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Musica

Recensione: Portal - ION

È successo l'impensabile: i Portal hanno pubblicato un album in cui il loro caos cacofonico diventa quasi intelligibile. Quasi.

A cinque anni dall’album precedente, l’orologio a cucù più famoso del mondo torna a calcare le scene. O meglio, ormai è da un po’ che l’orologio a cucù ha lasciato spazio ad una tiara papale e propaggini tentacolari che Lovecraft può accompagnare solo, ma ci siamo capiti: i Portal hanno pubblicato il loro quinto album. Il che significa suppergiù un sacco di mazzate da parte di un gruppo che, nonostante sia in giro da più di vent’anni, pubblichi dischi regolarmente e sia anche riuscito ad imbarcarsi in un tour europeo qualche anno fa che lo aveva portato ad essere headliner della prima giornata del defunto Hell’s Pleasure, riesce ancora a mantenere il più completo anonimato. Interrogati al riguardo da Noisey, la risposta è stata la più semplice: “(…) si tratta di una naturale estensione di noi stessi, anonimato è un termine che viene usato da chi è al di fuori”.

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Gli amanti delle cose buie e degli svarioni cervellotici sono già in fregola, perché i Portal hanno sempre suonato come una manica di pazzoidi col cappio al collo (no, davvero) e, oggettivamente, io stesso che pure non amo questo genere di nefandezze non ho mai incontrato nessuno che su un palco sapesse tenere certi ritmi e infilare certe esecuzioni ben oltre il limite della follia, nemmeno i Meshuggah. L’aspetto più interessante di Horror Illogium, The Curator e compagni, tuttavia, è sempre stata la totale impenetrabilità: nonostante tu senta che sta succedendo qualcosa, e dal vivo tu riesca addirittura a vederlo, non c’è alcuna possibilità che tu capisca cosa sta succedendo mentre i Portal hanno gli strumenti in mano.

Ed ecco che nel 2018 accade l’impensabile: la band di Brisbane decide di rendersi intelligibile - quantomeno per i suoi standard, che con l’intelligibilità avranno sempre e comunque molto poco a che fare. ION, in un raptus di bontà da parte di Horror Illogium, permette addirittura di distinguere i diversi strumenti che di volta in volta vengono usati per produrre quell’ostile cacofonia che sembra uscita dalle fornaci infernali. Si riescono addirittura a distinguere le chitarre dalla batteria. Si riesce addirittura a sentire la voce di The Curator sopra il marasma di schifo pulsante imbastito dagli strumenti, e non al centro di esso. Si riescono addirittura a riconoscere gli assoli, oggi più secchi e taglienti che mai, molto più propriamente black metal rispetto al passato. Fine, questo è quanto. Non aspettarti di riuscire ad andare oltre.

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Se vuoi andare oltre, in realtà un modo c’è, ma devi armarti di santa pazienza e manuali di fisica, perché la vera chicca di ION è il suo libretto: la durata dei pezzi è indicata con formule matematiche, i testi scritti in linguaggi incomprensibili e tutte le note sono codificate in un modo tale che per riuscire a decifrarle bisogna essere ingegneri nucleari e magari aver fatto un corso accelerato di decrittazione. Siccome se hai aperto un articolo che parla dei Portal e sei anche arrivato a leggerlo fino alla fine è perché sei un fan dei Portal, probabilmente a questo punto stai già sfogliando testi universitari di ingegneria aerospaziale per capire cosa stai ascoltando. E secondo me non ce la farai.

ION è uscito il 26 gennaio per Profound Lore.

Ascolta ION su Bandcamp:

TRACKLIST:
1. Nth
2. ESP ION AGE
3. Husk
4. Phreqs
5. Crone
6. Revault Of Volts
7. Spores
8. Phathom
9. Olde Guarde

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