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Musica

Il punk italiano dei Duemila era davvero così imbarazzante?

Tra Silvio Berlusconi, lo ska-punk, le canzoni contro la Madonna e altre atrocità.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Grab via.

Mi piacerebbe non iniziare questo articolo con una banalità, ma a volte non ci si può concedere certi lussi. Quello tra l’Italia e il rock è un rapporto difficile, frammentario, costantemente sull’orlo dell’imbarazzo. Quando si tratta di musica fatta con le chitarre elettriche distorte, abbiamo ben poco di cui vantarci, soprattutto se messi a confronto con un genere così poco europeo come il punk rock. No, non l’hardcore, lo sappiamo tutti che l’hardcore italiano è tra i migliori del mondo. Parlo del punk rock.

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Oggi basta googlare "nuovo punk inglese" e ci si imbatte in un articolo che ti fa scoprire un sacco di gruppi fichissimi di oltremanica. Ma c’è stato un periodo in cui il confronto diretto con il resto del mondo non era immediato come adesso, e verso la fine di questo relativo isolamento si è verificato il periodo di maggiore popolarità del genere che veniva chiamato punk rock: gli anni dal 1994 al 2004. Per questo, in Italia, in questi anni, si è sviluppata una scena che ha rappresentato per il grande pubblico, soprattutto di giovanissimi, un portale d'accesso al punk, o a qualcosa che ci assomigliava.

Queste band oggi rappresentano una sorta di minimo comune denominatore generazionale per chi, come me, è stato adolescente e amante delle chitarre, delle riviste musicali e di una certa cultura legata a una certa parte politica prima di metà anni Zero. Gruppi dai nomi raccapriccianti come Punkreas, Porno Riviste e Peter Punk offrivano la loro interpretazione squisitamente italiana del punk rock, per alcuni più vicino alla lezione del ’77 e dei Ramones, per altri più legato alla California di fine anni Ottanta e inizio Novanta, per altri ancora esclusivamente orientato alla componente cazzara e commercialmente accattivante di band come Green Day, Blink-182, Offspring e poi mi fermo che mi viene un aneurisma solo a pensarci.

È un periodo della storia musicale d’Italia che in alcuni circuiti è ancora in primis vivo e vegeto, e in secondo luogo perlomeno di culto; un genere che è visto come genuino e divertente, con un messaggio politico e sociale anarcosemplicista che ci ricorda quando eravamo tutti idealisti e fumatori di grandi quantità di mariuane (“Ma mai toccato altro però, perché le altre droghe fanno male”) e, fondamentalmente, adolescenti.

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Nel resto del mondo musicale italiano, quello che rimane informato, segue le evoluzioni di nicchie e sottogeneri in Italia e all'estero, al contrario, la presunta appartenenza alla fascia di popolazione che componeva il pubblico di questi gruppi è visto come un vero e proprio scheletro nell’armadio, pronto a saltarne fuori come l’attrazione di una casa stregata se colti in momento di particolare euforia canterina, scatenando un’immediata cascata di giustificazioni e tentativi di far credere al resto della compagnia che si sta cercando di essere "ironici".

Ma com’era davvero questa scena? Ho deciso di riesaminare alcune delle band più popolari del punk italiano tra 1994 e 2004 dividendole per aree tematiche, per scoprire di che cosa si parlava quando si parlava di punk nel mainstream italiano di quindici anni fa. Chiudete fuori i truzzi perché al pogo sono ammessi solo i punk.

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SILVIO BERLUSCONI

Silvio Berlusconi aka il Ronald Reagan d'Italia.

LE AUTORITÀ

Praticamente Yes Sir, I Will dei Crass, ma con dei tamarri di Varese al posto dei Crass e un anonimo casellante al posto del principe Carlo d'Inghilterra.

LA RELIGIONE

Seriamente, che cosa c'è di più divertente che bestemmiare l'intero coro angelico con una band oi! che fa da colonna sonora?

LE PORNOSTAR

Un'irresistibile riflessione sul fatto che c'è una pornoattrice che ha scelto il nome d'arte "Saint" e Babbo Natale in inglese si chiama Santa Claus.

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LA MARIJUANA

Conosco tantissima gente che ha tentato di seguire le istruzioni della canzone per coltivare un po' di erba, fallendo miseramente.

LA SINDROME DI PETER PAN

I Derozer, che, stando a questa canzone, erano già decrepiti nel 1998, continuano a suonare il punk ancora oggi. Come si fa a volergli male?

L'ANARCHIA

Di questo pezzo trovo esilarante che tutto l'impianto narrativo da ribelle giri attorno al fatto che la voce narrante viene costretta ad andare a votare dalla nonna "altrimenti non mangi".

LE RAGAZZE

Questa è molto semplicemente una delle migliori canzoni d'amore adolescenziale vecchio stile che siano mai state scritte—levatevi di torno, capelloni!

LE RAGAZZE CHE NON CI STANNO

"Le ho contate mille volte, sono 136 le piastrelle davanti al tuo portone" è la vetta di poesia da stalker più alta mai raggiunta.

LE RAGAZZE PUNK

Sono stato abbastanza chiaro sul fatto che questa scena era composta principalmente da maschietti un po' sfigati?

LA LEGA NORD

Sono più di dieci anni che ripeto che i Cetomedio erano i Dead Kennedys italiani, e questa è la loro "Chemical Warfare".

LA MAGIA, LA MELODIA, I BACI

Ho pensato che fosse il caso di inserire un video dell'unico gruppo al femminile presente sulla scena. Poco importa che il testo di questo pezzo non abbia alcun senso e le ragazze ce la mettano tutta per sembrare una girl-band concepita da qualche Malcolm McLaren all'amatriciana.

LO SKA

Lo ska-punk non è sempre un crimine contro l'umanità, ma in questo caso sarebbe bello sapere che cosa ne pensa l'ONU.

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L'ALCOL

Ci sono delle opere d'arte che sono rappresentazioni perfette della corrente artistica a cui appartengono, e "Ho vomitato nelle All Star" dei Razzi Totali è uno di quei casi. C'è tutto: la birra, la goffaggine, le All Star.

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Giacomo è un punk rocker, ci puoi fare scambio di spillette su Twitter: @generic_giacomo