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Musica

Il figlio di Nicolas Cage suonava in un gruppo black metal e ha inventato una roba chiamata "Ghost Metal"

Quindi lo abbiamo intervistato, ovviamente.

Weston Coppola Cage, che alle superiori ha pure fatto il wrestler, è un ragazzone. Quando lo vedo entrare nella lobby dell'hotel di Beverly Hills in cui devo incontrarlo, insieme al suo editore e a sua moglie Danielle, spinge una carrozzina in cui dorme il figlio di tre mesi. "È in grado di dormire ovunque, in ogni condizione," ci racconta Cage. "Siamo stati a un evento l'altro giorno in cui il DJ suonava techno a volumi altissimi, ma questo piccoletto non ha battuto ciglio."

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A soli 23 anni, Cage è già al secondo matrimonio. Il che potrebbe o meno metterlo in sesto con suo padre, Nicolas Cage—sì, quel Nicolas Cage—che finora ne ha passati tre. Tale padre tale figlio, si direbbe. Ma mentre il padre è noto per film in cui i suoi occhioni azzurri rasentano lo strabismo di venere in maniera comunque molto espressiva, tipo Arizona Junior, Cuore Selvaggio e Il Cattivo Tenente: ultima chiamata New Orleans, Cage il giovane ha tutto un altro set di carte da giocare. Quando era teenager, Wes ha formato una band chiamata Eyes of Noctum, il che potrebbe sembrare la normale prassi di un figlio d'arte annoiato con risorse pressoché illimitate. Il motivo per cui siamo fan è che Wes non ha tirato su una di quelle band del cazzo da gioventù holliwoodiana, ma una band black metal. Ovviamente, dato che poteva attingere ai fondi bancari di famiglia, il nostro metallaro ha portato tutta la sua band in Svezia per registrare l'album con il leggendario producer Fredrik Nordström, l'uomo che ha corazzato gli album di mega band scandinave tipo At The Gates, Opeth e Dimmu Borgir. Una volta tornati a Los Angeles, Wes ha iniziato a presentarsi sul red carpet sempre truccato a modo, cosa che faceva addirittura sembrare suo padre una persona normale—pensa te.

Wes ha intenzione di pubblicare il suo primo album solista, e ha intenzione di farlo prima della fine dell'anno. Sarà un disco che combina musica metal e industrial in un genere che lui definisce "ghost metal." Spera che la musica lo aiuti a riconciliarsi con sua madre, l'attrice Christina Fulton, ma non ci crede troppo.

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Noisey: Come ti sei appassionato al metal?
Wes Cage: Ci ho iniziato a girare intorno quando era davvero molto giovane. Ho iniziato con roba più atmosferica, ma ho sempre voluto affiancarla a qualcos'altro. Al che mi sono imbattuto in gruppi che usavano elementi industrial come i Rammstein, e poi nei System Of A Down.

Quindi hai iniziato con loro?
Direi proprio di sì. Crescendo, poi, ho iniziato ad ascoltare cose più pesanti come Cradle Of Flith e Dimmu Borgir.

E quando sei arrivato alle cose davvero underground?
In ambito black metal, direi che il passaggio sono stati gli Emperor. La voce di Ihsahn contiene un sacco di emozioni, mi piaceva un sacco quando ero più giovane—e mi piace ancora.

Ma te li ha fatti conoscere qualcuno o li hai scoperti tipo su internet?
Più o meno da solo, su internet. In poco tempo ero già andato in Norvegia e bazzicavo la scena. Fu un vero onore. Passai lì il mio diciottesimo compleanno, fu in quel periodo che li conobbi tutti. Fu una festa di tre giorni, di cui ricordo solo le prime ventiquattro ore. Sono ancora piuttosto amico di Hellhemmer dei Mayhem e ICS Vortex, l'ex-bassista dei Dimmu Borgir.

Ma eri partito apposta per conoscerli?
Sono andato in vacanza, ma anche per imparare. Sono fermamente convinto che bisogni sempre cercare di assumere più informazione possibile, per cui sono andato a vedere i fiordi e tutta quella roba lì.

Quando hai fondato la tua band Eyes Of Noctum?
Nel 2006. Ero appassionato di musica, ma all'epoca ero ancora alle superiori e facevo wrestling e arti marziali, poi tornavo a casa pieno di endorfine e avevo voglia di produrre qualcosa di artistico. Dopo qualche anno la band iniziò a diventare la mia priorità, con il mio socio Alex ci mettemmo a lavorare a un album, abbiamo assunto qualche altro musicista e siamo andati in Svezia a registrare con Fredrik Nordström. Fu un periodo epico della mia vita. Stavamo a Gothenburg, e Fredrik è una persona eccezionale con cui lavorare. Gli altri della band non capivano che intendesse quando diceva tipo “facciamola suonare un po' più medievale,” invece io ci arrivavo perfettamente.

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Quindi Alex era un tuo amico di scuola e gli altri tutti dei turnisti pagati?
Sì. Avevo visto un ragazzo che suonava la chitarra classica fuori da scuola, ma c'erano dei tizi che lo sfottevano e lo infastidivano. Non mi andava di vedere qualcuno bulllizzato solo perché era appassionato di arte, per cui sono intervenuto e abbiamo iniziato a parlare. Così siamo diventati amici, ma a un certo punto ha cominciato a montarsi tantissimo la testa, per cui non siamo più amici. È diventato molto strambo, ora.

I tupi genitori erano preoccupati all'idea di lasciarti andare in tour a quell'età?
Mio padre mi appoggiava molto, mentre stavo già allontanandomi da mia madre. Cercava di tenermi a bada, mentre io già ero in giro a suonare con band come i Book of Black Earth o i Cattle Decapitation, le dicevo sempre “no, ora non ho tempo di parlare” [Ride]

Ho letto un po' di recensioni dei dischi di Eyes of Noctum, tutte molto positive, ma tutte contenevano almeno una volta la frase “non ce l'aspettavamo dal figlio di Nic Cage.” In che modo ti sei gestito questa cosa?
Nello stesso modo in cui la gente gestisce i pregiudizi razziali o l'omofobia. Hanno tutti idea che io venga da un ambiente privilagiato, ma non sanno come i possa stare in una famiglia del genere. Per cui ho usato questa rabbia come carburante.

Quindi hai continuato a fare musica per vendicarti?
Più o meno. Però almeno ho provato a fare qualcosa di positivo con la mia energia negativa. Scrivo dei testi piuttosto filosofici—che diano una carica positiva personale. Voglio spronare la gente a trovare il dio o la dea dentro loro stessi, o robe del genere.

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In Eyes of Noctum il tuo pseudonimo era “Arcane”. Come l'hai scelto?
Mi è venuto in mente quando mi sono reso conto di quanto fossi stato incompreso e messo da parte per tutta la vita. Non c'era nessuno in grado di attribuirmi una una definizione, per cui mentre tutti si davano nomi di demoni, io ho scelto sempicemente “Arcane.”

Ora stai per fare uscire un disco solista e la press release nomina anche i tupi genitori. Come riesci a coniugare il fatto di volere essere conosciuto per le tue capacità e di essere figlio di una famosa star del cinema?
Dopo gli Eyes of Noctum, mi sono detto che dovevo fare i conti con chi ero davvero. Non ho scelto io di chi essere figlio e anzi, ne devo andare fiero. So di essere un privilegiato— ma ho imparato tantissimo da tutti i viaggi che ho fatto. Però ho preferito condividere queste esperienze col mondo invece di tenerle egoisticamente per me. Ci sono cose che ho visto, che ho letto e in cui mi sono imbattuto che vorrei far conoscere a tutti, che vorrei fossero accessibili a tutti. È per questo che voglio fare cose un po' più commerciali ora, per arrivare a più gente.

Che tipo di cose?
È tutta la vita che mi interesso di occulto—Eddas, Necronomicon, Libro Tibetano dei Morti, roba del genere. Quando sono stato in italia Grecia ho visto posti molto magici, come Stromboli. A Corfu mi sono sentito come se Poseidone fosse dietro di me tra le onde.

Pensi che sia difficile fare avvicinare la gente a questa roba?
Decisamente sì. La gente legge i testi e pensa che sia matto, il che è strano perché tutti i primi scienziati erano alchimisti.

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E cosa è successo aglih Eyes of Noctum?
Un vero e proprio divorzio. Nessuno era stato franco fino in fondo su cosa aveva intezione e poteva permettersi di fare—uno si è trasferito in Idaho, un altro in Wisconsin per lavorare in un ristorante e fare l'insegnante di basso. Uno dopo l'altro se ne sono andati tutti, sembrava andasse di moda molalre. Però c'erano anche delle differenze insolubili. All'inizio la band era molto democratica—le mie idee potevano essere messe in discussione. A quel punto hanno iniziato a rivoltarsi tutti contro di me e iniziato a pretendere che facessimo a meno dei suoni orchestrali. Pensavo ci distinguesse da altre band, mentre invece quando abbiamo iniziato a fare a meno dei violoncelli e dei violini la band ha iniziato a farmi cacare. A quel punto ho mollato.

Il tuo nuovo stile lo hai definito “ghost metal.” Come mai?
La mia priorità quando compongo è incutere timore. Ora ho incluso molti strumenti tradizionali, come il bouzouki, per invocare sensazioni sopranaturali e spettrali. Anche per questo l'album si chiama Prehistoric Technology. Credo che l'album abbia molti elementi “ghost metal”, ma credo che renderò meglio quello che intendo col prossimo.

Il primo singolo, “Tell Me Why (Matriarch of Misery),” sembra più industrial metal che black. È un cambiamento intenzionale?
Assolutemente. Il black metal mi rimarrà sempre nel cuore e continuerò a suonarlo, ma il mio progetto principale ora fa questo nuovo genere. Credo di avere molte nuove idee interessanti

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Il testo di “Tell Me Why” l'ha scritto tua moglie. Cos'altro puoi dirci di questa canzone?
Credo sia una fantastica introduzione all'album. Mi ci è voluto molto a comprre il ritornello, che considero tipicamente Ghoost Metal, ma le strofe sono più thrash. Danielle ha scritto il testo mentre eravamo da sua madre, l'ho letto e ho subito iniziato a immaginarci della musica attorno. Era molto profondo, dovevo assolutamente usarlo.

Di che parla?
Fornisce una prospettiva esterna a cose che ho passato da piccolo, come il rapporto con mia mare—avevo intenzione di scriverci io una canzone, ma sarebbe stata meno indulgente di quella che ha scritto Danielle. [Ride] Più grottesca, direi. Guarda le iniziali della frase “Matriarch of Misery” [M-O-M, ndr.], si capisce, no? Non credo lei l'abbia ascoltata, però

Vorresti che lo facesse?
Moltissimo. Lei fa sempre la vittima, e il testo è interessante perché prende in giro le cose che dice di solito. È una specie di telefonata incazzata molto potente.

Pensi che quando uscirà l'album riuscirai a riconciliarti con lei?
Mi piacerebbe, ma i problemi che ho con lei riguardano cose che lei non sa di avere, è afflitta dalla sindrome di Munchausen per procura e dal disturbo borderline di personalità: con una combo del genere, lei finisce sempre per fare la vittima e io finisco etichettato come un malato di mente.

Da quant'è che non le parli?
Più di un anno, soprattutto perché non voglio che mio figlio abbia a che fare con gli strascichi della mia infanzia, ne sarei devastato se lei iniziasse a dire a mio figlio che ha dei problemi mentali. Quando qualcuno ti dice sempre così, finisci per dargli retta.

E tuo padre che dice della tua musica?
Gli piace un sacco. L'unica cosa che mio padre mi ha sempre detto di fare è stato di non perdere docchio l'integrità nel mio lavoro. È per questo che ho ricercato un mio genere personale, e credo lo rispetti.

So che gli hai fatto conoscere e amare i Darkthrone.
Sì! È stato quando avevo sedici anni. Gli ho fatto ascoltare molte band black metal for him, ma pensavo sarebbe stato più interessato a quelle con uno stile più radicato nel punk. Per cui gli ho fatto ascoltare i Darkthrone: “Too Old, Too Cold” e “Transilvanian Hunger” e ne è andato matto.