FYI.

This story is over 5 years old.

Musica

Non per difendere i RHCP, ma diamoci una calmata

Il "Chordgazi" (che nome di merda, poi) non è un vero scandalo.

È stata definita una delle performance meno autentiche nella storia del Super Bowl, i fan hanno preteso a gran voce una spiegazione sul perché ciò che hanno visto sul campo fosse una pallida imitazione dell’originale—e non stiamo parlando solo della prestazione dei Denver Bronco.

La rete è in flame continuo da domenica—non che normalmente non lo sia, certo—a seguito delle scioccanti accuse secondo cui i Red Hot Chili Peppers avrebbero solo mimato il set a metà partita. USA Today ha le foto incriminanti, che mostrano le chitarre di Flea e di Josh Klinghoffer senza cavi o recettori wifi. “La Rabbia Erompe Per La Chitarra Scollegata Dei Red Hot Chili Peppers” recita un ansiogeno titolo. “I Red Hot Chili Peppers Non Hanno Neanche Attaccato Le Chitarre Al Super Bowl,” urla un altro. E a quella gente voglio dire: Benvenuti alla prima performance televisiva della vostra vita.

Pubblicità

Lo impariamo da capo ogni dannato anno, quando quest’argomento risalta fuori—e salta sempre fuori—le performance su palchi enormi come quello del Super Bowl sono spesso supportate da musica registrata. Nel 2009, persino Bruce Springsteen e la E Street Band, le inattaccabili icone di tutto ciò che di puro ed autentico c’è nel rock'n'roll, hanno suonato con tracce di supporto. Il motivo? Semplicemente ci sono troppi potenziali imprevisti tecnici, specialmente per uno spettacolo frenetico come quello di metà partita, perché valga la pena di correre il rischio. Certo, potrebbe valere anche per il contesto di un normale concerto, ma non puoi chiedere a cento milioni di persone di calmarsi un secondo così il chitarrista può smanettare con l’accordatore, e il batterista sistema il rullante per la decima volta. “Ehi, grazie per essere venuti ragazzi, e grazie all’Aeronautica per l’apertura. Rimanete con noi per i Seahawks. Noi saremo fuori al tavolo del merchandising dopo la partita.”

No, direi che non si può fare.

“Non c’è alcuna possibilità di preparare una band intera in cinque minuti con tanto di microfoni, azzeccare tutte le impostazioni e sperare di avere una buona acustica,” ha detto al Chicago Tribune Hank Neuberger, produttore per la messa in onda dei Grammy Awards, all’epoca dell’esibizione di Springsteen. “Il Super Bowl lo fa da anni, con praticamente tutti i performer.”

Ecco, COSÌ si finge un'esibizione.

Pubblicità

La stessa cosa vale spesso anche per l’interpretazione dell’inno nazionale americano, che ha molti meno elementi mobili rispetto all’esibizione di una band al completo. Jennifer Hudson ha usato una traccia di supporto quando aprì la partita qualche anno fa. Di sicuro ricorderete il clamore per l’interpretazione dell’inno fatta da Beyonce all’inaugurazione presidenziale. La lista continua a oltranza. Madonna usò una base per la sua esibizione l’anno scorso. La performance di Whitney Houston al Super Bowl, letteralmente il numero musicale del Super Bowl più amato dal pubblico di tutti i tempi, era anch’esso pre-registrato.

Ecco un buon indicatore che quanto state per vedere è un artificio: state guardando il dannatissimo Super Bowl. Vuoi un’esperienza musicale pura, non adulterata da fischi e trombette? Stai nella tua città e vai a supportare la scena locale e le band che passano di lì. Persino in quel caso, ci vogliono circa 17 ore a un locale striminzito per fare il soundcheck di un gruppo che suonerà una sorta di diarrea sonora davanti a sei persone. Immaginate di moltiplicare tutto questo per 100 milioni.

Il chitarrista rock blues Joe Bonamassa è stato uno dei critici che ha iniziato tutta la storia del Chordgazi l’altra seria, twittando “Flea…Voglio dire, lo sappiamo tutti, ma per carità di dio perlomeno cerca di darla a bere ai bambini.”

Flea… I mean we all know, but for god's sake at least try to humor the children. #unpluggedlive pic.twitter.com/ferJuOQpkP

— JOE BONAMASSA (@JBONAMASSA) February 3, 2014

Ma in difesa di Flea, non vendere pienamente quest’illusione forse è stata la mossa più onesta. Quando i Disclosure sono stati accusati di suonare con la strumentazione scollegato la scorsa estate a Londra, i due hanno risposto alle ondate di scherno e sdegno dicendo che avevano deliberatamente lasciato tutto scollegato, perché non sembrasse che stessero cercando di ingannare il pubblico. Questo è sembrato l’intento anche del veterano del basso.

No trickery. No choice, but no trickery

— Flea (@flea333) February 4, 2014

Condivido l’idea che la musica debba essere suonata dal vivo e forse potreste anche convincermi che l’”autenticità” davvero esiste ancora, ma se la cercate al Super Bowl, l’emblema letterale di tutto ciò che è anodino e preconfezionato per forse il più largo pubblico al mondo, allora siete nel posto sbagliato. L’unica cosa inautentica qui è la finta indignazione per un finto scandalo.