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Musica

Recensione: CHVRCHES - Love Is Dead

Il trio scozzese ha finalmente capito che l'elettronica plasticosa e il pop sono le cose che sa fare meglio.

Finalmente. Ci hanno messo più di cinque anni, ma finalmente i CHVRCHES hanno capitolato. Fin da quando esordì con Recover, ho sempre avuto la speranza che il trio di Glasgow abbandonasse qualsiasi desiderio di fare musica di qualsivoglia valenza artistica per gli alt-kids e si concentrasse solo e soltanto sulle belle canzoni. E alla fine l’ha fatto: Love Is Dead è insieme testamento della rilevanza concettuale e manifesto della musica da classifica.

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Se il terzo album è quello della maturità, i CHVRCHES saranno padroni delle classifiche per i prossimi X anni, dove ad X puoi sostituire il numero di anni in cui l’elettronica plasticosa continuerà a dominare (almeno nel resto del mondo, perché in Italia abbiamo la trap, yu-huu) gli ascolti generalisti. E smettiamola di fare i perbenisti: l’elettronica plasticosa è bella. L’EDM fa ridere, checché ne possa pensare Paul Kalkbrenner, e i CHVRCHES sono finalmente riusciti a prenderne le luci e i toni leggeri e costruirci un disco di canzoni. Belle, tra l’altro. Non profonde, non interessanti, ma giuste. Anzi, stavolta Lauren Mayberry, con quella vocina da scricciolo di cui ti puoi innamorare da un momento all’altro, prova a cantare addirittura di qualcosa di più rispetto alle solite storielle di coppia. Prova, perché né “Graves” né “Heaven/Hell” fanno tanto più che grattare la superficie, con qualche verso messo lì tra un ritornello sbrilluccicoso e l’altro, ma almeno ci prova.

Per l’occasione gli scozzesi non si autoproducono, ma si rivolgono a Greg Kurstin, uno che nel mondo del pop ha collaborato con così tanta gente che faccio prima a mettere il link alla sua pagina Wikipedia. E il risultato è un’infilata di canzoni facili, dritte, strofa-ritornello-strofa, che fa saltellare e canticchiare dall’inizio alla fine. I CHVRCHES hanno sempre avuto un enorme problema di filler, anche quando erano indecisi se puntare sulla serietà o sui dollaroni della teen music. Beh, ora che hanno optato per la seconda, i filler sono scomparsi. Tutte le canzoni hanno lo spessore del mio comodino ad andar bene, ma non ce n’è una che non funzioni.

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Love Is Dead è la dimostrazione di tante cose. Del fatto che i CHVRCHES sappiano scrivere ottima musica per ragazzi, da un lato. Del fatto che non dovrebbero (almeno per il momento, poi quando avranno cinquant’anni chissà) tentare di fare niente di più, dall’altro. Di quanto l’elettropop da classifica possa essere puro escapismo. E di come non serva scrivere cose importanti per poter intrattenere il pubblico.

Certo, il terzo disco dei CHVRCHES è un ascolto 101% brainless, per farsi prendere bene senza accorgersene mentre fai qualcosa di più impegnativo, e nemmeno un duetto col frontman dei National riesce a nascondere la faciloneria del tutto. Eppure va bene così; se può piacere il cinema horror “perché sì”, senza una ragione reale, perché non dovrebbe funzionare allo stesso modo per la musica pop? L’unica colpa di Love Is Dead è quella di piacere.

Love Is Dead è uscito il 25 maggio per Vertigo.

Ascolta Love Is Dead su Spotify:

TRACKLIST:
01. Graffiti
02. Get Out
03. Deliverance
04. My Enemy
05. Forever
06. Never Say Die
07. Miracle
08. Graves
09. Heaven/Hell
10. God’s Plan
11. Really Gone
12. ii
13. Wonderland

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