Non ne posso più della nostalgia

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Musica

Non ne posso più della nostalgia

Tutti i miei dischi preferiti quest'anno compiono dieci anni, li ho riascoltati tutto in un giorno e mi sono tolto il pensiero delle ristampe.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Le Cose di Giacomo è la rubrica in cui Giacomo Stefanini si lamenta delle cose che hanno a che fare con la musica o, più raramente, le racconta e basta.

A gennaio 2017 mi sono svegliato con un forte dolore agli occhi per aver passato tutto il 2016 a rotearli davanti alle folle che si strappavano i capelli per via di tutte quelle rockstar e popstar e scienzastar morte. Questo non significa che sono il più fico di tutti, ma solo che sono un triste cinico dal cuore di pietra, quindi compatitemi, ma non ho pianto nessuno dei morti che avete pianto voi l'anno scorso.

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Ora è il 2017, e quest'anno tocca a me. Infatti, nei primi giorni dell'anno, una rapida occhiata al computer mi ha fatto rendere conto di una questione molto più importante di tutti i vostri cantanti preferiti messi insieme: sono passati dieci anni dal 2007, l'anno in cui per vari motivi la mia vita ha preso una direzione nuova e di conseguenza un anno la cui musica ha lasciato un segno profondo nella mia mente.

Visto che il giornalismo musicale è morto, va di gran moda pubblicare articoli che commemorano il decimo, ventesimo, venticinquesimo, quarantesimo anniversario dei dischi. Una cosa che dovete sapere di me è che io malsopporto la nostalgia, la malinconia non mi dà gioia; forse molti di voi sarebbero contenti di fare un tuffo nel passato, di lasciarsi investire dai ricordi, sorprendere dalle ricorrenze e, fra una lacrima e un sorriso, rimembrare ancor l'età dell'innocenza aiutati da una serie di madeleine musicali. Io no. Rabbrividisco al solo pensiero.

Ed è questo brivido che ha suscitato in me la visione di questo articolo che celebrava i dieci anni di Person Pitch di Panda Bear. Una voce dentro di me ha detto: "Se Person Pitch compie dieci anni, tutto il 2007 compie dieci anni" e sono stato assalito dal panico. Ho pensato: "Dovrò passare tutto l'anno a schivare gli attacchi di nostalgia da ogni parte dell'universo musicale, sarà una guerra". E così mi è venuta un'idea. Fare tutto in una volta, subito, con uno strappo netto. Ascolterò tutta la musica che ascoltavo nel 2007 e sfogherò la mia frustrazione su di voi, sperando che il mio nervosismo valga come intrattenimento.

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Blank Dogs - Diana (The Herald)

Io fui in prima fila nella Blank Dogs-mania e il mio 12" di The First Two Weeks è lì a testimoniarlo. Forse voi non lo sapete, ma per qualche mese, forse un anno o poco più, la scena underground mondiale impazzì per questo misterioso progetto lo-fi post-punk da cameretta, che fece scoppiare la "shitgaze" e che finì per dare vita alla fucina di musica di merda che conosciamo come Captured Tracks Records (ciao Mac DeMarco!). Ascoltare il primo Blank Dogs nel 2017 delude un po'; lo ricordavo mostruoso e malinconico, tanto che, non esistendo sue foto né notizie sulla sua identità, veniva da immaginarselo come un qualche tipo di mostro o di freak, un Elephant Man che incideva questa musica storta e grigia in una cantina umida—che, per chi arrivato a questo punto ancora non mi conoscesse, è da intendersi come commento positivo—e invece adesso mi viene da pensare soltanto a un tizio pelato in tuta che registra con GarageBand. Per carità, l'efficacia pop di "Leaving the Light On" non si discute, ma temo di aver lasciato tutto il mio trasporto per lui nel 2007.

Akron/Family - Love is Simple

Dio, mi si chiude lo stomaco e ho bisogno di una birra. Fatemi fare due conti: sì, è come sospettavo. Nel 2007 non avevo ancora avuto alcuna esperienza enteogenica, ma amavo parlarne e immaginarmi di averne. Il risultato è che questo album campeggia nella mia Expedit, entrato nella mia vita a causa di una fidanzata e di una simpatia passeggera per il mentore degli Akron/Family Michael Gira (che allora militava negli ottimi Angels of Light e non aveva ancora capito quanti soldi avrebbe potuto fare risuscitando il nome Swans). Se chiudo gli occhi mentre l'ascolto mi vengono in mente un mio amico che canta "Phenomena" con la voce buffa (bello), io che lo trovo in versione vinilica a Barcellona e lo compro (brutto) e degli americani bianchi ricoperti di perline colorate, coi sandali e i simboli dell'Om disegnati addosso, che parlano di pace interiore (molto brutto). Con tutta la psichedelia da fattoni bellissima che c'è in giro, mi dovevo affezionare proprio a questo. Ovviamente "There's So Many Colors" mi fa un po' venire il magone, e la stessa cosa vale per "Phenomena" e "Don't Be Afraid, You're Already Dead", sentimenti che accolgo con lo stesso calore con cui un vecchio leghista accoglie uno sconosciuto che gli entra in giardino.

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Pink Reason - Cleaning the Mirror

Lo so che non parlo d'altro. Pink Reason è stato più volte su Noisey Italia che al pronto soccorso per overdose. Il fatto è questo: nel 2007 esce Cleaning the Mirror su Siltbreeze, un mio amico ne compra varie copie perché in Italia sarebbe stato impossibile trovarlo, e mi dice "Questo disco sembra fatto apposta per te". Dal primo momento che la puntina tocca il primo solco di "Goodbye" la scena è quella delle pupille in Requiem for a Dream. Che cos'è questa musica brutale, sgangherata, spettrale, che sembra registrata con il cappio al collo? È come se dentro di me ci fosse stato un buco a forma di Cleaning the Mirror fino a quel momento. Questo album non è tanto una questione di nostalgia per me, visto che lo ascolto tuttora piuttosto spesso, e quando non lo ascolto lo suono con la chitarra, da solo, così, perché sono una persona estremamente problematica.

Arcade Fire - Neon Bible

Questo fu il momento in cui la mia totale ignoranza del mondo musicale mainstream fece il giro e mi diede un grosso calcio in culo. Prima del fatidico 2007 non avrei mai pensato di essere in grado di apprezzare musica che non si potesse descrivere con aggettivi tipo "cessofonica" o "strafottente", ma credo che, a causa della mia sbornia intellettuale (pensate che in quell'anno mi sono addirittura diplomato), fosse arrivato il momento di sentirmi abbastanza fine da apprezzare violini ed ensemble di sette o otto persone sul palco, oltre a ricercate composizioni come queste. Pensavo che riascoltarlo oggi mi avrebbe traumatizzato di più, invece mi ricorda soltanto parzialmente la mia ex ragazza e il mio cuore resta il nocciolo di pesca cementificato che era prima. Però è un bel disco.

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Clockcleaner - Babylon Rules

I Clockcleaner erano già tra i miei preferiti da qualche anno grazie al loro fantastico album Nevermind, ma con questo LP superarono ogni aspettativa. Sono pervaso da brividi di imbarazzo durante "Vomiting Mirrors" ricordando quando la ascoltavo in cameretta a tutto volume, scapocciando come tuo zio quella volta che ti portò al concerto degli Slayer e bevve tre birre di nascosto. Tra l'altro nella mia testa sono il primo gruppo punk che ha riportato in auge i pezzi da più di cinque minuti e le punte di diamante nella rivalutazione collettiva dei Flipper. Uh, e c'è la cover delle Breeders che mi fece scoprire le Breeders. Ok, questo lo riascolto volentieri. Ah! Sono rimasto abbagliato da un flash di me che faccio air guitar davanti allo specchio.

Dots - Demo

A proposito di strumenti assurdi, il 2007 è stato anche l'anno dei Dots, gruppo punk rock formato dai miei amici Marco, Alessandro e Andrea, che dopo aver inciso un demo bellissimo si trasformò in un'orgia semovente che arrivò a comprendere addirittura otto persone (un solo minorenne), compreso il sottoscritto. Quando qualcuno organizzava un concerto si aspettava di veder arrivare un trio punk rock chitarra-basso-batteria, invece arrivava una carovana di ubriaconi con chitarre supplementari, percussioni giocattolo, un sintetizzatore che mandava solo frequenze fastidiosissime (eccomi) e un tizio in tutina da supereroe che faceva cori in falsetto e ingaggiava gare di Campari con il pubblico.

Con questo gruppo, nel 2008, siamo stati in tour negli Stati Uniti e abbiamo suonato sia con i Clockcleaner che con Pink Reason, quindi gli sfigati siete voi. Peraltro nel 2016 i Dots hanno ripreso a suonare, dopo sette o otto anni di tregua, questa volta con una formazione più o meno fissa e soprattutto senza il mio synth a disturbarli. Nessun bisogno di morire di nostalgia quando si possono vedere spettacoli come questo.

Io ci ho provato, a esaurire tutta la fastidiosa nostalgia potenziale di questo 2017 in una sola giornata, se ce l'ho fatta o meno ve lo saprò dire a dicembre, certo è che ho passato diverse ore in uno stato di considerevole disagio e non vedo l'ora di mettere su i nuovi dischi che mi sono arrivati la settimana scorsa, tutti appena usciti.

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