in un negozio cinese di Costa Mesa, California.

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Entrambi lo ricordano come una geniale raccolta di "performance fuori di testa e strumenti assurdi", ma ora, col sommo rimpianto di Daniel, quella gemma casuale è andata perduta per sempre, ma lui non si dà per vinto, perché scavare tra i rifiuti domestici fa parte del lavoro dei Matmos. Nel corso di due decenni la coppia, ossesionata di rumori di ogni giorno, ha svolto un lavoro di simpatica archelogia alla ricerca di quello che Daniel chiama "il dono nascosto" nella banalità.

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Foto di Josh Sisk

Il 19 febbraio i Matmos hanno fatto uscire un nuovo LP per Thrill Jockey, che consiste interamente di suoni campionati dalla lavatrice di casa loro. L'idea di Ultimate Care II (il titolo deriva dal modello della macchina) è venuta a Schmidt quando si è trovato a tamburellarci sopra a caso, rimanendo improvvisamente strabiliato dalle possibilità musicali intrinseche nell'elettrodomestico: ha un sequencer integrato e rulla come una drum machine. Inizialmente Daniel prese la proposta come uno scherzo, ma al secondo tentativo ha ceduto e accettato.

È fin troppo facile perdersi tra i meandri ideologici o i limiti technologici che i Matmos si sono imposti per ciascuno dei loro album. Ad esempio, per A Chance to Cut is a Chance to Cure del 2001, hanno usato solo suoni registrati in sale operatorie. Ma i due sono prima compositori che sperimentatori e non viceversa, non finiscono mai per sacrificare la struttura narrativa e la melodia alle loro geniali idee. I loro brani sono godibili sia da un punto di vista musicale che come collage digitali. Non sono quindi solo in grado di scovare diamanti allo stato grezzo, ma anche di trovarne praticamente ovunque! Poco prima dell'uscita di Ultimate Care II si sono presi una pausa dalle prove per i prossimi live (in cui porteranno una vera lavatrice sul palco) per parlarci del nuovo album e di come è cambiato il loro approccio concettuale.

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THUMP: Drew, hai detto che 'idea di Ultimate Care II inizialmente era uno scherzo. Quando avete capito che invece potevate farlo sul serio??
Drew Daniel: Fin dalla prima volta che abbiamo provato a "suonare" la lavatrice a tempo con dei loop che avevamo registrato di quando era in funzione. Jason Willet, che è nostro amico e suona negli Half Japanese, ha suonato degli "assoli" di lavatrice su delle ritmiche di lavatrice. A quel punto l'album ha iniziato a prendere una forma interessante, superando lo status di cavolata divertente.

Martin Schmidt: Non vorrei suonare pretenzioso, ma io avevo capito subito che era un'idea della madonna. Negli anni abbiamo usato tante di quelle cose assurde come strumenti… Mi sono fatto un'idea di cosa possa funzionare e cosa no. Se cammino per strada, penso tra me e me "quel secchio dell'immondizia suona sicuramente da dio, quel palo invece non ha risonanza."

Quindi ti sei fatto subito un'idea delle possibilità.
Schmidt: Sì, in fondo una lavatrice è una macchina ritmica. È una miniera d'oro, come una drum machine con un sequencer… È perfetta e divertente.

Daniel: Il titolo Ultimate Care II lo abbiamo messo per ridere. "Ultimate" vuol dire "definitivo", ma come fa a esistere un "definitivo numero II"? Non ha senso…

Schmidt: Un po' come…A One Way Ticket to Hell…and Back.

Daniel: Sì, il disco dei Darkness. Bella, siamo i Darkness della musica concreta.

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Siete mai stati tentati di usare anche un'altra lavatrice?
Schmidt: Mai e poi mai.

Daniel: Sarebbe stato scorretto. La Ultimate Care II è in un certo senso una reliquia di un'epoca passata, prima che si diffondesse la coscienza ecologica, e prima delle lavatrici silenziose. Una più nuova e funzionale sarebbe stata molto meno interessante da un punto di vista musicale.

A quando risale la vostra, quindi? Com'è messa?
Schmidt: Dovrebbe essere dei primi anni Novanta. Ieri è venuto un tecnico…

Daniel: Sì, perché si è rotta.

Oh no! Vi siete preoccupati?
Schmidt: Un po', ma erano solo i cuscinetti del cestello.

Eh?
Schmidt: Ce lo ha detto il tecnico, sono praticamente degli ingranaggi in plastica che fanno girare il cestello. Comunque, gli ho chiesto di che anno era e mi ha risposto che è più o meno del '93 o '94.

Daniel: Stesso periodo di Washing Machine dei Sonic Youth. Tutto torna

Parlando più in generale, pensate che avere un concept di base per ogni disco vi aiuti a concentrarvi creativamente?
Daniel: La società ha un idea troppo negativa dei limiti e dei confini. L'idea che avere infinite possibilità sia una buona cosa è puro marketing, è logica capitalistica, ed è anche l'esatto opposto di quello che si fa davvero quando si crea qualcosa: si fanno delle scelte e si cerca di dare forma alla propria attenzione. Le restrizioni nascondono quasi sempre una profonda elasticità. Una lavatrice è limitata perché ha un range di bpm e di ritmiche abbastanza limitato, ma quando scegli cosa prenderne e come usarlo riveli te stesso. Quando inizi a dare forma alla materia, la materia prende la tua forma.

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Schmidt: Non penso che Surgeon, con gli stessi presupposti, avrebbe fatto un dico uguale al nostro.

Daniel: Neanche Arca. Persino Matthew Herbert avrebbe portato la musica in una direzione diversa. Io trovo interessantissimi gli Aube, che hanno fatto dischi interi usando suoni di luci fluorescenti, dell'acqua corrente, o della Bibbia.

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I Matmos e alcuni loro amici preparano il "piano drag." Foto di Darcy Hemly.

Ci sono dei concept che poi avete abbandonato?
Daniel: Una volta abbiamo incatenato un pianoforte al retro di un camioncino, ci abbiamo piazzato dentro videocamere e microfoni e lo abbiamo trascinato per il deserto finché non si è completamente distrutto. Pensavamo avrebbe prodotto un sacco di suoni fichissimi. Martin ha bloccato la sordina affinché le corde non smettessero mai di risuonare. Speravamo di ottenere un suono bellissimo e interessante.

Schmidt: E invece è venuto fuori il suono di un cassone sbattuto. Non ha niente di musicale. Credo sia questa la differenza tra noi e chi fa vera e propria musica sperimentale. In seguito lo abbiamo editato e modificato col computer per farlo suonare bene, ma fu comunque un mega-fallimento.

Cos'è di preciso a rendere un risultato del genere fallimentare?
Daniel: Non deve essere solo un'idea fica, deve anche essere musicalmente intrigante. Prendiamo ad esempio Christian Marclay: il suo "Guitar Drag" è roba molto pericolosa politicamente. Fa riferimento a un orribile omicidio razzista avvenuto in Texas: un Afro-Americano fu trascinato dietro un camion e ammazzato. Il brano consiste in lui che trascina una chitarra dietro un camion, ma musicalmente possiede una bellezza così selvaggia e inafferrabile che gli dà molta forza artistica, oltre a quella concettuale e politica. Quello è esattamente un esempio di lavoro interessante dal punto di vista concettuale e anche musicalmente ricco.

Vi preoccupa mai l'idea di dare troppe informazioni agli ascoltatori e influenzarli troppo?
Daniel: Prima ancora di suonare in un progetto come i Matmos, ero un fruitore di musica a cui interessava estendere l'esperienza dell'ascolto per farla interagire con oggetti, azioni, discipline, persone e corpi. Quando avevo sedici anni avevo una zine, ascoltare musica per me voleva dire stare seduto in una stanza coi miei amici e cercare di trarre qualcosa da quello che stavamo sentendo. Mi è successo soprattutto con Scatology dei Coil, in particolare il pezzo "The Sewage Worker's Birthday Party", che è pieno di suoni strani, umidicci e appiccicosi, e le note del disco dicono che è stato ispirato da un film porno-coprofilo scandinavo. Per cui, non avendo ancora fatto coming out, lo ascoltavo e mi chiedevo: "Be', cos'è il sesso omosessuale? Qual è la versione più estrema e feticista del sesso omosessuale? E come potevo usare il suono per avvicinarmi a un'esperienza—una strana orgia di fisting svedese—che crescendo in Kentucky negli anni Ottanta non avevo proprio modo di provare? Non è un caso che poi sia finito a suonare in una band che confeziona tutte queste idee piene di risvolti particolari in una roba che fa chiedere agli ascoltatori "ma che diavolo sto ascoltando?". Riveliamo alcuni aspetti e ne nascondiamo altri, c'è sempre un po' di mistero nel processo che sta tra la ricetta e il piatto pronto, e non se ne andrà mai, non importa quante interviste facciamo.

Schmidt: Siamo il contrario degli Autechre.

Daniel: O di Aphex Twin. Svelare i materiali e il procedimento genera desiderio nell'ascoltatore: vole saperne di più, capire che genere di contesto può produrre quei suoni. Siamo più simili a un programma di cucina che a uno spettacolo di magia. Sono entrambi modi validi di lavorare, sono solo diversi. Non dico che tutti i maghi dovrebbero fare gli chef, perché io non andre sicuro a mangiare da loro.