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Musica

Recensione: Ex:Re - Ex:Re

L'album di Elena Tonra dei Daughter è talmente intimo da lasciare la dimensione musicale in secondo piano.
ex re album artwork

Le chitarrine e le voci sommesse che ci cantano sopra mi hanno sempre sciolto il cuore, credo che Bon Iver, Iron & Wine e Marissa Nadler siano tra gli artisti più profondi e capaci di mettere la malinconia in note degli ultimi vent’anni e sono convinto che non ci sia come il cantautorato asciutto e spettrale per elaborare il disastro emotivo. Premesso questo, stavolta passo da questa sponda dell’Atlantico (più o meno, visto che in realtà il disco è stato in buona parte lavorato a New York, con tanto di canzone a testimoniarlo) e incrocio Ex:Re, all’anagrafe Elena Tonra, al registro delle imprese la cantante dei Daughter.

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L’album, omonimo, è il suo debutto da solista ed è la musicoterapia di esorcizzazione di una storia finita, probabilmente male. Probabilmente talmente male che Elena si racconta tutta ubriaca guardare gli amici metter su famiglia e pensare a quanto lei invece faccia schifo - ed è proprio il testo di “New York” a dirlo chiaramente, benché l’alcol sia un po’ un leitmotiv di tutto il disco. E chi può biasimarla, chi non ha mai avuto il cuore a pezzi, l’umore sotto le scarpe e non si è sentito sotto un treno vedendo andare in frantumi il proprio amore. Tra l’altro tutto questo dolore ha spesso regalato al mondo dei capolavori musicali imperituri (o anche semplici dischi di merda, ma non è quello il punto) su cui l’industria discografica sciacalla copiosamente dalla notte dei tempi. Perché dai, se significasse avere ogni volta un nuovo For Emma, Forever Ago, augurerei personalmente a Justin Vernon quattro divorzi al mese.

Ecco, il debutto solista di Tonra fa parte di questo nutritissimo filone di concept album, per usare impropriamente una categoria comune, e quindi diventa difficile dirne, perché il livello di intimità e significato personale di questa manciata di canzoni va sicuramente oltre qualsiasi comprensione da parte mia, tizio qualunque che queste canzoni le ascolta solo, in un anonimo pomeriggio di fine autunno. Tuttavia Tonra ha detto che queste storie le vuole raccontare a tutti e ha scelto di pubblicarle, quindi non mi sento eccessivamente in colpa nel dire che Ex:Re convince, ma non rapisce.

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Tonra è una buona cantautrice, è algida e delicata, ha un sospiro sofferente che vuoi stare a sentire, ma allo stesso tempo il suo disco è così ineludibilmente personale, così incontrovertibilmente personalista, da far sì che la sua dimensione musicale e artistica scivoli in secondo piano. "Romance" è una canzone di quasi sette minuti in cui la canzone arriva dopo quasi quattro, e prima è solo res humana. Poi quando arriva è davvero bella, ti tocca nel profondo, ma fino ad allora c’è “solo” la storia di Elena. E così un po’ per tutto il disco, che siano le puntate trip-hop di “Liar” o gli arpeggi minimalissimi e quasi emo di “Where The Time Went”, motivo ricorrente della storia di Elena è dover andare a cercare la musica sotto le parole e sotto la pelle. Soltanto la sua, però. Giusto, sacrosanto e indubbiamente catartico per lei, un po’ meno interessante per me, il tizio a caso di cui sopra che sta cercando qualcosa in un disco.

Tutte le canzoni, quando partono, hanno qualcosa da dire, il punto è che partono tardi, arrivano sempre quell’attimo dopo rispetto a quando sarebbe giusto, ed Ex:Re, che tra l’altro è un gioco di parole tra X-Ray e Regarding Ex, non diventa mai un album trasversale e partecipabile. Rimane “solo” un’elaborazione del lutto partecipata e personale. Se però solo per il fatto di essere stato composto questo disco ha potuto salvare un’anima dal baratro, beh, allora bene così.

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Ex:Re è uscito il 30 novembre per 4AD.

Ascolta Ex:Re su Spotify:

TRACKLIST:
1. Where The Time Went
2. Crushing
3. New York
4. Romance
5. The Dazzler
6. Too Sad
7. Liar
8. I Can't Keep You
9. 5AM
10. My Heart

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