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Quattro persone dipendenti dal sesso raccontano come hanno perso il controllo

"Andavo in quattro o cinque bordelli diversi alla settimana, a volte prendevo più ragazze nello stesso posto."
Illustrazione di Ben Thomson

Qualche settimana fa mio cugino mi ha invitato a una festa con i suoi amici di Sexaholics Anonymous—un gruppo che segue il percorso dei 12 passi per chi ha problemi di dipendenza dal sesso. Per ironia della sorte siamo finiti in un nightclub, il Randy Dragon, che ha arredi e decori da bordello cinese. Era la loro prima uscita di gruppo ed erano tutti fin troppo entusiasti; cercavano di ignorare la tensione che si crea tra persone che conoscono i più reconditi segreti altrui.

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Secondo la American Psychiatric Association (APA) il disturbo ipersessuale, o dipendenza dal sesso, si diagnostica quando "per un periodo di almeno sei mesi, una persona vive fantasie sessuali intense e ricorrenti, forti pulsioni sessuali, e mette in campo comportamenti sessuali rischiosi." Un altro sintomo è "usare queste fantasie sessuali come risposta ad alterazioni disforiche dell'umore."

Nonostante la descrizione dell'APA, tutte le persone intorno a me sembravano normali. Alcuni stavano seduti nei separè, altri si radunavano nella zona fumatori, e tutti annuivano al vuoto dopo aver finito gli argomenti. Nessuno parlava con le ragazze del locale.

Di certo non ero a mio agio. Per rompere il ghiaccio, ho chiesto ad alcuni dei ragazzi al Randy Dragon di raccontarmi come il sesso gli ha rovinato la vita.

DYLAN R, 26 ANNI, CONSULENTE FINANZIARIO

VICE: Quando hai cominciato a pensare di essere dipendente dal sesso?
Dylan: Uscivo con gente poco raccomandabile. Una cosa tira l'altra e mi sono trovato dipendente dall'ice. Da una volta a settimana, sono passato a farmi tutto il weekend. Non so se sai qualcosa dell'ice, ma ti rende arrapatissimo. Ho cominciato a rubare la carta di credito di mia madre per pagarmi i bordelli asiatici. Dato che poi sull'estratto conto compaiono nomi diversi, per un po' sono riuscito a farla franca. Ma poi ho cominciato ad approfittarmene, ci andavo quattro volte a settimana, ogni volta che ero fuori di testa. Ho mandato sul lastrico i miei genitori. Non guadagnano molto, e io con la mia dipendenza li stavo rovinando.

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Come hai smesso?
Be', ho smesso perché i miei genitori sono andati dalla polizia per capire da dove venissero tutte quelle spese. Mi sono vergognato a morte. E l'unico modo per farmi perdonare era andare in rehab e affrontare la dipendenza dal sesso. È strano che sia stata una situazione così imbarazzante e drammatica a motivarmi a essere più aperto. Più racconto di me agli altri durante gli incontri, più mi sento una persona libera di andare avanti.

Qual è la cosa che ti piace di più degli incontri?
Raccontare i tuoi segreti. Non ti senti un tossico. Il mio problema principale era che anche dopo la disintossicazione dalla droga, spendevo tutti i miei soldi in prostitute. Le persone che frequentavano mi parlavano dietro e trovavano divertente il fatto che stessi distruggendo i miei genitori. Solo perché ci guadagnavano. Perdi la prospettiva. Invece qui mi hanno fatto vedere il mondo per quello che ha da offrire, lontano dalla voglia di trovare della droga alle 5 del mattino o di fare il duro con le prostitute.

TONY, 37 ANNI, COMMERCIALISTA

VICE: Tony, come sei finito qui?
Tony: Passavo un sacco di tempo in ufficio, la mia vita fuori dal lavoro non esisteva più. Neanche nel weekend avevo tempo per uscire. Mi piace il mio lavoro, anche nel tempo libero faccio analisi di mercato. Una sera un collega ha fatto una festa con spogliarelliste e cocaina. Quando stava per finire, uno di noi che non avevamo voglia di andare a casa ha suggerito di andare a Gotham City, un bordello di classe nella zona sud di Melbourne. Lì ho trovato una ragazza che mi piaceva e ho continuato ad andare a trovarla ogni settimana. È diventata una routine. Ho cominciato con una volta a settimana, poi due, tre.

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Quando ti sei reso conto di avere un problema?
Quando ho cominciato a spendere più di 2.000 dollari [australiani, 1.200 euro circa] alla settimana. Andavo in quattro o cinque bordelli diversi alla settimana, a volte prendevo più ragazze nello stesso posto. Ho smesso di andare in palestra e vedere gli amici. Era così facile. Avevo una storia seria che se ne è andata in rovina un paio d'anni fa e non ero mai riuscito a rimettermi in pista. Ho perso il controllo. Anche al lavoro non riuscivo a smettere di pensare ad alcune ragazze, e loro mi scrivevano—non perché gli piacessi, ma perché sapevano che potevano spremermi. Mi comportavo come se fossero le mie fidanzate, e invece le pagavo. Alla fine ho finito i soldi, l'ho detto a un collega e lui mi ha consigliato dei siti. È dura perché è una cosa a cui non riesci a smettere di pensare. Le donne mi piacciono, mi sono sempre piaciute. Ma non è questo il modo giusto. Mi sono sentito di merda quando mi sono reso conto che a loro interessavano solo i miei soldi, e non cosa facessi per vivere etc.

Il rehab ti è stato d'aiuto?
Tantissimo. È confortante sapere che non sei solo. A volte ti capita di sentirti un pervertito. Non è una cosa "civilissima" passare tutto il tuo tempo extralavorativo a prostitute. Ti fa sentire depresso e un po' depravato. E invece sentire le storie degli altri e sapere che è una situazione comune mi ha aiutato. È come giocare d'azzardo o essere cocainomane, non sei alla ricerca d'amore o che, sei solo dipendente dal sesso.

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JOHNNY B., 39 ANNI, DISOCCUPATO

VICE: Johnny, cos'è successo prima che tu finissi in rehab?
Johnny: Aspettavo l'assegno di disoccupazione e lo spendevo in prostitute. A volte il giorno prima di incassarlo non riuscivo nemmeno a dormire per quanto ero eccitato. Davvero, era una cosa che mi controllava. Non era una condizione mentale salutare.

E quando finivi i soldi?
Guardavo porno tutto il giorno. Non è una vita facilissima la mia, dal punto di vista relazionale, perché ho passato un po' di tempo in carcere. Otto anni in tutto—quindi non ho tanti amici che mi presentino a ragazze etc. A volte esco e cerco di provarci con qualcuna, ma mi sento solo un viscidone. Sono stato rifiutato in modo netto più volte, e questo mi ha ucciso l'autostima. Sono un po' introverso, dal quel punto di vista. Ma la dipendenza da sesso mi ha distrutto. A volte rimanevo senza un centesimo per comprarmi da mangiare per una settimana intera.

Come ne sei uscito?
La terapia mi ha aiutato a riuscire a esprimere le mie emozioni in pubblico. A non tenere tutto dentro. È una malattia, una malattia mentale. Ho fatto cose di cui non vado certo orgoglioso. Ho minacciato prostitute e cercato di obbligarle a fare sesso con me a credito—lo so che non sarebbe mai successo, ma in quei momenti sei disperato e ti comporti come tale. Questi ragazzi mi hanno fatto bene. Usciamo, socializziamo, aiuta la nostra autostima. Da un mese mi vedo con una ragazza che ho incontrato mentre eravamo fuori tutti insieme. Ho in programma un paio di colloqui di lavoro. Mi ha davvero aiutato, non ero in una bella situazione, quando ero solo.

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JASON H., 52 ANNI, CAPOMASTRO

VICE: Jason, perché ti consideri un sex addict?
Jason: Be', sai, sono sposato e ho quattro figli. Stavo attraversando la classica crisi di mezz'età. Mi ero annoiato di mia moglie. Ogni giorno uguale. Ho cominciato a farmi di speed, a stare al pub e passare meno tempo a casa. Frequentavo i bordelli cinesi in periferia. Prima ancora di rendermene conto avevo una "fidanzata" al bordello, andavo a trovarla ogni paio di giorni. Ho cominciato a mandarle regali e versarle denaro sul conto corrente. Pensavo col cazzo e ho messo la mia famiglia in secondo piano. Sono diventato uno stronzo con tutti.

Quando sei riuscito a uscirne?
Avevo cominciato a usare i soldi dell'azienda per andare in Thailandia. Mandavo soldi alla sua "famiglia". Ma poi con un investigatore privato ho scoperto che erano tutte cazzate, che viveva in Australia e aveva la famiglia qui. Mi stava solo derubando. Mia moglie mi ha scoperto. Sapeva che mi stavo comportando in modo strano e compariva in cantiere mentre io ero in motel o ai bordelli. Non era difficile scoprirmi. Ho smesso. Siamo entrati in terapia di coppia. Non è ancora passata del tutto. I miei figli ancora non mi parlano, ma me lo merito. Non mi sono ancora ripreso del tutto, onestamente, vado ancora a prostitute una volta ogni due settimane, ma sto cercando di smettere. È stato davvero orribile. Ma a volte non riesco a fare a meno di pensare che siamo solo animali. Abbiamo dei bisogni. Non è amore. Ok, l'ultima ragazza mi piaceva, ma non più. È solo una cosa fisica. Amo mia moglie.

Ora ti senti meglio?
Il rehab mi ha calmato molto. Sono passato dalle quattro volte a settimana al bordello, e molte di più ai peep show e spogliarelli, a una prostituta ogni 15 giorni. Mi ha fatto riconsiderare i valori della famiglia. È nella famiglia che trovi le cose belle della vita, il sesso e fare festa ti fanno sentire bene, ma solo per un attimo. L'amore per i tuoi figli, quella è una cosa che rimane davvero. È a quello che bisogna puntare.

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