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Musica

M.E.S.H. è pronto al disastro

James Whipple sta per tornare a Milano grazie a C2CMLN. Gli abbiamo fatto qualche domanda per tirare le somme a un anno da "Piteous Gate".

Odio autocitarmi perché rischia di essere una roba narcisista e un po' squallida, ma è anche spesso difficile aggiungere elementi a un argomento su cui già si è detto tanto. Difatti, quando ho scritto di Piteous Gate, l'LP che James Whipple AKA M.E.S.H. ha fatto uscire su PAN lo scorso anno, ho scritto che uno dei maggiori pregi del disco era come ogni sua traccia paresse svilupparsi "allo stesso modo e contemporaneamente in modo diverso. Sono forme sempre diverse di interruzione dell’informazione, di deviazione del percorso emotivo. Una resistenza che è anche abbandono disarmato." di come il suo giocare con le aspettative soniche (tramite trick di sound design, sampling selvaggio, sintesi digitale immersiva e strutture completamente decostruite) fosse una rappresentazione autentica della pioggia torrenziale di informazioni che costituisce la nostra esperienza quotidiana.

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Quel disco era anche un portale verso l'affermazione definitiva di una nuova ondata elettronica mutante e decisamente variopinta, che si confronta con le tematiche di cui sopra e con il rompicapo oggi rappresentato dall'intreccio tra coscienza, corpo, società e tecnologia. E lo fanno usando il DNA ritmico del grime abbinato a schegge ultrapop convertite in astrazione, a umori post-post-industriali e linguaggi sonori da favelas dell'internet. una delle fucine principali di questo suono è stata sicuramente quella berlinese di Janus, a cui James è indissolubilmente legato, al pari di Lotic, che come lui sarà nuovamente in Italia per C2CMLN di Club To Club. Dopo essere passato per Milano grazie a Progresso e Macao, infatti, James sta per tornare in città partecipando alla serata di Venerdì 8 Aprile alla Buka, assieme ad Arca, Micachu, Babyfather e IVVVO. in attesa di rivederlo in azione, ho voluto fargli qualche domanda, per tirare le somme a un anno da Piteous Gate.

Noisey: Questo si potrebbe dire anche di altri producer, ma nella tua musica ho come l'impressione che più che mettere gli elementi sonori su una linea temporale, ti interessi creare una specie di ecosistema sonoro: stabilire delle "regole" ecologiche, e fare si che ogni elemento interagisca o si scontri con gli altri a partire da quelle. È così?
James Whipple: Non mi riesce molto bene scrivere musica senza che questa sia in grado di abitare un ambiente che ho creato, o entrare in relazione con altri suoni. Motivo per cui, nel mio modo di comporre, la "post produzione" anziché arrivare alla fine del procedimento, è il mio punto di partenza e influenza tutto il resto. Il principale effetto collaterale consiste nel fatto che perdo completamente il controllo della traccia, che finisce per trovare una sua logica indipendente.

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Quanto è importantente per te che la musica corrisponda ai tuoi interessi culturali? Che rapporto c'è tra i tuo suono, l'ambiente in cui vivi e le tue esperienze personali?
Penso che un artista possa mettersi a confronto con la realtà in molti modi diversi. Mi piacere pensare che avere le idee chiare sia il primo passo per arrivare a farlo. La nostra esistenza si svolge come immersa in un flusso di informazioni e immagini che ci germogliano dentro e attraversano le nostre vite. Aprirti alle possibilità della tua esperienza personale e distinta dalle altre è un modo per spezzare la ciclicità ripetitiva dei meme, degli slogan e delle gestualità storicamente determinate.

In passato hai detto che alcune tue tracce avevano atmosfere volutamente "cheesy, fa fantascienza hollywoodiana". Sono suoni che ultimamente stanno costituendo un vero e proprio nuovo linguaggio, che si confronta con la possibilità di manipolare le emozioni col sound design. Nella tua esperienza cosa rappresentano?
Più o meno dieci anni fa sono entrato in una fase della mia vita in cui non riuscivo più a starmene seduto e attento per tutta la durata di un film, anche nel caso che mi piacesse o lo trovassi interessante. Credo di essere davvero iper-sensibile al soun design brutale che viene usato al cinema e alle colonne sonore insopportabilmente manipolatrici che la maggior parte dei film ha. Credo sia un peccato, perché ci sono molti altri aspetti di questo medium che generalmente vengono considerati molto di più del suono, tipo gli effetti speciali e i paesaggi incredibili che emergono dal fondo di una scena, o in generale i dettagli che compongono il design visivo di un film. È un peccato perché il suono in realtà è uno strumento di coercizione fin troppo perfetto, ma la gente tende a non accorgersene.

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Redentemente ho scritto un pezzo su come la scena elettronica contemporanea si confronta con l'esperienza contemporanea, con la prospettiva postumana, le teorie queer e la necessità di ricostruire un'etica condivisa. Ti ho incluso perché hai descritto Piteous Gate come influenzato dall'ambiguità dell'informazione e dall'overload sensoriale. Pensi si stia sviluppando un vero e proprio movimento su questi temi?
Credo stiano spuntando fuori molti esperimenti che puntano a esprimere molto più di quanto la musica elettronica si sia accontentata di esprimere in passato (futurismo, edonismo, malessere etc.). Ci sono molti modi in cui la musica può trasformarsi in un veicolo di informazioni piuttosto problematico, che se eccessivamente strumentalizzato perde l'abilità di parlare per sé. Però trovo davvero entusiasmante e interessante che così tanti artisti stiano provando a costruire modi di trasportare contesti più ampi nel loro lavoro. In generale mi fa ridere quando la gente prende posizioni anti-intellettuali e sminuiscono lla possibilità che della musica priva di testo possa riflettere un'idea, che sia politica o meno. Come se le idee di nazionalismo, religione etc. non siano state per secoli codificate all'interno della musica strumentale.

So che hai una passione per l'hardstyle e per altri generi di elettronica spesso considerati bassi, o anche per le micro-scene che si sviluppano grazie ai forum. C'è qualcosa del genere che ti interessa al momento?
Ultimamente credo di stare prestando molta meno attenzione di un tempo a Soundcloud etc, è un fiume davvero troppo vasto da guadare. Trovo grandioso quando gli artisti in qualche modo si costituiscono assieme in qualcosa di più grande, e il loro lavoro inizia ad alimentarsi a vicenda. Mi piace davvero molto tutto quello che sta facendo la crew di Quantum Natives, insieme a tutto quello che esce per Halcyon Veil, NAAFI, Infinite Machine, Codes, Astral Plane, UIQ, etc. La scena di Lisbona continuana sfornare musica folle. Her Records produce ancora con una certa costanza dei dischi da club davvero eccellenti. Quando si raggiungono livelli di solidita e coerenza simili, si riescono a portare le cose fuori dalla fogna informazionale in cui siamo e ricondurle nel mondo reale.

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Ma la tua musica quanto riesce ancora a confrontarsi con lo spazio del club? Che cosa hai imparato dalle diverse reazioni che puoi aver avuto?
Più suono più i miei Dj set diventano dancefloor-oriented. Ci sono momenti in cui puoi fare l'artista (lol) e e altri in cui devi semplicemente rispettare il party e la cutlura attorno alla musica, fartela scorrere dentro. Quando suono live, invece, è ovviamente tutta un'altra storia.

Pensi ci sia il bisogno di ridefinire gli spazi del clubing? Come te li Imamgini? Trasferirti dagli USA a Berlino come ha influenzato la tua idea di clubbing?
Penso sia importante tenere vivi quegli spazi dove si può fare clubbing senza spendere troppi soldi, i posti piccoli da centocinquanta, duecento persone che spariscono sempre quando un quartiere cambia volto. I fenomeni più piccoli che provengono da fuori dei margini del buon gusto non hanno nessuna possibilità di proliferare senza spazi del genere. Bisognerebbe anche fare molto lavoro per far sì che l'inclusività sia una condizione necessaria anziché qualcosa che si mette come ultimo ingrediente tanto per bellezza.

E nei live quanto c'è di preordinato? Il tuo set-up a 3 CDJ quanto spazio per l'improvvisazione ti concede?
Provo a non pianificare assolutamente nulla e a darmi la possibilità di andare in un sacco di direzioni. Mi tengo aperto e pronto al disastro.

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