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Musica

Quando i VJ di MTV suona(va)no il rock

C'era una volta il VJ. E c'era una volta il VJ che nel tempo libero faceva il rocker alternativo.

La nozione che MTV, nel 2014, non sia un'emittente musicale non dovrebbe spaventare nessuno. Senza considerare i canali tematici satellitari, più inutili di una playlist di YouTube compilata da un bot automatico, è noto a tutto il mondo come il lento processo di trasformazione del canale in televisione generalista si sia oramai concluso da tempo. Fa un po' ridere ripensare adesso che già a fine anni Novanta una delle tante accuse che si muovevano a MTV era proprio che la musica non avesse abbastanza rilevanza, accerchiata e soffocata da troppa roba che con questa non aveva davvero molto a che fare.

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È una cosa successa a livello globale, ma in Italia, io credo, ha avuto un effetto più pesante che altrove. Ha dimostrato quanto, dal punto di vista degli interessi culturali, l'Italiano medio arriva a consumare qualcosa di cui non è già satollo solo se glielo ficchi a forza in bocca con l'imbuto. Il risultato è che i fan italiani di musica mainstream sono oggi persino più inebetiti di quanto non lo fossero ai tempi dello strapotere Moloch Television, e questo vale per la musica genericamente "pop", ma anche per una buona fetta del middlestream "alternativo" e para-indie il cui pubblico potenziale non si è mai ripreso dalla fine delle mode ruock (grunge prima, nu metal poi).

Sia chiaro che non provo nessun tipo di nostalgia per quel periodo e quello stato di cose. Soprattutto, non provo nostalgia per la perduta figura del VJ, almeno per come funzionava da quelle parti. In un certo senso si potrebbe dire che i VJ sono stati l'anello di congiunzione tra la classica figura di conduttore e la reality star: il loro compito non è mai stato solo quello di presentare la trasmissione, ma anche, in qualche modo, di confondersi con il pubblico stesso e fare sì che questo si immedesimasse il più possibile con lui/lei.

Caso, destino o (molto più probabilmente) qualcosa di più tangibile ha voluto che, negli anni, si avvicendassero tra i volti di MTV Italia alcuni individui che, parallelamente, tentavano anche la carriera dall'altra parte della barricata, provando pian piano a farsi largo come musicisti. Non si può fare a meno di chiedersi se e quanto, effettivamente, i personaggi in questione non avrebbero preferito portare avanti più questo tipo di carriera che quella televisiva. Posso azzardarmi a fare delle ipotesi, nonché a valutare quanto, eventualmente, sia il soggetto che la musica italiana ne abbiano perso o giovato. Vediamoli uno per uno, a partire dagli WEMEN, che sono un po' l'origine di questo mio interesse. L'idea, infatti, mi è venuta apprendendo dell'uscita del loro nuovo album.

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Carlo Pastore — WEMEN

Cronologicamente, si tratta del fenomeno più recente tra quelli qui listati. Le prime uscite del gruppo non sono più vecchie di cinque anni e Pastore appartiene all'ultima generazione di VJ famosi, quella di metà anni duemila. Il ragazzo ha provato ad avere a che fare con la musica in tutte le maniere possibili: dal lavoro televisivo a quello in radio a una breve attività come discografico indie, nonché, soprattutto, come firma di Rockit. È proprio in questa veste che Pastore ha, nell'autunno del 2008, attirato su di sé una quantità inverosimile di odio e maledizioni per un video-editoriale intitolato "'L'Esercito del DIY" che tentava contemporaneamente di cavalcare la protesta studentesca dell'Onda e promuovere la scena indie italiana in virtù di un'intesa culturale che stava solo nella sua testa e sapeva un po' di nostalgismo per gli anni Novanta. L'incazzatura di tutti quelli che per anni avevano fatto una bandiera del concetto di DIY senza avere Total Request Live come megafono fu grossa e sacrosanta.

Eppure secondo me Carlo ci credeva davvero, e più che di malafede credo peccasse di una incredibile ingenuità. Credo che le recenti uscite dei Wemen stiano a testimoniare che, in fondo, il loro suono e immaginario di riferimento siano davvero una roba sentita e genuina. Che poi questo immaginario sia una roba stantia e conservatrice non sono affari nostri. Gli Wemen sono una band di indierock che più generica e anonima non si può, ma non li ritengo più puzzoni di tutti gli altri gruppi del cacchio che girano per la penisola. Sono persino migliorati col tempo, ed è migliorata la pronuncia inglese di Pastore che sulle prime era tipo De Chèt Is On De Teibol. I pezzi sono insignificanti ma ben confezionati, e fa gioco a Carlo Pastore il fatto di avere concentrato il massimo della sua attività "artistica" una volta semilibero dalla pesante immagine di MTV, per cui adesso riesce a passare quasi più per un musicista che fa il presentatore che per un presentatore che suona. Puzzoni tra i puzzoni, anonimi tra gli anonimi, gli Wemen si sciolgono perfettamente nel liquame indie. Ci rincuoriamo pensando al fatto che, nonostante tutto, hanno le stesse possibilità di durare e combinare qualcosa di concreto che hanno tutti gli altri gruppi del genere.

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E di nuovo (anche per motivi.. uhm.. personali?) mi chiedo: ma uno può alimentarsi con il lavoro per una multinazionale dell'intrattenimento facendo parallelamente qualcosa di creativo/interessante ch lo redima? Purtroppo per me, nessuna delle figure qui menzionate può fornirmi una risposta. Quasi niente di quello che hanno fatto è stato in grado di farmi dimenticare da dove vengono, anzi…

Enrico Silvestrin - Silv3rman

Il nipote di Peppino De Filippo potrebbe essere considerato a tutti gli effetti il Carlo Pastore della sua generazione, solo molto più scafato, più sveglio, ma anche più triste. Anche lui bombardato di sfottò dal mondo punk hc ("Enrico Silvestrin Mi ha Detto Che I Centri Sociali sono Fighi"), fu volto rocchenroll di MTV Europe prima ancora che MTV Italia venisse alla luce. Ragazzo alternativo in un periodo in cui, però, alternativo era figo, specie nella versione raccomandabile di buona famiglia che Enrico rappresentava. Lui, ne sono convintissimo, il pallino di suonare ce l'aveva avuto da sempre e avrebbe preferito di gran lunga campare da rockstar che da eterno intervistatore (sorvoleremo sulla sua carriera di attore, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte troppo lungo). Quando poteva si metteva a cantare e, mi dice Wikipedia, prima di trasferirsi a Londra per lanciare la sua carriera principale aveva già una band. Non ho idea di cosa sia successo nel frattempo, ma il suo autentico esordio discografico arriva solo nel 2004, coi SIlv3rman, progetto dal monicker autoreferenziale e il sound mutuato da una delle peggiori band di (ancora) "alternative rock" della storia: gli Stone Temple Pilots, più qualcosina nella produzione che li avvicinava alla moda dell'epoca, ovvero ai Queens Of The Stone Age. Fu accolto dal mondo intero con reazioni che andavano dal "meh" alle risate sguaiate.

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Magari è una mia fissa, ma me lo immagino incazzato nero, che sfonda un frigorifero a mani nude ferendosi le nocche, pensando ai demo buttati al vento e alla volta che fece la pubblicità del Ragù Star.

Paola Maugeri - Puerto Rico / Loma

Urghh.. qui entriamo in un territorio doloroso, almeno per me.

A voler essere corretti a tutti i costi, sarebbe un po' limitante legare il volto della Maugeri esclusivamente a MTV, perché lei la VJ la faceva già da prima che questa arrivasse in Italia, su VideoMusic (da cui proviene il simpatico videino qui sopra) prima e su emittenti nazionali poi. Anzi, a MTV non è arrivata che in età relativamente "tarda", piazzandosi, però, con una prepotenza tale che volto e marchio rimarranno sempre inossidabilmente legati. Una carriera lunga e di successo, la sua, supportata da una vaga retorica del grande ruock leggendario e pretese di—ahem—serietà giornalistica più alte di quelle dei suoi colleghi, direttamente proporzionali alla sua effettiva incompetenza totale. Insomma, la Mario Luttazzo Fegiz dei ggiovani. Io e un mio amico abbiamo avuto per anni una malsana ossessione per il modo in cui ella pronuncia la parola "alternativo." Ho i brividi solo a pensarci.

Delle due (due) band con cui la Maugeri ha fatto dischi e tour, composte più o meno dalle stesse persone, non v'è praticamente alcuna traccia sull'internet. Niente streaming, video su YouTube, MySpace fossilizzati né altro. Ho solo la mia memoria a supportarmi. Se non sbaglio i Puerto Rico li ho visti una volta a Help, circa nel '97 o '98. Ero un infante, ma ricordo un rocchettino italiano mosciomalinconico e fastidiosissimo, tipo Ligabue meets Garbage. Testimonianze indirette e di parte me li dicono zimbello di una scena catanese che all'epoca regalava buona roba (no, non Carmen Consoli, parlo di White Tornado et similia). Dei Loma invece ascoltai persino l'album quando uscì (comunque dieci anni fa) e ricordo una roba mezza post rock mezza cantautori italiani tradotti in inglese, senza capo né coda, pallosa al cubo. Lessi pure da qualche parte che all'epoca la Maugeri studiava Corno Francese, che per apprezzare il grande ruock devi anche conoscere la tradizione. Della sua vita a impatto zero ho già scritto altrove quindi lasciamo stare. Tra l'altro ora pare sia pure straight edge, si salvi chi può. Nel video potete vedere una giovanissima Paola alle prese con una cover band di Battiato.

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Francesco "Nongio" Mandelli - Orange

Devo dire che, fra tutti, Francesco Mandelli è quello che musicalmente mi sta meno antipatico. Pure gli Orange sono nati una vita fa, se non sbaglio, con tutt'altra formazione e un suono tipo britpop riciclato. Però sono andato ad ascoltarmi l'ultimo album (che ora è un duo, con Mandelli a voce e chitarra e il batterista Enrico Buttafuoco) e, per quanto dal mio punto di vista la loro non sia comunque musica tollerabile a lungo, voglio spezzare una sincera lancia in favore del Nongiovane in quanto chitarrista, che se ascoltato con attenzione si rivela foriero di riff stilosi, rendendo un po' più lieve la sua scarsità come songwriter. Ecco, molto probabilmente, se ce n'è uno che nella vita avrebbe fatto meglio a suonare che andare in TV è proprio lui: non posso fare a meno di pensare che qualche forma di crescita artistica fosse possibile, addirittura portandolo un giorno a fare dischi decenti. L'ultimo degli Orange è tendenzialmente un disco di garage rock, che però scivola in una serie di eccessi di fichettitudine che lo fanno somigliare a un semiplagio dei White Stripes fatto da gente che ha ascoltato troppo gli Oasis durante l'infanzia. Il pezzo che ho postato, invece, è il migliore del lotto e per countrytudine mi ricorda vagamente i 16 Horsepower (questa pigliatela davvero con le pinze). Peccato il ritornello bruttino.

Illazioni e scemenze a parte, è assai probabile che un eventuale insuccesso televisivo di questi individui non avrebbe comportato alcun cambiamento per la loro attività artistica. Ma con questo non voglio dire che se ne abbiamo sentito anche la musica è solo perché si tratta di gente già famosa. No, se già l'idea di una qualche meritocrazia musicale è assurda ovunque, lo è ancora di più in Italia, per cui sarebbe fuori luogo mettersi a muovere accuse di questo tipo. Quello che mi chiedo io è come ci si possa sentire una volta che hai messo in piazza, davanti a tutti, l'evidenza che la cosa che ti aveva appassionato di più è quella che nella vita ti è riuscita meno, e l'affermazione personale, meritata o no che sia, è arrivata grazie a una cosa che non è quello che volevi fare nella vita. Ripeto: magari mi sbaglio, magari per ciascuno di loro la voglia di FARE musica è stata sempre in secondo piano. Non tanto da mantenerla privata, comunque. Poi sarei curioso di sapere cosa ci riserva il futuro oggi che di VJ, almeno su MTV, non ce ne sono più. Dove troveranno sfogo per la loro passione musicale inespressa i nuovi ex-musicisti frustrati e riciclati? Prima di rispondere "su Noisey", aspettate almeno che io perda un altro po' di neuroni e inizi a guadagnare quanto Silvestrin.

Segui Francesco su Twitter: @FBirsaNON