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Musica

La band black metal messicana che ha fatto arrabbiare Dio

In 25 anni di carriera, i Morbosidad sono stati talmente luridi e blasfemi che ai componenti hanno iniziato ad accadere cose strane.
Foto via metal-archives.com.

C’era una volta, in una galassia neanche troppo lontana chiamata California, una band che tentava la via del successo con un demo dal nome Santisima Muerte ispirato al sound ruvido e gramigno di Archgoat e Blasphemy. All’interno di quei dieci minuti e spicci, registrati su cassetta ad una qualità di suono pari più o meno a quella del trapano del tuo vicino di casa la domenica mattina alle sette, faceva sfoggio di sé un novero di piccoli capolavori titolati “Pacto Satánico”, “Castración Bestial” (“Santa Maria, desmadre de Dios / juega con la verga de nosotros / los pecadores…”) e altre hit annunciate. La band si chiamava Morbosidad, e nell’anno di grazia 1994 non aveva idea di quanto Dio se la stesse prendendo a male.

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Qualcuno lo chiama war metal, altri si limitano a considerarlo un misto particolarmente lo-fi di black e death metal, altri ancora si accontentano più correttamente di etichettarlo come la più inascoltabile delle derive del metal estremo, fatto sta che i Morbosidad erano dei pionieri dell’involuzione musicale. Mentre il black iniziava più o meno a diventare comunemente accettato (per quanto possa essere comunemente accettato il black metal) e il death era ormai un genere affermato (per quanto possa essere un genere affermato il death), questa particolare commistione di velocità, rabbia, pessima qualità esecutiva e blasfemia originata dalle peggiori putredini del pianeta non riusciva minimamente a sganciarsi dal circuito underground, poco importa che ci fossero alfieri di tanta finezza perfino a Singapore. Purtroppo per lo storico frontman Tomas Stench, appena la band iniziò ad interrogarsi su come raggiungere un livello commerciale superiore rispetto al sottoscala del diner Tex-Mex all’angolo, la prima devastante batosta si abbatté sui Morbosidad: appena due settimane dopo le registrazioni di Santisima Muerte, Yegros, il batterista, perse la vita. Saltando in aria. In sala prove.

A quel punto il buon Tommaso Tanfo mise tutta la baracca in pausa per qualche tempo, e comprensibilmente: se a vent’anni ti esplode un amico in sala prove pochi giorni dopo aver registrato una canzone in cui dici un sacco di cose poco carine alla Madonna, due o tre domande te le fai. Ma la forza di Satana si rivelò dirompente e inarrestabile almeno quanto la voglia di Tomas e compagni di fare casino, e nel 1998 il messicano trapiantato negli States ci riprovò, con una formazione parzialmente rinnovata, del nuovo materiale, ma esattamente la stessa opinione su Dio e sulla Chiesa. Da allora e per i successivi dieci anni i Morbosidad portarono sobrietà e buongusto in giro per il mondo, pubblicando un quantitativo abnorme di materiale rivoltante, suonando nei peggiori scantinati delle peggiori bettole e rilasciando interviste in improvvisati backstage parlando di come lo spagnolo nel metal suoni più evil. La profondità concettuale continuava ad oscillare tra un Profana La Cruz Del Nazareno e un Sexxxual Blasphemous Krucifixxxion, ma era proprio per questa incorruttibile, inattaccabile coerenza che gli si voleva bene. Finché non successe di nuovo.

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Nel 2009, ancora una volta il batterista, Saul “Goat Destroyer” Martinez, cadde dal terzo piano di un edificio, sembrerebbe a causa del crollo di un parapetto, batté la testa e morì sul colpo, lasciando una moglie e un figlio in fasce. Questo fatto scosse abbastanza l’underground metallaro, che nonostante gli atteggiamenti esagerati nasconde un sacco di cuori d’oro, e si arrivò addirittura a (tentare di?) organizzare degli eventi benefici per la famiglia di Goat Destroyer promossi da oscuri personaggi della scena messicana. Ma nemmeno il secondo lutto fermò i Morbosidad, che per altri dieci anni andarono avanti a suonare le loro sconcezze percorrendo il continente americano da cima a fondo.

Tra una data in Guatemala e un’altra a El Salvador, il tempo però è passato anche per Tomas Stench e la sua ciurma, che dopo un live album registrato in Brasile dall’esplicito titolo Muerte De Cristo En São Paulo e il quinto disco in studio Corona De Epidemia, ha annunciato che è arrivata l’ora di appendere le borchie al chiodo. È di poche settimane fa la notizia che il cantante chiuderà una volta per tutte la bara in cui i Morbosidad troveranno riposo, con la consapevolezza di aver lasciato in eredità al mondo un sottobosco rancido e maleodorante di gruppi in qualche misura influenzati dalla propria improbabile, lurida, grottesca e divertentissima musica.

Dopo dieci split, cinque album dal vivo, quattro EP, cinque dischi in studio e due lutti, i Morbosidad metteranno una fine al loro carico di blasfemia e strafottenza. Nella speranza che riescano ad arrivare sani e salvi al pensionamento di fine anno, puoi seguirli su Facebook.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.

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