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Musica

I Sigur Ros sono un gruppo per bamboccioni

Possibile che non ci siamo ancora liberati di questi noiosissimi anemici post-rock?

Ultimamente mi è capitato di passare una bella serata fuori. Anzi, una Serata Fuori Veramente Bella che aveva anche il potenziale per raggiungere il livello di Serata Fantastica. Una di quelle serate che rimangono tatuate nella memoria a lungo termine, inchiostrandosi sopra a fatti e figure che occupavano quel posto fin da prima della pubertà, lasciando il posto al tuo amico che cerca di rimorchiare una ragazza in discoteca indossando occhiali da sole e bandana. Una di quelle serate in cui fai cadere un hot dog sul pavimento perché ti è salita un po' più del previsto e finisci per rimanere bloccato a guardare il wurstel rovinato con uno sguardo malinconico, provando una tristezza mai provata prima. Stava andando tutto da dio. Quasi.

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Ritornati a casa dell'amico a fine serata, fumando le abituali sessantacinque sigarette cercando di introdurre qualche litro d'acqua nei nostri stomaci annodati, le cose sono virate verso i soliti, noiosi procedimenti. Si sono offerte canne, parole sono strisciate fuori dalle bocche per congiungersi con l'etere bruto, e nessuna canzone è durata più di trenta secondi. Poi è accaduto. Poi è accaduta la Brutta Cosa. Qualcuno ha preso il controllo dello stereo.

“Ehi zio", mi ha detto, cercando di incontrare il mio sguardo con i suoi occhi distanti milioni di chilometri, la bocca incrostata di schiuma bianca, "metto su qualcosa di più rilassante, ok?". Ho strizzato un "fa' pure" dalla mia laringe fuligginosa, pensando che si sarebbe trattato di Brian Eno o Stars of the Lid o simili. Ho seguito con lo sguardo questo guastafeste armato di cavo aux avvicinarsi allo stereo, maneggiare un po' Spotify e poi cliccare sulla canzone prescelta con un tocco dalla supponenza preoccupante. Poi si è infilato di nuovo nelle profondità di un divano malconcio. "Da' un po' di volume, cosa dici?" Alzo un po'. Soltanto un po'.

Sono i cazzo di Sigur Ros. Ha messo i cazzo di Sigur Ros di merda. Se ne sta seduto lì, sorridente, con le tozze mani rosa illuminate da una sigaretta, a canticchiare a bocca chiusa “Hoppípolla” e io non ho mai odiato un altro essere umano così tanto. Mai. L'odio mi consuma. Mi alzo in piedi al massimo della velocità consentita dalle mie gambe e me ne vado di lì, giurando che non tornerò. Mai. Perché? Perché i Sigur Ros sono una band per bamboccioni.

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“Ma come?” beli tu, ferito e confuso. Perché Josh, perché i Sigur Ros—che hanno appena annunciato un tour nordamericano più date nei festival europei per la gioia di tutti i praticanti di yoga del mondo—una band per gente che non riesce ad affrontare la realtà ma a cui piace dire che ha "un rituale" per preparare il tè, un progetto di giardino comunitario, dei box set di Brian Cox, e non fa mai sesso? Te lo dico io il perché. Con piacere.

Nel corso di sette album in studio—alcuni dei quali cantati nella loro stupida lingua inventata, su cui torneremo più avanti—i pallosissimi islandesi sono riusciti a rompere il cazzo a chiunque con più di venti grammi di cervello, sempre riuscendo a conquistare la stima di appassionati che si descrivono seriamente come "appassionati di musica". Molti di questi sono studenti di geografia che indossano felpe della Lidl, portano una barba inguardabile e hanno una dipendenza preoccupante dagli energy drink, il tipo di persona che mette "parteciperò" su Facebook per la proiezione di Grimsby alla multisala. Anzi, no, non andrebbero a guardare Grimsby. Deciderebbero per la proiezione speciale di The Room e riderebbero esageratamente a ogni battuta di Tommy Wiseau. E poi tornerebbero a casa per piangere pesanti lacrime salate, lacrime dal sapore di tristezza ineluttabile. E come ninna nanna userebbero qualche merdata né carne né pesce dei Sigur Ros autoconvincendosi che sia di consolazione. Tenterebbero di dormire, ma sarebbero sopraffatti da ogni cosa che abbiano mai detto o fatto o pensato. E quando si sveglierebbero, con () in loop, ecco l'inizio di un altro giorno all'inferno.

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Che cos'hanno fatto di male i Sigur Ros, però? Un po' di cose, francamente. Una delle cose che rende i Sigur Ros la band perfetta per i piagnoni è la sopracitata lingua inventata. Ora, naturalmente, c'è una piccolissima parte di me che controvoglia, molto controvoglia, vuole offrire loro un minimo elogio in via del tutto eccezionale per aver avuto il coraggio di, sai, inventare una lingua. Poi ho ascoltato una canzone dei Sigur Ros e mi è tornato in mente che non c'è bisogno di elogiare per forza le cose che ammiriamo un po' controvoglia. C'è un nonsoché di pretenzioso, di così intenzionalmente mirato a raggiungere uno status da outsider di culto, sembrano volere così disperatamente che i teenager sensibili con gli occhi liquidi li prendano come simbolo e luogo sicuro. Sai chi altro ha inventato una propria lingua? Sherri e Terri dei Simpson. E sono i personaggi peggiori del cartone dopo Artie Ziff e Lisa.

Ma superiamo la barriera della lingua—che si chiama Hopelandic, Cristo—e affrontiamo la questione musicale. I Sigur Ros fanno musica per cui gli addetti alle colonne sonore dei "documentari sentimentali" su Channel 4 ringraziano il Signore ogni mattina. Musica che può fare da colonna sonora a un vecchio uomo a cui non piace uscire, che lascia casa propria per la prima volta dopo quarant'anni. Musica che può fare da colonna sonora alla discesa di un triste, piccolo piccione verso una morte scomoda, cercando riparo dalla pioggia scrosciante sotto la ruota di un'auto. Musica che cerca di trovare un significato nel nulla. È post-rock anemico, i Godspeed per una generazione affetta da paura cronica di perdere, i Tortoise per chi pensa che l'importante è provarci, e che provarci basti in questa vita. Ma non è così. Provarci è solo provarci. Non è una virtù.

Con i loro ritornelli senza parole, i loro archi falsamente ascendenti e le loro chitarre minacciose, i Sigur Ros cercano di ottenere un'atmosfera da "tempesta in paradiso", ma suonano più come un weekend afoso a Faenza. Sono la prova provata che grande non significa sempre bello. Cercano sempre, dolorosamente, di strafare, di arrampicarsi verso un climax che non arrivera mai perché in loro scorre talmente poco sangue che è già un miracolo se riescono ad avere un'erezione, figuriamoci a trasformarla in qualcosa che assomigli anche lontanamente a una scopata.

Quest'estate vedrà Jonsi e il suo gruppo mal assortito di rompipalle e sciattoni volare in giro per il mondo, suonando davanti a folle sterminate sera dopo sera, spingendo alle lacrime migliaia di smidollati. È il 2016. Pensateci per un secondo. È il 2016 e si trova ancora gente—centinaia, migliaia di persone—disposte ad andare a un concerto per ascoltare la colonna sonora di un documentario TV sullo spazio. Forse si porteranno dietro un cuscino per farsi un sonnellino, così poi potranno descrivere l'esperienza come "trascendentale". Probabilmente non si cureranno nemmeno di questo articolo. Probabilmente diranno qualcosa tipo "Hai diritto alla tua opinione" o "Se non ti piacciono, non c'è nulla di male :)". Vaffanculo. Andassero tutti affanculo, bamboccioni piagnucolanti.

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